Racconti nella Rete®

23° Premio letterario Racconti nella Rete 2023/2024

Premio Racconti nella Rete 2022 “La Gioconda, fantasie di un mondo parallelo” di Jose Toye

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2022

Felix Tournel, conservatore delle opere italiane presso il Museo del Louvre a Parigi, vive con sua moglie vicino al palazzo. Un posto molto comodo, prendendo una scorciatoia gli occorre solo un quarto d’ora a piedi per raggiungere il suo ufficio all’ interno del museo.

Simpatico, l’uomo però dimostra un atteggiamento un po’ strano. Si dice che si è innamorato della Gioconda, direi piuttosto che si sia innamorato di Mona Lisa, la star del museo. Chiunque lavori con Felix sa che lui non può fare a meno di andare a vederla quasi ogni giorno. Spesso quando il museo non è aperto ai turisti. Si siede su un bancone di fronte alla celeberrima opera e le parla come se la pintura fosse un’amica che potesse capirlo. Sua moglie ne ha sentito la voce ma non è del tutto gelosa, per lei si tratta solo di una tela.

Una giornata faticosa pensa Mona, è tardi, Felix se n’è già andato via, stasera lui non era proprio felice, si è lamentato un po’. I vigili sono venuti a fare il consueto torno prima delle dieci. Non torneranno più prima delle sei del mattino. Visto che domani martedì il museo sarà chiuso, era colmo di turisti oggi, scuole e gruppi. Questo non mi annoia tanto però per una settimana piena, per ore ho il dovere di sorridere, di mantenere uno sguardo lenitivo, enigmatico. Si può immaginare che questo stanchi. Per fortuna, il pubblico mi diverte. Quelli che mi ammirano, stazionano a lungo a guardarmi. Talvolta mi piacciono i loro vestiti. Da tanti anni che sono qua, ne ho visti costumi diversi. Anche i loro commenti, molti in lingue straniere mi divertono. Altri, pochi, sono sempre pronti ad andarsene, si chiedono più spesso come mai abbiano accettato di accompagnare i nonni al museo. C’è anche qualche evento inaspettato, ad esempio stamattina, un bambino fra le braccia di suo padre, tutt’a un tratto si è messo a tremare, ad urlare “Mamma, mamma, puntandomi le manine addosso. Il suo grido ha risuonato in tutta la sala. Le teste si sono girate verso di noi. Il padre è subito arrossito. Poi, all’improvviso, come se il grido avesse premuto un pulsante nella mia mente ho creduto che il presente non esistesse più, per un istante ho rivisto Emilio, mio figlio alla stessa età, Emilio figlio mio, tesoro mio, mi manchi così tanto.

Un rumore disturba i pensieri di Mona, qualcuno sta mormorando il suo nome. Lei volge lo sguardo sull’entrata della sala e vede un uomo che viene verso di lei. È vestito con eleganza alla moda di oggi, in mano tiene una piccola valigia. Le sembra che il viso nonchè la sua voce non le siano sconosciuti. Sebbene secoli siano passati, essa non l’ha mai dimenticato.  Sotto voce, Mona sussurra: Come mai? Salal sei tu? Che fai in questo museo?

Si, sì, sono io. Risponde l’uomo. Non lontano da qui c’è una grande vendita all’asta. Fra le opere c’è una mia stampa, sono riuscito a scappare per la notte e sono venuto a vederti.

Mi fa piacere Salal, vieni, non ti sento da lungo, abbiamo così tanto da dirci.

Certo, arrivo, comunque sono venuto a prenderti. Vieni, andiamo a vedere Parigi, andiamo a vedere la Torre Eiffel, poi I Champs-Elysées dove prenderemo un bicchiere di vino alla terrazza del restaurante “Le Fouquets”, lì avremo tutto il tempo che vogliamo per chiacchierare.

Non lo posso risponde Mona, non sono pronta a passeggiare a Parigi vestita così, in abito del Cinquecento.

Figurati Monna che l’avevo intuito, non ti preoccupi, tutto è a posto e previsto, tutto quello che ti serve si trova nella valigia: cappotto, vestiti, scarpe, trucco ed anche uno specchio.

Mona non ha bisogno di molto tempo per cambiarsi ed infilare i suoi vestiti antichi nella valigia, la quale è nascosta sotto il bancone.  Si veste con un corto abito rosso, una giacca nera e camminando in equilibrio abbastanza instabile su scarpe con tacchi alti, La Gioconda completamente trasfigurata esce dal museo al braccio di un Salal euforico.

Nel frattempo in camera da letto della famiglia Tournel un dramma sta per succedere. La moglie svegliata da grida di disperazione vede Felix, seduto nel letto, lo sguardo smarrito che sta gridando “La Gioconda se ne va”, “la Gioconda se ne va”, poi tutto ad un tratto perde i sensi e cade per terra.

Il pronto soccorso arriva prestamente e Felix viene ricoverato in ospedale. Niente di grave, Felix ci rimane per due giorni.  Più volte si è preoccupato per La Gioconda, ma tutte le risposte sono le stesse, che niente è accaduto alla Gioconda, che tutto è a posto.  Un vigile, un suo amico, tuttavia gli rivela un dettaglio anomalo. Sotto il bancone di fronte alla Gioconda I vigili avevano trovato una valigia contenendo abiti di donne. Una cosa inspiegabile visto che le valigie sono vietate in museo.  Intanto hanno lasciato la valigia nell’ ufficio di Felix.

Il venerdì della stessa settimana Felix torna al museo. Presto dopo la chiusura si affretta ad andare a vedere Mona Lisa, tiene in mano la valigia. Prima di sedersi sulla consueta banca, si avvicina alla tela e come un cane che annusa ne controlla ogni centimetro. Niente, niente è cambiato.

Rassicurato, si siede e poi parla.

Io, lo so che sei scappata l’altra sera, lo so che assieme con Salal siete andati a fare un giro in città, lo so perché nel mio incubo ti ho vista partire con lui.  Ne ho la conferma.

Felix apre la valigia, ne tira fuori i vestiti.

Quei vestiti sono quelli che indossavi: Il vestito rosso, la giacca nera, le scarpe a tacchi alti. Tutto si trova nella valigia. Quando vi ho riconosciuti, mi sono sentito male, a dire il vero temevo che tu mi avessi lasciato per sempre. Grazie a Dio sei tornata, ti ringrazio tantissimo Mona.

Guarda, ti ho portato un regalo. Sono stato mandato dal museo ad una vendita all’asta ieri, c’era qualche opera interessante che volevamo acquistare, tra cui un’incisione del Cinquecento, un ritratto assegnato al laboratorio di Leonardo che rappresenta una persona da lei ben conosciuta.

Felix prende una grande busta di carte dalla valigia e ne tira fuori una sanguigna. Un bel ritratto di un ragazzino sorridente.

Non ne siamo completamente sicuri, si dice che quel ragazzo sia tuo figlio. Te lo giuro, tra poco il ritratto, sarà esposto qui alla sinistra, vicino a lei. Così potrai tenerlo d’occhio.

Magari che sia ancora un sogno ma gli sembra che La Gioconda si metta a sorridere e che nello stesso tempo una lacrima si affondi sulla tela. Felix cautamente la raccoglie con un fazzoletto di carta come un bene prezioso.

 PS: Cara Mona, adesso sono in Spagna, a Toledo e ti mando questo racconto tramite Fra Miguel, dipinto dal famoso El Greco. Visto che il Quadro di Miguel si unirà ad una Mostra nel Louvre, gli ho spiegato dove trovarti. Spero che la storia ti piaccia, l’ho scritta in ricordo del nostro incontro due anni fa a Parigi. Sono stato felice di sapere che nel museo qualcuno ti voglia bene e abbia preso cura di te. Purtroppo, il tuo ammiratore non mi ha comprato alla vendita all’asta. Era di sicuro un po’ geloso. Però ho visto che Felix è riuscito a comprare la sanguina di Emilio, ne sono contentissimo. Secondo i visitatori nel museo si trova accanto a lei. Mi fa piacere. Mi manchi.  A presto, ciao. 

Tuo amico per sempre. Salal.  

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3 commenti »

  1. Ho molto apprezzato questo racconto Jose! Anche a me è capitato molto spesso di fantasticare sui quadri e sui loro pensieri, sulle possibili storie che potrebbero nascondere, in segreto. Mi sono rivista davvero molto in Felix che sussurra ai quadri nel silenzio delle grandi gallerie del Louvre… Molto suggestivo. Mi è piaciuto anche il post scriptum finale e avrei una curiosità al riguardo: fai riferimento ad un quadro in particolare nelle prime righe? Sarei molto curiosa di vederlo se fosse così!

  2. Grazie Alice per il tuo commento. Certo, la pittura è una miniera d’oro per chi cerca ciò che si nasconde sotto la tela.
    Il racconto è una finzione, sono pochi gli ormeggi che la collega alla realtà: la Gioconda, Salal, il museo, la torre Eiffel, il ristorante, El Greco a Toledo. A dirla tutto, Il post scriptum si è imposto all’improvviso, l’ho scritto un po’ in fretta. Magari avrei potuto mandare Sin Tomaso a Parigi. Peraltro aspettavo la domanda e ne sono felice.

  3. Molto bello marcare ed esporre i pensieri delle opere, gli intrecci tra le due dimensioni e anche gli intrighi amorosi. Mi è piaciuto!

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