Racconti nella Rete®

23° Premio letterario Racconti nella Rete 2023/2024

Premio Racconti nella Rete 2017 “La gelosia di re Giorgio” di Giada Guassardo

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2017

“A niuna persona fa ingiuria chi onestamente usa la sua ragione.” (G. B.)

 

– Mi senti, Giorgio? Sono nel traffico. Dammi mezz’ora. Grazie. Scusa.

E ti pareva, sbuffò Giorgio. Va sempre a finire così!…Poi però ricordò che quella sera almeno uno dei due doveva avere pazienza, e cercò di dominarsi.

Fuori l’aria si era fatta tiepida, ma Giorgio si sentiva sempre più infreddolire sin dentro le ossa. A breve pioverà, pensò. Il marciapiede lastricato luccicava di umidità e specchiava l’insegna di un piccolo locale all’angolo della piazza. Giorgio alzò gli occhi, indugiò qualche minuto a contemplare la porta d’ingresso, poi entrò.

L’Old Bill richiamava sia nel nome sia nell’aspetto il tipico pub inglese. Nelle pareti rivestite di una spessa stoffa cremisi si era sedimentato un fitto odore di pesce affumicato, misto all’aroma acidulo delle pale ale. La poca luce, quella cioè che non finiva anch’essa assorbita nei muri, stagnava intorno a lampadine a gas troppo basse. Affinando lo sguardo, Giorgio notò un altro cliente calato nel monumentale schienale di una poltrona, con un libro, risparmiato al buio totale da una tremula fiamma di candela.

Si appoggiò a uno sgabello davanti al bancone; ordinò un whisky, giusto per entrare nell’atmosfera. Al che il barista, un giovane dal viso paffuto e baffuto, gli sottopose un’ampia scelta del prodotto in tutte le sue varianti più sofisticate.

– Però! – si disse Giorgio due minuti dopo, traendo un sorso compiaciuto dal suo Sazerac. – Ottimo. Bella scoperta.

Pensò di portare lì Sara, quando sarebbe arrivata; meglio ancora, le avrebbe chiesto di raggiungerlo. Pregustava una serata di civili conversazioni su uno dei divanetti pseudo-Victorian che occhieggiavano dal fondo del locale, coi loro mille bottoni. Forse avrebbero rimemorato il loro primo viaggio, nel Galles, e quelle rocce su cui lui le leggeva Shakespeare, nelle quali avevano incorniciato un amore da favola. Sì, quel locale le sarebbe piaciuto.

– Tesoro, se ti dicessi che ho una sorpresa per te?

– Non vedo l’ora.

– Però devi venire direttamente qui: all’Old Bill, quel piccolo bar all’angolo dei portici.

Piccola pausa.

–…Scusa, Giorgio, non sentivo bene. Old Bill, hai detto? Ma lo conosco. Cioè, so qual è. Non mi attira granché, a dire il vero. Se è per aspettarmi seduto, perché non vai piuttosto al Tabarro? Da dove sei, ci metti cinque minuti…ti raggiungo poi lì.

– E invece no, cara. Permetti che stasera decida io. Old Bill ho detto e Old Bill sarà.

– Va bene. Però mi ci vorrà ancora un po’.

Giorgio tornò placidamente al suo whisky, gongolando di soddisfazione. Di solito era Sara a decidere, dalle questioni importanti alle quisquilie domestiche, ma era ora di cambiare rotta. Lui, Giorgio, le stava dimostrando di sapere il fatto suo. Oh, no, no!…ecco, ci ricascava, di nuovo questa squallida competizione. Doveva obbligarsi a pensare: “Da oggi, tornerò a occuparmi di lei”. Era lì apposta, del resto.

Nel frattempo squillò il cellulare dell’altro avventore, che si staccò dalla penombra rivelando un viso pallido e occhi che sembravano privi di ciglia. Giorgio si sorprese a fissare i suoi riccioli, di un’insolita sfumatura di rosso.

– Ah, vai da tuo marito?… Nessun problema. Come?… Sì, domani sono libero. Facciamo alle sei in Piazza Grande? Non vedo l’ora! Anch’io ti amo, mia splendida zarina.

Come un disco incantato, o un fastidioso motivetto di cui non ci si riesce a sbarazzare, quelle parole fecero qualche giro a vuoto per la testa di Giorgio.

A un certo punto, qualcuna trillò come un campanello.

Tuo marito.

Tuo marito. Le sinapsi presero a scivolare come ruote silenziose di un ingranaggio.

Domani.

Alle sei.

Tuo marito.

Alle sei. Più rimescolava i tasselli di quel puzzle sonoro, più gli sembrava di vedere nettamente l’unica soluzione.

Quell’uomo poteva davvero essere l’amante di sua moglie?

Riavvolse il nastro degli ultimi minuti. Lei l’aveva avvertito del ritardo. Lui era entrato all’Old Bill, e le aveva chiesto di raggiungerlo. E Sara dapprima si era opposta. Perché? Forse, sapeva che lì c’era già l’altro ad aspettarla.

No, che idea! Possibile che Sara fosse stata così distratta da prendere due impegni allo stesso tempo, uno col marito e uno con l’amante (se era l’amante)?

Altra ipotesi. Quella doveva essere la serata dedicata al marito. All’altro Sara aveva telefonato per fissare, invece, l’appuntamento per il giorno dopo. Inoltre, lei non sapeva che in quel momento i due si trovavano nello stesso posto, altrimenti avrebbe messo in guardia l’amante (se era l’amante), che dunque sarebbe uscito.

Teoricamente, quadrava. Lo guardò: era di nuovo affondato nella poltrona e nel libro, i riccioli sparsi sullo schienale, sul volto il ritratto della quiete. Non sembrava minimamente intenzionato ad andar via. A conferma che ignorava l’identità di Giorgio. Stando così le cose, la riluttanza di Sara verso l’Old Bill poteva dipendere dal rischio di essere riconosciuta (essendo magari abituata ad andarci con l’altro) dal barman o da altri clienti.

Restava da esaminare l’altro corno del dilemma; cioè, che potesse trattarsi di una coincidenza, e che l’interlocutrice di quell’uomo non fosse Sara. Ma mentre faceva appello alla sua imparzialità, cercando di trattenersi da un giudizio senza aver seriamente ponderato anche questa possibilità, si sentì all’improvviso percorrere da un panico indefinito. Che doveva fare ora, che doveva pensare?

Squillò il telefono. Era Sara.

– Giorgio, sono ferma. Qui c’è stato un incidente, per la pioggia. Senti, che ne dici se ci vediamo direttamente a casa? Usciamo un’altra volta.

– N-no… – mormorò Giorgio, spaesato. – No. Meglio stasera. Ormai sono qui.

Domani. Alle sei. L’indomani era giovedì; e ogni giovedì Sara andava in palestra dopo il lavoro. O almeno, così gli aveva sempre detto.

…No, non c’era più dubbio, ormai! Estenuato, ebbe voglia di piangere, di gettarsi a terra, di implorare perdono…perché la colpa era sua, sicuro. In otto anni di matrimonio che merito poteva vantare, nei confronti di Sara? Adempiere alla routine coniugale non contava, anzi, semmai contava a sfavore. Perché a cosa serve essere un buon marito, se lo si intende come un dovere? Ed ora ecco la ricompensa: arrivare tardi, su un territorio perduto senza bisogno di guerra!

Tuo marito. Domani. Giorgio trangugiò il fondo del whisky e ne chiese un altro.

D’un tratto un particolare, prima trascurato, balzò nelle avanguardie dei recenti ricordi. Quell’uomo l’aveva chiamata “Mia splendida zarina”. Che significava? Zarina? Sarina? Sara?…Oppure poteva essere per la sua pelle chiara, i suoi lineamenti un po’ slavi?

Ecco, si disse subito, non la chiama più col suo nome, le ha già affibbiato uno di quei nomignoli da amanti, quei pruriginosi ritornelli da boudoir che marchiano la preda nel segno di un possesso orgoglioso ed esclusivo…ah! Dietro quella parola doveva celarsi un mondo di emozioni affatto proibite, e forse a lui sconosciute – forse sconosciute, sicuramente inaccessibili.

Con le vene che pulsavano a mille, lo squadrò un’altra volta da capo a piedi. Un’immagine gli trascorse nel cervello per poi andarsi a conficcare nella bocca dello stomaco, come un affondo di lama: riccioli rossi intrecciati alle ciocche platinate di Sara, su un cuscinetto pseudo-Victorian dai mille occhi. E un sordido rantolo, Gliel’hai fatta, Zarina, soffocato dal riso.

Ciò bastò a spazzar via ogni residuo di autocommiserazione. Giorgio era una persona metodica, in lui c’era spazio per un solo sentimento alla volta. Era il turno dell’ostilità: totale, sconvolgente.

Bene, e vendetta sia, ghignò. Anzi, rivincita, il concetto è uguale, re-venge, ma suona più pulito. La creatività del suo sguardo andava istericamente animando una deliziosa scenetta da arazzo, laggiù sul velluto della parete: Piazza Grande con le fiaccole dell’imbrunire; Sara figurina pallida terrificata orante, quasi madonna dell’umiltà; sparso al suolo il cimiero vermiglio del rivale, smorto dragone flamboyant prono in atto di resa…

Ma il fragore della pioggia ormai fortissima, che bussava alle invetriate e si infiltrava nei travicelli del soffitto, gli suggerì un’idea migliore. Perché aspettare l’indomani (e render palese la premeditazione) se l’occasione gli consegnava già da subito il reo? Aveva dalla sua l’innocenza della circostanza; si trattava di fingere solo per pochi minuti ancora.

Catarsi. Si sentì immediatamente calmo. Inghiottì un terzo whisky, poi un quarto. Poi chiamò Sara.

– Tesoro, dove sei?

– Arrivo. Ho parcheggiato ora.

– Hai un ombrello?

– Certo.

– Io ho dimenticato il mio. In effetti, questa non era la serata ideale per uscire! Però forse è meglio, staremo più tranquilli. C’è solo un cliente, un tipo coi capelli rossi. È curioso, in questo pub sembra un vero inglese! A parte lui, il locale è tutto per noi. Ti aspetto.

Nel descrivere le fattezze dell’altro, si era premurato di allontanarsi dal bancone, per non essere udito; aveva scandito bene le parole, ma badando che non si percepisse un’ombra di deliberazione. L’orecchio divenuto sensibilissimo cercò di captare, convertite in frequenze, le minime oscillazioni emotive di Sara. Ma udì invece un tuono. Poco importa, pensò, sono i fatti che contano. Se ha capito che qui c’è il suo amante, non vorrà entrare. Rimarrà sulla porta, magari mi farà cenno di uscire, e sarò io a trascinarla dentro, a farla confessare…Ma che dico? Ciò che si merita è di starsene a crepare di freddo! Tradirmi senza ritegno, e proprio adesso, per giunta!

Ora l’altro chiacchierava con il barman. Entrambi parevano rilassati e un tantino fiacchi. Dio, come avrà fatto a conquistarla? Sara era volubile, d’accordo, ma quel tipo sembrava davvero insignificante. Prima stava leggendo, forse era un intellettuale. Ma quanto a romanticismo, poteva essere pari a lui, a Giorgio? Ripercorse velocemente tutte le Dolomiti, le Divine Commedie, le gite in barca a vela che le aveva procacciato scendendo a patti col suo modesto stipendio da insegnante di lingue. No, più romantico di lui non poteva esserci nessuno. Ma allora!…

Scoppiò di nuovo. Fece ricadere il bicchiere sul bancone, forse tirò un calcio allo sgabello vicino che fracassò a terra. Un istante dopo si trovava davanti la faccia tonda del barman, che ora sembrava tirarsi in una smorfia cianotica, le rotondità divorate man mano dall’ombra delle pareti. Parlava. Impossibile capire, con la pioggia…Dissimula, Giorgio. Inchiodò gli occhi a terra, si concentrò intensamente sui disegni della moquette. Cavalli, no, cervi in lotta? Certo che è davvero sporca, e stramata anche, non si vede quasi niente. Come? Un altro uguale, grazie! Zarina …E se fosse un clamoroso sbaglio?…c’è ancora questa possibilità?

Chiamò a disperata raccolta le ultime forze, si voltò di nuovo a spiare quell’uomo, snervato.

Con sgomento, scoprì gli occhi di lui intenti a loro volta a fissarlo, chissà da quanto tempo.

In quei piccoli occhi cerulei senza ciglia brillavano inequivocabili lo scherno e la compassione.

Istintivamente brandì qualcosa che era a tiro, lo sollevò a mezz’aria. Si sentiva agitare da un caos magmatico, molecole vorticanti di whisky e di ferocia. Un uomo con le corna non è uomo, è una bestia mostruosa (oddio, dove aveva già sentito queste parole?)…

Tuttavia, scrutando intorno, si rese conto che non distingueva più il suo bersaglio. C’era qualcosa di mutato nell’ambiente; come se la planimetria stessa si fosse deformata, o avesse compiuto una rotazione sul suo asse. Il buio ora era quasi completo, tranne i singhiozzi itterici di una lampadina, e qualche riflesso d’ottone opaco delle guarnizioni. Il barman, appiattato in quell’oscurità, poggiava al muro a braccia conserte.

E Giorgio capì. Quei due uomini sapevano di lui. Erano d’accordo per metterlo fuori gioco. Ormai tutto il suo ingegno andava a farsi friggere.

La pioggia crivellava il tetto, ma Giorgio udiva solo il proprio respiro, ne fissava con occhio vacuo la condensa, mentre attraversava l’atmosfera ispessita e andava a offuscare la superficie zigrinata del bicchiere. Già, lui. Era quasi vuoto. Compare ingenuo e confortevole di una vita insoddisfatta, proprio lui doveva tradirlo così vigliaccamente, offrendosi come arma del nemico.

Il ticchettio ovattato della pendola redigeva impietoso la sua condanna.

Finalmente la porta si spalancò, subito una pozza d’acqua si allargò sui listelli. Una sagoma di donna stazionava sulla soglia.

Giorgio si fece strada caracollando nella selva degli sgabelli, lo sguardo svuotato a terra. Ora riusciva a cogliere il disegno della moquette, erano arieti rossi intrecciati a pecore bianche…

Lei vide i bicchieri allineati sul tavolo, strillò : – Oh, no, un’altra volta! –. Gli si gettò incontro. Lo scortò verso l’uscita che era mansueto come un agnellino. Si sentiva un re scoronato ma integro nell’onore, mentre varcava solennemente quell’aria che si diradava, guardando dritto verso il rettangolo di pioggia.

 

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69 commenti »

  1. Ma sei bravissima Giada! Complimenti!
    C’è già una maturità impressionante nel tuo bellissimo racconto. Ottimo il titolo, simpatica e intelligente l’idea, ineccepibile lo svolgimento. Giorgio e le sue elucubrazioni sono tratteggiati benissimo, così come si nota la minuziosa cura nella scelta dei termini. Insomma Giada, promossa a pieni voti!

  2. Riguardo la maturità: mi sono fatta l’idea che tu sia molto giovane e l’ho data per cosa certa… cose strane che accadono leggendo e commentando. Magari ho azzeccato, chissà.

  3. Giada,

    i commenti di Marcella sono sempre pressoché imperfettibili.

    Posso solo “quotarla”, condividerne ogni parola e farti un fortissimo applauso, aggiungendo che Giorgio è veramente un personaggio di prim’ordine.

    Insomma, giovane o adulta che tu sia, sei bravissima :-).

    Complimenti.

  4. Una discesa, anzi una caduta libera del protagonista ben disegnata, fino ad una scoronata perdita di dignita’ nella quale sembra aver dimenticato anche il movente per cui era sceso in guerra. Bella e impietosa descrizione!

  5. Questo concorso pare infestato da racconti di abbandoni, tradimenti e dubbi amorosi ma il tuo racconto (perdona la confidenza del tu, colpa dell’entusiasmo) è qualcosa su un piano completamente diverso. Questa è un’opera matura, quasi perfetta: hai il controllo della lingua, la semplicità che si sublima con la raffinatezza, la capacità di ordire un intreccio snello ma pregno di significato. Lascia che te lo dica, un capolavoro. Ovviamente non ho alcuna capacità per poterlo dire, solo la sensibilità che anni di letture mi hanno aiutato a formare. Spero vivamente che uno dei 25 racconti vincitori sia il tuo, davvero. Signori e signore, fatevi da parte e applaudite l’autrice

  6. Mi è piaciuto davvero molto! L’ho letto tutto d’un fiato!

  7. Giada, impietosa descrizione con una scrittura adatta alla mutazione ascendente, o discendente!, del climax. Hai denudato il re con raffinata freddezza. Brava!

  8. Vi ringrazio sinceramente per l’apprezzamento e le parole decisamente incoraggianti! 🙂

    Avete centrato tutti gli aspetti che maggiormente tenevo a trasmettere, e ne sono felice: sia perché rappresenta per me un piccolo traguardo, sia perché mi onora il potermi confrontare con lettori, oltre che autori, così attenti e sensibili.

    Marcella: ho 25 anni, dunque direi che ci hai visto giusto (o forse me ne davi meno?) 🙂

    Marco: inaspettato e lusinghiero il tuo commento, grazie davvero!

  9. Eh sì, quando si contano gli anni con solo due decine e mezza, direi che sei davvero giovanissima, l’età che immaginavo.
    Ah! Bravissima anche per la citazione dell’immortale Giovannaccio.
    Complimenti ancora, è sempre una gioia grande leggere un promettente talento.

    E comunque giovane scrittore o scrittore giovane, maturo o… altro, qui ci siamo messi tutti a nudo, seppur mossi da un differente desiderio di mostrarci rispetto all’imperatore di Andersen, e quindi, come il tuo Giorgio, siamo un po’ re e regine, e io mi inchino con rispetto al di tutti cospetto.

  10. Il titolo già mi ha colpito essendo io affetta da questo morbo che si chiama gelosia! Essa si insinua dentro di te, ti possiede e ti fa smettere di ragionare proprio come succede al tuo re! Dalla tua bravura nel raccontarla sembra che anche tu l’abbia provata. Ebbene dalla gelosia si può guarire con la maturità e una certa “divina indifferenza” come direbbe Montale. Complimenti!

  11. Giada,uno dei più bei racconti di questo anno!
    Grazie per un ritmo straordinario, personaggi definiti meravigliosamente, un ragionamento alla Holmes,trama raffinata è un gradissimo stile.
    Impeccabile su tutto. Bravissima!

  12. Nella mia Top 25! (e ti auguro anche in quella ufficiale) Complimenti Giada, mi sono divertita tantissimo a “guardare” il tuo personaggio e non poteva esserci finale migliore!

  13. Lucia…sì, hai ragione: per quanto ci si sforzi, nella scrittura, di dar vita a situazioni il più possibili fittizie e lontane dal proprio vissuto (in questo caso, la”sfida” di partenza era il calarsi in un punto di vista maschile), alla fine non si può prescindere dall’esperienza personale!…L’ho sublimata, l’ho condita con qualche omaggio letterario, ma qualcosa di personale rimane sempre. E grazie per la citazione di Montale, che è graditissimo sempre e comunque 🙂
    Gianluca, ti sono grata per l’accurata lettura (l’accostamento a Sherlock Holmes, che molti anni fa letteralmente divorai, rischia di inorgoglirmi, non lo nego! :D)
    E grazie a tutti voi, davvero 🙂

  14. Ciao Giada, voglio farti anch’io i complimenti per il tuo racconto. Sono rimasta molto colpita da come hai saputo descrivere la gelosia che monta nella testa del personaggio, dalla tua capacità di coinvolgere chi legge, dal linguaggio, (bellissimo, ricco ma limpido). Mi piace tantissimo anche il titolo, che secondo me è fondamentale in un testo breve. Mi ha anche molto colpito la tua età, quindi, indipendentemente dalla vincita o meno, credo che tu debba assolutamente continuare a scrivere. Approfitto di questo spazio nei commenti del tuo racconto per ringraziare e salutare tutti i partecipanti al concorso. Ho letto tanti racconti molto belli, non tutti purtroppo per questioni di tempo, ma credo che in tutti traspaia una grande passione per la scrittura. Ancora complimenti, Giada!

  15. Grazie mille, Ivana, per i complimenti e per l’incoraggiamento a continuare! Condivido pienamente il tuo pensiero: dietro ogni racconto che si legge qui c’è un evidente impegno e una grande passione. Ed è appagante, e al tempo stesso stimolante, potersi confrontare in un simile contesto. Grazie 🙂

  16. Un racconto denso e ricco, difficile da scrivere. Complimenti.

  17. Complimenti per la sicurezza del racconto e per lo stile impeccabile. Brava!

  18. Che brava sei stata Raffaella: hai descritto con grande stile le elucubrazioni mentali che portano il geloso ad apparire patetico e goffo e sempre, sempre sconfitto. Credo i tuoi lettori abbiano guardato Re Giorgio con divertita commiserazione ma anche, diciamolo, con un po di autocommiserazione ripensando forse a qualche episodio della propria vita perché, credo, la gelosia sia un sentimento umano. Bisognerebbe però imparare a dominarla. Complimenti

  19. Grazie mille per l’attenta lettura!! 🙂

  20. G I A D A …abbi pazienza…il caldo…l’ età…gli occhiali….

  21. Figurati Gloria!! grazie ancora, anzi!

  22. Ciao Giada, complimenti! Un bicchierino dopo l’altro i pensieri allargano le ali della gelosia e cominciano il loro viaggio di follia. Hai saputo narrarlo così bene che sembrava di esserci all’Old Bill! Bravissima!

  23. Grazie mille, Ester! E rinnovo calorosamente i complimenti per il tuo! 🙂

  24. Giada, anche i re Giorgio ,spogliati dai loro vestiti ,sono uomini qualsiasi.Tu l’hai immaginato dapprima con la corona,e l’ermellino, ..poi via via sempre con meno roba addosso.Da ultimo Giorgino, aveva solo il pannolino.Gli mancava il ciucciiotto.Come mi è piaciuto il tuo racconto!

  25. Su questo racconto sono evidentemente arrivata in ritardo col commento, dato che hanno già detto tutto e ben poco mi resta da aggiungere, se non che anche io sono (purtroppo) affetta da gelosia cronica e mi sono immedesimata tantissimo nelle elucubrazioni del povero protagonista, sentendo il suo dolore che corrode. Complimenti davvero.

  26. Ah, la gelosia! E quando scopri che non di Otello si tratta, ma di più prosaico delirio alcoolico, il sorriso ironico non è meno amaro. Brava, hai saputo rendere benissimo sia il vissuto paranoico del personaggio che lo spazio e il contesto in cui si svolge la scena tragicomica. Complimenti, e auguri!

  27. Che dire, i vostri commenti sono proprio stimolanti. E mi fa immensamente piacere che le chiavi di lettura del racconto siano state colte alla perfezione.

    Per Vincenza: in effetti, qua e là ho disseminato qualche timidissimo omaggio proprio all’Otello, ma con intenzione ovviamente dissacrante, e comunque (spero) in maniera discreta. Grazie per averlo menzionato!

    Vi ringrazio ancora, e in bocca al lupo anche a voi!

  28. Un racconto che si legge tutto d’un fiato, molto scorrevole. Simpatica l’idea di costruire i pensieri dell’ “uomo geloso”. Molto divertente ! Brava

  29. Bellissimo racconto, il demone della gelosia che corrode la mente. Tutto sembra coincidere perfettamente alle supposizioni di un marito sospetto, ma l’alcol é una bestia altrettanto pericolosa. Solo chi è stato geloso puö comprendere quel patetico dolore. Un vero piacere leggerti!

  30. Mi aggiungo agli altri commenti positivi! Mi piace il tuo stile, ti si legge benissimo! E il racconto è formidabile: si viene presi dal crescendo di congetture 🙂

  31. Ciao Giada, complimenti. Narrazione impeccabile. L’Old Bill è descritto in maniera fantastica. Sembrava di esserci dentro. Ho provato emozioni nel leggerlo. Complimenti. Bravissima. Giovanni.

  32. Sapere di essere riuscita a emozionare, e a far calare il lettore nel luogo e nei pensieri del personaggio (nonostante l’argomento paradossale e tragicomico), è una gratificazione incredibile, a cui non credevo di poter aspirare!

    Grazie davvero per le bellissime parole!!

  33. Non mi resta molto da commentare che non sia già stato scritto. Ho apprezzato molto il ritmo, incalzante e ben scandito, che non lascia spazio al lettore per distrarsi neanche un attimo e lo avviluppa partecipe nelle spire del delirio,
    Grazie per il tuo commento al mio racconto.

  34. Ciao Giada,
    Che splendido racconto! Da mandare giù tutto in un solo sorso. Scivola giù per la gola che è una meraviglia. Ad un certo punto sono stata presa dalla smania di leggerne il finale. La storia cattura,l’atmosfera intriga, i personaggi incuiriosiscono. Non posso che complimentarmi con te!

  35. Da geloso non posso che apprezzare

  36. Francesca, Carola, Michele, onorata dei vostri commenti! Grazie! 🙂

  37. “…risparmiato al buio totale da una tremula fiamma di candela” (cit.): bello, complimenti! Ho apprezzato tanto la trama, col suo sviluppo, quanto i dettagli di stile, che contribuiscono a definire l’ambientazione ed i personaggi. Interessante anche il tema che hai scelto. Purtroppo è vero: tanto la gelosia quanto l’alcol sono due “piaceri” solitari, che distruggono dentro e da cui è difficile liberarsi. Povero Giorgio!

  38. Rischio di ripetere i giudizi degli altri. Davvero brava, Giada!

  39. Povero Giorgio! Ben costruiti dialoghi e i monologhi interiori, narrazione che invita a continuare. Bene!

  40. Grazie di cuore a tutti…da parte mia, e del mio antieroe Giorgio!:-)

  41. Cara Giada, un racconto ricco di umorismo, capace di intrecciare atmosfera e suspense con grande eleganza. Una racconto che non perde mai il ritmo e sa giocare con maestria con descrizioni che non sono mai superflue. Complimenti. Ti ringrazio del delizioso commento al mio racconto “Emma”. In bocca al lupo

  42. C’è un’ironia sotterranea che finisce per essere coinvolgente. Poi frasi come: “Giorgio era una persona metodica, in lui c’era spazio per un solo sentimento alla volta.” mi hanno fatto sganasciare. Grazie, bellissimo!

  43. Che dire? Una ricchezza di linguaggio, un’ironia, una capacità di descrivere il travaglio dei sentimenti umani degni di una grande scrittrice! Tra l’altro la “manipolazione”, attraverso la scrittura, delle identità altrui mi ha ricordato “L’uomo duplicato” di Saramago. Davvero brava!!!!

  44. Che posso aggiungere ai giusti commenti che hai già ricevuto? Li sottoscrivo tutti. La descrizione del pub è talmente perfetta che me ne ha fatto ricordare uno in cui andai molti anni fa in Inghilterra e che avevo dimenticato. I dubbi crescenti del protagonista sono descritti in modo da suggerirti in un primo tempo l’idea del tradimento e in seguito vengono ridimensionati per tuffare il protagonista nel ridicolo e nella commiserazione. Avevo capito che sei molto giovane e questo promette bene: la tua bravura darà ancora molti frutti.

  45. Giada, bravissima! Il tuo racconto è davvero molto bello, scritto con uno stile ricco di aggettivi e vocaboli d’effetto. Fino alla fine non ho mai staccato gli occhi dallo schermo, curiosa di leggere il finale. Non sono per niente rimasta delusa, anzi! Hai avuto un’idea a parere mio fantastica e l’ironia del titolo conclude questo quadretto perfetto. Complimenti e in bocca al lupo!

  46. Preso dall’ingordigia e dalla fretta di finire sono andato in apnea.
    La scena scivola via senza intoppi e la scrittura ti trasporta con facilità alla fine.
    Ho trovato queste elucubrazioni (di un uomo che non ama sé stesso) precise, ma anche
    “divertenti” e “leggere” (alla Calvino, per intenderci).
    Complementi.

  47. Bravissima Giada. Hai atterrato Re Giorgio con qualche bicchierino. Peccato per lui, perché l’incastro delle telefonate reggeva, ma certo chiuso così è perfetto, proprio perché inaspettato.

  48. Cari, dire che i vostri commenti mi lusingano è dire poco. Grazie di esservi fatti coinvolgere da mio racconto; e grazie per i vostri commenti puntualissimi, che colgono alla perfezione l’ironia che è alla base del suo significato. Avere lettori come voi è un vero privilegio!
    Per Giulia: guarda, a dire il vero mentre scrivevo non avevo pensato all’Uomo duplicato; però Saramago mi piace moltissimo, quindi che tu abbia trovato una sua “traccia” nel mio racconto per me equivale a un complimento gigantesco! 🙂

  49. Giada, complimenti! Giorgio mi richiama la Testa di Medusa del Caravaggio, la sua mente devastata da una selva di arzigogli di gelosia che come tentacoli l’avviluppano fino a soffocarla.Purtroppo tanti fatti di cronaca nera sono segnati da questa tragica follia

  50. Grazie davvero, Elisa, e un grazie anche a Simona, Crescenzo, e Aurora (ho visto tardi i vostri messaggi, perché si sono sovrapposti al mio ultimo)!

  51. Giada, bellissimo racconto! Ti avevo appena ringraziato per il tuo lusinghiero commento sul mio ma non avevo ancora avuto modo di leggere.
    La lettura ti assorbe dal primo all’ultimo rigo e si avverte tutto il disagio di un sentimento doloroso e logorante come la gelosia che, in varia misura, tutti abbiamo sperimentato. Il tuo “re Giorgio” è un personaggio mirabilmente riuscito, dipinto alla perfezione. Il tuo stile narrativo mi piace molto, maturo, deciso, frutto sicuramente di un lungo e appassionato esercizio alla scrittura. Complimenti!

  52. Eccomi, cara Giada.
    Spero tu voglia credermi ma, pochi istanti prima che tu commentassi il mio racconto, io avevo riletto il tuo, semplicemente per goderne una seconda volta, tanto mi era piaciuta la prima (rido ancora pensando a “Zarina? Sarina? Sara?”…) e invece, come in realtà immaginavo, l’ho apprezzato ancora di più.
    Volevo ribadirlo, e lo avrei fatto sicuramente, ma tengo maggiormente a ringraziarti per tutto ciò mi stai insegnando, non solo attraverso la tua scrittura ma anche tramite i tuoi straordinari commenti che sono sempre stimolanti e sorprendenti. Mi colpisce non solo la competenza ma l’umiltà estrema che dimostri, una dote che non sempre si accompagna ad una solida preparazione come quella che possiedi.
    Penso però che, anche se la qualità eccelsa dei tuoi scritti è senza dubbio frutto di studio e applicazione, è altrettanto inconfutabile che questi ultimi a poco varrebbero senza il talento che possiedi in abbondanza.

    Ecco perché il tuo commento è stato così d’impatto sulla mia emotività, a maggior ragione perché avveniva mentre io lodavo mentalmente il tuo.

    Giada, continua a brillare, e grazie per esserti unita con entusiasmo a questo gruppo che mi arricchisce con la sua preparazione, profondità d’animo, ascolto, attenzione.
    Insomma sei in ottima compagnia, e vorrei dirlo a ognuno singolarmente, intanto, grazie a tutti.

  53. Un racconto davvero avvincente e originale! Spesso in effetti mascheriamo o giustifichiamo le nostre debolezze con fantasie e autoassoluzioni. Il finale è veramente efficace.

  54. Ciao Giada
    Scrivi molto bene, è difficile aggiungere altro ai precedenti commenti.
    Il protagonista del tuo racconto è degno della letteratura classica.
    Il monologo interiore fa emergere la sua incontrollabile gelosia; ne è travolto in un vortice di emozioni e forti sentimenti.
    In questo è aiutato dal whiskey che beve in gran quantità.
    “A niuna persona fa ingiuria chi onestamente usa la ragione”, la citazione del Boccaccio mi piace.
    E’ Sara la sua ragione, è lei che lo riporta alla realtà, lo toglie dalla cieca gelosia, che gli impedisce di mettere a fuoco i dettagli dell’ambiente circostante. Messo a nudo torna ad essere un uomo, misero schiavo dell’alcool.
    Complimenti per il bellissimo racconto.

  55. Cari, grazie mille anche a voi!

    Marcella: oltre a essere stupefatta dalla coincidenza “junghiana”, le tue bellissime parole mi hanno semplicemente frastornato 🙂 Che i miei commenti potessero insegnare qualcosa proprio a te, davvero non me l’aspettavo: perché (ed avevo scordato di puntualizzarlo) tu sei capace di analisi sempre impeccabili, che dimostrano un acume e un esercizio alla lettura fuori dal comune. Sono io, anzi, a esserti grata per questo!
    Per quanto riguarda me, ho il privilegio (lo considero tale, e non potrebbe essere altrimenti) di occuparmi di letteratura a livello lavorativo o quasi: la “preparazione” che tu intuivi è legata a questo. Penso però che, quando si tratta di mettersi a creare, la faccenda sia diversa, ed entrino in gioco anche aspetti che non possono esaurirsi nella competenza. Ci vuole il senso dell’intuizione, l’empatia; ci vuole l’abilità a reinventare argomenti non nuovi in modo originale ma non fine a se stesso.
    Il fatto è che, paradossalmente, più si leggono e si studiano i capolavori, più aumenta il rischio che la propria creatività ne finisca inibita. Della serie: “se è esistito un Proust, che se ne fa la gente dei miei racconti?” 🙂 E invece, grazie a questa mia mia prima esperienza, ho scoperto che questa mia prospettiva era riduttiva. In tutti i racconti che ho letto qui ho riconosciuto del talento autentico, ma anche un grandissimo impegno. E il confronto continuo (anche in sede di commento) è un continuo stimolo al miglioramento e alla prosecuzione su questa strada; perché a scrivere si può davvero “imparare”, ovviamente partendo da buone basi e da una forte motivazione!
    Per cui sottoscrivo la conclusione del tuo commento e anche io vorrei ringraziare tutti i partecipanti, per l’arricchimento che ne ho avuto.
    E a te Marcella un “grazie” speciale, perché, e non lo dico per retorica, da te sto davvero imparando molto. 🙂

  56. Ciao Giada, scusa se mi intrometto nel discorso ma mi ritrovo molto in quello che dici. Pensa che io, dopo un dottorato in letteratura comparata non avevo mai scritto un rigo perché non mi ritenevo degna. Non so se lo sono ma so che sono più felice da quando ho iniziato a scrivere, da poco, da quando ho compiuto 40 anni. Tempo fa ho letto un’intervista a Clara Usón nella quale diceva qualcosa di simile a quello che dici tu : che senso ha scrivere dopo Dante, Cervantes, Dostoevskij? L’unico vantaggio che abbiamo è che rispetto ai grandi autori del passato noi siamo vivi e possiamo testimoniare sul divenire del mondo e dell’umanità. È una frase che mi aveva molto colpito e che mi sembra bello condividere.

  57. Cara Ivana, perdona il ritardo nella risposta. Sì, sono d’accordo con la Usón sul nostro ruolo insostituibile di testimoni della contemporaneità, per quanto possiamo magari sforzarci di andare controcorrente. Grazie di aver condiviso questa frase. Può sempre rimanere il dubbio che il valore “cronachistico” di ciò che produciamo rimanga comunque qualcosa di nettamente limitato rispetto ai modelli che ci sforziamo di seguire, e che invece sono tali proprio perché travalicano l’appartenenza ai rigidi canoni di un’epoca. Però credo anche che pensare negativamente paralizzi anche le (poche?) possibilità che abbiamo di creare qualcosa di bello e, soprattutto, di migliorare nel tempo. Insomma, se non si inizia da qualche parte, non si può nemmeno sapere con certezza che quanto facciamo sia inutile.
    Senza contare l’altro aspetto che hai menzionato, ossia il piacere che si prova nella scrittura. Anch’io finora scrivevo per me, come una sorta di esercizio che mi restituiva un’intensa sensazione di benessere. Già solo per questo, secondo me, ne vale la pena!

  58. Giadina, posso chiamarti così?
    Ero sicura di leggere il tuo nome, e non solo io, perché la pensano come me sicuramente in molti.
    Peccato.
    Il tuo “esserci” è stato fondamentale, grazie ancora.
    E visto che credo di aver scritto qui il maggior numero di commenti, sono a rischio stalking… e quindi mi silenzio in attesa di leggere altre tue fantastiche parole.

  59. Cara Giada, concordo assolutamente con Marcella. Ma come avevo già scritto , mi raccomando, vincita o meno, continua a scrivere! Il tuo è un talento vero, fidati di me, che di romanzi e racconti ne ho letti veramente tanti… un abbraccio

  60. Continua a scrivere Giada, sei bravissima!!

  61. Gloria! Grazie, e congratulazioni ancora, la stima è ricambiata al 100%! 🙂

    Marcella, Ivana: l’assenza dei vostri racconti dalla finale mi ha lasciato un po’ di dispiacere: lo dico sinceramente. Soprattutto perché sono certa che mille altri concorsi o editori farebbero a gara per disputarseli. D’altra parte il livello in generale era molto alto (anche se non ho ancora letto tutti i racconti vincitori, ma mi riprometto di farlo prestissimo!) per cui immagino che la scelta sia stata ardua.
    Venendo al mio, vi ringrazio per le bellissime e incoraggianti parole (Marcella, magari fosse tutto così lo stalking! :D). Il mio obiettivo non era la vittoria ma semplicemente vedere che effetto faceva la mia scrittura, e poter scambiare idee e opinioni con voi. E sono contentissima di essere stata “capita” e persino apprezzata da così tante persone: per me non era scontato, essendo la prima volta! Scrivere fa ormai parte di me, per cui senz’altro andrò avanti – sicuramente in sede privata, come ho sempre fatto, e magari anche in altre occasioni simili a questa. Grazie ancora di tutto! 🙂

  62. Gloria,

    è da ieri che mi interrogo sulle misteriose ragioni che possono (potrebbero) aver ostacolato la scelta del tuo racconto.

    Alla fine mi sono convinto che deve trattarsi di una questione meramente formale.

    Forse – ma probabilmente sbaglio, non avendo operato il conteggio preciso – lo scritto supera il limite delle 9.000 battute consigliato nel bando di concorso.

    Voglio convincermi realmente che il problema sia stato “solo” questo, un ingrato inceppo regolamentare, perché l’originalità dell’idea, la prosa colta ma non pedante, il ritmo serrato, i richiami aulici, la struttura ricercata e la costruzione del personaggio possono solo far rima con “vittoria”.

    Spero di leggerti al più presto.

  63. Ero talmente infervorato da averti chiamato Gloria…

    Chiedo umilmente venia, GIADA :-).

  64. Cara Giada, il tuo racconto è sicuramente tra i mie preferiti e il tuo modo di scrivere è magnifico, anch’io come molti sono rimasto stupito di non vederlo tra i 25
    ma la classe non è acqua e la tua è un ottimo Whiskey e sono certo che prima o poi saranno tutti pazzi di Giada!!!

  65. Giada, grazie per le tue parole.
    Anche se il pullman per Lucca aveva pochi posti per i tropi (cit.) racconti che meritavano di salire a bordo, sono rimasto comunque sorpreso e dispiaciuto nel non vedere il tuo Re Giorgio fra i 25.
    Ma permettimi di dirti: non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore! : )

  66. Cara Giada, ti ringrazio per le gentili parole. Sono certo che i giurati abbiano avuto le loro gatte da pelare nel decidere quali racconti premiare, ma ancor più quali escludere dalla lista dei vincitori. Nonostante questa consapevolezza non riesco a capacitarmi di come fra i 25 non spunti il tuo nome. Davvero, fatico a concepirlo, così come a comprendere certe scelte che sono state operate, ma sic est. Spero che la delusione non sia troppa da impedirti di continuare a scrivere, coltivare il talento che indubbiamente hai e un giorno o l’altro mostrare ai giurati quale abbaglio avessero preso durante la XVI edizione di racconti in rete. Spero che le nostre strade si possano incrociare nuovamente in futuro. Ti auguro ogni fortuna. E ancora complimenti!

  67. Cari, grazie mille per il pensiero. Io credo che il motivo dell’esclusione sia stato semplicemente il gusto personale della giuria (e non un inghippo formale, Lorenzo: mi ero informata sui limiti di lunghezza prima di inviare il racconto!).
    E trovo che sia lecito, come pure è giusto che la selezione dei vincitori, in mezzo a così tante opere degne di merito, si adegui anche alle scelte editoriali della nottetempo. Se non è LuccAutori, forse qualche altro contest o editore potrebbe apprezzarmi; o forse invece no; in ogni caso, che voi abbiate apprezzato è per me motivo di grande soddisfazione.
    Certo che continuerò a scrivere, e spero anche io che le nostre strade si incrocino di nuovo da qualche parte:)
    Grazie ancora per i vostri bellissimi racconti e per lo scambio di idee.

  68. Cara Giada,

    il tuo racconto è tra i pochi che ero riuscita a leggere già prima della chiusura del concorso e mi ero ripromessa di commentarlo con calma durante l’estate. In realtà anche io, come i molti lettori qui sopra, davo per scontato il tuo nome tra i 25 e i motivi sono svariati: sicuramente il ritmo, sicuramente lo stile che arpiona fino alla fine, sicuramente le citazioni che, oltre a impreziosire il testo, ti pongono a un livello culturale molto elevato. Ma non c’era solo questo, per quanto mi riguarda: c’era una sensazione viscerale che lì per lì non riuscivo a decifrare e che mi ha spinto a rimuginare parecchio prima di arrivare ad afferrarne il senso.
    Ciò che mi aveva convinta che avrei letto il tuo nome tra i vincitori è stata la tua “consapevolezza”: nessun cenno di dilettantismo, nessuna frase fuori posto, nessuna di quelle sensazioni che si accompagnano spesso alla lettura di noi esordienti. Mentre leggevo, pensavo: “Ecco qualcuno che sa cosa scrivere e come scriverlo”. Alla fine, mi pareva di aver letto un testo pubblicato da una casa editrice, non il racconto di una ragazza al primo concorso.
    Mi hai trasmesso la sicurezza di una persona che sa esattamente quel che sta facendo, non so come altro spiegarlo.

    Spero in tutta sincerità di leggerti di nuovo. Partecipa a questo concorso, ad altri, autopubblicati… basta che quello che scrivi venga fuori e non resti dentro al tuo PC.
    Fallo per chi, come me, è prima di tutto un lettore e vuole leggere cose belle scritte bene. Ché di cose belle scritte bene, ne abbiamo tutti dannatamente bisogno.

  69. Cara Eleonora, avere trasmesso quella “sensazione viscerale” di cui parli, e che in quanto lettrice conosco bene anch’io, è per me la più grande soddisfazione che si possa avere dalla scrittura. Davvero, non sai quanto mi renda felice un commento come il tuo! 🙂 soprattutto sapendo che proviene da una scrittrice raffinata e deliziosa come hai dimostrato di essere. Sappi che anch’io vorrei poter leggere altre cose tue; forse per te non sarà possibile ripubblicare su questo sito, ma si troverà il modo, spero. Teniamoci in contatto! e grazie ancora.

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