Racconti nella Rete®

23° Premio letterario Racconti nella Rete 2023/2024

Premio Racconti nella Rete 2017 “Per un pezzo di pane” di Aurora Paglialonga

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2017

Matteo ha nove anni e vive al paese blu. Abita in un piccolo appartamento, sotto al quale si trova un bar dove la madre trascorre le giornate. La sua camera si affaccia ad una piazza nella quale i suoi compagni di classe si trovano per giocare a calcio o per mangiare un gelato. Dalla sua camera Matteo vede anche la casa più bella del paese e, non essendoci mai entrato, immagina come possa essere l’interno. «Sicuramente i muri sono bianchi e dal soffitto pende un lampadario rotondo e molto grande, fatto tutto di pietre trasparenti. I mobili devono essere marroni e un po’ antichi, certamente non possono essere moderni perché la casa è vecchia» pensa sempre Matteo. Immagina anche chi possa abitarci, perché l’unica persona che vede uscire dalla casa è la domestica. «Secondo me ci vivono un signore che è sempre vestito in giacca e cravatta e una signora che indossa solo abiti firmati. Magari hanno anche una figlia bellissima! Però… però anche se fosse così lei non mi guarderebbe nemmeno di striscio.»
Matteo purtroppo viene preso in giro dai suoi compagni di classe quasi ogni giorno. Solo ora che è in vacanza ha un po’ di pace, ma non vuole mai uscire di casa perché sa che li incontrerebbe in piazza. I bambini lo chiamano perdente, poveraccio, anatroccolo e diavoletto. Eppure Matteo è bellissimo: pur essendo magro e piuttosto basso, è molto agile e nelle gare di corsa riesce a battere tutti. Ha due grandi occhi blu e qualche lentiggine qua e là. Ha anche i capelli rossicci, per questo motivo è soprannominato “diavoletto”.
È il più piccolo in famiglia. Suo fratello Pietro ha sedici anni, sua sorella Laura diciotto ed entrambi non vanno d’accordo col piccolo Matteo. Lo trattano male, gli fanno i dispetti. Tante volte lo chiudono in una stanza per ore e nel frattempo guardano la TV o escono a prendere il gelato, ma i genitori non dicono niente. Il padre è assente, sempre in giro per lavoro, torna a casa due o tre volte al mese. La madre trascorre le giornate al bar, qualche volta fa lavori domestici nel vicinato per guadagnarsi due bottiglie di vino di scarsa qualità. È una donna trasandata, i capelli neri sempre spettinati le arrivano a metà schiena e la ricrescita grigia è sempre più evidente col passare degli anni. Ha trentotto anni, ma ne dimostra almeno cinquanta. I denti sono ingialliti dal fumo, le guance scavate e le occhiaie violacee. Come se non bastasse ha una tosse grassa e persistente e ad ogni colpo si lascia sfuggire un’imprecazione. Quando la sera rientra cucina sempre la zuppa, a volte la pasta condita con l’olio, altre volte è troppo ubriaca e non cucina. Pietro e Laura per sopravvivere rubano del pane e dei salumi al supermercato. Li infilano sotto la felpa o nella borsa ed escono come se niente fosse, sono esperti. Matteo queste cose non le fa. Lui è buono, se ha fame si cucina la pasta da solo mentre i fratelli sono in giro a rubare e ne porta un piatto alla madre. Se la casa è vuota va anche lui al supermercato, ma non per rubare. Porta con sé la mancia che il padre gli dà quando rientra dal lavoro e compra un po’ di pasta, della verdura e del pane. Poi torna a casa e cucina per tutti, anche per i fratelli dispettosi. A volte usa i suoi risparmi anche per comprare le medicine alla madre, che ogni due settimane è ammalata.

Quel giorno Matteo era uscito di casa proprio per questo motivo. La madre stava male, tossiva, le usciva sangue dal naso e aveva la febbre. Non sapeva cosa comprarle, ma avrebbe spiegato tutto alla farmacista e ci avrebbe pensato lei. Uscì correndo, passò davanti al supermercato e non si fermò, anche se erano due giorni che non toccava cibo. Era preoccupato per la mamma, voleva che stesse bene. Ai suoi fratelli invece non fregava niente. Pietro era andato in spiaggia a fumare di nascosto, Laura con la sua minigonna preferiva trascorrere il tempo con i ragazzi più grandi, quelli che avevano già la macchina e potevano portarla al centro commerciale o in discoteca. Se n’erano andati dicendo «pensaci tu, perdente. Che hai di meglio da fare, se non soccorrere l’ubriacona?» e Matteo non aveva alternative, se non fare da baby sitter alla madre.
Entrò in farmacia con il fiato corto.
«Che ti serve, piccoletto?»
«La mamma non sta bene. Ha la tosse, quella grossa, quella che viene a chi fuma tanto. Poi le esce sangue dal naso, ma non poco, tanto! E ha la fronte calda, mi sa che c’ha la febbre.»
La farmacista aggrottò la fronte e strofinò il mento con la mano destra. Poi prese qualcosa da un cassetto. «Prendi questo biglietto e chiama il numero in basso. È quello del medico migliore del paese. Lui saprà cosa darle. Nel frattempo però potresti portale qualcosa per far abbassare la febbre» allungò il braccio e aprì un altro cassetto «questa dovrebbe andare bene.»
Matteo ringraziò, allungò i soldi che si era portato dietro e se ne andò. Gli erano rimaste due monetine tra le mani, avrebbe potuto comprarsi un panino e ne aveva voglia, aveva tanta fame. Decise quindi di fare tappa dal panettiere e comprò un panino farcito con il prosciutto. Non fece in tempo a uscire che già gli aveva dato un morso. Ora si sentiva meglio. Sapeva che doveva sbrigarsi e tornare dalla madre, ma quel panino aveva una tale voglia di essere mangiato. Stava per dare un altro morso, ma qualcuno lo distrasse.
«Ehi, ragazzetto! Tu, proprio tu con i capelli color inferno!»
Matteo alzò gli occhi e si trovò a poca distanza da un uomo anziano, sporco, con i capelli lunghi e arruffati e la barba incolta. Puzzava di alcol e fumo. Ai suoi piedi un bicchiere con la scritta “ho fame”.
«Sei proprio bruttino, eh, diavoletto! Dì, come ti chiami?»
«Matteo, signore.»
L’uomo sputò a terra.
«Non mi piace il tuo nome, sai?»
Matteo abbassò la testa e singhiozzò sottovoce.
«Che fai ora, piangi? Femminuccia. Sei anche magro come una femmina.»
Un altro singhiozzo, poi strofinò la mano sul naso che colava. Si girò, voleva andarsene, ma il vecchio lo chiamò di nuovo.
«Senti ragazzetto, Matteo, o come ti chiami. Non è che mi daresti un pezzo del tuo panino? Ho fame. Oggi mi hanno lasciato solo due centesimi e un tappo di bottiglia. La gente qui fa schifo. Te ne chiedo solo un pezzo piccolo, non te ne accorgerai nemmeno. Promesso.»
A Matteo non servivano le promesse. Lui gliene avrebbe offerto un morso in ogni caso. Quel pover uomo aveva fame, perché non sfamarlo? Certo lo aveva trattato poco bene, ma non gli importava. Pensava che fosse giusto aiutarlo. «Bisogna sempre offrire il proprio aiuto a chi ne ha bisogno» gli diceva sempre la maestra a scuola. E Matteo era altruista. Allungava la mano se qualcuno glielo chiedeva e non la ritraeva mai, a costo di farsi portare via l’intero braccio. Matteo amava le altre persone e amava aiutarle, anche quelle cattive. Era debole di carattere, ma nessuno si permetteva di fermare le sue opere di bene.
Matteo annuì e gli porse il panino «tenga signore.»
Il vecchio non ringraziò. Prese il panino ferocemente, lo aprì, tolse il prosciutto e lo buttò a terra con gesto di disgusto «è pieno di grasso, che schifezza.»
Poi morsicò il pane, lo masticò qualche secondo e lo sputò ai piedi di Matteo. Guardò gli occhi del piccolo riempirsi di lacrime e riuscì a sentire un singhiozzo strozzato. Esplose in una risata fragorosa, tanto da doversi tenere la pancia con la mano. L’odore di alcol arrivò fino alle narici del bambino. Poi allungò il braccio e restituì la crosta del pane a Matteo, un pezzettino grande quanto una noce. Mentre rideva ancora biascicò qualche parola. «Ora vattene, diavolo! Vattene!» e mentre parlava non smetteva di ridere. Il piccolo, con gli occhi bassi, frugò nella tasca e osservò l’ultima moneta che gli era rimasta. Si piegò e la lasciò cadere nel bicchiere con scritto “ho fame”. L’unico rumore che si udì fu il tintinnio del soldino. Il mondo taceva. Matteo si voltò e andò verso casa, stringendo il pezzo di pane tra le dita.

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26 commenti »

  1. Aurora, che pena per questo piccolo Matteo costretto a vivere in un mondo tanto diverso da lui! Ho letto che hai soltanto 19 anni e mi piacerebbe sapere come mai hai deciso per una descrizione così cupa dell’umanità. E’ questa la tua percezione del mondo? perché, se è così, l’hai espressa molto bene, ma un po’ in anticipo sui tempi… forse.

  2. Tristezza e rabbia, ecco cosa mi trasmette questo racconto. Tristezza per un mondo menefreghista in cui un bambino deve lottare da solo e rabbia per le persone che circondano il povero Matteo, che, nonostante la cattiveria degli altri, si “ostina” ad essere buono.

  3. Grazie Paola perché hai ritagliato un attimo del tuo tempo per leggere e commentare il mio piccolo racconto. Per rispondere alla tua domanda: ciò che mi ha dato l’idea per scrivere questa breve storia è in realtà legato al mondo del lavoro. Sebbene non sia assolutamente esplicitato da me, Matteo è il giovane lavoratore purtroppo sfruttato da tutti che però si ostina a fare il suo “dovere”. Al contrario il vecchio uomo è chi impone il potere sul povero lavoratore, sentendosi maggiore.
    Grazie ancora per il tuo commento

  4. Ciao Nicole, grazie per aver letto e commentato il mio racconto. È proprio vero: questo racconto trasmette molta rabbia, che è d’altronde il sentimento più comune tra i giovani come me.
    Ti ringrazio ancora.

  5. Aurora, colpisce il tuo racconto, rabbia per l’ingiustizia ma anche un senso di forza solitaria che si confonde con la delicatezza di Matteo.
    Debolezza che diventa un gesto assoluto di misericordia e acquista un suo valore universale di ribellione.
    Matteo in fondo è un sovversivo che accetta il bene come concetto metafisico, sganciato dal soggetto che lo riceve.
    Una ribellione pacata ma tanto più accanita quanto più si rivela indegno il mondo che lo circonda.
    Brava Aurora lo trovo bellissimo e rivoluzionario questo tuo racconto! Complimenti

  6. Gianluca, grazie per aver letto la mia storia è per aver lasciato un bellissimo commento. Sono lieta che il mio racconto ti sia piaciuto, grazie per i complimenti. Ti saluto

  7. Aurora cara, il piccolo Matteo mi sembra uno di quei fiori forti e turgidi che crescono nel deserto arido e spietato. Ti sorprende quella forza nella completa solitudine, e ti chiedi dove attinga linfa vitale e come possa, nonostante tutto, sopravvivere.
    Questo mi è parso il protagonista: un fiore di speranza che può diventare oasi…

    Ho letto la tua spiegazione e sinceramente non avevo colto l’attinenza con il mondo del lavoro ma semmai mi era parso un bambino bullizzato da tutti, dalla vita. Credevo fosse quello il rimando.
    È bello però che ogni lettore legga con i propri occhiali, ognuno ha il suo paio, con la propria gradazione.

    Bravissima Aurora, continua a “buttar fuori” tutto ciò che preme e pulsa. L’ho sentito forte.
    Poi leggo l’altro…

  8. Ciao Marcella, grazie per lo splendido commento e per aver apprezzato il mio racconto.

    Il racconto è appunto nato dal desiderio di esprimere la difficoltà di tanti giovani (in particolare miei amici) che oggi giorno affrontano le difficoltà del lavoro. In realtà questo argomento è stato solo da ispirazione per la storia. Non è stato per niente esplicitato perché il mio desiderio era lasciare libera interpretazione.

    Non smetterò mai di scrivere, ti ringrazio ancora.

  9. Bella penna Aurora. Ho letto la tua spiegazione sul significato del racconto, ma onestamente a me piace pensarlo cosi’ com’e’: un bambino troppo responsabilizzato che risponde facendosi carico di quello che dovrebbero fare gli altri adulti o i fratelli maggiori: curare la madre, e aiutare un mendicante ubriacone, che fra l’altro ripaga la sua misericordia in modo orribile

  10. Ciao Ombretta, grazie per aver letto il mio racconto e aver lasciato un commento. Mi fa piacere che tu abbia interpretato in modo personale il racconto, è proprio questo il mio intento. Grazie ancora

  11. Ho trovato interessante la tua spiegazione sul racconto e anche i commenti che l’hanno seguita. Credo che in questo sito i vari commenti abbiano la funzione di veri e propri paratesti, anche se non ne siamo del tutto comsapevoli. Quindi mi viene da fare una riflessione: forse in un altro contesto potresti inserire una nota o una postilla con la spiegazione, senza modificare il testo. Che ne pensi?

  12. Ciao Ivana, grazie per il commento e il consiglio. Sicuramente in un altro contesto potrei inserire una spiegazione. All’interno del sito ho preferito lasciare spazio alla fantasia personale. Credo infatti che l’interpretazione di un racconto derivi da esperienze passate e/o presenti del tutto personali. Grazie ancora

  13. Cara Aurora, sono stata colpita da questa semplice ( ma affatto banale ) storia. In questi giorni si parla molto della possibile scarcerazione di Riina come ” atto di misericordia ” ed io proprio non ce la faccio a non fare un collegamento. Esiste il Male ed esiste il bene. E’ un dato di fatto. Ma quando, per esercitare il bene, si deve perdonare o ” continuare ad essere buoni nonostante..” , molti sentimenti contrastanti si insinuano in noi esseri umani. Quanta forza sei riuscita a dare al tuo fragile piccolo personaggio…molto brava. Complimenti

  14. Gloria, grazie per aver lasciato un commento al mio racconto. Sono molto felice che ti sia piaciuto e ti ringrazio per aver colto la forza del piccolo Matteo. Grazie ancora

  15. Cara Aurora, anch’io sono d’accordo con Marcella e con Ombretta; Matteo è un buono e, nel mondo attuale, fatto o di buonisti o di ‘indignati verbali’, lui diventa un disadattato, un soldatino costretto a combattere una guerra tra poveri nella quale non ci sono vincitori.

  16. Paola hai proprio ragione. Nella società attuale è facile sentirsi diversi ed essere per questo malvisti. Non resta che sperare che qualcosa cambi.

  17. A volte quel tintinnio nel bicchiere può risuonare per un pò. Viviamo in un mondo di cattiveria, dove chi è buono come Matteo, può essere visto come un extraterrestre, anzi spesso non ce n’accorgiamo nemmeno. “Il mondo taceva”.
    Bravissima Aurora!

  18. Ciao Paolo, grazie per esserti soffermato sul mio racconto e per i complimenti. Sono molto felice perché hai notato quella breve frase che, secondo me, è molto di effetto. Devi sapere che l’ho aggiunta dopo aver riletto numerose volte il racconto. Infatti ogni volta che arrivavo alla fine della storia mi rendevo conto che le ultime righe erano “vuote”. Poi ho sentito il rimbombo del silenzio nella mia testa ed ecco che mi sono resa conto di una cosa: il mondo stava tacendo. Ti ringrazio ancora e ti saluto.

  19. PERDONAMI DANIELE!! Ho risposto al tuo commento mentre stavo scrivendo la tesina e la mia testa è entrata in tilt. So bene che sei Daniele e non Paolo. Devo essermi confusa con il commento di qualcun altro. Mi scuso ancora!

  20. in risposta a Aurora Paglialonga

    Non preoccuparti, quando si è sovrapensiero, capita. Se ti va dai una letta anche al mio racconto! Buona tesina!

  21. E’ un mondo così senza speranza questo? Un mondo dove i buoni non possono che perdere? Questa è la visione che forse arriva, forse un pessimismo irrimediabile raccontato attraverso un personaggio reso a tutto tondo, un piccolo campione di resilienza e resistenza come per fortuna ce ne sono tanti, tanti che vivono silenziosamente in un mondo di cui infrangono il silenzio con le loro azioni di dirompente bontà. E quindi no, non è una storia di pessimismo, anzi!, ma solo grazie a figure come Matteo, partigiani della nostra parte migliore. Grazie per la tua bella storia 🙂

  22. Ciao Ugo, grazie per aver letto, commento e compreso il racconto. Ti auguro una buona serata

  23. Aurora, tu descrivi un mondo senza speranza: nemmeno il mendicante è capace di ringraziare il piccolo Matteo per la sua generosità. Però proprio la lettura del tuo racconto mi fa riflettere su una cosa: è vero, “il mondo tace”, come dici tu; ma c’è anche chi – proprio come te – è ancora capace di cogliere certi piccoli gesti, di metterli al centro di un racconto, di saper riconoscere la bontà che c’è in giro, anche se nascosta e umile. Tu, al contrario del mondo, non hai taciuto. E questo è molto importante!

  24. Ciao Riccardo. Ti ringrazio per aver letto e commentato il mio racconto e soprattutto per i complimenti.

  25. Aurora ho letto il tuo racconto ed i commenti che ne sono seguiti, comprendo che sei molto giovane e il tuo Matteo mi fa pensare a Davide contro Golia. La speranza ed augurio per tutti i Matteo è che gli incontri ed i rapporti nella vita non siano di contrapposizione ma di confronto

  26. Elisa, grazie per aver letto e lasciato un commento al mio racconto. Mi unisco agli auguri per tutti i Matteo.

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