Racconti nella Rete®

23° Premio letterario Racconti nella Rete 2023/2024

Premio Racconti nella Rete 2024 “Il velo magico” di Monica Savoia

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2024

Quando finalmente riaprì gli occhi, la stanza ruotava vorticosamente. La testa le faceva un male mai provato prima e le sembrava che nulla potesse essere messo propriamente a fuoco. Provò a muoversi, ma fu assalita da una nausea violenta. Era come se i suoi sensi si trovassero in bilico tra il sonno e la veglia. Intorpiditi, era il termine esatto. Ma, col passare del tempo, era lo stato di veglia a prevalere e, fu il primo pensiero in un certo senso lucido che le venne in mente, più che tra sonno e veglia, era come beccheggiare tra sogno e incubo. L’incubo, però, corrispondeva al momento in cui i suoi occhi tentavano di riaprirsi.

Si passò lentamente una mano sulla tempia, là dove il dolore era più lancinante, e le sembrò di vederla macchiata di scuro. Intorno a lei salivano da ogni parte dei lamenti sommessi. Fu un attimo e la memoria la inondò con un’altra dose di nausea. In un flash riapparvero i bastoni, le urla, quei volti coperti di nero, suo padre e suo fratello esanimi al suolo. Si tirò su a sedere e, con fatica, si appoggiò al muro.

Nell’enorme stanza in penombra dovevano essere almeno un centinaio. Per l’ennesima volta, erano state spostate in un altro luogo. Per lo meno, le sopravvissute. Si rese conto che ciò che le era successo doveva moltiplicarlo per cento, forse per mille, forse per un numero imprecisato. Si chiese quand’era che sarebbero venuti. Poi girò la testa e il senso di nausea sembrò crescere a dismisura: accanto a lei se ne stava rannicchiata una bambina, che la guardava con un misto di diffidenza e di spavento. Capì che il suo viso doveva farle paura per via delle tumefazioni e, istintivamente, tentò di abbozzare un sorriso.

Come ti chiami, si sforzò di pronunciare. Samira, rispose un filo di voce. Voglio uscire…Ma certo, ce ne andremo presto! si sorprese a esclamare con una sicurezza che non avrebbe dovuto dimostrare, ma quel visino le faceva una pena tale da torcerle le interiora. Davvero? Quando? Non appena…ma qui ebbe un vuoto di fantasia, che colmò un attimo dopo con un perentorio: Non appena te lo dico io.

Si trovavano sul lato opposto all’entrata della stanza, alle sue spalle vi era una finestra con le imposte semichiuse, dal tipo di rumori provenienti dall’esterno intuì doveva trattarsi di un piano alto. Guardò di nuovo la bambina. Quanti anni hai? Sette…Aveva il diritto di pensare quello che stava pensando? Fu in quel momento che la porta sbatté con violenza. Erano in due, i volti mezzi coperti, quelle orribili bandiere nere ostentate perfino in quel luogo chiuso. Presero a urlare e strattonare le donne che si trovavano subito vicino alla porta. Di nuovo le vennero in mente quegli sguardi pieni di odio e di bestialità, suo padre che cadeva a terra…Yazidi, aveva pronunciato uno di loro con disprezzo, sputandogli addosso. Alla vista di quelle figure in nero, di quei bastoni, di quegli anfibi, di quelle memorie, il dubbio che l’aveva attraversata un attimo prima svanì velocemente. Qual era l’alternativa? Le avrebbero tolto per sempre ogni dignità di vivere. Aveva sentito dire in giro che molte venivano eliminate, alcune in modi atroci… E se anche fosse riuscita a sopravvivere, che vita sarebbe stata dopo un’esperienza simile? Aveva o non aveva il diritto di risparmiare a un’orfanella un futuro così?

Doveva pensare in fretta. Si sarebbero avvicinati presto. Sembrava stessero vagliando ogni singola donna, bastonando chi osava ogni minimo moto di ribellione. La bimba le si strinse al braccio, terrorizzata. Ora farai ciò che ti dico. C’è un unico modo per andarcene da qui. Quale? Questa volta il lavoro di fantasia richiese uno sforzo in più. Dobbiamo volare… Io non so volare. Come, non lo sai? Indossi un velo magico e non lo sai? Al terrore negli occhi della bimba si era aggiunto dello stupore. Ogni volta che fai librare in aria il tuo velo, quello si trasforma in un tappeto volante che ti porta dove vuoi. C’è un’unica condizione: devi tenere gli occhi chiusi per tutto il tempo. Ce la puoi fare? Non pensava avrebbe trovato tanta forza in una situazione simile, in un tempo così breve. Dovrai tenermi forte quando ti prenderò sulle mie spalle, stringimi più che puoi e tieni gli occhi chiusi fino a quando ti dirò di riaprirli, va bene?

Sembrava che uno di loro si fosse fermato presso una donna in particolare, inginocchiato per terra, il bastone alzato pronto a colpire, l’altro fermo presso la porta aveva lo sguardo rivolto verso l’esterno.

Fu un attimo e, non si rese conto neanche lei come, spalancò l’imposta e fu in piedi sul davanzale, la bimba saldamente intrecciata a lei. L’aria e il sole che investirono il suo volto le diedero quasi un senso di euforia. Niente paura, hai capito? Si scoprì la testa e gettò il suo velo al vento. Doveva crederci, bisognava crederci, era necessario. E ricordati, non aprire mai gli occhi! Adesso ci credeva anche lei, sentiva che non era impossibile. Il tappeto, ampio e colorato, avrebbe volteggiato ai loro piedi. Prima di chiudere definitivamente gli occhi per il grande salto le parve addirittura di averlo intravisto per un attimo.

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