Racconti nella Rete®

23° Premio letterario Racconti nella Rete 2023/2024

Premio Racconti nella Rete 2017 “Ichtù” di Lorenzo Garzarelli

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2017

Report sessione lavoro 127

Il viaggio di studio sui linguaggi della galassia ha accusato un brusco arresto. Navigavo per il XII anello sulla rotta di Puya, patria dei pacifici Ciclopi Kahl, quando un guasto al generatore di energia molecolare ha attivato il blocco di sicurezza dei propulsori della Pax. Ho ripiegato su un atterraggio di emergenza nel pianeta più prossimo, una minuscola sfera multicolore sconosciuta alle nostre mappe stellari, che gli autoctoni hanno rinominato “Terra”. Approfitterò della sosta forzata per studiare idiomi e dialetti del luogo, in modo da poter relazionare al Consiglio Intergalattico per la Promozione di una Lingua Universale.

Report sessione lavoro 130

In questo angolo di Universo adoperano la parola “bestie” per riferirsi ad esseri come noi. Ne hanno miliardi di specie: con otto zampe, dalle ali piumate, che nuotano nei profondi abissi e che strisciano tra gli arbusti. Alcune sono più alte delle colline vulcaniche di Navlar, altre microscopiche come lo ione di Parator. A quel che capisco, il tratto comune è che non esistono bestie con un’anima. A differenza degli inquilini della Terra. Seguendo i loro parametri anche noi Makoxiani verremmo etichettati con questo singolare nomignolo, perché sotto la corazza a scaglie che protegge il torace o dietro le corna che spuntano verdi dalla fronte albergherebbe il vuoto. Niente di niente. Niente anima. Niente cuore. Solo un nauseabondo impasto di viscere e liquidi. “Bestie”, così ci qualificano.

Ho dovuto mutare sembianze per non destare scomodi sospetti. Adesso deambulo su due arti (“gambe”), un rosa pallido mi (s)colora l’epidermide (“pelle”) ed un ciuffo di peluria (“capelli”) sgorga rigoglioso dalla calotta cranica alle orecchie, dove fino a poco prima penzolavano fiere le mie antenne per la ricezione sonora. Mi atteggio a “bestia senz’anima” travestita da uomo, infiltrata in missione segreta tra individui anima-muniti.

Gli aborigeni del posto (“terrestri”) presentano connotati ed abitudini ancor più bizzarri del loro goffo aspetto fisico. Sebbene appartengano alle popolazioni della Via Lattea, disdegnano la comunicazione riflessiva, prediligendo tecniche di dialogo spesso caratterizzate da sonore esclamazioni (“grida”) e folcloristici epiteti (“offese”). Il bene che bramano maggiormente ha la forma minuta di un rettangolo cartaceo (“denaro”) e viene utilizzato per acquisire merci e servizi di primaria necessità; si vocifera che esso sia stato motivo di sanguinosi scontri armati dall’infausto epilogo (“guerre”).

Chissà come mai.

Strani tipi gli esseri umani: non c’è che dire.

 Report sessione lavoro 134

Oggi una di queste strambe creature ha suscitato abbastanza la mia curiosità da volerne approfondire la conoscenza. Mi ha stupito la circostanza che, diversamente dai suoi simili, lui o lei (tuttora faccio fatica a distinguere il loro sesso) abiti su di un cartone, posizionato di fronte all’edificio in cui si discutono gli affari politici (“Parlamento”); staziona lì dall’alba al tramonto, scomparendo misteriosamente nelle ore del pasto mattutino (“pranzo”) e di quello serale (“cena”). Porta un cartello legato stretto al collo con scritto #PaceperMarikaD’Angelo. Avrei preferito non imparare quanto dense di concetti possano essere così poche sillabe.

– Buonuomo (si tratta di una maniera cortese per rompere gli indugi), chi è Marika D’Angelo?

– La mia bambina. Ha notizie? -, risponde con sguardo vispo, sprizzante speranza.

– Cos’è una bambina?

– Mi prende in giro? Intendo mia figlia.

Comprendo che sta riferendosi alla sua discendente femmina (“figlia”).

– Purtroppo non ho notizie. Dov’è Marika?

– In ospedale.

– Ho capito. E lei cosa fa qui?-, stempero mentendo.

– Aspetto mio fratello. Dovrebbero decidere ad ore -, sintetizza l’umano grattando la lanugine incolta (“barba”) con la protuberanza cartilaginea che sporge da un dito sudicio (“unghia”).

– Qual è il suo nome?

– Gustavo D’Angelo.

Che coincidenza: in Makoxiano “Gustavo” significa sfortunato.

– Arrivederci Gustavo. E’ stato un piacere conoscerla.

Gravato da un’inspiegabile inquietudine, mi incammino per la via lastricata (“strada”) che conduce all’ormeggio di fortuna della Pax, facendomi spazio tra un nugolo di personaggi incravattati che impugnano pesanti apparecchiature per la ripresa audiovisiva (“giornalisti”).

Ogni sedici makoxpiedi (“un metro”) un’incertezza in più.

Report sessione lavoro 135

Ho condotto una ricerca per definire “ospedale”: struttura di ricovero per persone affette da gravi problemi di salute. Sono riuscito a farmi accompagnare alla stanza di Marika dall’uomo/donna con penna e taccuino (“receptionist”) appostato/a al bancone, raccontando di essere il fratello del Sig. D’Angelo. Lo sconosciuto che Gustavo attendeva alle porte del Parlamento il giorno precedente.

Vedo pareti del bianco asettico di una Supernova Nana, fili di luce filtrare dalle listarelle dell’unica finestra (“tapparelle”) ed un macchinario lampeggiante che sbuffa, gorgoglia e borbotta di fianco ad una branda da recupero (“letto”) altrettanto bianca ed asettica. Marika riposa immobile tra pezze di stoffa monocromatica (“lenzuola”); il ritmo di un marchingegno oblungo ne scandisce regolarmente il respiro (“respiratore artificiale”). Una foresta di cavi percorre la sua intera figura, collegandola al corpo del macchinario lampeggiante che continua a svolgere un mestiere a me ignoto, sbuffando, gorgogliando e borbottando. Quelli con l’anima la battezzerebbero “fata” per via dei lineamenti fini e delle proporzioni nobili. Somiglia ad una perla del fiume di ghiaccio Kalù, inghiottita dalla conchiglia in acciaio di una cyber ostrica.

– Può parlare, non la disturberà. Le abbiamo somministrato un forte narcotico.

Il Curatore (“medico”) mi sorprende alle spalle; ha in mano una lavagnetta con scritte complicate (“referto”) e buffi vetri ovali (“occhiali”) poggiati sulla punta dell’apparato per l’inalazione d’aria (“naso”).

– Di cosa soffre?

– Tetraplegia. Non si muove, comunica a stento e si nutre con la sonda gastrica. Vive un inferno.

“Vive un inferno”: sarà una sensazione infinitamente spiacevole. Perfino un alieno analfabeta può supporlo.

– E non potete fare nulla?

– Purtroppo no. Il Senato ha appena respinto il Progetto di Legge Marika D’Angelo.

“Senato”, “Progetto di Legge”: di cosa stiamo parlando?

– Scusi?

Il medico sveste gli occhiali, come per liberare un segreto volatile racchiuso tra le loro lenti e le sue pupille.

– Marika faceva la maestra, insegnava italiano ai bambini dislessici. Un incidente l’ha ridotta così, nello stato che vede.

– Di Gustavo che mi dice?

– Il padre ha raccolto le firme necessarie e diretto la redazione di una proposta legislativa per la legalizzazione dell’eutanasia. Una battaglia mediatica e politica che si trascina da anni.

– Eutana (…)?

Il respiratore artificiale pare trattenere il fiato al cospetto di quel suono tronco.

– Ma lei in che mondo vive? -. Già in che mondo vivo? – L’Eutanasia! L’uccisione assistita di un malato per alleviarne le sofferenze. Pensi che il Sig. D’Angelo ha abbandonato il lavoro e si è trasferito davanti al Parlamento, nella speranza di sensibilizzare l’opinione pubblica. Si concede esclusivamente di venire a trovare Marika alle ore del passo. Piange tutto il tempo, se ne va accigliato, così come era arrivato. Ma è stato completamente inutile. Il diritto di vivere è inviolabile ed indisponibile: questa la motivazione del verdetto dei senatori.

Devo essermi confuso: mi sembrava che dall’esercizio di un diritto derivasse un effetto benefico, non l’opposto. Altrimenti il termine corretto sarebbe “obbligo”. Dovrò ritoccare qualche passaggio dei miei quaderni.

– Veramente serve un’autorizzazione per far smettere di soffrire qualcuno?

– Certo, in Italia funziona così. In caso contrario si commetterebbe un crimine.

– E chi lo ha deciso?

– la Legge.

– La Legge degli uomini -, farfuglio pensieroso.

Mi domando se pure lei, la Legge con la “L” maiuscola – accorgimento grammaticale che imprime incisività ad un sostantivo -, abbia un’anima. I Senatori eletti direbbero sicuramente di sì. Invece le “bestie” no, un’anima non la posseggono; loro proprio no.

Dedico un’occhiata disillusa ai silenzi di Marika ed ai led del macchinario che ne tiene in ostaggio la sorte, poi rivolgo al medico il gesto del saluto cordiale e caloroso (“stretta di mano”).

– Le sono grato per le spiegazioni. Mi sono state infinitamente utili.

E’ tempo di ripartire.

Stavolta per sempre.

Makox: report ultima sessione di lavoro

Ho infine deciso che proporró di inserire nella bozza di “Vocabolario Intergalattico” l’espressione “Ichtù”: diritto di morire dignitosamente. Vorrei trascriverne il senso preciso, ma non trovo aggettivi adeguati.

Il soggiorno sulla Terra ha evidenziato nette diversità tra razza umana e Makoxiana. A noi non servono strade, occhiali, capelli; alimentandoci di acqua, non pranziamo né ceniamo; il denaro non suscita il nostro interesse, visto che campiamo di un’economia di baratto. In compenso, abbiamo costruito il “Congegno per l’Ultima Corsa” senza che fosse indispensabile una Legge Marika D’Angelo. Si erge qui, accanto alla mia antenna destra che penzola nuovamente fiera. Marika galleggia inconsistente nella sua pancia, mentre Gustavo fissa incuriosito il continuo moto ascendente delle bollicine di acido toxicilleicuteico.

Rapirli è stato un gioco da ragazzi grazie alla capacità di teletrasporto in dote a ciascun Makoxiano. Per sicurezza ho portato con noi la cyber ostrica ed il respiratore artificiale, con il suo incedere ondulante capace di gonfiare e sgonfiare il petto come un palloncino; il cartello #PaceperMarikaD’Angelo, quello no: – a casa mia non ne avrai bisogno -, ho rassicurato l’uomo al momento del decollo.

– Siamo pronti -, esordisce il delegato alle operazioni.

Mi soffermo ad ammirare il rosso vivo del bottone che marca il confine tra oblio e pace. Una lieve pressione, un click metallico ed i nervi si rilassano, le fattezze perdono precisione e le figure abbandonano le forme. Zero dolori. Zero compromessi. Zero torture gratuite. Solo eterno sollievo.

– Nemek -, la voce di Gustavo mi distoglie dai pensieri.

– Dimmi.

– Posso premere io il pulsante rosso?

– Devi.

Gli occhi di padre prendono a disperdere un liquido acquoso (“lacrime”), che trasuda la gioia di un’ambita liberazione.

– Non so come ringraziarti. Anche da parte di Marika.

– Smettila di ringraziare. Fatti coraggio, tocca a te.

L’indice, tremante, si avvicina cauto al bottone: – in barba a quelle “bestie” di terrestri.

Non avrei saputo esprimermi meglio dello sfortunato Gustavo.

Click.

 

 

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42 commenti »

  1. Un pamphlet degno di nota! L’ambientazione di stampo fantascientifico lo rende ancora più attuale e, temo, ancora più lontano dalla realtà. Molto azzeccate le definizioni dell’alieno sulla vita e sulle cose di questa terra. Ho letto e riletto la frase: “Devo essermi confuso: mi sembrava che dall’esercizio di un diritto derivasse un effetto benefico, non l’opposto.” trovandola ogni volta più vera e più terribile. Aiuta a riflettere su un argomento veramente delicato e difficile. Grazie per averlo voluto condividere con noi.

  2. Roberto,

    grazie a te per aver apprezzato il racconto.

    E’ un piacere condividere un pensiero quando dall’altra parte del monitor c’è qualcuno capace di stendere un commento talmente azzeccato ed esaustivo :-).

    Grazie ancora.

  3. Che scema! Ti avevo già letto, ed avevo immediatamente pensato a Ennio Flaiano, con il suo Un americano a Roma.Ho apprezzato il fast-writing ..nel senso che :detto e fatto, Evento-racconto.Ma son sicura che è un tema per te importante ed al quale tu tieni molto.Non può essere solo la cronaca che ti ha interessato.Diciamo che quella è stato il La ..e tu hai scritto, tipo fiume in piena. Ricordo la fine di ‘Dracula ‘ mio cult , quando lui, il vampiro, muore , e finalmente sorride, liberato dal dolore dell’esistenza.E’ un lusso , la morte che solo chi conosce la vera sofferenza può apprezzare. È un lusso ‘universale’, iper mega galattico.Commovente.(ma anche ironico).ciao!

  4. LOrenzo!!! Ovviamente volevo scrivere UN MARZIANO A ROMA ..ahaha chissà perché Alberto Sordi si è affacciato nella mia mente !! Forse ho fame ..vado a cucinare i ‘macaroni’ .. ciao!

  5. Caro Lorenzo, mi sono presa del tempo per leggere il tuo racconto perché, palesandosi da subito di stampo fantascientifico temevo i miei limiti nel comprenderlo…invece..sorpresa! Oltre all’ estrema chiarezza dei concetti, addirittura decodificati con astuta ironia , la ” trama” è avvincente e l’ argomento ( non facile da trattare ) prende forma lentamente e viene ammorbidito nei contorni pur nel rispetto della sua durezza.Hai saputo dosare la sofferenza ,l’ empatia e l’ accusa senza forzarle e senza banalizzarle e, proprio per questo, vestendole di eleganza..anche se a portare l’ abito è un extraterrestre. M i è piaciuto. Molto. Moltissimo. In bocca a quella bestia del lupo!

  6. Ho letto appena adesso il tuo racconto, Lorenzo. Avvincente, scorrevole, onirico ed immaginifico. Bravo veramente. La “scrittura” è molto interessante! Sono veramente
    contento di far parte di questo blog con scrittori come voi. Ciao

  7. Lorenzo, mi piace molto l’ottica che hai usato per far descrivere al Tuo personaggio la nostra realtà umana, la capacità di astrarsi dal contingente e cogliere le incongruenze della nostra esistenza. Ti ringrazio per la “recensione” del mio racconto.

  8. Laura,

    con questi richiami letterari mi fai arrossire (per di più, Dracula è uno dei miei libri preferiti, come per te).

    Hai ragione, seguo il tema da qualche tempo.

    Ritengo l’eutanasia, come più in generale l’etica di fine vita, un tema socialmente, politicamente e legislativamente difficile da affrontare, perché traballa in equilibrio instabile tra la necessità di salvaguardare il primo dei valori extragiuridici ed il bisogno di una norma (giuridica) che ne detti una ragionevole disciplina.

    Quando, sovvertendo l’ordine delle cose, il secondo aspetto prevarica il primo c’è veramente il rischio di diventare “bestie”.

    Grazie mille per la bellissima recensione.

    P.S.: avevo colto il richiamo a “un marziano a Roma”, ma la citazione dell’Alberto nazionale fa sempre piacere!

    P.P.S.: ma poi, la cena a cui ti riferivi è stata un “Self Service”??? 🙂

  9. Gloria,

    le tue parole mi imbarazzano tanto sono belle.

    Non so come ringraziare.

    Sono felice di non averti annoiato con pesanti discorsi fantascientifici e, soprattutto, che il messaggio ti sia arrivato esattamente come lo avevo pensato.

    Tantissime grazie e “crepi la bestia”!

  10. Grazie Salvatore!

    Il piacere è mio ad avere a che fare con un lettore attento come te!

  11. Francesca,

    “recensire” il tuo racconto é stato un piacere, così come lo é conoscere il tuo apprezzamento verso la mia storia.

    Grazie mille!

  12. Racconto lineare, per nulla banale, intenso ma non troppo, ironico ma non troppo, descrittivo ma non troppo: davvero un ottimo dosaggio degli effetti nonché una solida struttura compositiva. Interessante!

  13. Lorenzo,bravo !
    Il tuo racconto unisce l’originalità del punto di vista alla apparente leggerezza della narrazione, il tema è difficilissimo e l’hai trattato con delicatezza.
    Bellissima la struttura del diario di bordo e l’inserimento dei dialoghi, la figura del protagonista mi ricorda un po’ il ” piccolo principe”.
    Ancora complimenti.

  14. Grazie ad entrambi i quasi omonimi (Gianluca e Gian Luca)!!!!! 🙂

  15. Mi è piaciuta molto l’angolazione che hai scelto per raccontare la storia e la struttura che hai usato. Ad un certo punto il dialogo mi ha ricordato Aspettando Godot. Bel racconto, davvero.

  16. Lorenzo, hai affrontato un tema così delicato con tatto e coraggio insieme, ‘affondando’ con determinazione il colpo su una delle principali contraddizioni del nostro ordinamento civile e giuridico, così bene evidenziata mediante l’aporia (solo apparente invero) tra un diritto e il beneficio che ne discende. Ciò che è più interessante, a mio parere, è la metastoria che se ne può ricavare: c’era una volta un pianeta, in cui le comunità umane si dettero delle leggi per definirsi ‘civili’, ma la rigidità di certi principi costrinse gli uomini più accorti ad immaginare l’intervento di uomini di un altro pianeta per spiegare che non è giusto condannare un uomo a soffrire senza sosta. Beate quelle società che non dovranno ricorrere agli extraterrestri per illuminare le menti su un diritto così nitido ed elementare. Complimenti.

  17. Vincenzo, Raffaele,

    lusingato, lusingatissimo!!! 🙂

  18. Lorenzo, hai affrontato un tema tanto delicato e controverso con leggerezza ed ironia. L’ho letto con molta partecipazione, forse perchè mi hanno particolarmente toccato le recenti cronache. Bravissimo, davvero.

  19. Grazie mille Giuseppe,

    è un piacere conoscere il tuo apprezzamento e sapere che il racconto ti abbia appassionato.

    Non credo ci sia miglior ricompensa per chi butta giù qualche riga!!!

    Grazie davvero.

  20. Profondo e leggero insieme, quasi un ossimoro che lei ha risolto con grazia e intelligenza. Veramente bravo.

  21. Grazie mille Ugo!!!!! 🙂

  22. Lorenzo,
    Ho riletto il tuo racconto diverse volte: complimenti per l’originalità con la quale hai trattato un tema così tristemente attuale! Che dire dello stile, poi… superbo!
    Per me, il tuo, è uno dei più bei racconti di questa edizione.

  23. Mariangela,

    il tuo commento mi coglie alla sprovvista e mi rende orgoglioso!

    Sei troppo, troppo generosa, davvero.

    Grazie mille!!!!!

  24. Ciao Lorenzo, fantascienza e realtà si fondono non per indicare la “soluzione semplice della questione difficile” del fine vita, ma per sollecitare riflessioni sulla dignità della vita e della morte. Veramente particolare il tuo racconto, complimenti!

  25. Un racconto che mi è piaciuto molto, per la struttura, per la realtà della vita umana, che vista da un alieno appare per ciò che è: totalmente senza senso. Non mi riferisco solo al tema principale, che certo spicca più di altro, ma al principio stesso della narrazione che fa questa distinzione tra animali e uomini (tema che mi tocca profondamente); un uomo che si è sempre considerato superiore e unico possessore di un’anima ma che la utilizza ben poco, e che si allontana sempre più da uno stato di natura che invece gli compete.

  26. Grazie Ester e Rosa Maria!

    @Ester: il mio intento era esattamente quello di suscitare delle riflessioni su un tema che, siamo onesti, è e rimarrà impossibile da etichettare/risolvere a priori. Sono molto contento, quindi, di averti dato modo di pensarci su.

    @Rosa Maria: mi fa tantissimo piacere che tu abbia apprezzato anche il “sotto-tema” delle bestie, che, anche a me come a te, sta veramente a cuore. Grazie per le belle parole!

  27. La scrittura è veramente un “viaggio” affascinante. Quanti modi diversi di comporre. Complimenti.

  28. Grazie Maria Cristina!

    Mi fa piacere che tu abbia apprezzato il “viaggio narrativo” di questo strambo alieno :-).

  29. Spiazzante ed emozionante. Grazie ad uno sguardo alieno, certe contraddizioni si rivelano nella loro chiarezza. Oltre a condividere il messaggio del racconto, mi piace il tuo stile, aderisce bene alla “materia” raccontata. Complimenti!

  30. Raffaella,

    lo spirito del racconto è esattamente quello che descrivi: “se lo capiscono gli alieni magari, un giorno, lo capiranno anche gli umani” :-)!

    Grazie mille!

  31. Caro Lorenzo, è un racconto molto bello per trama, messaggio e stile. Come Roberto Montenero anch’io mi sono soffermato sulla frase ” Devo essermi confuso: mi sembrava che dall’esercizio di un diritto derivasse un effetto benefico, non l’opposto” trovandola così spiazzante da essere vera. Bravo davvero, complimenti

  32. Bello, stilisticamente originale, e non era facile. Un argomento forte che sei riuscito a trattare con equilibrio spostandoti fantasticamente ad una solo apparente distanza intergalattica. Complimenti Lorenzo.

  33. Grazie Ottavio e Marco!

    @Ottavio: conoscendo ed avendo ammirato le tue esemplari doti di scrittore, non sai quanto piacere mi faccia leggere le tue parole. Grazie davvero.

    @Marco: sei riuscito ad esprimere in una dozzina di vocaboli ciò che io spero di aver espresso con un racconto intero :-). Ti ringrazio per l’apprezzamento e per la riflessione.

  34. Ciao Lorenzo, hanno detto già tutto gli altri. Davvero un bel racconto.
    Aggiungo che lo sconcerto dell’alieno davanti a quella che per lui è un’evidente forzatura, il doloroso perpetuarsi di un’esistenza che non è più tale, è reso in maniera assolutamente credibile, uno sforzo che ho apprezzato molto, proprio perché la vicenda è calata in un contesto fantascientifico, nel quale l’incredulità del lettore è necessariamente sospesa.
    La necessità di cambiare punto di vista, di elevarsi al di sopra dei pregiudizi e giudicare le cose da una nuova prospettiva è, credo, una delle chiavi di lettura di questo tuo Ichtù.
    Un racconto che meriterebbe di essere premiato, anche per riconoscere dignità a un genere minore, la fantascienza, che offre spunti e opportunità per indagare le contraddizioni della nostra cosiddetta società civile.
    Proprio in queste settimane Pif è tornato in tv, con un nuovo programma, mi pare si chiami ‘Caro Marziano’, la prospettiva è diversa, ma l’idea di un uomo che prova a spiegare le contraddizioni del nostro minuscolo mondo a un piccolo alieno incredulo, altrettanto valida.
    Chissà, magari anche Pif è passato a leggerti prima di ideare il suo nuovo show…
    O magari un alieno lo ha rapito e gli ha raccontato di quella volta che un certo Lorenzo Garzanelli….

  35. Luigi,

    le tue sono parole che mi lasciano di stucco, veramente.

    Hai colto in pieno la “morale della favola”: talvolta cambiare angolo di visuale, spostarsi di prospettiva consente di vedere cose talmente vicine da poter apparire scontate.

    Insomma, un piccolo sforzo per ottenere un risultato gigantesco.

    Inoltre, condivido pienamente che il genere fantascientifico fornisca strumenti utili ad astrarsi dalla realtà di oggi giorno per cercare di affrontare le questioni in modo scevro da preconcetti e facili pregiudizi.

    Guarderò sicuramente qualche puntata di “Caro Marziano”, puoi scommetterci, anche solo per solidarietà con il piccolo, incredulo alieno :-).

    Grazie mille.

  36. Molto bello anche questo, mi piace il tuo stile. A leggere i tuoi racconti c’è sempre qualcosa da imparare: e credo di non poterti fare miglior complimento. Di nuovo in bocca al lupo.

  37. Maurizio,

    effettivamente è un complimento da lasciare a bocca aperta quello che mi fai! 🙂

    Tantissime grazie, crepi ed in bocca al lupo anche a te!!! 🙂

  38. Lorenzo!
    Incredibile!
    È successo di nuovo…
    Io so che ora sembro poco credibile ma non so invece cosa sta accadendo…

    È da tempo che volevo commentare questo tuo racconto ma “strada facendo” “mi sono distratta un attimo, colpa di” tutti i bellissimi racconti che vorrei commentare.
    Stavo (ahimè lungamente!) commentando il racconto di Giada, e pensavo… mo’ commento Ichtù, mica mi perdo per strada un’altra volta…
    E pum! Commenti tu il mio!
    Vorrei tornare indietro di qualche minuto, e precederti, per dirti quanto mi è piaciuto anche questo tuo racconto.
    Mi credi che era già mia intenzione farlo?
    Non avevo dubbi ma ho avuto ulteriore conferma: c’è tutto il tuo cuore anche qui.
    È il battito del tuo cuore, Lorenzo, il valore aggiunto di un brano validissimo per composizione ed esecuzione, come fosse musica, che emoziona, non solo per quello che esprime ma per come parla.
    L’argomento era delicatissimo e lo hai saputo proporre con il tatto e gentilezza che ti contraddistinguono.
    Il punto di vista è particolarmente elevato, in tutti i sensi. Solo da certe altezze si può osservare ciò che accade quaggiù e esserne talmente lontani da faticare a comprendere, come farebbe l’anima pura di un fanciullo.
    Mi piacciono lo stile, i dialoghi e ci sono alcuni passaggi da brivido per quanto veri e commoventi.
    Hai dimostrato una bravura rara e inconsueta, fuori dal mondo, dal nostro mondo.
    Bravissimo Lorenzo.
    (Penso anche che ci sia qualcosa che lega fortemente questo racconto al lutto per la perdita dell’amico di “Una stagione all’Inferno”, credo. Forse ci hai permesso di conoscere qualcosa in più, che poteva essere o… non so, impressione mia)

    Grazie ancora per i tuoi commenti. Fanno tanto bene.
    Sono quasi svenuta dalla felicità…

  39. Lorenzo, riemersa dalla correzione intensiva di approfondimenti d’esame, mi sono imbattuta nella formidabile Marcella che commentava questo tuo racconto e sono andata a recuperarlo. Confesso di non averlo fatto prima perché la fantascienza non è il mio genere. Ho scoperto, invece, che il tuo non è un racconto di fantascienza, ma di realtà, anzi di civiltà che, come giustamente fai notare, dovrebbe essere cosa ovvia e praticata dagli umani. Non è che il nome Makox abbia qualche relazione con il grandissimo Makkox di Gazebo, fumettista geniale che sa delicatamente tradurre in immagini anche le vicende più crudeli? anche lui è un po’ un marziano!

  40. Ed è successo di nuovo che mi scappa l’errore!
    Quando uso il cellulare ho l’ansia da commento perché, oltre agli errori che faccio io, ci sono quelli del correttore automatico, che ignora l’uso dei congiuntivi.

  41. Marcella,

    credo ad ogni tua parola :-).

    Paola ha ragione, sei formidabile!

    Grazie mille per questo commento competentissimo ed a cuore aperto.

    Provo a risponderti.

    Non so se i due racconti siano legati, ma subconsciamente può darsi di sì.

    Infatti ho provato per due anni a scrivere qualcosa per il mio amico scomparso ma la penna non partiva; appena finito di scrivere Ichtù, invece, Una stagione all’inferno è venuto da solo, velocemente e naturalmente, come se fosse misteriosamente collegato al racconto sull’alieno.

    Sicuramente entrambi i racconti affrontano il tema della morte sotto profili diversi – una morte che non arriva quando dovrebbe, in un caso, ed una morte che viene troppo presto nell’altro -, quindi gli scritti presentano diversi aspetti comuni.

    Ancora grazie!

  42. Paola,

    da vera Prof. di lettere, non basta togliere una “K” per trarti in inganno :-).

    In effetti il nome del pianeta voleva essere un velato riconoscimento al grandissimo Marco Dambrosio, che adoro.

    Sono felice che tu lo abbia notato.

    Grazie per le belle parole!

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