Racconti nella Rete®

23° Premio letterario Racconti nella Rete 2023/2024

Premio Racconti nella Rete 2024 “Fratelli” di Francesca Maschietto

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2024

Il palazzo era grande più della chiesa madre ma grigio, coi panni stesi ad asciugare alle finestre. Ci abitava tanta gente, facce mai viste, ma c’erano anche tre stanze per loro.

In cortile però i bambini  parlavano in un altro modo, avevano altri vestiti, altre facce e giocavano tra di loro.

La  madre diceva:”Qui c’è posto per tutti”. Pensava a Matteo che poteva già andare a lavorare in fabbrica. A quindici anni aveva trovato posto alla Breda. “Non sarebbe successo a Chiarafonte una simile benedizione “ diceva il padre contento di quel figlio. A tavola, con i toni burberi di chi è abituato a scuola, zittiva le sorelle per ascoltare i racconti dalla fabbrica.

Angelo invece aveva dovuto ripetere la quinta elementare. Così si perdeva a ripensare al ruscello, giù al suo paese. Secco d’acqua per la maggior parte dell’anno era pieno di tane d’animali e nidi d’uccelli da scovare. 

Il più delle volte pareva un deserto pietroso ma dopo una pioggia torrenziale diventava un enorme lago dove fare il bagno e giocare con gli schizzi.

E Matteo a dire: “Tutti dei nostri. Di qui ci sono solo i capi. I vecchi ti tirano dentro subito come se fossi un figlio. Fanno tutto le macchine. Devi solo fare più in fretta di loro se no ci rimetti una mano. Bisogna produrre tanti pezzi all’ora per guadagnare la giornata. Più cerchi di fare in fretta più il tempo passa svelto, si mangia tutti insieme, si parla. Gli anziani hanno da ridire sulla busta paga.

C’è chi parla di  incrociare le braccia per farsi ascoltare. Da soli non contiamo niente ma tutti insieme siamo una forza”.

“E se mi succede un incidente?” pensa Angelo. Guai a rovinare la macchina di Matteo. Già mi guarda dall’alto al basso. Sempre a dire: “Com’è che non trovi lavoro? Fai questo, fai quello.” Mica tutti sono come lui che non si ferma mai. Si mette in testa una cosa ed è quella. Adesso fa anche l’università di sera.

Per quelli come Matteo la vita è tutta di fuori. Io invece ho sempre la testa piena di pensieri. E’ come se fossi sempre al cinematografo. Quando poi si tratta di fare non sono più così sicuro, mi pare che non valga la pena.

La strada per il sud è lunga ma già respiro un’altra aria.

A Chiarafonte è tutto più facile. Ci sono meno cose ma proprio per questo la gente è più tranquilla. Sta dove sta. Non deve rincorrere niente.

Anche mia madre è contenta di tornare. Così addormentata dimostra più dei suoi anni. Ormai siamo rimasti io e lei. Insieme stiamo in pace. Non mi chiede niente. E’ come se avesse già capito tutto. Altro che mio padre che mi metteva soggezione solo a vederlo… Pover’uomo!  I ragazzini del nord lo facevano disperare così è morto troppo in fretta. E pensare che il nord pareva la terra promessa.” 

Matteo a tu per tu pensa: “Sul lavoro c’è da dare e da avere. 

Gli amici sanno ben quel che mi devono. Bisogna avere chi ti difende. Dei capricci dei politici non c’era da fidarsi.

Adesso mi resta solo da muovere le pedine.

So di chi  fidarmi e di chi no, mi accorgo di quel che frulla in testa della gente.

E guai se qualcuno ficca il naso nelle faccende mie.

Quelli altezzosi li aspetto  al varco e quando vengono  a chiedere qualcosa  ho già la risposta pronta. Mi basta alzare il ricevitore per bloccare o sbloccare qualsiasi movimento.

C’è da divertirsi a vederli dibattersi nel tentativo di sfuggire alla morsa.

So bene come farmi rispettare io.

Se non fosse per quel rene che non vuole saperne di funzionare spaccherei il mondo. Tagliare, sostituire, trapiantare dicono all’ospedale.

Tutto da rifare, come dieci anni fa. “

Angelo scuote la testa “Oggi è venuto a trovarmi Matteo. Era da prima di Natale che non si faceva vedere e abbiamo già passato Pasqua. L’ultima volta che è venuto me lo ricordo bene perché proprio quel giorno mi avevano messo in cassa integrazione.

Da allora non mi hanno più ripreso al lavoro. 

Anche questa volta me la ricorderò. Avevo sentito dalle donne che non stava più tanto bene. Uno come lui, con un rene solo, al malessere c’è abituato. Se dice di non star bene la faccenda si fa seria. Deve fare un altro trapianto il prima possibile sennò finisce al creatore.

Ci vuole un rene compatibile. Non se ne trovano tutti i giorni.

La lista d’attesa è lunga e sono i più giovani ad avere la precedenza.

Si può chiedere un rene? Si può vendere un rene?

Quale vita vale di più: la mia o la sua? Dipende da chi guadagna di più?

Mi sembra di avere in testa tutta la nebbia della Val Padana .

Soldi non ne ho mai avuti; lui ne ha d’avanzo. La moglie mi guarda, i figli anche: “Vivi anche con un rene solo”. Già, ma non è più la stessa cosa.

Potremo avere un appartamento tutto nostro. Ne salterebbe fuori uno anche per il figlio grande che si vuole sposare .

Niente più problemi e un rene in meno. Uno scambio.

Matteo fa le sue offerte e intanto pensa “Non sei mai stato capace di far niente; dammi almeno il rene che mi manca”. Con tutto il suo fare e disfare adesso è in ginocchio. Il ricco Epulone mendica da Lazzaro.

Matteo non dorme.

Di notte  pastiglia più pastiglia meno, più che assopirsi non si fa.

La dialisi con l’andare del tempo serve sempre a meno. Le tossine intaccano  gli organi, l’organismo si indebolisce. Chi arriverà prima? Un rene per il trapianto o la fine di tutto?

Quando ti sembra d’avere in mano il mondo lo devi lasciare.

Avere un fratello disposto a darmi un rene non è stato sufficiente. Anche per Angelo è stato così. Proprio adesso che finalmente si sentiva forte…

Quel rene che ero disposto a chiedere in ginocchio era marcio come un cavolo dimenticato nell’orto. Stava in silenzio da anni ed era pronto ad esplodere.

Se Angelo non avesse accettato di darmelo sarebbe morto prima di me. 

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