Racconti nella Rete®

23° Premio letterario Racconti nella Rete 2023/2024

Premio Racconti nella Rete 2011 “Lo spettatore” di Paola Ternavasio

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2011

Luca se ne stava stravaccato sul sofà a fissarsi un buco nel calzino. Era uno dei suoi tanti sabati uggiosi, ma quel pomeriggio di pioggia gli pesava più del solito e, per non soccombere, decise di voltarsi indietro a ripercorrere i momenti gloriosi dei suoi anni green, quelli delle emozioni non esangui.

Da tempo si sentiva insoddisfatto e responsabile del proprio torpore e ora, con un colpo di reni, voleva cercare di  venirne fuori: sperava di ritrovare qualche briciola del passato per affrontare il presente con nuova energia; voleva rintracciare i suoi Personaggi, quelli con la P maiuscola, che avevano dato un sapore speciale alla sua giovinezza e in qualche modo anche un senso al suo presente; rivisitando il mito di quegli anni avrebbe forse potuto liberarsi dal viluppo della routine quotidiana e vivere ancora momenti di grandezza.

Così accese il computer, impaziente di recuperare il suo mondo perduto, ma fu subito spiazzato dal primo impatto con il social network: prima di cercare gli amici doveva dire chi era,  mettersi a nudo o – nella migliore delle ipotesi – autodefinirsi in maniera convincente.

Era un percorso faticoso e inevitabile: ben sapeva che per proporsi agli altri avrebbe dovuto fare i conti con se stesso, ma subito lo rincuorò l’idea di potere anche un po’ barare. Finalmente gli si prospettava la ghiotta opportunità di creare e promuovere un’immagine vincente di sé.

Ci si buttò a capofitto. Scelse con cura le foto del suo viaggio più bello, un autoritratto a campo lungo su sfondo tropicale, riprese quattro citazioni “folgoranti” dai due soli libri che era riuscito a leggere durante l’anno e infine pubblicò il suo profilo con vaghe allusioni a gloriosi incarichi passati e una studiata nonchalance sugli squarci del presente.

Conclusa la fase marketing, passò alla ricerca degli alumni della sua scuola. La prima a riaffacciarsi fu la brunetta della quinta D, quella che alla maturità gli aveva passato il problema sbagliato; fu poi la volta del portiere del calcetto, che era diventato suo acerrimo rivale in amore; incappò ancora in altre presenze perlopiù insulse e a quel punto scoprì che si erano fatte le sei. Di emozioni green neppure l’ombra, ma in fondo, cosa aveva mai avuto a che spartire con quei tipi? Erano stati comparse nella sua vita e probabilmente incontrandolo non si sarebbero neanche ricordati di lui. Finì col rimproverarsi per avere buttato il pomeriggio in tali sciocchezze e curiosità da portinaia.

Il giorno dopo Luca decise di impiegare meglio il proprio tempo e di mettersi alla ricerca di quelle persone che in qualche modo avevano dato un senso alla sua esistenza; sperava di ritrovare quei visi che riuscivano ancora a fargli venire il batticuore e che si sarebbero probabilmente riaffacciati alla sua mente nei suoi ultimi istanti di vita.

Con ciò non voleva scivolare ineluttabilmente nella trappola delle ex. Gli sarebbe certo piaciuto dare una sbirciatina, rallegrarsi generosamente per i loro successi o sdegnarsi per le loro scelte, ma avrebbe resistito alla tentazione di  ridiventare “amico”. Meglio accontentarsi di spiarle dal buco della serratura, piuttosto che rischiare di cadere nel ridicolo o, peggio, nel patetico.

Avrebbe invece cercato solo i veri amici, ma non sempre era facile tirarli fuori per nome e cognome. Prendiamo Giuseppe Rossi, per esempio: se almeno avesse pubblicato una sua bella foto in grado di balzare agli occhi tra le altre ottocento, lui l’avrebbe immediatamente trovato e invece per stanarlo ci aveva messo parecchio tempo e tutto il suo fiuto da segugio. Probabilmente Beppe si era nascosto dietro un profilo anonimo, perché timido e maldestro come suo solito, ma lui non si era arreso, gli aveva scritto e ora avrebbe atteso fiduciosamente la sua risposta.

A questo punto, rotto il ghiaccio, valeva la pena d’insistere. Luca decise di scoprire che fine avesse fatto il suo compagno di banco, “ Leonardo lo sciupa femmine”. Si era fermato al terzo matrimonio o si faceva mantenere da qualche ricca tardona? Pochi indizi trapelavano dalla sua pagina: solo una foto che lo ritraeva in spiaggia, palestrato, il petto villoso e abbronzato, carico di catene d’oro. Insieme avevano fatto delle gran battute di caccia, ma era sempre stato Leonardo ad avere la meglio. Lui si era fermato al primo porto sicuro: la sua Marisin, che non mancava di sorridere neppure quando era triste e che l’anno prima l’aveva lasciato, scivolando giù in fondo al canalone mentre erano a sciare. Un colpo tremendo da cui non si era ancora ripreso. Certo Leo poteva essere la persona giusta per aiutarlo, ma lui che chances aveva di riuscire a stargli dietro, adesso che era papà a tempo pieno? Meglio non parlargliene subito, anzi doveva cercare di incuriosirlo con qualche storia pruriginosa, magari dandogli appuntamento in un locale milanese alla moda. A questo proposito si sentiva impreparato ma era sicuro che il suo messaggio avrebbe comunque sorpreso Leo piacevolmente e che il loro discorso sarebbe ripartito esattamente con l’antica complicità e confidenza, là dove si era interrotto anni prima. Essere amici significava proprio questo: conoscersi intimamente per aver condiviso importanti momenti di crescita e sapere intuire le reciproche reazioni, perché dell’altro si era riusciti a “fotografare” il nocciolo, la vera essenza che il tempo non può corrodere. Gli bastò però perdersi per i meandri delle pagine di Leo, perché le speranze cominciassero a vacillare: seicentocinquanta amici di rete… E lui come si sarebbe posizionato in quella classifica? Si trattava certo di conoscenze strumentali, un po’ di pr per il lavoro… Del resto, in quel buco di Fossano, che  altri mezzi poteva avere Leo per procacciarsi clienti? Improvvisamente Leo gli apparve online e subito rispose al suo messaggio.

– Ben ritrovato!”  Ma che postacci frequenti?  “Non lo sai che al Red Dragon” ci vanno solo più gli albanesi? Io ci andavo cinque anni fa, appena trasferito a Milano e ti garantisco che è molto peggiorato…

– Com’è che son qui e non mi son fatto sentire? E’ che sono sempre incasinato e non ho mai tempo, poi da quando lavoro al Funkytune, mi cascan tra le gambe troppe gnocche.

– Alla faccia del “nocciolo”! Cinque anni a Milano e non gli era mai venuto in mente di chiamarlo?

Va beh, si era sbagliato, anche se in fondo una vocina gli aveva sempre detto che Leo era un opportunista. Ora finalmente gli era caduta la maschera o, semplicemente, nel ricontattare gli amici di un tempo e nel riviverne il mito, lui li stava uccidendo uno a uno – una prospettiva inquietante che lo indusse a sospendere temporaneamente le proprie ricerche.

La settimana di Ferragosto fu lunga e grigia: Luca dovette smaltire le raccomandate nell’ufficio postale semideserto, poi fare la spesa, controllare i compiti delle vacanze, giocare al simulatore di volo con suo figlio, perdendo sempre ignominiosamente.

Arrivato il sabato, riaprì la sua finestra sul mondo: di Beppe purtroppo non c’era traccia ma, desideroso soprattutto di  ampliare le proprie conoscenze, fu felice di trovare ben sei richieste di amicizia. I potenziali amici portavano tutti il suo cognome e vivevano ai quattro capi del globo. Rispose un po’ in itañol, un po’ in inglese e venne fuori che alcuni erano originari di Fossano come lui; forse avevano dei comuni antenati, visto che anche i loro nonni erano emigrati per costruire la nuova ferrovia a Mendoza o piantare vigneti in Cile. Le affinità però si fermavano lì, eccetto per una fastidiosa e totale omonimia con un sosia argentino molto più giovane e bello di lui. Del resto cos’altro poteva aspettarsi?

 Si ritenne fortunato a incappare nel gruppo, o meglio nello psicodramma, di Giovanna e Federica, le due biondine che aveva conosciuto al Conero. Ora, nella veste di avvenenti psicologhe, elargivano consigli a cuori infranti e presiedevano un piccolo clan di una decina di persone, prevalentemente al femminile. C’erano dei bei visini cordiali ma per poter familiarizzare ci si doveva sottoporre a una specie di esame. Infatti, un’attenta lettura dei feeds  rivelava una rigida etichetta: guai a sbagliare le foto da pubblicare, le petizioni da firmare, le trasmissioni da votare, pena l’esclusione dal gruppo. Luca venne subito colto in flagrante alla guida del SUV di suo suocero; la foto fu oggetto di critiche così graffianti da indurlo a cancellarsi dalla lista degli amici: forse era una buona occasione per salvare il weekend.

 Il suo cane lo guardava sempre più supplichevole per estorcergli una passeggiata e suo figlio continuava a lobotomizzarsi felicemente alla play. Aveva ragione Artù, pensò: molto meglio per tutti andare al parco, giocare a calcio, sedersi su una panchina a respirare l’odore dell’erba bagnata. Artù si sarebbe dimenato ad acchiappar mosche e lui avrebbe atteso che qualcuno, foss’anche un barbone, gli si sedesse accanto finalmente per parlare. Il teatro era finito. La vita autentica avrebbe ripreso il sopravvento con le sue contrarietà.

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9 commenti »

  1. Ciao Paola, proprio carino.
    Silvano Gasparetto

  2. mi piace: quanti di noi che hanno iniziato ad usare i social network da poco, e non più giovani, hanno vissuto un pò questa esperienza?
    mi sento rappresentato.
    bello il rritmo: si legge in un attimo.
    aspetto con ansia il prossimo.

  3. mi sono riconosciuta nel tuo personaggio. Poco tempo fa ho ritrovato in rete un mio carissimo compagno di scuola e dopo i primi contatti per aggiornarci sulla nostra vita recente, mogli ,figli ,genitori abbiamo deciso di ritrovarci a livorno dopo 30 anni ! lui aspetta che mi faccia viva e io mi sono eclissata perchè ho il terrore del degrado fisico inevitabile in trent’anni…. e se poi non mi riconosce! Lui mi ha mandato una foto ,ha mantenuto la sua bellezza ,nonostante gli anni, anzi ha acquistato in fascino. Mi è piaciuto molto leggere il tuo racconto, scritto con tutta la attenzione ai risvolti psicologici e la sensibilità che ti appartengono

  4. Cara Paola,
    finalmente leggo qualcosa di tuo.
    continua…sono certa che la tua creatività ti darà delle soddisfazioni !
    Nelli Monopoli

  5. brava paola, mi ritrovo nella descrizione del sottile senso di (tossico)dipendenza tipico della realtà virtuale, dell’attesa appesa al niente. forse avresti potuto arricchire il campionario con altre esperienze poco riusciute.
    livia

  6. Bello ed interessante. Scritto bene. Molto realistica e condivisibile questa reazione di disagio e blocco nell’approccio con i social network.
    Dada Vitali

  7. Il racconto, che ho letto con piacere nostalgico, mi ha immerso in lontani pomeriggi domenicali agostani quando, la città deserta, mentre la maggior parte delle persone si godevano la frescura lungo le spiagge dell’orientale sarda, mi ritrovavo a scartabellare le vecchie agende scolastiche e, in un clima morettiano, cantavo l’indimenticato Nino Ferrer : “a chi potrei telefonare per trovare un po’ di compagnia”. L’autrice riesce a far evocare nel lettore ricordi, seppure diversi dai suoi vissuti, ed allora vuol dire che ha comunicato buone vibrazioni. Insomma mi ha riportato a quellle solitudini che ha così ben saputo trasmettere attraverso Luca.

  8. un racconto godibile, ben scritto, moderno. Non mi ha ispirato sentimenti da rimembranza, piuttosto ho percepito la presenza del fantasma della solitudine, sempre più presente nella vita dell’uomo moderno. La dice lunga il fatto che mentre il padre è al computer, il figlio è alla playstation, segno di una incomunicabilità familiare, anch’essa molto presente nella vita di tutti i giorni. Un racconto che attraverso una scrittura piacevole e a tratti spiritosa sottolinea un problema dolorosamente attuale

  9. Racconto interessantissimo e, soprattutto, strettamente legato alla nostra attualità.E anche una strizzatina d’occhio, una sorta di gesto di complicità, a tutti quelli che, come me, devono almeno una volta a settimana stare a dare giustificazioni, vere o presunte tali, ai nuovi e vecchi amici, per non lasciarsi intrappolare nel social network più famoso al mondo. Ma perchè si deve prediligere la quantità (400-500 amici) alla qualità? E poi non è che con tutti questi profili che circolano in rete ci si dimentica, a lungo andare, che per capire chi è veramente una persona bisogna guardarla negli occhi? Ad ogni modo, vivissimi complimenti per lo stile di scrittura adottato: fresco ed essenziale.

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