Racconti nella Rete®

23° Premio letterario Racconti nella Rete 2023/2024

Racconti nella Rete 2009 “Il guardiano del cimitero” di Patrizia Perucon

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2009

Voi certo pensate che i guardiani di cimitero non brillino per intelligenza e capacità di riflessione, perchè altrimenti farebbero un altro mestiere. Guardiani di cimitero ed operatori ecologici, cioè spazzini : che ci vuole? Certo si fa un concorso anche lì, bisogna avere la licenza di terza media e la capacità di intendere e volere.

La prima la danno a tutti e la seconda si presume, salvo prova contraria. Occorre poi un’altra qualità: la disperazione. Quella che ti fa accettare qualsiasi mestiere pur di campare. Ma sui guardiani di cimitero ci sarebbe probabilmente da approfondire il discorso. Quello che conosco io, ad esempio, non è affatto il tipo lugubremente rintronato – non più di quattro denti in bocca e gli occhi cisposi – che si aggira con passo felpato tra le tombe e ti compare all’improvviso alle spalle nei film dell’orrore. Si chiama Gerri e ha la vocazione del giardiniere. Vorrebbe trasformare il nostro tipico cimitero all’italiana in uno di stile inglese, con l’erbetta verde, i cespugli di bacche rosse e gli alberi di quercia che allungano la chioma su semplici tumuli segnalati solo da una croce. Ma questo progetto non trova un gran consenso dalle nostre parti perchè la gente vuole camminare su vialetti di ghiaia per non sporcarsi le scarpe e non sull’erba ed è affezionata alle sue lapidi di marmo o pietra rosa ove può far incidere frasi celebri che fanno commuovere.

Così Gerri deve accontentarsi di qualche piccola sotterranea modifica, come piantare un alberello qua e là sperando che all’assessore di turno non venga in mente di farlo sradicare perchè “ingombra”. L’altro giorno è venuto un gran vento. I vasi con dentro i fiori si sono rovesciati e l’acqua si è messa a scivolare sulle lastre di marmo. Petali sfatti e foglie di plastica svolazzavano allegri tra le tombe turbinando in piccole trombe d’aria. Il vento ha spazzato via la polvere di primavera e le carabattole funebri con un’ansia un pò nevrotica di pulizia. Gerri ha avuto il suo bel daffare a rimettere ordine e ha dovuto sbrigarsi perchè c’era un funerale in arrivo. Ma all’ultimo momento c’è stata un pò di confusione. Sentite qua.

“Non capita mica facilmente che la gente si faccia cremare, qui da noi. Eppure non sarebbe un’idea sbagliata. Come in India, che poi spargono le ceneri sul Gange o le disperdono dall’aereo sopra i monti dell’Himalaja, come hanno fatto con Indira Gandhi. Così si risparmierebbe anche sui cimiteri. Io forse perderei il lavoro, ma non credo, perchè qualcuno che vuole farsi seppellire alla cristiana ci sarebbe sempre. Eh, già. Resterebbe più spazio, si potrebbero fare dei bei vialetti e seminare l’erba all’inglese … Va beh. Il guaio è che ora c’è una nuova legge che se uno si fa cremare poi le ceneri non si possono sparpagliare in giro dove si vuole e nemmeno tenere in casa sopra il camino. Bisogna portarle qui, al cimitero. Ma vi pare logico? C’è un posto giù di sotto dove si tengono le urne. Urne sigillate. E io devo controllare che arrivino dalla città, dal crematorio, col sigillo intatto. Perchè potrebbe capitare che qualcuno si porti via le ceneri e magari le sostituisca con della sabbia o con qualche altra polvere che gli assomiglia. Ieri dunque arriva l’urna della signora D. A parte che non mi avevano nemmeno avvertito che era un’urna, così mi ero dovuto scavare una fossa in fretta e furia, con quel vento che buttava per aria i lumini. Va beh, tanto serve sempre, dice il Toio, il mio aiutante, che è uno con un gran senso dello humour . E anzi sono sicuro che il giorno del funerale, tutti quelli che passavano davanti a quella fossa vuota pensavano : chissà chi ci capiterà qui dentro ? Forse uno di noi che ora stiamo qui a stringerci nel cappotto per ripararci dal vento? Insomma, le cose vanno così. Allora, arriva quest’urna, con quello del comune con le carte da firmare e la figlia della signora D. E bisognava fare in fretta perchè mancava mezz’ora alle tre, l’ora del funerale. Andiamo giù nella cripta a controllare e fare queste formalità, ma io mi ero accorto che qualcosa non girava per il verso giusto. Non so, mi pareva che la figlia della signora D., che pure si vedeva che aveva pianto, avesse l’occhio, come dire, distratto da un altro pensiero. E poi mi trattava con una gentilezza sospetta. Per carità, tutti sono gentili con me, forse perchè col mestiere che faccio pensano che abbia una qualche familiarità in più con la morte e che possa quindi dire una buona parola per loro. O forse è per scaramanzia. E poi perchè non c’erano quegli altri figli? La signora D. ne aveva quattro. Tutti belli e intelligenti, proprio come lei. Vengono alle tre, aveva detto questa qui, che era la più bella di tutti. Era bella come una stella. Mah. Ma appena mi passano l’urna, vedo subito che il sigillo non è a posto. Sembrava a posto, ma non lo era. Se avessi tirato un pochino il coperchio si sarebbe sollevato di sicuro. Stavo per aprire la bocca e farlo notare al tipo del comune il quale ovviamente non si era accorto di nulla intento com’era ad ammirare la figlia della signora D. che nonostante la faccia gonfia era sempre bellissima. Devo anche confessare che mi sentivo tutto agitato, perchè finalmente mi capitava qualcosa di fuori dal normale. E magari ci facevo una bella figura ad avere scoperto l’inghippo. Ma in quel momento ho incrociato lo sguardo della figlia della signora D. e ho visto che aveva gli occhi così azzurri, proprio come quelli della madre. E allora mi sono ricordato di un giorno, qualche mese prima, quando la signora D., che sapeva già di essere malata, era venuta a farsi un giro al cimitero. Ci veniva ogni tanto perchè le piacciono i fiori. O le piacevano. E’ che con tutta la gente che vedo passare, non mi ricordo mai bene chi è vivo e chi è morto. Passeggiava tra le tombe nuove e osservava le fotografie e ogni tanto le usciva un sospiro o un’esclamazione, perchè anche lei si meravigliava di vedere già sepolto il tale che aveva incontrato in piazza pochi giorni prima. Capita così. Uno dice: ma se l’ho salutato ieri e stava benone. E invece non era ieri ma l’anno scorso. Già, le cose cambiano in fretta, ma non tanto in fretta come pare a noi. Poi era passata a gironzolare tra le tombe più vecchie e qui le uscivano solo sospiri. Perchè le tombe vecchie, si sa, qualcuna è tenuta bene, qualche altra … Io cerco di starci dietro. Ci metto un fiore là dove non ce n’è, magari lo tiro via da una tomba troppo addobbata, tanto chi se ne accorge. Mi sembra giusto riequilibrare, no? Allora la signora D. sospirava e quando mi sono avvicinato un po’, sempre con discrezione perchè non si può attaccare bottone con troppa disinvoltura al cimitero, ha scosso il capo e mi ha detto: ecco come vanno a finire le cose, caro mio, si piange e ci si dispera, ma poi … Poi si dimentica.

Guardavamo entrambi un tumulo con la lapide scheggiata e una foto ingiallita e un lumino smoccolato. Io pensavo che di certo sarebbe stato tra i primi in lista per la prossima traslazione. Quello era lì da più di quarant’anni e bisognava fare posto ad altri. Ma questi sono pensieri da guardiano del cimitero. A quelli che il cimitero lo vedono da fuori queste cose pratiche non saltano in mente.

Ma la signora D. pareva così triste, così sconsolata.

Allora le ho toccato appena il polso e le ho detto : No. Non è vero. Se si vuole bene veramente non si dimentica.

Lei si è girata sorpresa e mi ha fissato come se avessi detto una gran frase, una di quelle da incidere sul marmo. Mi ha fissato e mi ha sorriso. Questo mi è venuto in mente giù nella cripta quando ho capito che il sigillo era stato manomesso e che le ceneri della signora D. stavano da un’altra parte. La figlia bella teneva gli occhi bassi e il tipo del comune la spiava di sottecchi, non perchè sospettasse qualcosa ma perchè era bella e faceva piacere guardarla, anche lì nella cripta. Così ho preso il foglio, ci ho messo la data e l’ora e l’ho firmato. Poi siamo risaliti nel vento.”

 

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