Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2025 “Festa della Mamma” di Francesca Sorace

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2025

…Così, mentre la madre si guardava allo specchio che rifletteva non i segni del tempo, ma i segni della prova: il colorito opaco, gli occhi spenti e il sorriso velato di chi ha lottato duramente contro un nemico insidioso e latente, sconfitto solo durante una battaglia ma che ormai, da più di un anno, le aveva dichiarato guerra, una guerra ancora lunga e dura da combattere;

…così, mentre con fare minuzioso e garbato, sistemava i capelli color argento, finalmente forti e folti come un tempo dopo mesi di assenza, la figlia, guardandola di schiena e cercando il suo viso riflesso nello specchio le disse: “Per la tua festa, voglio donarti il regalo più bello e vorrei che fossi tu a sceglierlo, ciò che più desideri!”

Il clima della festa, la solennità domenicale, quell’angolo di intimità ritagliato nello spazio tempo di un momento di quotidianità vissuto in una camera da letto.

Nulla, nulla lasciava presagire la risposta di Cecilia, la madre: “Figlia mia, non so se ne vale la pena, potrei anche morire.”

D’improvviso, il cuore della ragazza iniziò a battere all’impazzata, il sangue si raggelò e il respiro divenne più affannato: ascoltare a voce alta una verità che sarebbe potuta divenire presto realtà e della quale eri perfettamente consapevole, perché la vivevi già nei pensieri, la incontravi negli incubi notturni e ti si riproponeva nel quotidiano quando, giorno dopo giorno, prendevi sempre più coscienza di tutti i mali che quel nemico silente comportava, ma sentire l’eco di quelle parole rimbombare nella testa, suscitava un’emozione improvvisa e devastante.

Difficile, per la figlia, contenere le lacrime, mentre cercava di rassicurare e confortare la madre. Lacrime che un attimo dopo, appena oltrepassata la soglia di quella camera e ritrovandosi sola con sé stessa, finalmente, potevano scenderle sul viso. Copiose e libere.

Ci penserà il tempo. Il tempo cura, lenisce. Quante se ne sentono e si potrebbero elencare per consolare le anime degli affranti, per dare, in qualche modo, significato a ciò che accade, per colmare di senso quel vuoto che riempie le tue giornate da quel giorno… a sempre. Cioè, il resto della tua vita. È tutto vano. Inutile.

Ci sarà per sempre un “Prima” e un “Dopo”. È naturale sia così: è, semplicemente, umano.

“Mamma, mamma!” Mentre la mente vola verso mete sconfinate, mentre i ricordi ti avvolgono e quel profumo ti assale, ecco la parola tanto dolorosa e tanto dolce che ti riporta alla realtà.

È un tardo pomeriggio di metà maggio e sulla spiaggia di Grotticelle l’aria salmastra è più clemente, la luce del sole si tinge di giallo oro e un caldo arancio, le onde del mare giocano a schiumare sulla battigia.

“Mammina, eccomi! Finalmente sono arrivata. Ti sono mancata? Scusa. Ho avuto da fare con papà; d’altronde, sono una bimba impegnata, io!”

Ride, Alice. Ridiamo insieme. Mi salta addosso e mi abbraccia così forte da togliere il respiro!

“Alice, ma insomma, soffoco!” È fatta così, dice che gli abbracci sono “terapeutici”, servono per sprigionare energia.

“Non lo sapevi, mamma? Con l’abbraccio si condividono le emozioni, le vibrazioni e servono anche per rilassarsi, per stare bene insieme!”

Questo scricciolo di creatura, con abbracci o meno, ha la capacità di farmi stare bene! Chissà perché, però, ha sempre bisogno di conferme… anche a parole. Ricorda molto me da piccola.

Oggi, mi basta osservare i suoi occhi luminosi, il sorriso candido, la sua purezza. Mi basta ascoltare le sue fantasticherie, i castelli in aria da inguaribile sognatrice a occhi aperti, proprio come la madre! Oppure restarle accanto, in silenzio, accarezzarle il viso, addormentarmi insieme a lei e ritrovarla, teneramente, al risveglio. Godere di quei piccoli istanti di pace prima che, scatenata, si metta a saltar sul letto urlando: “Buongiorno, principessa! Sei pronta a vivere questo nuovo giorno insieme a me?”

“Dio mio, che matta! Ma da chi ha preso? Boh!”

“Ehi, ma ci sei? Mi stai ascoltando? Ti ho fatto una domanda!”

Ride nuovamente.

Ecco che, ancora una volta e con i suoi sghignazzi, mi fa precipitare su questa terra a velocità supersonica.

“Alice, uffa, ma che modi sono? Urli in modo sguaiato e ti prendi gioco di tua madre! Un po’ di rispetto, insomma!”

“Scusa, mammina bella, io… io non volevo!”

“Sì, sì, adesso non fare l’attrice; è un ruolo che non ti si addice, lo sai! Conosco bene quel faccino fintamente remissivo. Su, su, non me la dai a bere! Piuttosto, si può sapere cosa volevi? Qual era la domanda che mi hai posto?”

“Eh, no, mamma, tempo scaduto!”

“Come? Ma che dici, che vuol dire?”

Silenzio. Nessuna risposta. Pausa.

Poco dopo, ci raggiunge sulla spiaggia mio marito in compagnia di un abbondante sorriso e soprattutto, di un nuovo amico: bassino, peloso e dotato di uno strumento di comunicazione decisamente diverso dalla parola.

“Un cane! Ma, ma… com’è possibile? Lo sapete, io… io ho paura!”

“Non esattamente, cara mammina! Prima di tutto, è una cagnolina e poi… hai paura? Ah, ah, ah! Come ti salta in mente, non farebbe del male a una mosca!”

“Si può sapere come vi è venuta questa idea assurda? Non doveva passare neanche per l’anticamera del vostro cervello!”

Mio marito non proferisce parola, ma io so bene che l’artefice di tutto è quella piccola peste! Ne escogita sempre una delle sue.

“Alice, allora?”

“Mamma, uffa, io mi ero stancata di chiedere, e alla fine… alla fine è successo!”

“Chiedere cosa? È successo? Spiegati meglio!”

“Va bene. Sono giorni che ti chiedo cosa desideri per la Festa della Mamma, ma tu non rispondi mai e poi abbassi il viso e diventi triste, e io non so perché ma mi sento in colpa! Così, così ho pensato che non dovevo chiederti più nulla, che sarei dovuta uscire con papà e senza cercare niente di preciso, trovare un regalo bellissimo per la mamma più bella del mondo!”

Ero attonita e scoraggiata.

Nonostante il tempo, seppur con ritmi lenti, avesse addolcito il sapore di quella profonda amarezza, nonostante la memoria, così nitida, avesse trasformato quell’assenza fisica in una costante presenza nel cuore, ricolmo di emozioni, di riconoscenza e gratitudine per il tempo prezioso vissuto insieme; nonostante tutta la vita del “Dopo”, il ricordo di quel giorno in quella camera da letto era sempre visibile, in tutto il suo dolore, sul mio volto, ogni qualvolta che parole, gesti o segni riuscivano a farmi ripiombare nel passato. La sensazione che provavo era quella di esser presa di forza da un omone brutto e cattivo che con fare molto distante dall’eleganza e dalla gentilezza, mi scaraventava in un vagone di una vecchia locomotiva che viaggiava in senso contrario su binari instabili, come se andasse a ritroso nel tempo.

Per scacciare via l’inquietudine, come terapia d’urto, mentalmente intonai: “Se il tempo fosse un gambero che a retromarcia va…”

Solo che a differenza di quanto accadeva alla protagonista di questa strepitosa commedia musicale, io non volevo tornare indietro per rivivere quel giorno. Lei, con quella seconda possibilità riusciva a vincere un amore, ma per me sarebbe stato diverso, non avrei potuto riscrivere la trama del destino come si faceva con una commedia.

Sarei stata comunque destinata a perdere l’Amore primigenio della vita.

Perché restare orfana di madre nuovamente, quindi? No, non l’avrei potuto proprio sopportare.

“Mamma, ehi, che ti prende? Ti sei persa! Guarda che io non avevo ancora finito di raccontare: ora viene il bello! “

Sorride di gusto.

“Scusa, Alice, hai ragione, non mi ero assentata, stavo solo pensando a una commissione urgente da sbrigare. Tutto qui. Eccomi, ci sono. Dimmi, dimmi pure.”

“Dunque, una volta giunti al centro del paese insieme a papino, mi stavano uscendo gli occhi dalle orbite a furia di guardare le vetrine dei negozi in cerca del tuo regalo: borse, scarpe, profumi, vestiti ma nulla, nulla mi convinceva davvero. Gira e rigira, ci imbattiamo in Bianca e suo papà. Ti ricordi, mamma, vero? Bianca è la mia compagna non proprio carina e amabile perché trova sempre il modo per ricordare a tutti che lei è la prima della classe, che lei sa fare bene qualsiasi cosa, che lei ha questo e quell’altro. Bla, bla, bla.”

“Alice, ma insomma! Non mi piace questo tuo modo di descrivere e raccontare e poi, avanti, vai al dunque!”

“Sì, sì, certo! Ecco, anche in quell’occasione, iniziò a lodare se stessa, a causa di un regalo ricevuto dai suoi cari genitori per premiare i risultati scolastici ottenuti! Ehm, scusa mamy, ma è la verità! Comunque, non aveva neanche finito di parlare che venne interrotta da un simpatico esserino (a differenza sua… ops!) della cui presenza non mi ero neanche accorta, fino ad allora: un barboncino color mogano, dallo sguardo profondo e dolcissimo! In realtà, poi mi è stato spiegato dal papà di Bianca che si trattava del Barboncino Red, una delle razze più belle e affascinanti del mondo! Che meraviglia di cagnolino, ho esclamato. Puntualmente, la deliziosa Bianca ci ha tenuto a sottolineare che era una femmina dal nome Cecilia e che proprio in quel momento si stavano dirigendo al negozio di animali in Via dei Ciliegi perché non potevano tenerla in casa. È la settima di una cucciolata, mi ha detto!”

“Non vedi, Alice? Ha anche la targhetta con su scritto il nome: Cecilia. Basta leggere per capire che si tratta di una cagnolina!”

“Mmmm… che nervi!! Però, devo ammettere, cara mamma, che mi stupii di me stessa. Solitamente reagisco in modo, diciamo, generoso a ogni battuta sgarbata di Bianca… Invece, stavolta, lo stupore e l’euforia di aver finalmente trovato il regalo giusto per la tua festa, straripavano dal cuore e inondavano tutto intorno, compresa Bianca! Eh, eh… E poi, una creatura meravigliosa, così rara e raffinata non poteva che portare il nome della nonna! Ne ero proprio convinta: era il regalo più bello per te!”

Ricordo che restai in silenzio ancora un istante, giusto il tempo di riprendermi. Ero incredula, confusa.

Stavolta, però, non fu l’angoscia a sorprendermi; anzi, una sorta di sentimento di liberazione, rivalsa, rinascita.

Un groviglio di emozioni ingarbugliate da allora… finalmente, si sciolse… e piansi copiose lacrime ma, stavolta, erano lacrime di gioia. Gioia immensa.

Alice era felice, capì che il suo dono per la Festa della Mamma era stato gradito.

Mi abbracciò caldamente, insomma, sempre a modo suo! Da un lido in lontananza giungeva una melodia: era l’intro di “Ode to my family” dei Cranberries… Tu tu tutu, tu tu tutu…

Uno stato di grazia, di perfetta letizia, mi pervase e anche il mio cuore canticchiava: “My mother, my mom, she hold me, she hold me…”

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16 commenti »

  1. Profondo ed originale. Complimenti

  2. Un racconto incredibilmente delicato e fortemente evocativo.
    Parole che generano immagini e sensazioni quasi come se le si stesse vivendo in prima persona.
    L’amore materno che si trasforma e indossa mille vesti rivelando le sue innumerevoli sfaccettature.
    Una bellissima carezza.

  3. Dentro il racconto di Sorace c’è tutto l’amore di una figlia che insieme alla madre ha vissuto il dolore della malattia, l’angoscia del tempo e la ricerca di una rinascita. Il desiderio di rendere felice una madre dà speranza al testo, vuole incoraggiarci, spinge il lettore alla certezza che l’amore non muore. Non può morire neanche con la morte, perché di fatto arriva a superarla. È lì che allora il nostro cuore capisce e riesce così a canticchiare. Complimenti, Francesca.

  4. Racconto delicato e sincero. Risuona con le corde del cuore-
    Molto bello !

  5. Semplicemente meraviglioso.
    E’ stato bellissimo leggere e attraversare ogni emozione in modo puro e delicato…
    le parole toccano il cuore, facendoti immergere totalmente in un racconto che descrive l’amore unico e assoluto.
    Complimenti!

  6. Un racconto fluido, coinvolgente, carico di suggestioni e immagini evocative che regalano emozioni e arrivano dritte al cuore.Si legge tutto d’ un fiato e le parole fanno da ponte tra realtà e immaginazione, ragione e sentimento: “e il naufragar m’è dolce in questo mare”.

  7. Francesca è una persona profonda, sensibile. Il tuo racconto è molto coinvolgente, emozionante, e scorrevole.
    Brava, Francesca.

  8. Ho fatto fatica a leggerlo: parte con una descrizione di madre (ammalata, penso di tumore) e figlia in terza persona, poi improvvisamente la figlia diventa madre, parla di sé in prima persona, scopro che la mamma di lei è morta e alla fine, non capisco perché, un cucciolo in regalo la fa piangere di felicità. Mi sono perso qualcosa?
    Ma se è così, perché un cane (di cui la donna dice di avere paura) ha questo effetto miracoloso?

  9. Forse ho capito: la cagnolina ha lo stesso nome della mamma. Ma basta?

  10. Racconto brillante, scritto con dovizia di particolari, riflette la personalità nobile dell’ autrice, amore e competenza nell’ esporre, reminiscenza eterna. Complimenti Francesca!

  11. Racconto molto triste ed intenso scritto in modo eccellente da Francesca Sorace , di una figlia molto preoccupata nel vedere la propria cara mamma rassegnata nel lottare contro una brutta malattia e non sa come fare per invogliarla ad affrontare l’imminente festa della mamma .

  12. Una tempesta di emozioni; seguire il racconto alla scoperta di un messaggio, intimo, profondo, indissolubile, mamma, figlia, bambina, bambine entrambe in quel gesto di affetto, nel tentativo di eternità dell’amore già indissolubile per definizione. Il dolore devastante e, allo stesso tempo, velato dalla gioia di un gesto semplice e puro per donare un pizzico di felicità e di vita a tutta quella tristezza. Ma il sole risplende ugualmente, nei vostri occhi, in quello sguardo infinito. Complimenti Francesca e grazie per avermi donato la possibilità di conoscere un profondo e indelebile ricordo della tua vita.

  13. Un racconto che ha il suo punto di forza nello stile che i grandi autori del passato definiscono “flusso di coscienza”. Un insieme di descrizioni ed elementi personali, intimi che delineano la figura materna raccontata. La madre attraverso il sé, la presenza attraverso il ricordo. La funzione materna come elemento di preziosa catarsi e crescita personale. Un po’ come la narrazione, un profondo atto di speranza che è un dono al lettore, è vita che prende forma in una narrazione diaristica. E la storia ha la capacità di passare il testimone tra la madre reale e la madre letteraria. Entrambe creano affetto, ricordi e vita. Un bellissimo racconto, complimenti Francesca!

  14. Un racconto che si legge piacevolmente e che evidenzia un legame intenso. Complimenti all’autrice: le sue parole suscitano emozioni profonde.

  15. Un racconto pieno d’amore, struggente, coinvolgente e pieno di passione. Incentrato sulla parola più bella del mondo: mamma. Con il coinvolgimento di un cagnolino, che per molti significa compagnia e gioia. C’è il rispetto per le persone care e quello per gli animali. Il tutto descritto in modo magistrale. Emozionante!

  16. Un racconto tanto forte, per la potenza dei sentimenti, quanto fragile e delicato, così come il viaggio lungo il sentiero della vita della protagonista, tra dolore, paura, speranza e semplici schizzi intensi di gioia pura che danno fiato e infondono il coraggio che serve, in quel “prima” e per quel “dopo” sine die, per affrontare la salita, con un occhio sullo “specchietto retrovisore” dell’esistenza. Ed è lì che si ritrova quella promessa di eternità che l’amore, sostanza e senso delle “cose-non cose”, ci ricorda. Emozionante davvero!

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