Racconti nella Rete®

23° Premio letterario Racconti nella Rete 2023/2024

Premio Racconti nella Rete 2022 “Palline di cioccolata, crocifissi e cocco” di Federama

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2022

Ho settant’anni e sono una donna profumatamente single. Non sopporto l’odore di sporco e di stantio come la puzza di quando entri in chiesa dopo giorni che non è stata aperta. 

Quella mattina rientrai in casa con Fido dopo averlo fatto castrare. Era un po’ disorientato il cucciolo e un cerotto rosa lo faceva assomigliare a una di quelle scimmiette nere col fondoschiena rasato. Appena entrammo Micia ci accolse miagolando e strusciandosi sul fratellino con fare quasi canzonatorio. In tutta risposta decisi che era ora del bagnetto di Micia.

Preparai la vasca con l’acqua calda, ci immersi una palla effervescente al profumo di rosa canina. Forse non il massimo per un gatto. Mi feci seguire da Micia in bagno e le chiusi la porta dietro la coda. Ancora ronfante quando la presi in braccio, cominciò ad agitarsi mentre mi avvicinavo alla vasca. Si creò una leggera nebbia che risultava profumata e rilassante per me ma minacciosa per Micia. Io mi immersi nell’acqua tenendola stretta tra le braccia e lei mi soffiò. Le strofinai il corpo e lei svirgolò come posseduta dal demonio. La immersi nuovamente e mi graffiò le braccia all’altezza dei polsi. Me ne liberai e la lanciai verso la nebbia. 

Dopo aver asciugato, deodorato e liberato me e la gatta, mi misi il vestitino per casa, aprii il detergente per la vasca ma prima mi passai il mercurocromo sulle ferite. 

Decisi allora di rilassarmi facendo i lavoretti. Era da un po’ che avevo in mente di passare l’olio cotto a quel delizioso crocifisso della scuola veneziana — mezzo metro per quasi cinque chili — che trovai da un antiquario a Rialto per un prezzo stracciato: mille e duecentocinquanta euro, era davvero regalato. Un capolavoro di una bellezza imbarazzante. Per farlo asciugare bene, appesi al gancio delle tende sull’archetto dell’ingresso una corda da pacchi e infilai il crocifisso nel cappio, che era l’unico nodo che conoscevo. Come mi rilassa e quanta soddisfazione mi da rinfrescare un’opera d’arte. Esagerai con l’olio e, per evitare di rovinare il pavimento in cotto senese fatto a mano, misi un secchio per raccogliere le gocce del liquido in eccesso.

Tutto quel lavoro mi aveva messo desiderio di zuccheri. Decisi allora di preparare la mia specialità: le palline di cocco al cioccolato. Ne vado matta. Impastai gli ingredienti — di cui non posso rivelare la dose perché poi non mi vengono più bene — infornai le palline e aspettai di sentirne il profumo inconfondibile. Nel frattempo, il crocifisso si era asciugato e così lo riappesi all’ingresso. Mentre fissavo il mio lavoro, mi accorsi che l’olio si era leggermente solidificato sul volto del Cristo, in forma di gocce, assomigliando molto a delle piccole lacrime. Stavo pensando a come recuperare il malfatto, ma sentii il profumo che aspettavo e mi precipitai al forno.

Avevo la pirofila in mano quando suonò il citofono. “Buongiorno signora cara, sono don Mario per la benedizione di Pasqua.” Oddio me n’ero dimenticata. Fido cominciò a scodinzolare e ad agitarsi, sempre speranzoso che arrivasse qualcuno a farlo giocare. Cercando di calmarlo, sistemai le palline in un vassoio sul tavolo della sala, tutte tranne una che misi in bocca — non potevo resistere, quant’era buona — e andai ad aprire alla porta. Don Mario — che mi conosceva bene, lo aiutavo a servir Messa — mi salutò ma io non potevo rispondere perché le palline di cocco e cioccolato sono persistenti e, come dire, incollano la lingua al palato. Feci cenno di guardare sul tavolo e mi toccai la bocca, come a dire “Non posso parlare!”, quando improvvisamente vidi quello che vedeva il sacerdote. 

Di fronte a lui, palline nere sul tavolo della sala, con al fianco un grande coltello — e quello da dove saltava fuori? — e un cane nero che gli scodinzolava attorno mostrando il grosso cerotto sul didietro come a dire “Guarda che mi ha fatto?” Il prelato si accorse del cappio sull’arco dell’ingresso, e poi arrivò Micia a strusciarsi sul secchio attirando la sua attenzione sul liquido viscoso contenuto al suo interno, che nel frattempo era diventato color sangue rappreso — ma perché? Dal liquido ai tagli ai miei polsi, il passo fu breve. Feci no no con la testa e con le mani e mugugnai “O è ome embra” ma lui prese il suo secchiello, impugnò l’aspersorio come un’arma e cominciò a benedire, nell’ordine: me, il cane, le palle, il coltello, il cappio, il secchio e, per tutta sicurezza, anche la gatta che scappò miagolando. Il prete faceva su e giù con il braccio e, contemporaneamente, Fido gli saltava davanti — in sincronia con l’aspersorio — con la lingua di fuori e il muso sorridente, sperando che il nuovo amico glielo tirasse. Don Mario si girò per liberarsi dell’accanimento e vide il crocifisso con il Cristo piangente lacrime — diventate di sangue come il liquido nel secchio — che decise di benedire con più enfasi ancora, stavolta inginocchiandosi e ripetendo a gran voce strane locuzioni latine, mentre il cane lo abbracciava, da dietro, mimando — sempre in sincronia con l’aspersorio — quel movimento che non avrebbe più potuto fare davvero. 

Poteva bastare questo per farmi vergognare come un’assassina ma fu in quel momento che, non solo vidi con gli occhi del sacerdote, ma anche sentii con le sue narici. L’odore persistente della rosa canina, mista all’ammoniaca del detergente lasciato aperto nel bagno, si era infatti mischiato con il tanfo pungente dell’olio cotto rappreso fino a formare un forte e acre ricordo di campagna. Tutto questo si era confuso all’olfatto con il cocco e il cioccolato, ottenendo un risultato che non era affatto gradevole e che sapeva di orto trascurato. Una vecchia con i capelli ancora umidi e arruffati e con la bocca sporca di cioccolato, mi guardò schifata dallo specchio dell’ingresso. Mentre ancora masticavo e guardavo il mio riflesso, il prete si liberò dalla presa, grondante di sudore, mi squadrò dall’alto verso il basso e, lentamente riponendo l’aspersorio nel secchiello, scosse la testa e arricciò vistosamente il naso.

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4 commenti »

  1. Una comicità che arriva in un crescendo sempre più accelerato fino all’ epilogo che capovolge ironicamente l’esordio. È ben congegnato, ben scritto con immagini vivide. È come un romanzo concentrato, il procedimento di immersione nella storia è lo stesso, solo più rapido.
    Complimenti!

  2. Divertente, battente, si resta incollati alla pagina cercando di capire cos’altro potrebbe succedere .. e d’altronde come dice la legge di Murphy “Se qualcosa può andare storto, lo farà” e sarà sempre peggio.

  3. Divertente racconto stile commedia degli equivoci. Verissimo, quando qualcosa va storto, più ci provi a raddrizzarla e peggio fai!

  4. Molto divertente davvero, complimenti. Stavo pensando come sarebbe stata la scena se il prete fosse arrivato un po’ prima, ma fargli trovare il crocifisso grondante appeso al cappio forse sarebbe stato davvero troppo!

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