Racconti nella Rete®

23° Premio letterario Racconti nella Rete 2023/2024

Premio Racconti nella Rete 2012 “2012” di Emanuela Gravina

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2012

Tutti noi, almeno una volta nella vita, ci siamo chiesti se le storie sulla fine del mondo, le profezie e tutto il resto fossero vere.

Beh, lo sono.

Lo sono acciderbola, e io ne sono stato la causa.

Mi presento, sono Tom e sono un accidenti di curioso.

Per hobby faccio una cosa fica, davvero fica, vado nei posti vecchi a cercare pezzi di storia.

Chiamatemi archeologo, esploratore, sognatore… io mi definisco un cialtrone ficcanaso.

Ma andiamo per gradi, perché la cosa è complicata, davvero complicata gente.

Pochi giorni fa stavo girando da… ehm… turista …nella più grande piramide Maya di Cholula.

Lo so,  lo so, l’interno non è mai stato visitato, perché è un luogo sacro che deve rimanere immacolato, ma ricordate cosa vi ho detto poco fa? Sono un terribile curioso, e ficcanaso… e siccome sono anche un ricchissimo e fottutissimo annoiato figlio di un imprenditore, le porte di qualsiasi cosa mi vengono aperte con facilità… ah, ovviamente pagando le persone giuste.

Mi sentivo Indiana Jhones: i nervi tesi a ogni piccolo rumore, trabocchetto e chicchessia venuto dall’aldilà a prendermi e strapparmi il cuore, sembrava tutto un film di avventura, cosa potevo desiderare di più?

Mentre ero lì a curiosare negli otto chilometri di tunnel sotterranei, sperando di imbattermi in qualche souvenir  a un certo punto decisi di fermarmi per fare pipì.

Cosa? Se sono stato attento a dove la facevo? Ma cosa pensate? Che ci sia scritto toilette  al crocevia tra un cunicolo e l’altro?

Mi sono accostato in una piccola conca, e mentre cambiavo l’acqua alle olive ho appoggiato la mano su una fredda pietra sporgente. Già, adesso mi direte che la scena è tipica dei film di avventura, che sono banale e scontato, che è roba già vista, ma a me è successo davvero! La pietra è rientrata nella parete e si è aperta una celletta.

Con la torcia ho illuminato l’anfratto, pensando a chissà quale tesoro, invece a parte una specie di lumino ad olio stranamente acceso non vidi nulla.

Presi l’oggettino: era una specie di lumino in terracotta, non più alto di quattro centimetri, un coso color terra, senza decorazioni, che non sarà pesato nemmeno trenta grammi.

Il movimento che feci per prenderlo spense il lume. Lo rigirai tra le mani e mi accorsi che anche l’olio che teneva accesa la fiamma era sparito. Pensai fosse un giochino interessante…non ci pensai su due volte e me lo misi in tasca.

Perlustrai tutto il cunicolo nella speranza ci fossero altre cellette segrete, toccai pietre, bussai alle pareti, ma niente, la piramide sembrava un bel packaging per contenere il nulla.

A un certo punto mi venne fame, tirai fuori dallo zaino un panino e… cosa? Vi state chiedendo se sono stato attento a dove buttavo la carta? Ma ceeertooo! È pieno di cestini per l’immondizia nelle piramidi Maya inesplorate! Fanno pure la differenziata!

Dicevo, ero intento ad assaporare il mio big burgher quando un movimento nella tasca mi fece sobbalzare. Accidenti! Un topo mi si sarà infilato nei vestiti! Cominciai a dimenarmi, a frugare nei pantaloni e nella giacca, il lumino balzò fuori e per poco non si ruppe. Lo afferrai al volo compiacendomi per i miei riflessi pronti. Altro che Indiana Jones!

Il topo riprese a muoversi nella tasca. Mi feci coraggio e cercai di afferrarlo, sperando di non riceve un morso.

Quello che tirai fuori però non era un topo, ma una specie di fazzoletto a più strati di seta, dentro al quale qualcosa si dimenava.

Illuminai il coso.

Un omucolo grande un centimetro, ricoperto di varie stoffe non più grandi un francobollo, si sbracciava e inveiva contro di me.

Lo illuminai bene, sembrava un piccolo maya: pelle ambrata, occhi leggermente a mandorla, uno strano piercing al naso, orecchini e collana di terracotta, un copricapo  piumato più grosso della sua testa e strani tatuaggi in tutto il corpo. Si stava togliendo di dosso le stoffe minute che sembravano parti di un arredamento di una capanna.

Dopo qualche minuto di agitazione si calmò, prese un bel respiro e cominciò a parlarmi con  una vocina acuta e stridula.

“Cosa accidenti desideri?”, mi disse sbuffando.

“Io? Nulla. Perché?” mi sentivo stranito, forse per la poca aria nell’ambiente, o forse perché parlavo a un uomo alto mezzo pollice…

“Allora perché mi hai disturbato facendomi traslocare da casa mia?”.

“Quale casa?”.

“La lampada, idiota! Hai spento il lume e ora io sono a spasso!” mi disse, indicando il lumino in terracotta.

Mi chiesi se davvero stesse succedendo… era davanti alla scena banale e scontata della fiaba del genio della lampada!

“Senti coso, sei per caso un genio della lampada? Roba da tre desideri e così via?”.

Il nanetto si fece serio, si inchinò e disse: “Esatto, mi presento, sono Cholula il grande!”

Gli risi in faccia.

Non la prese proprio bene… divenne paonazzo e cominciò a sbuffare dal naso.

“E così saresti qui per esaudire tre desideri? Come nei fumetti?”.

“Tre desideri li potevi esprimere fino a pochi secondi fa, ora che mi hai offeso te ne concedo solo uno, il minimo sindacale, così impari”. Incrociò le braccia e mise il muso.

In quel momento pensai  a mille cose, la prima era che stavo sognando e che forse mi sarei svegliato a breve in un’afosa camera d’albergo, la seconda era che non c’erano desideri impellenti da esprimere… in fondo avevo tutto quello che volevo, donne, denaro, passatempi, salute. La terza cosa era che il nanetto permalosetto avesse bisogno di faticare un po’, e quindi mi spinsi con la fantasia per esprimere un desiderio impegnativo. Aveva detto che me ne concedeva solo uno? “Adesso lo frego io!”pensai fra me e me.

“Ci sono, bello, ce l’ho! Il desiderio dei desideri, la cosa per il quale sarò famoso nei secoli! L’atto di generosìtà per antonomasia! Sei pronto?”.

Cholula si sputò nelle mani, “Ahiè, spara!”.

Feci un solenne respiro e dissi a gran voce: “Vorrei che ogni essere umano possa esprimere un desiderio!”.

“…” Cholula sgranò gli occhi e smise di respirare forte. “Eh? S-sei s-si-sicuro?”.

“Certamente! Hai visto come sono generoso?”.

“è una cosa grave questa, non chiedermela ti prego, ti ridò i tre desideri, basta che cambi idea!”.

Vi ho già detto che sono curioso e ficcanaso? Beh, aggiungerei che il mio difetto più grosso è essere maledetttamente testardo!

“No, piccolo, esoso, megalomane genio maya, il mio desiderio è questo, né più né meno. Datti da fare bello mio, che è quasi Natale!”.

Cholula scosse il capo incredulo. “è quasi Natale?”

“sì piccoletto… non ce l’hai un calendario maya nella tua casetta? Non te lo sei fatto mettere dai tuoi arredatori?”.

“mi è stato proibito.” Cholula si fece serio e preoccupato “posso chiederti in che anno siamo?”. Vedere il nano così preoccupato mi divertiva un sacco… sfotterlo era davvero spassoso! “Potevi farti mettere almeno internet nella casetta di coccio, almeno passavi il tempo a chattare, siamo nel 2012. quasi 2013, mancano pochi giorni a Natale…”.

“Cambia desiderio! Ti prego! Ti prego! Ti prego!”.

“Nemmeno per sogno, rimboccati le maniche!”.

 

È così che è cominciato tutto signori miei. Giuro, non l’ho fatto apposta, non credevo a quello che stavo dicendo, pensavo fosse frutto della mia fantasia, o che la mancanza di ossigeno della piramide mi avesse provocato quella strana allucinazione.

Cholula si fece serio, si inchinò un ultima volta e sparì.

Decisi di uscire dalla piramide per prendere un po’ d’aria fresca, raccolsi il lumino e mi incamminai verso l’esterno.

 

Inizialmente non mi accorsi di nulla. Tutto era uguale a prima. Dovevo aver sognato Cholula e le sue ciance.

Alcuni turisti si aggiravano nei pressi della piramide.

Le donne mi colpirono, tutte sui 20 anni, bellezze da perdere il fiato! Wow, che voglia di averle tutte per moglie, peccato che il desiderio di Cholula fosse solo uno! Giustificai quella meravilgiosa presenza ipotizzando che fossero le ragazze di miss mondo in gita di istruzione.

Le supermodelle improvvisamente pensarono tutte insieme una stassa cosa, urlarono un grosso “Noooo!” tutte in coro, e si misero a scappare impazzite in preda a un panico immotivato.

“Cosa sarà successo?” pensai a voce alta.

Dalla ampolletta di terracotta che avevo infilato nel marsupio uscì di nuovo Cholula, che scuotendo la testa commentò la scena: “Il desiderio di ogni donna è presto detto, ognuna vorrebbe essere bellissima, sensuale, giovane, eroticamente appetibile e amata da ogni uomo, peccato che quasi tutta la popolazione mondiale maschile musulmana abbia preteso 7 vergini a testa… sai quella cosa del paradiso musulmano per il quale molti ragazzotti si fanno saltare in aria? Beh, a che serve il paradiso se puoi averle tutte subito senza usare la dinamite?”.

Io ero incredulo… “Stai davvero esaudendo i desideri di tutti?”.

“Certamente Tom, che ti credevi? Peccato che solo per questi due desideri scoppierà la terza, quarta e quinta guerra mondiale, tutte simultaneamente. I non-musulmani non l’hanno presa molto bene. In più il desiderio delle 7 vergini vuol dire astinenza sessuale perenne, quindi anche che la razza umana non potrà più procreare, ma siamo appena all’inizio Tom.”. Cholula aveva appena finito di parlare quando un super bolide ci passò davanti.

“Cos’è stato?” chiesi spaventato.

“Un cane volante: i desideri dei ragazzini sono la cosa che mi spaventa di più … ai miei tempi un bambino poteva chiedere al massimo del cibo e una coperta calda, questi mocciosi moderni sono imprevedibili accidenti!”.

Pensai con orrorre alla più grande passione del mio nipotino…“non mi dirai che stanno per tornare i dinosauri, vero?”

“E non solo, grande stupido che non sei altro, in giro a devastare le città ci sono decine di mostri giganteschi! C’è addirittura Godzilla che si aggira per le strade di Tokio, Moby Dick che fa strage di petroliere, Harry Potter a spasso per Londra, vampiri, elfi, gnomi, troll, beniamini delle più importanti saghe fantasy, cartoni animati ecc, !”.

Il cielo si fece scuro: grandi astronavi aliene cominciarono le manovre di atterraggio sulla Terra.

“E-esistono gli a-lieni?” chiesi spaventato a Cholula.

“Da oggi sì, insieme ai fantasmi, zombi e pure il Bigfoot.”, vedrai come diventerà bello vivace il pianeta Terra!

“Ma Dio? Nessuno invoca Dio?” implorai, sperando che almeno lui potesse metter fine al disastro che avevo combinato.

“Effettivamente sì, qualcuno l’ha invocato. In questo momento c’è un torneo di scacchi in corso tra Gesù e Maometto in diretta tv in mondovisione. Sono in attesa del loro turno di gioco Zeus, Odino, Buddha, Krishna, Vishnu, Brahma, Shiva, Confucio, Zoroastro… e altri ancora. È partito anche un televoto indetto dagli sponsor per votare il tuo preferito, intanto il mondo va a rotoli… tutto questo grazie a te!”.

La mia mente andò alla politica, qualcuno avrà pur desiderato essere il capo del mondo, è un classico evergreen tra i desideri dei potenti della Terra!

Cholula sembrò leggermi nella mente: “Scordati quell’idea, nessun uomo politico si è preso la bega di governare, sono tutti su degli yatch increduli del fatto che al loro fianco hanno donne bellissime, ma caste per sempre! Il denaro inoltre ha cessato di esistere, anche perché ormai non valeva più niente, nessuno lavora più e offre servizi al resto della società. L’agricoltura, l’allevamento, la pesca, la caccia sono ferme…

I supermercati sono stati svuotati nel giro di pochi minuti, da ciccioni che hanno espresso  il desiderio di mangiare qualsiasi cosa senza esplodere. A breve l’umanità non troverà più nulla da mangiare, ognuno sta pensando per sé… a proposito…” Cholula si interruppe e guardò in alto. Degli oggetti enormi stavano per precipitare al suolo: “Tette giganti! Gonfie di latte! Il sogno di ogni poppante…”.

Le tette stavano bombardando tutto quello che ci circondava, intorno a me alieni, velociraptor, donne bellissime e quant’altro stavano correndo ai ripari. Superman cercava di fare del suo meglio, ma venne sepolto da una grossa mammella grande come una casa.

Mi sedetti sconsolato e rassegnato su una panchina, tirai fuori quello che rimaneva del mio big burgher, lo offrii un po’ a Cholula che mi ringraziò educatamente, mentre insieme assistevamo alla fine del mondo.

Però anche voi gente… che acciderbola di desideri!

Ecco adesso sapete perché è finita l’umanità. Io c’entro e non c’entro. In fondo ero solo un annoiato, ricchissimo, curioso, testardo cialtrone ficcanaso!

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2 commenti »

  1. Ma che spettacolo questo racconto, da “fine del mondo” !!!
    Sono curiosa di chiederti delle cose Emanuela, contattami alla mail :- peperoncino.modicano@libero.it

  2. Divertente davvero!! C’è molta ironia, ma non è poi così assurdo pensare che la fine del mondo sia legata ai desideri egoisti dell’uomo! complimenti!

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