Racconti nella Rete®

23° Premio letterario Racconti nella Rete 2023/2024

Premio Racconti nella Rete 2022 “Le ballotte” di Eugenia Di Guglielmo

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2022

Quando è Novembre, la domenica, e c’è quella nebbiolina un po’ bagnata che ti si attacca alla pelle, ai capelli e ti entra nel naso un’arietta pungente e fumosa, Loretta guarda fuori dalla finestra e pensa che sia arrivato il giorno giusto. Prende la macchina e si mette in marcia attraverso la città: passa veloce in mezzo ai viali.

È festa oggi, non c’è nessuno. L’ Arno è quasi un tutt’uno col cielo: si fondono le gocce di grigio nella massa di acque fluenti. Ma appena entra nella Chiantigiana, tutto cambia: immediatamente dopo un paio di tornanti si apre la campagna. Le nuvole si fanno mosse, si delineano le ville medicee, spuntano come funghi coperti dalla rugiada: si intravvede anche un pezzetto di azzurro, lontanissimo. Gli ulivi sfilano ai bordi della strada, seri e maestosi, nel loro abito verde scuro: qualcuno ha già messo i teli arancioni della raccolta, ma è ancora presto. Ecco, è il momento di svoltare; Loretta si inerpica per una stradina secondaria, ancora tutta curve, e su e su costeggia vigneti preziosi, nella nebbia d’argento. Finalmente arriva allo spiazzo. Nel borgo incastellato non si sente un rumore; i passi si muovono sul selciato ciottoloso, ripercorrono le stradine tortuose fino al belvedere. Fa troppo freddo: conviene entrare subito. Il negozio dell’alimentari l’accoglie con un misto di aromi e fragranze: si sente il dolce del pane rigorosamente sciapo, poi pungente arriva al naso l’aroma dell’olio nuovo, verde che pizzica in gola, e i profumi si mescolano. Loretta si lascia avvolgere dal calore benefico del fuoco. Ci sono tre tavolacci vicino al bancone: lei è sola, si mette in un cantuccio tra un salame e una finocchiona. Più in là ci sono altri due  stranieri in visita nel Chiantishire: chissà cosa pensano di quella buffa trattoria. La Vanna arriva subito: è anziana, ma veste i suoi anni con leggerezza. Ha addosso il grembiule da cucina, ne sta uscendo tutta accaldata, porta con sé profumi di arrosti. “L’ è sola?”, Loretta annuisce silenziosa. “Bene, ovvìa, le dico icché c’è”. La melodiosa cantilenante strusciatura della “c” l’accompagna nella presentazione dei piatti del giorno. Rimane un po’ smarrita Loretta, persa in quei mille sapori e nei suoi mille pensieri. La Vanna prende l’iniziativa: “Giù, ho capito. Fo io, l’è meglio”. Scappa in cucina e torna con un vassoio pieno di tozzetti di pane casereccio tinti a colori diversi: uno giallo ocra, uno rosso, l’altro color terra di Siena. Il pane è tiepido: il naso si riempie subito di aglio, forte ma buonissimo, e di pepe nero. “La finocchiona gliela lascio qui”: la Vanna le mette vicino un coltellaccio da cucina. La fetta si sbriciola sotto la lama e fa fuoriuscire quel gusto inconfondibile di finocchietto selvatico. Ritorna, rotonda e sorridente: “L’ è piaciuto?”. Loretta ha ripreso colore, il viso le si sta allargando. La Vanna porta i tre assaggi: in una scodella fumante le tagliatelle, profumo di sottobosco; vicino i nudi, burro e salvia, in un piccolo lago dorato; e immancabile la zuppa. Nel piccolo coccio appare la ribollita e si riconoscono subito le verdure della stagione, il cavolo nero un po’ riccio, la verza, i fagioli cannellini. Un giro d’olio sopra e una macinata di pepe.  “Lo vole il secondo?”. Loretta è già sazia, scuote la testa. La Vanna le si fa vicino. “Via, e se mi metto un po’ qui con lei?” Chiacchierano le due donne, con la complicità di nonna e nipote, madre e figlia. Aria di casa, di famiglia, di pranzo della domenica. Loretta si sente bene, lascia che la Vanna si prenda cura di lei.

“Vo a vedere se l’è pronto”. Eccolo, il coniglio della Vanna: le olive nere grosse e sugose, amare, sono immerse nella salsa rossa e la carne bianchissima è totalmente intrisa in quel sughetto saporito. Ha cotto ore nel pentolone ed è diventata rosa pure lei. Loretta è sazia di sapori, di colori: fa per alzarsi. Ma la Vanna non la lascia andar via, almeno un dolcino, via su almeno due ballotte. Loretta sorride. Vada per le ballotte. Arrivano calde in un panno a quadretti: si sente l’aroma già da lontano. Le castagne lesse zuccherine, si impastano nella bocca e la riempiono: scaldano le mani, ma vanno accompagnate da un sorso di rosso, altrimenti rimangono lì. E così l’aspro del vino fa sciogliere i caldi frutti di stagione.

Le ballotte non croccano sotto i denti, si siedono, si appoggiano, cercano gli spazi vuoti. È una presenza delicata, gentile, non forzata. Come quella della Vanna. È finito il pranzo: quei due tedeschi non fanno altro che ringraziare, annotano i nomi dei piatti. La Vanna non parla la loro lingua, ma si intendono senza problemi. Loretta torna a casa, la campagna è ancora grigia e nebbiosa, eppure i suoi occhi la vedono rosata e intensa, calda come un abbraccio materno, morbida come il cuore di una ballotta.

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2 commenti »

  1. Molto carino! In poche righe trasporti il lettore dentro un abbraccio di profumi e sapori. Ti fa sentire bene.

  2. Sì, molto carino: profumi , sapori e calore. Quella bella sensazione di sentirsi appagata, saziata di cibo e amore e riscaldata nell’ anima.

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