Premio Racconti nella Rete 2026 “Magra” di Marco Leonardi
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2026Mentre aspetto che il dottore finisca di consultare gli esami, ripenso a quella notte con Magra, circa due mesi prima…
Guardavo l’orizzonte nuvoloso che si
confondeva con la linea nera del mare al largo di Capo Campolato, al di là delle luci che velocemente si spegnevano come i suoni e i rumori della festa, lasciando finalmente che il vento mi portasse rumore di onde e profumo salmastro.
La luna piena stava nascondendosi tra le nubi quando eravamo arrivati alla suite con vista mare, lei aveva fatto un rutto, e dopo un vago cenno di saluto con la mano destra e vari tentativi di appoggiare la tessera al sensore della serratura era entrata nella camera, barcollando.
Lei, Melissa Basedini, compagna del senatore Lorenzi: indossava un tubino blu notte che avrebbe dovuto essere sensuale, ma il cui colore esaltava solo il pallore della pelle, mentre la scollatura a v metteva in risalto due scapole che più alate non si poteva immaginare; e tra di esse il susseguirsi di vertebre che sembravano voler bucare la pelle candida, per non parlare delle cosce, diritte e toniche, ma troppo, troppo sottili.
Lei, Melissa Basedini, detta da tutto l’entourage del senatore, comprese noi guardie del corpo, Magra
Il ronzio del telefono e subito dopo le parole di lei interruppero i miei pensieri…
“Sciono bloccata in bagno, Matti. Vedi se riesci a fare qual, qualcoscia, eh? ”
Rimasi un attimo a fissare il cellulare, perché è vero, Magra è uno scorfano.
Ma anche sbronza ha una voce da brividi.
Un minuto dopo stavo appoggiando le seconde chiavi sul tavolino in noce all‘ingresso, altri pochi secondi ed eccomi ad armeggiare con la serratura del bagno.
“Non mi sembra chiusa a chiave, signora”, avevo commentato guardando la lama di luce tra porta e stipite.
Ricordo bene ciò che ci eravamo detti, divisi dalla porta chiusa…
“Eh, scerto che no, ma non sci apre, non sci aapre”
“Mmhh, vedo. Bene, facciamo così: lei tira con tutta la sua forza e nello stesso tempo io spingo, ok?
Pronta? Al mio tre…Uno, due”
Al tre la porta si era spalancata e lo slancio mi aveva portato a urtare il bordo della vasca e poi a finirci dentro e dentro, ovviamente, lei, che nuda e ossuta mi guardava con occhi lucidi e rideva, rideva, felice come una bambina per lo scherzo che aveva combinato…
Da quel momento, i ricordi si fanno confusi
Ho in mente le sue mani che stringono le mie, a lungo, mentre la aiuto a rialzarsi e a uscire dalla vasca, poi abbandonarle per raggiungere i bottoni della camicia candida che l’acqua incollava al mio corpo.
“Co, coscia fa, signora?”, ricordo che farfugliai come se avessi bevuto troppo mentre cominciavo a barcollare e le cose intorno si sdoppiavano e muovevano.
Non rispose. Si limitò a fissare nei miei gli occhi color pervinca e a socchiudere le labbra, porpora come i capezzoli, liberando un sorriso di neve. Abbassai gli occhi sulle sue unghie, nere come i capelli folti, lucidi, sanissimi.
Poi riprese a parlare, con voce ferma.
“Sai, Matti? So di non avere un corpo da urlo, che in mezzo ad altre donne appena passabili scompaio. Ma da sola faccio uno strano effetto, incuriosisco. E’ la mia arma con gli uomini: cominciano a chiedersi se sono anoressica, poi mi vedono mangiare e… Ammalata, allora? Forse anemica, forse la tiroide? Ma quando danzano con me e appoggiano le mani sulla mia schiena si accorgono che la mia pelle non è secca, affatto, poi si rendono conto di come sia sorprendentemente sciolto e aggraziato quel mucchio di ossa che stanno stringendo nel seguire la musica; allora alzano lo sguardo stupiti verso la mia bocca, i miei occhi, e si chiedono se davvero sono così belli o non appaiano tali perché, semplicemente, risaltano su un viso dagli zigomi troppo affilati e all’improvviso si accorgono che sono io, a guardarli, come nessuna mai…
Insomma, mio bel Matteo Pellai, a poco a poco sono così curiosi che divento l’unica cosa importante per loro, e quel punto sono miei… iniziano a domandarsi cosa si prova ad accarezzarmi, a baciarmi. A lasciare che le mie mani esplorino i loro corpi, come ora con te…”
“La prego, sci…scignora. Sci fermi”, balbettai, ricordo, con voce strozza.
Lei non fece una piega, abbassò solo il timbro della voce di un semitono.
L’alito le profumava di zibibbo e frutti di mare.
“Sono stufa, sai? Del mio compagno, della sua ipocrisia. Del fatto che lui abbia 53 anni e io 30. Voglio che muoia, Matti. E tu…”
Io mi ero appoggiato alle sue spalle con tutti i miei 105 chili e avevo cominciato a ridere, a ridere…
“Devo uscidere il vecchio, eh? Uscidere il scenatore Llorennzi,
ehh?”
Lei aveva sorriso.
“…Uccidere il senatore? Oh, certo che no! Morirà di morte naturale, penso tra circa sei mesi…e non soffrirà nemmeno molto, se passa la legge sul fine vita che lui e il partito stanno votando in questi giorni… E tu hai qualcosa che mi serve”
Ricordo che cominciavo a non capirci più niente…
“Il scenatore è malato?”, chiesi perplesso.
“Malato? Sta meglio di te, questo è sicuro. Per ora”
Scossi la testa, sempre più confuso
“Per ora? Ma coscia sc sta…”
Non mi lasciò finire la frase.
Appoggiò le mani sottili sulle mie spalle e non so come mi ritrovai con la faccia davanti alla sua, la mia bocca sulla sua.
Fu mentre ci stavamo rivestendo, circa due ore dopo, che me ne accorsi.
Sul tallone destro di Melissa si stagliava una losanga nerastra, con i margini irregolari, identica a quella che avevo prima di operarmi, mai notata prima.
E che lei sembrava ancora più magra.
“Adesso vattene, che tra poco arriva Sergio a darti il cambio…”, ordinò.
Uscii, pioveva.
Sergio mi salutò appena, con la faccia schifata.
Alitai contro la mia mano destra a coppa, scoprii che ne aveva tutti i diritti.
Poi mi allontanai barcollando, mentre un mal di testa feroce mi pulsava nelle tempie.
Finalmente il dottore alza gli occhi dal PC, raccoglie le carte e le appoggia sulla scrivania, sorride.
“Lei crede in Dio, signor Pellai?”
Faccio di no con la testa.
“Perché, vede, mi è difficile non pensare a un miracolo. Ho qua gli esiti dei suoi esami, della PET, di quello che vuole. Le metastasi ossee e polmonari del melanoma che abbiamo operato due anni fa…puf, svanite nel nulla.”
Dovrei essere felice, invece tremo.
Perché circa un mese prima, dopo una nuotata insieme, il medico personale del senatore Lorenzi si era accorto di una losanga nerastra sulla caviglia destra del suo assistito, che assurdamente non aveva notato alla visita di routine fatta dieci giorni prima.
Un melanoma, brutto, davvero brutto, già metastatizzato, secondo gli esami richiesti d’urgenza.
Pochi mesi di vita, aveva confidato a Melissa, consigliandole comunque di farsi vedere perché era parecchio dimagrita…
Lei aveva scosso la testa, aveva sorriso.
“Non si preoccupi, doc. Passerà”
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