Racconti nella Rete®

23° Premio letterario Racconti nella Rete 2023/2024

Premio Racconti nella Rete 2023 “Rinascita” di Elisabetta Storri

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2023

Quell’alba aveva il profumo di un nuovo giorno, il giorno del rinnovamento, il giorno della rinascita! Filippo era sull’uscio della sua casa, ancora con il mocio in mano, guardò all’interno con soddisfazione l’idea dei bocchettoni laterali di aspirazione è stata una genialata, la grande finestra che si affaccia sul retro del giardino emana una luce pazzesca e l’effluvio del lavapavimenti  fa venir voglia di respirare a pieni polmoni, e ‘sta stronza diceva che c’era sempre puzza, che c’era fango, polline e polvere deleteri per la sua allergia, forse è proprio a causa dell’allergia che il suo cervello non riusciva a gradire tutto questo, forse nel tempo un accumulo di polvere le ha rovinato gli organi sensoriali, ‘sta stronza! Si girò all’esterno, il grande portico di legno si affacciava sull’ingresso principale, il giardino ben curato si estendeva per tutto il perimetro della casa, un viottolo di pietra bianca portava al di là dell’alta siepe dove c’era un garage con la tettoia di pannelli solari che garantivano energia pulita, una stalla e un porcile. Si era divertito molto a progettare quel nido, la sua laurea in ingegneria aveva facilitato la realizzazione in domotica di tutti gli ambienti interni ed esterni pur preservando le radici della sua infanzia, come l’allevamento che era stato l’attività dei suoi genitori, ed ora il passaggio di lei in quella dimora era racchiuso in due sacchi dell’immondizia posti al lato del portico. Quel mattino si era alzato in netto anticipo per togliere le sue ultime cose, erano stati cinque anni intensi i loro, condivisi in ogni piccolo particolare ma adesso erano rimasti nella sua mente solo le urla maleodoranti d’insoddisfazione.

Prese il caffè seduto sulle poltrone del portico, il gallo aveva appena cantato e aveva dato il ‘la’ ad un concerto di cinguettii, l’aria era frizzante e il petricore che saliva dalla terra solleticava le narici, guardò l’ora e ancora c’era tempo all’arrivo di Luisa per andare in ufficio; lei era ed era stata una delle più care amiche di coppia, lavoravano nello stesso edificio e spesso s’incontravano per condividere la strada per andare al lavoro. Prese i sacchi con le cose di Ginevra e si avviò verso la macchina, li avrebbe gettati al primo cassonetto dell’immondizia, quando si accorse che il tubo dell’acqua vicino al porcile perdeva accidenti, che pago a fare tre persone per prendersi cura di questo posto? lasciò i sacchi e si diresse presso il garage per prendere la cassetta degli attrezzi, ci mise pochissimo a riparare il danno, un po’ di stoppa, una forte stretta al tubo e…porca miseriaccia! un taglio alla mano gli provocò un’emorragia capillare che imbrattò in pochi istanti il tubo e l’erba circostante, prese al volo, dal sacco, una maglietta di Ginevra e l’avvolse intorno alla mano ‘sta stronza, trecento euro per questa maglietta di cotone, oltretutto orrenda con queste paillettes multicolori, avrebbe messo il broncio per chissà quanto se non gliela avessi presa! Dicevi ‘è un pezzo unicoed ora ha fatto la fine di una benda da due euro! Dal sacco scorse anche un paio di scarpe rosse di Prada con tacco quindici cm che utilizzò come martello per battere bene sul tubo, il sangue si era fermato, prese la maglietta, la stoppa avanzata e le scarpe e li gettò all’interno del porcile questa mattina la colazione è all’insegna del lusso! Mangiate tutto belli miei! Mise i sacchi nel bagagliaio della sua jeep e si avviò a piedi verso casa scorgendo in lontananza l’arrivo di Luisa. Lei, solare come sempre, scese dall’auto con un sorriso smagliante “Buongiorno mia cara” andandole incontro “E come non potrebbe esserlo?

Iniziamo la giornata in questa oasi di pace” gli disse abbracciandolo “Hai ancora del caffè?” “Certo, siediti nel portico”. La trovò, poco dopo, insolitamente scomposta sulla poltrona, la camicetta bianca sbottonata fino ad intravedere il reggiseno di pizzo verde salvia, i jeans attillati, le décolleté blu come il blazer, la chioma rosso Tiziano fluente le incorniciava il viso e quell’aria di beatitudine che le aleggiava intorno le dava un aspetto incantevole; Filippo ebbe un sussulto e la guardò con ammirazione mai provata, quasi imbarazzato le porse il caffè che lei sorseggiò con calma assoluta “Certo per te essere cresciuto qui ha dato un valore aggiunto alla tua vita, sei a quindici minuti dal caos cittadino eppur gli unici suoni che senti sono composti dalla natura, poi hai realizzato questo popò di casa, wow che bellezza!” “Sono assolutamente d’accordo con te, questa quiete mi rigenera quotidianamente, specialmente da quando non ho più nelle orecchie i striduli indolenti della tua amica, proprio questa mattina ho raccolto le sue ultime cose e le butteremo nel primo cassonetto che troveremo andando al lavoro, sono tre mesi che è andata via e non è più passata nemmeno a liberare tutto il campo, nemmeno l’ho più sentita, te da quanto non la senti?” Luisa fece un rapido calcolo, ed in effetti erano trascorsi più di quindici giorni “Realmente è da un po’, però forse l’avrei dovuta chiamare io, l’ultima volta l’ho sentita un po’ provata, molto lamentosa, con delle fisime quasi deliranti ma io in questo periodo ho bisogno di leggerezza, di serenità e non ho voglia di sentire paranoie quasi maniacali, forse è per questo che non l’ho chiamata” “Siamo sulla stessa lunghezza d’onda, per Ginevra tutto puzzava, tutto era marcio, io ero diventato il nemico, ogni qualsiasi gesto, ogni parola, lo interpretava in maniera negativa”. Si accorse che aveva parlato in tono spregevole e cercò di rimediare con un sorriso invitandola ad andare al lavoro con la sua macchina.

Si avviarono sul vialetto che portava al garage con passo tranquillo e in silenzio, Luisa si rese conto che le parole di Filippo l’avevano turbata, maggiormente per il tono usato, c’era un’acredine che non conosceva però era giustificata con l’abbandono dell’amica. Passarono davanti al porcile e Luisa notò del sangue sul tubo e nella zona circostante, spostando lo sguardo all’interno, riconobbe, nel fango, un brandello della maglietta con le paillettes e un tacco delle scarpe di Prada della sua amica, spostò lo sguardo e vide dei filamenti di stoppa che affioravano da una pozzanghera, distolse subito gli occhi e cercò di rimuovere i bui pensieri che l’assalirono, salì in macchina con un’inquietudine nell’animo che dissimulò nel comportamento.  Quando Filippo accostò l’auto al primo cassonetto dell’immondizia, stava ancora pensando che forse assomigliava un po’ ai suoi maiali dal momento che anche lui non aveva mai digerito quella maglietta con le paillettes e ne aveva notato un residuo nel porcile, prese i sacchi con entrambe le mani, uno per volta, con una delicatezza non consona a chi vuole gettare il passato nella spazzatura, questi movimenti allarmarono ancora di più l’animo di Luisa che si ritrovò automaticamente a mandare un WhatsApp a Ginevra chiedendole come stava. Salito a bordo Filippo fece un sospiro di sollievo e allungò ancora una volta lo sguardo sul seno di Luisa, questa volta lei si accorse e non riuscì ad evitare una smorfia di perplessità negativa, lui noncurante chiese “Ma secondo te Ginevra mi ha mai amato?

Mi sono posto spesso questa domanda negli ultimi tre mesi, io credo che amare significhi avere fiducia illimitata l’uno nell’altra, condividere dal più piccolo dettaglio al pensiero più profondo, appassionarsi delle stesse cose, scoprirle insieme giornalmente” Lei guardando ripetutamente il cellulare in attesa di una risposta al suo messaggio, si scoprì a dire con naturalezza “Sono d’accordo con quello che dici però forse una coppia, assodate le basi, ha bisogno di altri spazi, di essere aperta ad altri stimoli indipendenti, altrimenti diventa una monogamia di coppia e alla fine uno può opprimere i desideri dell’altro, l’importante è il rispetto reciproco” e rivolse di nuovo lo sguardo allo schermo del cellulare nella speranza di notifiche che non arrivavano, lui riprese con un tono un po’ più brusco “Si ma il rispetto si coltiva giorno per giorno! All’inizio tutto era passione, tutto era novità e questo nostro segregarci, viverci senza condividere con gli altri, forse, è stato il passo falso della nostra storia ma io non ho avvertito un’esigenza diversa, anzi declinavo ogni invito amichevole perché il tempo passato con lei non era mai noioso, mai banale, e lei invece, se pensava questo, non è mai stata onesta né con me né con sé stessa!

Doveva fermarsi e parlare chiaramente delle sue sensazioni, invece mai un campanello di allarme, mai una pausa…così all’improvviso, come una pugnalata che ti trafigge il cuore, ha cominciato a vomitare lamentele su tutto e tutti, ogni giorno è stato un crescendo, io sono diventato l’egoista, il narcisista, l’arrogante, il presuntuoso e lei la vittima assoluta del mio essere…poi quella volta, dopo l’ennesima discussione, le ho consigliato uno psicoterapeuta, perché timoroso di un suo eventuale stato depressivo -quando non si comprende qualcosa si pensa subito alla depressione- mi ha urlato contro come una iena, dicendo che l’unico che si doveva far curare ero io!” Intanto che lui raccontava, Luisa ritmava i suoi occhi dal cellulare al viso  di Filippo, vedendo che gli stava salendo una rabbia incredibile ad ogni parola, cercò di assecondarlo dicendo, con una calma non propria “Hai ragione, le cose si costruiscono giorno per giorno, si modellano giorno per giorno, si alimentano e si smussano giorno per giorno…prendendosi cura, come per una pianta, del proprio io e quello dell’altro” Lui sembrò non percepire il paragone ma percepì la preoccupazione di lei e in un attimo associò tutti i particolari di quella mattina, i grandi sacchi buttati al cassonetto, i pezzi di stoppa, scarpe e maglietta nel porcile…Arguta, non le è sicuramente sfuggito nemmeno un dettaglio e…bella anche quando non è serena! Andiamo oltre e vediamo dove arriva e proseguì in maniera concitata “L’amore è per me un concetto assoluto, come la vita come la morte, non ci sono interessi o distrazioni al di fuori della coppia, a meno che c’è qualcosa di più coinvolgente fuori…e si, forse si è innamorata di qualcun altro e non ha avuto il coraggio di ammetterlo, te ne sai qualcosa?

Ti prego dimmelo così mi metto l’animo in pace!” Luisa non lo stava ascoltando, cercava di carpire solo se il tono della sua voce si alterava ulteriormente, nel frattempo aveva elaborato un piano di azione, se arrivata in ufficio Ginevra ancora non le aveva risposto, l’avrebbe prima chiamata e subito dopo avrebbe chiamato la polizia, dando le indicazioni esatte del cassonetto dove erano stati gettati i sacchi, delle non risposte dell’amica, delle macchie di sangue e soprattutto dei brandelli della sua maglietta nel porcile, dei pezzi delle fantastiche scarpe rosse e quel qualcosa di giallo che sembravano capelli, avrebbe dato i minimi dettagli e sicuramente le indagini si sarebbero avviate immediatamente. Lui ripeté “Se sai qualcosa, se ha un altro uomo, ti prego dimmelo” “No, non so nulla…non credo che abbia un altro…lo saprei” “Forse l’ho viziata troppo, forse sono stato troppo accondiscendente ai suoi capricci, non ho capito nulla e ora…” Con una voce all’improvviso calmissima “I forse, i perché, i come, i poi non servono a nulla…è finita per sempre ed ora devo avere la volontà di ricominciare a volermi bene ed essere sereno”.

Arrivarono in quell’istante al parcheggio dell’ufficio, lui scese e si rese conto di avere fatto un monologo un po’ troppo infervorato e non aver fugato i sicuri pensieri negativi dell’amica, con un atteggiamento di scuse mise le mani sopra le spalle di Luisa dicendo, con voce soave “Scusami…” ma non finì la frase che sentirono i loro nomi urlati dall’altro lato della strada, allibiti entrambi videro che Ginevra si stava sbracciando nella loro direzione, nel vederla Luisa ebbe un fremito e un vortice di pensieri le annebbiarono la mente, poi guardò Filippo e vedendo il suo volto le scoppiò una risata, era sull’orlo di una crisi isterica, non riusciva a smettere di ridere né di pensare cosa significassero tutti quegli elementi che l’avevano portata a pensare ad un omicidio. Avvicinandosi Ginevra chiese: “Cos’è tutta questa allegria? Filippo sei diventato all’improvviso divertente? Se così fosse ti avrei fatto del bene a lasciarti!

Luisa non ho risposto al tuo messaggio perché ti volevo fare una sorpresa e chiederti di pranzare insieme oggi” Luisa abbracciò di getto l’amica “Sono così felice di vederti e oggi sarà un piacere mangiare insieme, alle 13:30 al solito bar? Scusami, devo entrare in ufficio ma prima devo raccontare una cosa a Filippo” Filippo salutò con freddezza Ginevra, avviandosi insieme a Luisa al lavoro, abbracciò l’amica e le sussurrò all’orecchio “Io non ho mai voluto veder uccidere nemmeno un maiale” “Bastardo! Avevi capito i miei pensieri criminali, da quando?” Baciandole con delicatezza la fronte disse “Dai sacchi gettati nell’immondizia…ma dove è arrivata la tua bella testolina?” All’unisono scoppiarono in una fragorosa risata.

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2 commenti »

  1. Racconto molto piacevole, ben scritto, scorrevole e divertente

  2. Grazie mille.

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