Racconti nella Rete®

23° Premio letterario Racconti nella Rete 2023/2024

Premio Racconti nella Rete 2016 “La multa di Gustavo e Lara” di Chiara Schenetti (sezione racconti per bambini)

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2016

Questa è una storia seria e davvero non c’è nulla da ridere.  Anzi, stiamo attenti che non capiti anche a noi!

C’era Gustavo, un bel signore sulla quarantina, sposato, con un bimbo di dieci anni, Remy. Aveva una bella moglie, una bella casa, una bella macchina e, per tutta la vita, avrebbe avuto quarant’anni. Avete capito bene, non avrebbe mai più festeggiato i compleanni, perché tanto, ogni anno, sulla torta ci sarebbe stato lo stesso numero di candeline. I  suoi amici avevano provato a festeggiarlo lo stesso, ma poi si erano stufati. Tutte le volte la stessa storia! Allora, che senso aveva il compleanno se uno compiva sempre gli stessi anni? “Basta!” avevano detto e così non gli arrivarono più regali e mai più avrebbe scritto biglietti di invito alla sua festa. I cappellini a cono che si indossano ai party e le trombette, li poteva usare solo ai compleanni degli altri. E la canzone ‘Happy Birthday to you’, non era mai per lui. E’ triste, è vero, però è anche giusto. O si va avanti a compiere gli anni o non si ha più il diritto a essere il festeggiato. Bisogna anche lasciare spazio agli altri, a quelli che hanno il coraggio di diventare grandi e poi di mezza età e poi nonni. Insomma, per lui la vita si era fermata a quarant’ anni. Non invecchiava più! Era una bella fortuna! Comodo così, eh?

Però non era tutta colpa sua, o meglio, fino a un certo punto no ma ad un certo punto sì.

Il fatto è che, quando era nato, c’era stato un errore e gli avevano dato una specie di superpotere che lo metteva in grado di rivivere tutto quello che era accaduto nel passato, anche le cose capitate ad altri, qualora queste venissero evocate. Cioè, bastava che uno raccontasse qualcosa che  gli era successo e lui ci si trovava catapultato. Immaginate a scuola la lezione di storia? Era un incubo! Parlavano dell’impero romano e immediatamente ci si trovava in mezzo. Vi rendete conto? Finiva solo soletto sul campo di battaglia! Senza la mamma, senza il papà, senza fratelli o sorelle più grandi, senza gli amici… La maestra aveva raccontato per filo e per segno come era costruito un accampamento romano e lui l’aveva visitato tutto! Aveva anche usato una catapulta! E vi immaginate quando aveva studiato l’era glaciale e la storia dei dinosauri?? Che paura che aveva avuto, aveva tremato tutto il tempo in mezzo a quei tirex, pterodattili  e brontosauri (aveva tremato non poco anche  per il freddo). E quando si era trovato in una caverna preistorica dove quegli uomini vestiti solo di pelli di animali si rincorrevano con la clava?! A dir la verità era stato tutto molto interessante, ma anche un po’ stressante. Si nominava un fatto passato e lui non aveva più pace. Quando succedeva a scuola, chiedeva di andare in bagno e poi, in realtà, spariva. Spariva per un po’, lontano anni luce dagli altri compagni di classe. Mica  andava a fare la pipì davvero. Tsè, poverino! Vuoi che la maestra e gli amici lo vedessero scomparire? L’avrebbero cercato dappertutto, avrebbero chiamato fin la polizia! Lui ormai lo sapeva e quando si faceva storia aveva capito che a un certo punto era meglio uscire dall’aula. Lo sentiva quando era il momento perché cominciava ad  avvertire sempre più vicine ad esempio le urla  dei soldati, fino a chè se li vedeva di fronte, con la fanteria schierata e in assetto da guerra proprio all’interno della loro classe. Così era meglio uscire un attimo per non dare troppo nell’occhio. E poi, poteva anche essere pericoloso quel campo di battaglia così vicino a loro. Così, aperta la porta dell’aula, gli bastava un passo ed entrava in un altro mondo, quello passato di cui si stava, ahimè, parlando. La maestra aveva notato che Gustavo usciva spesso nella sua ora e aveva anche pensato che non fosse interessato alla materia, ma poi quando lo interrogava lui sapeva sempre tutto, nei minimi particolari, e anche di più di quello che lei stessa aveva spiegato. “Approfondirà gli argomenti a casa” si diceva. In realtà è vero, gli argomenti li approfondiva eccome! Era immerso nella materia fino al collo! Così, l’insegnante aveva pensato che Gustavo avesse solo bisogno di recarsi spesso al bagno, e lei lo lasciava andare.

Questo meccanismo si ripeteva sempre nella sua vita, fin da quando era bambino. Ormai ci aveva fatto  il callo.

Se qualcuno gli raccontava della partita di pallone che aveva giocato alcuni giorni prima… ecco che si trovava in campo con la maglia della squadra. E lui non era neanche bravo a calcio, dato che il suo sport preferito era il nuoto. Così il pubblico dei genitori  lo fischiava e i compagni nello spogliatoio gli dicevano che era stato una frana!

E quella volta che la televisone aveva raccontato di quando il primo uomo era stato sulla luna? NOoooooooo! In un battibaleno si trovò su una navicella spaziale diretta là a fianco di Amstrong, il primo uomo che mise piede sul satellite della terra, la luna, e Gustavo, nessuno lo sa, fu  niente popò di meno che… il secondo!

Ah, pensate che sia una bella fortuna quello di Gustavo? Vorreste davvero essere al suo posto? Si, avete ragione, però, a lungo andare era una cosa un po’ stressante. Certo che aveva sperimentato un sacco di cose nella vita, ne aveva vissute di cotte e di crude. Aveva anche partecipato a un quiz a premi in televisione ed era stato osannato come il più gran campione di tutti i tempi: per forza, sapeva tutto! Oh quanti soldi che aveva vinto: te lo dico che aveva una bellissima casa e una macchina costosa. Quella volta lì era finito su tutti i giornali, trattato come una celebrità. Ma lui mica aveva svelato il suo segreto. Passava per un gran sapientone e basta.

Aveva anche una mogliettina, tanto brava e premurosa, e insieme avevano avuto un bellissimo bambino, Remy. Solo che, si sapeva, che quando si sarebbero sposati avrebbe passato il suo superpotere anche alla consorte. Lei aveva accettato, gli voleva troppo bene; avrebbe condiviso quella cosa con lui e per nulla al mondo lo avrebbe lasciato. Il fatto è che, per linea ereditaria, anche il loro bimbo avrebbe avuto quel superpotere.

Remy in realtà era un po’ diverso da suo padre; non se ne faceva un cruccio, lui la cosa la prendeva in ridere. Era molto esaltante rivivere le grandi cose del passato, un regalo fantastico che gli aveva fatto il suo papà.

Però, va detto che all’età di quarant’ anni il superpotere si poteva esaurire. Quindi Gustavo, dopo una vita intera a scuriosare nel passato, poteva finalmente scegliere di essere una persona dalla vita un po’ più “normale”, come la mia e la vostra si intende; noi le grandi storie del passato le possiamo solo leggere sui libri e sentirle raccontare dalla maestra, e non sicuramente  le possiamo vivere in versione 3 d!

Ma Gustavo, il giorno prima di compiere quei fatidici quarant’ anni e di prendere quella saggia decisione,  si era guardato allo   specchio e si era visto, udite udite, un capello bianco! Era una cosa normale, tanti papà e tanti zii hanno i capelli bianchi o un po’ grigini, ma nessuno se ne fa un dramma. Gustavo però si era abituato ad essere una celebrità e gli era venuta paura di invecchiare e di diventare anziano come tutti gli altri. Sapete cosa fece? Decise di tenersi il suo potere e di stare rinchiuso negli eventi passati. La sua vita era racchiusa in un lasso di tempo dalla nascita fino  a quel  momento; niente di nuovo poteva più succedergli: niente di brutto ma nemmeno più niente di bello. E tutto questo per la sua paura di invecchiare. Avrebbe tenuto prigionieri delle cose passate anche il suo Remy e la moglie; ma siccome erano una bella famiglia, per amore, tutti accettavano la decisione di Gustavo. Remy ne era anche contento, da bimbo furbino che era, e Adele appoggiava il marito in tutto e per tutto: “Per amore questo e altro”, si diceva. D’altronde, chi sa qual è la decisione giusta?

E fu così che quello fu il suo ultimo vero compleanno.

In un’altra città invece abitava Lara, una bella bambina dai riccioli biondi come il frumento, dagli occhi blu come il mare dei Caraibi e con tante lentiggini a contornarle il visetto paffutello.  Aveva otto anni ed era molto furba; solo che, non aveva voglia di studiare. A lei la scuola proprio non piaceva; si annoiava a morte e, secondo la sua ottica di vita,  era meglio andarsene a giocare al parco piuttosto che stare a leggere il sussidiario e a fare quegli odiati problemi di matematica (in realtà erano odiati da lei, ma per fortuna ci sono tanti altri scolari che l’aritmetica l’ amano eccome, vero ragazzi?). Sapete che però Lara aveva davvero un problema, e non c’entrava con la matematica questa volta! Le succedeva l’opposto di quello che succedeva a Gustavo. Incredibile, a lei avevano esagerato con un altro superpotere, quello che ti catapulta direttamente nelle cose future. Cioè, ogni volta che si parlava di qualche ipotesi, o di qualche accadimento prossimo venturo, lei ci si trovava già inguaiata. Non faceva in tempo a viversele con calma le cose che era sempre proiettata in progetti altrui o previsioni  di qualcuno magari riguardanti il giorno dopo o  anche anni più tardi. Per un certo verso le accadeva come a Gustavo: cominciava a sentire le cose in modo sempre più insistente e allora capiva che era il momento di chiedere alla maestra di uscire, ma in questo caso succedeva quando si parlava di cose non ancora avvenute. Lei lo faceva volentieri di andare fuori  perché riteneva le lezioni  sempre poco interessanti. Sbuffava spesso in classe e la maestra di questo se ne accorgeva. Però, pensava anche che se la lasciava uscire, magari si distraeva un attimo, si sgranchiva le gambe e dopo tornava con un po’ più di voglia di seguire; purtroppo in realtà questo non accadeva mai. Comunque sia, appena varcava la soglia dell’aula, un passo e via! Si trovava catapultata in posti lontani anni luce da quelli dove vivono tutti. Non  dimenticherà mai  quella volta che a scuola avevano parlato di quando un giorno l’uomo avrebbe iniziato ad abitare sul pianeta Marte; e via, lei si era già trovata là per prima. Aveva visto delle casine tanto belle lì che aveva anche pensato di scappare da casa e di trasferircisi. E quando avevano parlato di un’eventuale gita di fine anno a Parigi? Oh no, lei era già finita ai piedi di quella grande torre… che neanche si ricordava come si chiamava… comunque era là da sola, si era quasi persa e non parlava quella lingua. Tra parentesi, bambini, quell’altissimo monumento di ferro si chiama tour Eiffel e sappiate che a Parigi si parla il francese. Lara non le sapeva queste cose perché era, come dire, un po’ allergica alla scuola. E quella volta che si era ipotizzato di bocciarla perché non studiava mai? Oh nooo, si era trovata già davanti alla sua pagella con su scritto ‘BOCCIATA’ e ai genitori imbufaliti che progettavano una sostanziosa punizione. Insomma, Lara si metteva in grossi guai a causa di quel superpotere ma, a dir la verità,  non solo per colpa di quello. Anzi, sapete cosa aveva pensato? Aveva pensato che grazie a questa magia, lei avrebbe potuto diventare grande subito e saltare gli anni della scuola. Mai più avrebbe messo una cartella sulle spalle, mai più avrebbe aperto il sussidiario. Una gioia! E appena le avrebbero dato la possibilità di scelta, l’avrebbe sfruttata in pieno.  Altrochè vivere le cose come si deve, lei voleva proprio bruciare le tappe. Nello specifico voleva saltare la tappa della “prigione scolastica”, come la vedeva lei. E così avvenne. Il superpotere le scadeva a dieci anni e lì poteva decidere. Non aveva ombra di dubbio, avrebbe venduto anche l’anima al Gatto e la Volpe di Pinocchio pur di scappare dai libri. E così decise di vivere il suo futuro in anticipo.

Al compimento del decimo anno di età si trovò magicamente ad avere venticinque anni: era diventata una bellissima ragazza bionda, dagli occhioni da cerbiatta e blu come il cielo,  con una manciata di fresche lentiggini a renderla ancora più interessante e sbarazzina. Però, ragazzi miei, era una vera oca. Sì, era proiettata nelle cose future, ma non sapeva proprio nulla della storia, dei dinosauri, delle guerre mondiali. Non sapeva fare i conti, non conosceva nessun libro. Che vergogna! Andava con le amiche a fare shopping e non sapeva neanche se la commessa le aveva dato il resto giusto. Bella, ma un po’ somara; e va ricordato che la colpa era anche sua. Aveva approfittato di un superpotere per scappare dalle fatiche del crescere. Si era trovata già grande, con tutta la pappa pronta. Una ‘nata con la camicia’, direbbero i grandi in tono di disapprovazione. Ma sai che vergogna essere fidanzato con  una ragazza che sbaglia ancora a scrivere le doppie? E che scrive squola anzichè scuola??

Un giorno però accadde una cosa straordinaria. Fuori da un autogrill, c’era un bel signore sulla quarantina che camminava nel parcheggio guardando all’indietro e teneva sempre gli occhi verso dove era venuto e mai nella direzione dove stava andando. Aveva per mano un bambino e una bella signora, che guardavano entrambi dall’opposto senso di marcia di quello dove dovevano andare. Si guarda in avanti di solito, per non inciampare. Eh si, l’avete proprio riconosciuto, era Gustavo.

Nella stessa piazzola passava una bella ragazza dai capelli color dell’oro, molto affascinante ma, ahimè,  aveva un modo di guardare un po’ strano: lo sguardo non era mai all’indietro, è vero,  ma al contrario gettato un po’ troppo in  alto. Sbirciava  in avanti ma non proprio davanti a sé, anzi, sempre un po’ più in là rispetto alla traiettoria dove guardiamo tutti. Per intenderci, ignorava chi aveva davanti e guardava nel punto più in là possibile, verso l’orizzonte.

Immaginate se questi due si fossero mai incontrati? Si sarebbe scontrati semmai: uno tutto proiettato verso ciò che è già stato, l’altra diretta verso  ciò che di più lontano c’è. Non si sarebbero neanche visti, così chiusi nel proprio mondo; e infatti così avvenne. Imbalzarono l’uno sull’altro proprio in quel parcheggio di autogrill e, chi vide la scena, ancora oggi dice che fu memorabile: ambedue le parti presero la scossa e caddero a terra. Ci furono fulmini dal cielo e grida di panico. Arrivò l’ambulanza a soccorrere i malcapitati,  ma  quell’incidente  fu la loro fortuna. Si creò una reazione a catena che fece sì che ognuno trasmise un po’ di superpotere opposto all’altro. A entrambe le parti in causa spuntò un bel bernoccolo sulla fronte (ci vollero tre mesi prima di guarire) e la colpa dell’accaduto fu data dai vigili a entrambi. Non si erano visti, rinchiusi come erano uno nel passato, l’altra nel  futuro, tutti e due egoisti in egual misura.

Capirono magicamente l’importanza di vivere il momento presente e di non rimanere  vittima né dei ricordi né dei sogni.

Se avessero vissuto nella realtà, perlomeno si sarebbero risparmiati un bel bernoccolo in fronte e una multa molto, ma molto salata, aggravata dal fatto che quell’incontro-scontro aveva creato disagi di ordine pubblico, con macchine accalcate nel parcheggio dell’autogrill e bloccate per ore, affinchè i vigili potessero ricostruire con precisione le dinamiche di quello strampalato incidente e ascoltassero tutti i testimoni. La piazzola  fu delimitata da nastro rosso e bianco e interdetta al pubblico per l’arrivo dell’elisoccorso;  le persone rimasero  dentro l’autogrill fino  a notte inoltrata e furono dati loro pasti gratis, poi rimborsati ai gestori in modo equo da entrambe le parti in causa (questo avvenne per volere del giudice).   Infine, si tenga presente che alcune auto furono danneggiate dai fulmini e dalla forte scossa elettrica sprigionatasi dal forte impatto.

Inaspettatamente,  Lara  decise di tornare sui banchi di scuola  e fece anche l’università, arrivando a diventare una maestra bravissima (l’avreste mai detto??).  Gustavo invece ricominciò a festeggiare i compleanni perché,  da allora, i capelli bianchi non gli fecero più nessuna paura, anzi…

Gli errori possono costare cari ma, si sa, a volte sbagliando si impara; eccome se si impara!

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