Racconti nella Rete®

23° Premio letterario Racconti nella Rete 2023/2024

Premio Racconti nella Rete 2022 “Il Cerdillo e il lupo” di Silvia Nadalini

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2022

Non è certo che san Francesco d’Assisi giunse mai a Santiago de Compostella, certo è che molti dei suoi frati pellegrini percorsero le grandi vie che nel medioevo segnavano l’Europa. Quasi tutte queste vie si appoggiavano su tracciati ancor più antichi, come la via Aquitana; molte di esse proprio da queste strade si dipartivano per congiungere villaggi e città. La storia che vi racconto riguarda due pellegrini, frate Tobia e frate Masseo, che partirono da Assisi nel 1225, con la benedizione di frate Francesco, per recarsi in pellegrinaggio dal santo Giacomo galiziano. Un pellegrinaggio medioevale era assi diverso dal pellegrinaggio che compiamo oggi, per noi è quasi inimmaginabile. Per prima cosa, per esempio, si doveva calcolare almeno un anno sulle strade, perché si partiva a piedi da dove ci si trovava; si doveva anche pensare che forse non si sarebbe tornati, perché Sorella Morte, come la chiamava frate Francesco, poteva anche decidere di incontrarci lungo la via.

Frà Tobia e frà Masseo però si sentivano molto tranquilli, con la benedizione del loro amato Frate Francesco, che giusto l’anno prima aveva ricevuto le stimmate. Frate Francesco li aveva esortati e assicurati che li avrebbe accompagnati nel Cammino con le sue preghiere ed il suo pensiero. Frà Tobia e frà Masseo si trovavano ora già nella Galizia avendo percorso miglia e miglia, accettando in perfetta letizia tanti gesti di bontà semplice, dall’Italia alla Francia fin nei regni in cui era allora divisa la Spagna, perché uguale dovunque è la generosità verso i pellegrini. Sempre in perfetta letizia, avevano anche preso le botte da qualche brigante, che tanto non aveva nulla da rubare loro, e se ne dipartiva con una benedizione; qualche bastonata da un contadino inferocito dalla miseria, ma in definitiva, sovrabbondavano pasti caldi, pane, latte, vino, ed ospitalità. Il tracciato del Cammino del 1225 era un po’ differente da quello che conosciamo ora. Vi erano assai meno città, le vie incerte erano poco più che sentieri nel bosco; si trovavano molti villaggi di capanne di fango e paglia sul limitare del bosco, abitati da sparuti gruppi di famiglie. A volte questi villaggi diventavano insediamenti ed alle capanne via via si sostituivano case di mattoni, organizzandosi in quelle che poi sarebbero divenute città, soprattutto se molti pellegrini decidevano di passarci.  

Altre volte questi villaggi si spopolavano, venivano inghiottiti dal bosco e non ne restava più nulla, nemmeno un ricordo. In uno di questi villaggi che non esistono più e della cui esistenza ora a nessuno importa, vent’anni prima che passassero di là Frà Tobia e Frà Masseo, era accaduto un fatto sconcertante. Una donna che aspettava un bimbo era andata a far legna nel bosco e s’era addentrata troppo tra le sterpaglie, sola. Un cinghiale l’aveva attaccata e tramortita; fu raccolta poi da altri del villaggio, a loro volta spaventati. La donna rimase in coma per qualche tempo e morì dando alla luce prematuramente il bambino, il quale nacque recando dolore e spavento perché era orribilmente deforme, coperto di pelo nero, mezzo bimbo e mezzo animale. Un tempo questi bambini non incontravano la pietà delle genti, ma la superstizione: la levatrice lo abbandonò nel bosco nella notte, ed il mattino dopo nessuno trovò più il “Cerdillo”, il piccolo maiale, come lo avevano chiamato nel villaggio. Furono le mani avvizzite della vecchia strega del bosco ad averne cura e pena. La strega sapeva tutto quello che accadeva nel villaggio e conosceva le virtù delle piante del bosco, la gente spesso si recava da lei in gran segreto. La vecchia strega buona portava con sé ovunque il Cerdillo: gli insegnò quali radici fossero buone a cibarsi e quali a curarsi. Il Cerdillo cresceva ma di umano aveva poco nulla. Si trascinava a tre zampe, devo dire così; gli era cresciuta una specie di zanna in bocca che gli impediva di parlare ma non di emettere dei grugniti in varie modulazioni, dal quasi piano al terrificante.

Quando la strega che gli insegnò, nonostante tutto, che cosa fosse l’amore materno, morì, Cerdillo sentì che nel bosco sarebbe stato più felice che nella capanna sfasciata dove viveva la vecchia. Così, visse nel fitto del bosco, dormendo coperto di foglie, steso sul muschio, senza alcun timore del lupo e dei cinghiali. Dell’uomo, ancor meno: era Cerdillo, che ormai era diventato grande e grosso, a spaventare tutti, specialmente quelli che venivano in Cammino. Ai pellegrini che passavano in quella zona della Galizia si raccomandava di guardarsi più del Cerdillo che dei briganti: tanti erano finiti gambe all’aria sulla via, scappando di corsa dal mostro che aveva imparato a spaventarli per rubare dalle bisacce abbandonate il cibo. Quel giorno d’ottobre del 1225 mentre camminavano e conversavano lietamente di quanto avessero nostalgia di frate Francesco e quanto il pensare a lui rendesse ogni asperità soave, frà Masseo e frà Tobia s’imbatterono nel Cerdillo, che gli si parò dinanzi con un grugnito dei più terrificanti del suo repertorio.

“Chi sei tu creatura? Sei uomo o bestia?”, pensò a voce alta frà Tobia, per nulla spaventato; “Pax et bonum!” fece eco frà Masseo, aprendo le braccia

Cerdillo grugnì ancora, in tono minore, sorpreso. Ma come, due pellegrini che non se la davano a gambe dinnanzi a lui?

“Vieni frate Cerdillo, penso sia tu di cui tanto si parla qua in giro. Vuoi un po’ di pane e formaggio? Io sono frate Masseo, lui frate Tobia: ci manda frate Francesco”

Il grugnito del Cerdillo si fece sempre più simile alle fusa di un gatto. Si avvicinò loro e allungò la zampa, o meglio, la mano. Frate Masseo lo accarezzò.  Da quanto tempo  Cerdillo  non era stato toccato da una mano che esprimesse tenerezza! Qualcosa dentro di lui si sciolse, iniziò a piangere: non erano grugniti, erano lacrime di un bimbo. I frati rimasero un pò lì con lui, a raccontargli della Porziuncola e di Frate Francesco che non ebbe paura del Lupo di Gubbio. Cerdillo non capiva niente, mangiava quel pane raffermo e quella crosta di formaggio che gli sembravano nettare e ambrosia, grugniva felice e si lasciava cullare dalle loro voci colme di letizia.

“Cerdillo, noi dobbiamo andare al santo Jacobo: tu ci prometti che non spaventerai più i pellegrini?”

Cerdillo non capiva le parole, ma quel qualcosa che prima s’era sciolto in lui gli aveva fatto comprendere che chi passava di là doveva aver qualcosa in comune con questi due strani esseri umani, comunque doveva  esprimere la sua gratitudine per quel cibo e tutta quella tenerezza. Da allora nessun pellegrino fu più atterrito dal Cerdillo, che scomparve nel fitto del bosco di Galizia dove, qualche anno dopo, mentre dormiva nel grembo di Madre Terra, incontrò sorella Morte. 

Frà Masseo e frà Tobia raggiunsero Santiago, poi tornarono ad Assisi e sembrò loro di volare: rividero san Francesco, gli amici, Chiara e le sorelle: raccontarono anche del buffo essere incontrato sulla via.

E noi pellegrini dell’era digitale, quando passiamo nel luogo del Cerdillo, oggi sappiamo che l’unico mostro da affrontare, ora come allora, non sono altro che le nostre paure.

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