Racconti nella Rete®

23° Premio letterario Racconti nella Rete 2023/2024

Premio Racconti nella Rete 2014 “Il volo del tasso” di Simonetta Gentile

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2014

Si trovò improvvisamente catapultata in un’altra dimensione. E, guardandosi alle spalle, capì che avrebbe proseguito per quella strada. Non sapeva a cosa sarebbe andata incontro, cosa l’aspettasse, non ne aveva idea, ma sapeva che avrebbe iniziato quel cammino, che avrebbe mosso quei passi verso una destinazione a lei ignota. Erano stati pochi i giorni, ma fatti di sguardi, così profondi e così intensi che, mentre si faceva accogliere dalle sue braccia, realizzò di aver desiderato questo da sempre, inconsapevolmente, altrimenti non si sarebbe spiegata quella forza incontrastabile che l’aveva spinta a rifugiarsi nel suo abbraccio, ed alla quale non aveva potuto, ma soprattutto voluto, opporsi. “Ti amo” pensò, ma non lo disse. “Ti amo” pensò, lo capì subito, quello era Amore, ne era certa ma non lo disse, non ora, era presto e si lasciò solo cingere da quelle braccia già un po’ dorate dal sole, che aveva tanto bramato. Poi si lasciò accarezzare e stette lì, in attesa, un’attesa che probabilmente durava da una vita, la sua. E aspettò ancora, con gli occhi chiusi, ascoltando una musica lontana, di un’altra terra, di un altro mondo, quello dove tutto stava accadendo, dove persino il tempo quella notte si fermò, anch’esso in trepida attesa. Tutti i suoi sensi erano permeati di suoni, di odori, di luci e ombre, di sensazioni confuse, di paura e di gioia al contempo e la sua pelle rabbrividì, scossa da un fremito fino ad allora ignoto. L’abbracciò anche lei, prima timidamente poi con trasporto, quasi a placare quella sete che aveva di stringere a sé quel corpo. Un corpo sconosciuto, di un mondo sconosciuto, che l’aveva attirata come una calamita con il ferro, lasciandola stupita ma indifesa, impaurita ma decisa a farsi preda di quello che stava succedendo. Poi lentamente i loro volti si spostarono per permettere alle loro labbra di cercarsi e, infine, trovarsi. Fu come se tutto intorno cessasse di esistere, la stanza si spogliò delle sue pareti, la terra sparì sotto i suoi piedi, la musica si spense lontana fino a diventare silenzio, un silenzio che raccolse solo i battiti del suo cuore in tumulto. I loro occhi si incontrarono, socchiusi in uno sguardo di stupore ma pieni di desiderio e di gioia e di voglia di baciarsi ancora. E si baciarono ancora, con dolcezza, con timore, con passione, con la voglia di perdersi, nel tempo, nel mondo, nel loro mondo. Lentamente le loro mani si cercarono. Mani capaci di dare carezze sconosciute, mani delicate e forti allo stesso tempo, mani che scoprivano il suo corpo e ne perlustravano le curve, come mai fin’ora mani così avevano fatto. Lentamente le loro mani si intrecciarono. Lentamente anche lei iniziò ad esplorare, dapprima timorosa, incuriosita, incapace di muoversi, sfiorando solo con le dita, poi a mano a mano più sicura, più desiderosa di scoprire e infine di dare piacere. Si spogliarono dei loro vestiti e restarono a guardarsi, in una muta consapevolezza di ciò che sarebbe accaduto, forti della certezza che sarebbe accaduto, dopo averlo tanto desiderato. E accadde. Si sdraiarono nell’abbraccio dei loro corpi, si coprirono di una ruvida coperta e nel buio della stanza ma nella luce della loro bramosia si cercarono, si amarono, si diedero il piacere dei sensi per placare il loro stupore che tutto ciò, fino ad allora soltanto immaginato nei giorni appena trascorsi, si stesse realizzando. E si addormentarono. Venne il giorno, vennero i giorni. Furono aurore e tramonti, canti e risate, passi su strade funestate dall’odio dei popoli ma di una terra piena di speranza, sguardi proibiti, mani sfiorate, congiungimento di corpi, carezze furtive, attimi rubati, sorrisi traboccanti di felicità. E venne l’ultimo giorno, e vennero le lacrime, e venne l’addio. Ferma, immobile, incapace di accettare il distacco, attese il suo abbraccio di commiato trattenendo l’irrefrenabile voglia di gridare il suo dolore, nella consapevolezza che il sogno in cui avevano vissuto fino ad allora doveva lasciare spazio alla dura realtà, era finito. Si ritrovò fra le sue braccia per l’ultima volta, assorbì il calore del suo corpo come per farne riserva da portare con sé e lentamente s’incamminò: sapeva che non poteva voltarsi indietro. I suoi passi la stavano riportando a casa ma tutto di lei restava li, il suo cuore, la sua mente, il suo corpo, la sua vita. Quella vita sopita da anni e forse finalmente ritrovata, quella vita creduta persa e improvvisamente rinata, ma lo sapeva anche lei: quella vita non le apparteneva e lei non apparteneva a quel mondo, fino a ieri profondamente sconosciuto. Il fatto che ci si fosse affacciata non la legittimava ad appartenervi, e razionalmente doveva rientrare entro i confini della sua esistenza. Ma non fece i conti con il destino, che alle volte decide per noi. E che decise per loro. Decise che i loro corpi dovessero ricongiungersi, le loro braccia stringersi, le labbra unirsi, le risate riecheggiare, le parole raccontare, gli sguardi incontrarsi, le mani intrecciarsi nuovamente. E furono notti di luna piena, fuochi d’artificio, giorni di sole, vento di mare. E per lei fu amore profondo, incredibile, inspiegabile, indescrivibile persino a se stessa. Ma anche segreto, furtivo, oscuro, raccontato ma non detto, ferocemente voluto ma inconfessabilmente colpevole, e la distrusse. La annientò, svelandole le sue fragilità, le sue debolezze, la sua incapacità di vivere un sentimento universale ma che non le apparteneva, la sua certezza di non voler essere fatta di cose nascoste ma al contempo incapace di confessarle al mondo. E venne di nuovo l’addio. Attraverso le lacrime il finestrino ondeggiava pari ad un miraggio, attraverso il finestrino il suo viso pareva una scena in dissolvenza. Incapace di accettare l’ineluttabilità fissò lo sguardo lontano, ma poi si girò, per vedere quel volto amato un’ultima volta. “Hai mai visto un tasso volare?” chiese. “No, è impossibile” le rispose. “Ecco, impossibile. Come il nostro amore”.

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13 commenti »

  1. Intenso, mi hai emozionata… é questo titolo bellissimo…

  2. Grazie Luisa! Per me, che scrivo per la prima volta, emozionare le persone significa molto! Vuol dire che, sebbene io mi sia affacciata timidamente all’arte dello scrivere senza la pretesa di saperlo fare, sono almeno riuscita a trasmettere le mie sensazioni!

  3. Ben scritto,
    ho notato che ti piace iniziare
    le frasi con E… ,
    forse per dare maggiore continuità.
    Languido e passionale, brava.
    🙂

  4. Grazie Maurizio Polimeni! 🙂 Il tuo “brava” mi riempie di gioia!

  5. molto bello,condivido l’intenso e passionale,e poi questo imprevedibile finale, che da’ il titolo al racconto.Ottima partenza!!!!!!!!!!

  6. Grazie Gloria! Sarei davvero contenta se fosse l’inizio di un lungo viaggio……!

  7. Siamo giunti alla fine di questa nostra avventura (la mia, iniziata per pura curiosita’, un po’ stimolata dagli amici , un po’ per gioco…..!) Ho letto diversi vostri racconti, provando ogni volta emozioni diverse, sensazioni dettate da un particolare, commozione per la trama o divertimento per l’intrecciarsi delle situazioni….da tutto questo ho imparato molto (….anche come si deve “scrivere”!) pertanto, per me, è stata comunque una bellissima esperienza! In bocca al lupo a tutti e, ovviamente, vincano i migliori!

  8. Bellissimo il titolo, intenso il resto. Forse un po’ prevedibile il racconto… ma comunque brava!

  9. Mille grazie Ugo! e felice che ti sia piaciuto il titolo……:-)

  10. Brava Simonetta,
    Il tema è un classico ma il racconto è comunque scritto bene e con stile.
    Mi è piaciuta anche la frase finale che è ripresa nel titolo.
    Complimenti.

    Marco

  11. Sono davvero onorata del tuo commento Marco perchè è la prima volta che “oso” pubblicare qualcosa…..Mi piace molto scrivere ma solitamente….tutto resta dormiente in qualche cassetto! Grazie ancora!!! 🙂

  12. Brava!

  13. Grazie mille Manu56! 🙂

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