Racconti nella Rete®

23° Premio letterario Racconti nella Rete 2023/2024

Premio Racconti per Corti 2012 “Scuola guida” di Andrea Masotti

Categoria: Premio Racconti per Corti 2012

 

–         Ciao naso di melanzana!

–         Và, che sei bello tu.  C’era anche un pittore, Arcimboldo, che dipingeva le facce con frutta e verdura. Ma non con gli animali.

–         Arcichè? Ma cos’hai ai piedi, Luca, hai tagliato pezzi di pneumatico?

Due diciottenni salgono su una vecchia auto che si incanala nel traffico. Guida Mau, fresco di patente, maglia Buddha bianca, costume da bagno al ginocchio, abbassato dietro, orecchino. Luca è in jeans e grossi sandali neri

–         Ti sei ricordato il costume? Si va al mare.

–         Ce l’ho sotto. Credi che ti venga a fare scuola guida? Ma tuo padre non cambia mai l’auto?

–         Guarda che è una bomba.

Inizia “Rewind” di Vasco Rossi e la velocità aumenta

–         Mangiamo un panino?

–         Ho venti euro, il resto te lo do per la benzina.

Si alza la musica, Mau canta e stona

–         Quando ti vedo ballaree/ vorrei moriree

–         Morìre…Laiala  la la la la…Sài guidàre?

–         Se uno guida bene lo capisci dalla velocità, no?

–         Io mi concentro sul panorama.

–         Ottimo. Segno di fiducia. Che ore sono?

–         Le nove e dieci. Abbiamo cento chilometri.

–         Arriviamo alle dieci e dieci. Alle dieci e un quarto siamo in acqua. Guarda la mappa degli autovelox.

–         Vai, allora!

L’auto parte come un missile. Ormai è fuori città. Passa con il rosso

–         Mau, qui c’è il cartello dei cinquanta!

–         I cento sono sottintesi. Quando vedi 50 vuol dire 150.

–         Se lo dici tu che sei fresco di quiz… Occhio!

–         Paura, eh? Luca, vuoi una sigaretta?

–         No.

–         Vuoi tenere in pugno il freno a mano, eh? A quanti rossi siamo?

–         Sedici. Guarda quel vecchio! Puntalo!

–         Come faccio, siamo a 130!

–         Passagli vicino… BUUU  Ahhah!  ( il vecchio fa un salto )

–         Si è preso paura a vederti, cosa credi?

Attraversano un paese, suona “Vita spericolata”

–         Voglio una vita/ spericolataa

–         Spericolàta… Hai visto?

–         Dove?

–         Nel rettilineo, tra le case.

–         Visto cosa?

–         Quel bambino. Quando sei passato stava sbucando in strada con il triciclo.

–         No.

Un’immagine di un bambino in triciclo rincorso dalla mamma che si avventura in strada

–         Mi sono girato e ho visto la scena. La mamma lo ha fermato in mezzo alla carreggiata.

–         Fiuu… per fortuna dietro di noi non c’era nessuno.

 

–         Mau, ma a te non importa niente?

–         Ti va di diventare vecchio, Luca? Come quello che hai spaventato?

–         Quando ci arrivi sei già adattato.

–         Adattato. Manipolato. Come il pongo. Truccato.

–         No, i capelli tinti: mai!  Cosa ci stai a fare, intendo… Ha un senso vivere?

–         Certo che m’importa. Voglio divertirmi. Non faccio male a nessuno.

–         È finita con Giulia?

–         L’altra sera. Non sa quello che vuole.

–         Allora c’è un senso. Sapere quello che si vuole. È una ricerca.

–         Non lo saprai mai a cosa serve. È solo un passatempo.

–         Ehi, c’è un dosso, vuoi superarli adesso?

–         Certo.

–         Grande sorpasso Maurizio.

Al termine della discesa si intravede una pantera dei carabinieri

–         Guarda! I Caramba!

–         Un posto di blocco. Mi giro.

–         NO! Adesso è tardi… rallenta!

–         Ho l’auto di mio padre!

–         Dagli sempre ragione.

Paletta, accosta. – Buongiorno. I  ragazzi scendono, controllo documenti, i carabinieri fanno una paternale, sì sì sì, abbiamo sbagliato, quant’è la multa? L’automobile è di mio padre, lavora in fabbrica. Cerchiamo di pagare noi due, anche subito se si può. Certo abbiamo sbagliato. Avete ragione. Grazie, al mare ci aspettano. Ragazzi, che non succeda più. Promesso. I due ripartono a bassa velocità

–         Record di rossi. Ma non ho centrato l’ora.

–         Non hai centrato l’ora e neanche il bambino. È andata bene.

–         Anche senza multe.

–         Perché ci vedono un po’ bambini.

–         Vuoi dire che?

–         Che siamo dei privilegiati. Altrimenti ti sequestravano l’auto. Ci considerano un po’ adulti e un po’ bambini. Però se il bambino vero usciva due secondi prima lo facevamo secco.

–         E allora?

–         Allora eliminato il cento all’ora sottinteso. E anche i semafori rossi.

–         Al ritorno guidi tu. Ti presto le scarpe. Ma smettila di fare il professore… fino a dieci minuti fa ti divertivi, no?

 

Camminano sulla riva del mare

–         Luca, hai l’occasione. Nascondi i tuoi pneumatici sotto la sabbia.

Luca si toglie un sandalo e lo tira addosso a Mau, e iniziano a correre tra i bagnanti lanciandosi i sandali l’un l’altro.

Loading

3 commenti »

  1. Grazie del commento. Hai centrato: il racconto è in memoria di mia madre. Voglio precisare che il “personale di servizio” fa parte della favola della “baronessa”; nella realtà, era la gente comune, vicini di casa, garzoni, infermiere ecc., cui la genitrice voleva regalare sempre qualcosa, oltre il dovuto, per gratitudine.
    Riguardo te, Luca e Mau mi hanno divertito molto, li hai presentati così bene che mi è sembrato di aver visto un film più che leggere un racconto…però la patente a Maurizio gliel’avrei tolta a vita!

  2. Rita, questa e la sezione “film” e ci si prova. L’incontro con la pattuglia, come tutti gli incontri, può sortire effetti imprevedibili: dal ritiro della patente, al paternalismo bonario come in questo caso, alla gelida pignoleria, alla galanteria con l’infrazione femminile. In fondo anche i controllori hanno diritto a un po’ di personalità.

  3. Ti lascio qui il mio commento non solo per la risposta via mail ma anche per dirti che il tuo corto è molto carino! L’hai scritto bene e ha un bel ritmo…in bocca al lupo a questo punto! 🙂

Lascia un commento

Devi essere registrato per lasciare un commento.