Racconti nella Rete®

23° Premio letterario Racconti nella Rete 2023/2024

Premio Racconti nella Rete 2023 “I Fiori della Notte” di Eleonora Bazzichi

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2023

L’isola di Rose

<<Smettila di fare quella faccia! Sorridi! Lo sai che se poi non sorridi verrai punita di nuovo!>>, mi disse Derek severo… Aveva ragione avrei dovuto sforzami di sorridereAnche se lo sapevo benissimo che sarebbe stato l’ennesimo sorriso falso che avrei fatto a due poveri sventurati che attratti dell’annuncio di un lavoro facile stagionale su quella bella isola deserta nel nord dell’Irlanda si erano recati fino a lì… Ignari del reale scopo di quell’annuncio trovato per caso tra i vari annunci di lavoro pubblicati sui giornali

Ormai erano già passati ben due anni da quando io e Derek eravamo arrivati su quell’isola e quello che doveva essere per noi solo poco tempo in attesa che le acque si fossero calmate e quindi finalmente saremmo potuti tornare nella nostra bella Tork era diventato un tempo infinito. I giorni si erano succeduti l’uno all’altro, così come le stagioni, così come gli anni, pensai rammaricata…

<<Benvenuti!>> Urlò Derek ai due poveri sventurati salutandoli con la mano mentre si avvicinarono a noi dal porticciolo ed io ammiccai leggermente con il capo cercando di imitarlo. Questa volta giunsero due ragazzi poco più che ventenni, lei bassina con un bel vestito a fiori che indossò sicuramente per fare bella figura su quelli che pensò sarebbero stati i suoi datori di lavoro. Raccolse i bei capelli rossi ricci in una coda di cavallo che le diede un’aria molto professionale, perfetti con la sua carnagione chiarissima interrotta solo dalle lentiggini che incorniciavano i due ridenti occhietti azzurri, povera cara non sapeva che presto quella gioia di vivere sarebbe finita sul fondo del loro stomaco, come una rosa bella e delicata gettata su una bara durante un funerale, pensai. Qualcosa di lui invece…Un bel ragazzo alto e possente, con folti capelli neri accuratamente pettinati all’indietro e con un buonissimo profumo di spezie, riflettei e mi ricordò subito il mio George… Mi prese un colpo al cuore e Derek se ne accorse subito perché con una scossa al braccio mi riprese. <<…e lei è Rose!>>, disse indicandomi con voce preoccupata ed arrabbiata. <<Lei ed io ci occupiamo dell’ostello invece voi due vi occuperete della casa padronale, se sarete assunti dopo il colloquio di stasera a cena, seguitemi che vi mostro>>. Fece cenno ai due di seguirlo verso la casa padronale. Mi sforzai di continuare a recitare la mia parte. <<Lasciate pure qui i bagagli mentre Derek vi mostra la proprietà io penserò a sistemarli nelle vostre stanze e a preparerò la cena per tutti!>>, dissi con voce flebile e li salutai con la mano mentre si incamminarono lungo il vialetto di sassolini che costeggiava tutta la proprietà.

Era davvero un posto incantevole l’isola, era piccola ma ben tenuta, con il suo piccolo porto d’attracco di legno rosso dove le onde si infrangevano producendo un suono quasi di canto delle sirene, da esso partiva il sentiero di sassolini bianchi che si diramava per tutta la proprietà cingendola come un muro invisibile. Il primo edificio che si incontrava era sicuramente l’ostello dove vivevamo io e Derek, anche se i signori all’inizio ci proposero una bella camera ciascuno all’interno della casa padronale ma io ovviamente rifiutai perché per me era già straziante vivere su un’isola dove venivano commessi tali abomini figuriamoci dormire nella stessa casa dove essi avvenivano! L’ostello se pur piccolo ero molto grazioso con i suoi mattoncini rossi a vista e le piante quasi sempre fiorite che ne circondavano quasi tutto il perimetro, sopra di esse le luminose finestre di legno di quercia chiara che regalavano una vista mozzafiato sul mare che mi lasciavo sempre incredula di come un posto così incantevole avrebbe potuto essere un perfetto inizio per la vita mia e di George anche se lui era abituato allo sfarzo ero certa che sarebbe stato benissimo lì con me! Ma purtroppo per me la realtà era ben altra…pensai rammaricata tra me e me.

Presi le due grosse valige piene di adesivi coloratissimi di quei due poveri ragazzi, tanti vestiti quanti sogni e speranze, pensai e le portai dentro l’ostello. Avevano viaggiato per lungo e largo da New York fino a Singapore per poi trovare la fine proprio lì in quell’isoletta dell’Irlanda in quello che pensavano essere solo un periodo di lavoro per poi ripartire per chissà dove, pensai intristita. Fantasticai sui mille viaggi che quei due avrebbero potuto fare invece di finire lì quando apparì la Signora alle mie spalle. <<Buonasera Signora>>, bisbigliai abbassando lo sguardo. Ancora dopo due anni non riuscivo a resistere al fetore di morte che emanavano sempre i suoi vestiti nonostante carcavo ogni volta di aggiungere più profumo di lavanda quando glieli lavavo. <<Sistemo le valige dei nostri ospiti poi mi metto subito a preparare la tavola per la cena, Derek sta mostrando loro la proprietà>>, aggiunsi sempre bisbigliando per cercare di inalare meno possibile il fetore. <<Lascia stare i bagagli Rose!>>, mi rimproverò la Signora. <<Tanto verranno gettati in cantina domani per poi essere dimenticati anche quelli come le altre centinaia che già ci sono, piuttosto gradirei che tu preparassi molti dolci con tanto zucchero, melassa e miele che se mangeranno molto zucchero il loro sangue dopo diventerà davvero delizioso! Corposo come un buon vino d’annata italiano!>>, esclamò uscendo dall’ostello senza emettere alcun rumore di passi proprio come vi era entrata.

Mi misi in cucina e preparai i dolci quando entrò Derek tutto spavaldo. <<Allora mia cara svampita Rose! Come ti sembrano? Io direi che sono perfetti! Vedrai stavolta li piaceranno tantissimo! Vedrai che tra non molto potremo andare via e visto l’ottimo lavoro che stiamo facendo adescando sempre ottime prede, ci daranno anche una bella ricompensa! Già mi immagino qualche bel rubino o smeraldo della collezione privata della Signora! Così potremo rivenderlo e riiniziare qualcosa da qualche altra parte lontana da qua!>>, disse sorridendo e cercò la mia approvazione con un sorrisetto ammiccante. <<Derek lo sai che per me tutto questo è sbagliato e orribile! Io sono disgustata da tutto ciò… Io ho accettato di venire qui solo perché tuo padre aveva ragione e dovevamo andare via per far calmare le acque per un po’…>>, dissi e lo guardai negli occhi… In quei suoi bellissimi occhi verdi dove mi ci perdevo ogni volta che li fissavo e quel suo dolcissimo sorriso furbetto, pensai incredula e Derek mi abbracciò. <<Lo so Rose… Lo so… Vedrai presto potremmo lasciarci tutto alle spalle! Te lo prometto! E stavolta davvero! Non come l’ultima volta quando ti promisi che saremmo tornati a casa subito e invece ora sono due anni che manchiamo!>>, disse ridendo mentre uscì dalla cucina rubando due muffin. Aveva ragione… L’ultima volta che mi aveva promesso qualcosa fu quel benedetto pomeriggio in cui ero andata a trovarlo per sapere il suo parere su alcuni miei dipinti che avevo intenzione di proporre a una casa d’arte e Derek mi convinse ad andare con lui ad un ricevimento dei suoi amici di polo convincendomi con la promessa di mostrarmi le fontane con giochi di acqua e fiori tropicali della villa che secondo lui dovevo vedere per forza per stimolare la mia arte e così accettai e da lì iniziò tutto.. se ancora ci ripenso se avessi detto di no quel giorno… Mi prese un colpo al cuore…

La cena fu pronta, come chiese la Signora preparai principalmente dolci, chiamai Derek perché mi aiutasse a preparare la tavola nella casa padronale e dare così inizio allo scempio. La casa padronale, un’antica casa colonica elegantemente arredata con tanti particolari in marmo pregiato e con importanti arredamenti in legno massello, con i suoi suntuosi tendaggi rossi porpora. Se si era ignari di ciò che vi accadeva sembrava davvero un sogno per i poveri sventurati, pensai sarcastica. Derek mi aiutò a disporre in modo regale la tavola e mentre ultimava i preparativi io andai al piano di sopra a chiamare i due ragazzi. Come la morte che con la falce va a mietere le sue vittime, pensai e odiai con tutta me stessa quel compito che toccava sempre a me e come sempre cercai di non alzare mai lo sguardo perché dai miei occhi avrebbero letto ogni singola cosa e allora per me sarebbero sati solo guai.

Arrivammo alla tavola e Derek esclamò: <<I Signori sono un po’ in ritardo e per ingannare l’attesa gradirebbero che voi intanto iniziaste a mangiare e assaggiaste questo splendido vino che viene prodotto proprio qui sull’isola dalla nostra vigna e se verrete assunti anche voi ci potrete aiutare nella prossima vendemmia a fine estate!  Vedrete un’esperienza davvero unica!>>. Mi sorpresi, nonostante fosse la centesima volta che la ripeteva sembrava sempre più convinto di ciò che affermava e di come il suo sguardo non tralasciò il minimo dubbio o incertezza al riguardo. I ragazzi mangiarono e bevvero mentre io e Derek iniziammo ad indietreggiare sempre più verso la grande porta del salone, quando si sentì un colpo secco alla porta come di un bastone su un tavolo di legno e allora Derek annunciò ai due poveri malcapitati: <<Vi presento i Signori!>>, con aria maestosa, anche se ormai i due ragazzi talmente storditi dal vino all’oppio già ingerito non capirono nemmeno che cosa avesse appena detto. Si aprì la porta ed entrano nella stanza due figure lunghe nere incappucciate con lunghi mantelli spessi che strusciando per terra lasciavano dietro di esse un fetore di morte insopportabile, da una delle due figure si vedeva fuoriuscire dal cappuccio una ciocca di lunghi capelli grigi, l’unica cosa che mi permetteva di distinguere il signore dalla signora. Non gli ho mai visti in volto, pensai, se mai avessero avuto un volto dei simili esseri! I due ragazzi se ne accorsero appena della loro presenza e continuarono ad ingozzarsi di dolci, la Signora alzò verso noi la mano facendo segno di andarcene ed io non me lo feci ripetere due volte. Non avevo mai assistito all’atto ma ogni mattina successiva ripulivo per ore e ore la stanza da schizzi di sangue incrostati ovunque e di tale orrore era ciò che mi bastava!

Scappai correndo per lo stradello fino a raggiungere la mia camera nell’ostello, mi buttai sul letto e scoppiai a piangere a dirotto, Derek mi raggiunse veloce come un fulmine, chiuse tutte le porte e le finestre e accese il giradischi con la musica Jazz alta per cercare di coprire le urla dei due poveri ragazzi. <<Cosa c’è di meglio di un bel pezzo Jazz per coprire i rumori?!>>, disse sarcastico. Mi raggiunse in camera e si rannicchiò accanto a me sul letto e cominciò ad accarezzarmi il viso canticchiando una ninna nanna dolcemente. Sempre la stessa cosa…pensai. Per quanto apprezzassi il suo gesto il mio malessere non diminuì affatto. E anche quella notte mi addormentai tra le lacrime e l’assolo di un sassofono di qualche canzone Jazz.

Poche ore dopo anche se mi sembrò un’infinità sentì il giradischi gracchiare, dalla villa non si sentii più nulla, scesi dal letto ed andai a staccare il giradischi per evitare che quel rumore lo svegliasse e notai subito che nonostante le luci fuori fossero quelle soavi e delicate dell’alba il portone della casa padronale rimase sempre chiuso. Eppure avrebbero dovuto finire da un pezzo, pensai, a quest’ora dovrebbero già essere rintanati nelle loro stanze e con il portone aperto per darci modo di pulire la stanza per le prossime vittime. Così corsi a chiamare Derek. <<Derek alzati! Presto! C’è qualcosa che non va! È spuntato il sole ma il portone è sempre chiuso!!>>, gridai agitata. Derek aprì gli occhi e mi sorrise in modo diabolico. <<Saranno morti Rose! Il nostro sogno si è realizzato! Finalmente abbiamo l’isola tutta per noi!>>, esclamò. Anche se a me bastava che fossero morti poi sarei andata via di lì al più presto possibile di tutto il resto non mi importa proprio niente! pensai e saltai anch’io di gioia all’idea di un tale avvenimento! Ma l’entusiasmo finì presto e andammo di corsa alla casa padronale dove Derek aprì il portone forzandolo. Dal fondo della stanza da pranzo si sentì una voce flebile sussurrare: <<Ragazzo vieni, mi devi aiutare, vieni presto…>>, disse il Signore, così Derek mi strinse forte la mano e ingoiando la saliva entrammo dentro la stanza che ora più che mai puzzava tutta di morte e vidi sulla bella tavola bianca quasi a contrasto con tale candore i due corpi riversi dei poveri ragazzi con le gole tagliate ma senza che si vedesse sangue uscire dalle ferite. Se non fosse stato per i tagli sulla gola sembrava che stessero dormendo. Per terra invece trovammo riverso il corpo della Signora. <<Cos’è successo?>>, gridò Derek incredulo e si avvicinò a loro mentre io rimasi pietrificata sulla porta quella scena fu troppo per me non riuscì ad andare avanti. <<Glielo avevo detto che ne aveva già bevuto troppo e che era troppo dolce! Ormai siamo troppo anziani per questo, gliel’ho detto! Ma lei ha voluto esagerare diceva che erano secoli che non beveva un sangue così buono che si sentiva di nuovo viva e alla fine si è ridotta così!>>, disse il Signore scuotendo la Signora leggermente. Mi avvicinai a Derek quasi strisciando proprio come loro, e chiesi piano: <<Ma è morta?>>.  Il Signore mi rimproverò: <<Noi siamo immortali dovresti averlo capito ormai, è come una congestione per voi umani, Derek portala nella sua stanza e liberati dei corpi dei ragazzi presto! Devi chiamare un Epissimus subito>>. Derek annuì prese in braccio il corpo della Signora che sembrò leggerissimo come quello di uno spettro e si diresse verso il piano superiore con il Signore che lo seguì tendo la mano della Signora. Io rimasi lì con quei due poveri corpi nel tanfo di morte più totale per minuti che sembrarono ore… Decisi allora di iniziare a pulire la stanza quando mi raggiunse Derek. <<Bisogna cha vada a chiamare aiuto per la Signora, uno di questi Epissimus che ha detto il Signore, ora tolgo i corpi dei ragazzi e poi parto per la terra ferma, vedrai che starò via qualche giorno non so quanto mi ci vorrà per trovarne uno e poi tornerò con gli aiuti, te non preoccuparti non ti abbandonerò qui, tonerò!>>.  Mi accarezzò il viso accennando un sorriso anche se pure lui non sembrò crederci troppo stavolta.

Finii di pulire la stanza e corsi da Derek che si stava preparando per andare. <<Ti prego portami via con te non lasciarmi qui!>>, supplicai. <<Ti prometto che resterò con te per sempre che non scapperò una volta raggiunga la terra ferma!>>, dissi con aria di supplica e Derek scoppiò a ridere. <<Per quanto mi alletti la tua proposta devo declinarla perché come ben saprai loro non ci lascerebbero mai in pace ci perseguiterebbero per tutta la vita se decidessimo noi di andarcene e ci troverebbero anche in capo al mondo e mio padre non potrebbe farci nulla, e poi uno dei due deve rimare qui come garanzia>>, replicò Derek con una tristezza infinta negli occhi. <<Via Rose starò lontano solo pochi giorni nel frattempo non arriveranno persone per il lavoro perché ho bloccato l’annuncio, i Signori sono chiusi nelle loro stanze e non vogliono essere disturbati perciò te riposati! Cosa vuoi mai che succeda?!>>, disse Derek mentre mi baciò la fronte e si preparò ad uscire di casa… <<Ricordati, le tue disgrazie sono anche le mie e le mie gioie sono anche le tue>>, disse uscendo. Per sempre… pensai e rimasi lì nella mia camera e mi misi sotto le coperte seduta sul letto e fissai la luna fuori dalla finestra fintanto che caddi come in una catalessi sul letto.

Il viaggio di Derek

<<Ricordati… Le tue disgrazie sono anche le mie e le mie gioie sono anche le tue>>, dissi mentre uscii di casa e lo pensai veramente anche se questa volta mi venne qualche dubbio… Mi incamminai lungo il vialetto di sassolini fino al piccolo porticciolo dove era ormeggiata una piccola barchetta a motore bianca.  Sciolsi l’ormeggio e cominciai a navigare lungo le quiete acque scurissime del golfo di Lansbruk in direzione della vicina cittadina portuale di Lansbruk. Dopo un’ora circa raggiunsi il molo, sempre ben tenuto e riconobbi subito la barca di Frank che doveva essere appena tornato da una battuta di pesca. Frank lo trovai come sempre vestito con una tuta arancione da pescatore e con grossi stivaloni neri, da sotto i grossi baffoni grigi mi salutò perplesso: <<Che ci fai qui giovanotto? Non sono io il vostro caronte di fiducia?!>>, disse ridendo. Aveva ragione per anni e anni ogni sei mesi ci portava sull’isola lui i giovani malcapitati, ma a differenza mia lui la prendeva con filosofia ritenendosi un po’ un caronte dei tempi nostri, pensai ridacchiando.

Saltai giù dalla barca appena ormeggiata e mi diressi a passo svelto verso di lui. <<La Signora diciamo che sta male, diciamo che è svenuta se così possiamo definirla…>>, feci un respirone e continuai, <<Mi ha mandato il Signore per cercare un Epissium per curarla credo…>>, dissi con voce poco sicura, mentre mi avvicinai sempre di più a lui. Frank sgranò gli occhi e scoppiò a ridere. <<Non credevo che quei due vecchi bacucchi potessero svenire o stare male essendo loro stessi il male!>>, continuò ridendo, <<Ma hanno ragione qui a Lansbruk un Epissium è rimasto! Non è proprio in forma il vecchietto ma vedrai che qualcosa saprà sicuramente dirti!>>, disse ridacchiando. Rideva sempre il vecchio Frank, prendeva la vita con leggerezza e lo ammiravo molto per questo, avrei voluto essere più come lui sia per me che per aiutare Rose a non cadere nel turbinio della sua mente fin troppo realista, pensai rammaricato.

Mi incamminai con Frank lungo il piccolo porto verso la parte più vecchia della cittadina marina, dove le case furono costruite con il legno di abete con mille colori sgargianti in segno di un periodo in cui anche quel posto così remoto conobbe la gloria e il piacere del turismo, prima che la maledizione dei miei Signori si abbattesse su di loro e tutto cascasse in disgrazia.

Ci incamminammo lungo una stradina davvero stretta e piena di fiori di elicriso gialli che erano nati su tutti i muretti laterali nelle piccole insenature che si erano create con le intemperie nel tempo e che le donavano un profumo forte e agro. Arrivammo ad una casa di mattoni, l’unica in tutta quella parte della cittadina con un bel tetto di tegole rosse. <<Eccola Derek>>, disse Frank. <<L’unica casa di mattoni!>>, esclamò, <<E sai perché? Perché quando il dottore aiutò gli abitanti a uccidere le creature, loro furono così riconoscenti con lui che gli costruirono questa bella casa con i mattoni del continente per ringraziarlo!>>, disse e poi fece una pausa. <<Anche se poco dopo scoprirono che in realtà ne aveva rinchiusi due sull’isola e quindi che aveva mentito e il pericolo c’era sempre e da lì nessuno volle avere più a che fare con lui… tranne te oggi mio caro!>>, disse ridendo e spingendomi verso il cancelletto malandato della proprietà. <<Non ti senti fortunato?!>>, sghignazzò tirandomi una pacca sulla spalla.

A passi lunghi raggiungemmo la porta e notai le centinaia di sassi che dovevano essere stati lanciati li dai cittadini furiosi, inghiottii la saliva. Ormai sono qui e dovevo andare avanti, mi spronai… Raggiunsi la grossa porta rossa logorata dal sole e dai lanci dei sassi che ne avevano scalfito in modo irregolare la superficie un tempo sicuramente liscissima, bussai due volte ed aspettai mentre sentii i pesanti passi di Frank che si allontanarono sempre più.

<<Chi è?>>, sentii urlare da dentro la casa. <<Derek… Derek che vive sull’isola qui di fronte… Sto cercando un dottore o meglio sto cercando un Epissium>>, risposi e subito si spalancò la porta e una mano mi afferrò per la giacca e mi tirò dentro richiudendo subito di scatto la porta alle mie spalle. <<Sei impazzito ad urlare quelle cose?! Ad usare certi termini!>>, mi rimproverò un ragazzo che doveva avere più o meno la mia età, con i capelli rossi ricci e le lentiggini che gli creavano come una mascherina intorno agli occhi verdi un po’ spaventati. <<Non vorrai attirare qui altri guai no? Penso che già mio padre ne abbia avuti abbastanza già così!>>, disse stizzito.

<<Quindi doveva essere il figlio del dottore>>, pensai e in effetti la stanza era piena di alambicchi tipici dei dottori e sulle pareti vi erano attaccati diversi disegni riproducenti parti del corpo umano. Come un vero ambulatorio medico dovrebbe essere. <<Sono Derek, mi mandano i Signori dell’isola qui di fronte, dovrei parlare con l’Epissium>>, esclamai. Il ragazzo mi fece cenno di abbassare la voce. <<Si ho capito, ma devi sapere che l’Epissium in questione è mio padre e che io, come il resto della cittadina, non vado proprio fiero di ciò che ha fatto!>>, fece una pausa poi continuò, <<Comunque è al piano di sopra il vecchio malefico, se vuoi vai pure a parlarci ma stai attento è come dire…Un po’ pazzo!>>, mi indicò con il dito le scale a chioccola che salivano al piano di sopra.

Così salii quelle ripide scale a chiocciola e raggiunsi il piano di sopra. Il lungo corridoio che mi si presentò davanti era piuttosto cupo e conduceva a diverse porte. <<La seconda a destra>>, urlò il ragazzo dal piano di sotto come se già avesse capito la mia incertezza, così mi diressi verso la porta e dopo aver fatto un profondo respiro l’aprì.

La stanza mi apparve davvero poco illuminata e notai solo un grosso letto sul lato destro e un tavolo pieno di boccette e ampolle davanti ad esso. Mi girai e vidi sul letto un vecchio che mi fissava con due grossi occhi gialli come un gatto, perfettamente immobile e mi sembrò quasi che non respirasse.

<<Salve sono Derek, mi manda…>>, incominciai, ma subito mi interruppe il vecchio. <<So già tutto Derek dell’isola, io sono nella loro testa!>>, disse il vecchio con vece gelida, si mosse appena e cominciò a chiamare il figlio: <<Bernard! Bernard, dannazione di un figlio ingrato vieni qui!>>. Si sentirono diversi passi sempre più vicini fintanto che Bernard non ci raggiunse. <<Puoi spiegare al nostro sgradito ospite la mia condizione per favore?>>, chiese il vecchio con un grosso sospiro e lasciandosi cadere nel letto dove si alzò una grande nuvola di polvere. <<Mio padre lasciò in vita i tuoi Signori sull’isola non per amore della scienza o per studiarli come tutti credettero ma perché loro lo maledissero. Questo perché lui con l’inganno condusse i tuoi Signori sull’isola convincendoli che in questo modo li avrebbe salvati dai cittadini di Landsbruk che li volevano morti ma in realtà era lui che stava sterminando tutta la loro specie proprio su commissione dei cittadini stessi. I tuoi Signori in cambio di questo salvataggio, fasullo, gli avrebbero però dovuto donare il loro dono più grande cioè l’immortalità e così fecero, dato che ancora non avevano capito l’inganno>>, disse Bernard. <<Ma poi loro capirono l’inganno e si vendicarono su di me, maledicendomi con un legame vitale con loro per cui io provo tutte le emozioni che provano loro e provo tutto il dolore che provano loro, in modo che se gli avessi uccisi sarei morto pure io!>>, esclamò il vecchio affranto. <<Da quel momento mio padre si è chiuso in questa casa ed ha dovuto creare il sistema di adescamento delle vittime che ora stai mandando avanti te, per assicurarsi che quelle creature vivessero per sempre in modo che anche lui potesse continuare a farlo>>, concluse Bernard.

In quel preciso momento nel mio cervello fu tutto chiaro perciò affermai: <<Quindi è Lei il Signor D. E. con cui mio padre aveva quei debiti e per cui mandò su quest’isola me e Rose in cambio del risanamento>>. <<Esatto!>>, esclamò il vecchio. <<Ma a quanto mi disse tuo padre ne avevate bisogno tanto quanto me di venire qui, se ben ricordo la ragazza che è con te è stata accusata di aver commesso un omicidio ad una festa in un campo di polo a TorK e te ti sentivi responsabile per l’accaduto così hai deciso di venire qui con lei>>, fece una pausa. <<Quindi caro ragazzo diciamo pure che sei malvagio tanto quanto me, hai messo i tuoi interessi personali davanti ad ogni cosa>>, concluse soddisfatto.

Andò proprio così…Quel maledetto giorno convinsi Rose ad andare a quella stupida festa al campo di polo e bevemmo tanto forse troppo…Poi successe il fattaccio e quel ragazzo morì affogato nella fontana. Rose venne subito accusata un po’ perché tutti affermarono di averla vista parlare con lui poco prima e un po’ perché per via del troppo alcool non fu in grado di riferire i reali fatti di quella giornata. La sua memoria aveva troppi buchi e fu in grado solo di ripetere più volte che venne alla festa per vedere proprio quella fontana, la fontana che io gli avevo tanto promesso e dove morì il ragazzo. Ed io mi sentii troppo responsabile per l’accaduto perciò chiesi a mio padre aiuto e lui da bravo uomo d’affari quale era non ci pensò due volte a spedirci in questo posto per poco tempo a detta da lui, avendo così visto il suo debito ripagato, trovando un’opportunità nella disgrazia come diceva sempre lui da bravo giocatore d’azzardo…Erano già passati due anni però, pensai rammaricato.

Mi scossi di dosso quei brutti ricordi e dissi deciso al vecchio: <<Come posso aiutare la Signora? Dimmelo presto, devo rientrare il prima possibile sull’isola!>>. Il vecchio si mise seduto meglio sul letto facendo leva con gli avambracci sul materasso ormai logoro da anni e iniziò: <<Ci sarebbe il modo, credo, per aiutare la Signora, bisognerebbe preparare un composto in grado di togliere l’eccesso di insulina che ora è entrato nel suo corpo e che l’ha fatta collassare>>. Rimasi un attimo stupito ma poi mi ricordai della maledizione e che quindi il vecchio sapesse già bene cosa era successo alla mia Signora perché provava la stessa cosa lui stesso; Chiesi allora: <<Bene come facciamo a prepararlo?>>. Guardai fisso in direzione del vecchio. Il dottore si allungò per afferrare un vecchio libro della copertina rossa logora e impolverata alla base di una grossa pila di libri pieni di polvere posizionati su un lato del suo comodino e cominciò a sfogliarlo rapidamente, decisi così di avvicinarmi un po’ di più e riconobbi subito il fetore di morte che emanavano sempre i miei Signori, era lo stesso. Quindi era davvero maledetto! Chissà quanti anni doveva avere e a quante malattie doveva già essere scampato! Mi sarebbe piaciuto anche a me diventare immortale!”, pensai, ma poi mi ripresi dai miei rimugini irreali e mi concentrai perché il vecchio iniziò a leggere. <<Questi sono gli appunti che ho preso durante i miei studi su quella specie in anni e anni e se ben ricordo c’era una pianta che messa a macerare con un tipo particolare di vino era in grado di ristabilire il giusto dosaggio di insulina nel loro sangue>>, continuò a sfogliare il diario sempre più preso dalla lettura e in quel momento notai che Bernard sembrò interessato forse più di me a quel diario e notai come cercò di rubare con lo sguardo ogni singola parola che riuscì a leggere in quella quasi totale penombra.

Ebbe come un’illuminazione: <<Ecco! Si tratta dei fiori della notte! Ora mi ricordo! E il vino è un vino rosso che però deve essere rimasto ad invecchiare per almeno 20 anni in una botte di legno!>>. Certo chiarissimo e facilissimo, pensai. <<Ok, quindi dove le posso trovare queste cose?>>, chiesi perplesso. Il vecchio si mise a ridere. <<Caro ragazzo, il vino è giù nelle mie cantine e per quanto riguarda i fiori della notte crescono proprio sulla tua cara isola! Di sicuro non ci hai mai fatto caso perché la notte vi chiuderete da qualche parte mentre loro vivono il loro giorno, ma se una sera tu decidessi dopo la mezzanotte di uscire fuori e avvicinarti al porticciolo li vedresti subito i fiori della notte! Risplendono come stelle cadenti! Per questo sono chiamati fiori della notte!>>, concluse.

Effettivamente la sera sia io che Rose stavamo sempre rintanati nel cottage per paura che ai Signori venisse voglia di assaggiare anche noi e poi perché i patti erano quelli, di notte vivevano loro mentre di giorno toccava a noi, pensai incredulo.

<<Bene! Quindi vado a prendere il vino in cantina, i fiori li raccolgo già stanotte…Poi come devo fare?>>, chiesi al vecchio. <<Ragazzo devi stare attento però perché ci sono due tipi di fiori della notte, quelli gialli che sono quelli che devi prendere per realizzare la pozione mentre quelli blu che sono estremante velenosi per loro! Quindi non ti sbagliare! Comunque quelli blu non ti si scioglierebbero mai nel vino, per sciogliere quelli ci vuole il sangue umano! Hanno un ph troppo acido per il vino!>>, esclamò il vecchio e fece una breve pausa un po’ perplesso come se avesse detto qualcosa che forse era meglio che non mi avesse rivelato e cominciò a fissare il vuoto con la bocca socchiusa.  Bernard intervenne: <<Ma allora è così che hai fatto per uccidere tutto il resto della specie! Hai usato i fiori della notte con il sangue di quelle povere fanciulle che non vennero mai più ritrovate!>>.  Bernard cominciò a sferrare pugni contro il muro della porta con una rabbia furibonda e nei suoi occhi qualcosa si spense. <<Bernard smettila o farai cadere tutta questa vecchia catapecchia! Un sacrificio andava fatto! Non si ottiene nulla con nulla e questo lo sai! E poi furono loro a offrirsi a me per puro amore verso questa cittadina e verso i suoi abitanti!>>, disse il vecchio frettolosamente mentre cercò inutilmente di allungarsi verso il figlio nel pieno di una crisi di rabbia. <<Si ma hai preso anche Giudit! La mia Giudit! Perché?>>, chiese Bernard piangendo ormai a dirotto. <<Lo sai che era tutto per me eppure non ti sei fatto scrupoli a prendere anche lei!>>, disse Bernard piangendo. <<Bernard si è offerta lei, venne un giorno supplicandomi di proteggere la sua sorellina da quei mostri e mi disse che era disposta a tutto per evitare che qualcuno o qualcosa le facesse del male, così la presi in parola. Quella sera stessa la feci rapire dal mio garzone dell’epoca e fu lei la prima con cui sperimentai la pozione ed eliminai i primi dieci mostri>>, disse il vecchio e fece una pausa mentre Bernard non finiva più di piangere. <<Quindi dovremmo ringraziare la tua cara Giudit fu lei che ci salvò tutti! Potremmo dedicare una piazza o una strada a lei! Lei si che fu una vera eroina!>>, concluse sorridendo, <<Fino ad allora usando il sangue di animale ero riuscito solo a stordirli perché loro assaggiandolo riconoscevano subito l’inganno e lo sputavano arrabbiati mentre il sangue di Giudit lo bevvero tutto fino all’ultimo sorso! E finalmente riuscii ad ucciderli davvero!>>.

<<Vecchio pazzo, allora è per questo che tutta la cittadina ti odia, perché hai fatto una strage di fanciulle e ne hai lasciati pure due in vita! Sei fortunato vecchio pazzo che non ti abbiano ucciso! Perché se lo avessi capito prima di sicuro lo avrei fatto io stesso!>>, urlò Bernard e uscì furioso dalla stanza sbattendo la porta.

Passò qualche secondo dopo quella scena inverosimile e il vecchio iniziò a spiegarmi: <<Hai capito allora? Ora vai giù e prendi due bottiglie di vino dai barili di legno che troverai in cantina poi torni subito sull’isola facendo attenzione a tenere sempre le bottiglie ben al riparo dal sole che sennò si altererebbero le proprietà, poi stanotte dopo la mezzanotte esci vai al porticciolo e raccogli i fiori della notte gialli, non ti sbagliare, poi li pesterai con un mortaio e butterai la poltiglia che così otterrai in un calice insieme al vino, poi domani sera lo farai bere alla Signora e vedrai che così starà meglio>>, fece una pausa poi concluse, <<Così starò meglio anch’io! Ora da bravo ragazzo vai! Tuo padre sarà orgoglioso di te! Se lo senti digli pure che non solo i debiti sono cancellati ma che gli devo pure un grosso favore>>.

Lasciai la stanza del vecchio e mi indirizzai verso le scale a chiocciola, scesi al piano di sotto e mi resi conto che Bernard non c’era più in casa, continuai a scendere le scale a chioccola fino a che non raggiunsi la cantina che a differenza del resto della casa sembrò veramente ben pulita e ordinata. Doveva essere qui dove faceva i suoi esperimenti con il sangue il dottore, ben nascosto dal resto del mondo! E doveva essere per quello che era così tutto pulito e asettico non voleva contaminazioni di nessun tipo con i suoi esperimenti!, riflettei perplesso.

Raggiunsi i due grossi barili di legno e presi un paio di bottiglie di vetro messe lì apposta per il vino, aprii il piccolo rubinetto di legno alla base del barile e raccolsi con attenzione quel vino rosso rubino densissimo nelle due bottiglie. Infilai le due bottiglie in un sacco di iuta che trovai li su un tavolo e senza pormi altre domande su quel posto orribile mi incamminai verso la porta principale deciso a tornare sull’isola e concludere anche questa storia il prima possibile.

Percorsi più veloce che potei il viottolo pieno di fiori di elicriso gialli. Tutte quelle verità di cui ero entrato appena a conoscenza mi struggevano dentro, mio padre ci aveva ingannato ancora una volta…Non c’era un periodo al termine del quale saremmo potuti tornare, non c’era una fine, la fine sarebbe stata solo con l’arrivo di due nuovi custodi al posto nostro…Ma chi sarebbe mai stato così stupido di accettare una cosa simile? Mi chiesi sconfortato. Solo un disperato come lo eravamo noi avrebbe potuto farlo una volta saputa la verità su quel posto! Ma noi non conoscevamo più nessuno, nessuno da poter ricattare come era stato fatto con noi, non c’era via di fuga per noi…, pensai pieno di rabbia e un immenso vuoto stritolò il mio cuore. Nel turbinio dei miei pensieri raggiunsi il porticciolo e senza pensarci due volte saltai sulla mia barca, tirai con forza le funi per slegarla e finalmente iniziai la navigazione verso l’isola, verso il mio carcere d’oro e sangue.

La navigazione fu più impegnativa del solito, raggiunsi l’attracco e con un sospiro di sollievo legai la barca mentre notai con gioia che il grande portone era sempre chiuso e che Rose doveva essere sempre nel cottage dato che trovai le luci sempre accese. Raccolsi il mio bottino, le due bottiglie di vino rosso nella sacca di iuta e raggiunsi il cottage lieto di dare a Rose la lieta notizia. Decisi che non avrei angosciato anche Rose con tutta la storia ma me la sarei tenuta per me, a lei avrei solo detto della cura per la Signora poi al vero problema ci avrei pensato da solo nei giorni avvenire.

Una luce forte come un faro mi colpì da dietro così mi voltai perplesso, una barca entrò nel porto. <<Chi è la?>>, urlai verso una figura nera che spuntò dalla prua della barca. <<Derek!! Grazie a Dio!! Aiutami con le funi dai!>>, mi urlò quella scura figura, <<Sono Bernard! Sono venuto per aiutarti! Dopo quello che ho sentito non posso accettare tutto il male che ha fatto mio padre senza fare nulla per porvi rimedio!! Io ti devo aiutare!!>>, urlò Bernard e mi porse la fune. <<Sicuro di resistere? Rose la prima volta che li ha visti tra un po’ perdeva i sensi!>>, dissi ridacchiando ma in realtà fui contento che Bernard avesse deciso di aiutarci. <<Alla fine qualcosa da tuo padre l’avrai imparata anche te! E sicuramente sarai più bravo di me e Rose a fare i preparati!>>, esclamai mentre legavo le funi della sua barca ben strette al moletto.

Ci incamminammo insieme verso il cottage e notai subito come Bernard rimase colpito dell’imponenza della villa padronale. <<Da togliere il fiato vero?>>, dissi verso Bernard. <<E aspetta di sentire il fetore di chi ci abita dentro come te lo toglie davvero il fiato quello!!>>, esclamai ed entrambi scoppiammo a ridere a crepa pelle. Condussi Bernard lungo tutto il viottolo fino alla porta del cottage e bussai con forza perché non volli che Rose si spaventasse entrando all’improvviso.

L’isola di Bernard

Entrai in quella calda stanza accogliente dove sentii un profumo dolce di torta di mele appena sfornata. Notai subito una ragazza alta con folti capelli mogano e lineamenti molti dolci che sventolava in aria un mattarello in preda a una qualche crisi isterica verso Derek, il quale però ridendo, le mostrò con orgoglio le due bottiglie di vino della cantina di casa mia.

<<Piacere io sono Rose, la coinquilina di Derek, o meglio la sua ragione di vita>>, disse Rose ridendo con sguardo furbo verso Derek. <<Certo, infatti in queste ore senza te ero proprio perso!>>, concluse Derek ridendo e le tolse il mattarello dalle mani. Mi sedetti su un piccolo divano a un lato della stanza davanti a un grazioso caminetto di mattoncini rossi mentre udii Derek fare un riassunto di ciò che aveva detto mio padre sul preparato a base di vino e fiori che saremmo andati a fare quella sera stessa. <<Io sono venuto qui per aiutarvi, perché non accetto tutto il male che ha fatto mio padre e che sta continuando a fare facendovi restare qui rinchiusi a badare al suo stesso sbaglio!>>, dissi con fermezza ma mi arrivò un calcio di Derek mentre mi fece no con la testa e segno con le dita che mi avrebbe parlato dopo, così mi corressi. <<Risolveremo insieme questa storia, stai tranquilla Rose presto finirà tutto!>>, dissi concludendo con un bel sorriso a più denti che potevo e Derek mi guardò ammiccando compiaciuto.

<<Derek io allora vado a dire ai Signori che sei tornato e che presto gli porterai la medicina che stai preparando insieme all’Epissium>>, esclamò Rose felice. <<Meglio non dire che c’è l’Epissium qui Rose, non vorrei che dopo decidessero per altro, te di solo loro che sono tornato e che a breve darò loro la medicina che serve alla Signora>>, ribatte Derek e mi spinse con lui verso una porta in fondo alla stanza.

Sentii i passi di Rose allontanarsi lungo il viottolo fuori dal cottage mentre Derek mi mostrò fiero tutti i suoi attrezzi da cucina, tra mille pentole e mestoli, Derek tirò fuori un mortaio che faceva proprio al caso nostro e si mise a cercare una qualche forma di ciotola di vetro per la macerazione in mezzo a una pila scombinata di scodelle di ceramica. <<Che ne pensi? Andrà bene questa? O meglio quella?>>, mi domandò Derek mostrandomi due scodelle più o meno identiche. <<Quella è perfetta! Aspetteremo la mezzanotte poi andremo a raccogliere i fiori e prepareremo due composti così da avere sempre un piano B in caso ci fosse un problema con il primo! Mio padre mi ha insegnato a procedere così con i composti e noi così faremo!>>, dissi e Derek annuì convinto. Nemmeno io ero in grado di credere a con quanta convinzione avevo detto una cosa del genere e per giunta credendoci pure, doveva proprio essere il destino che quella era la cosa giusta da fare finalmente, pensai entusiasta.

Rose tornò e si udì il colpo secco alla porta del cottage. <<Derek, Bernard, i Signori aspettano con ansia la medicina perché la Signora sta sempre molto male, per questo stasera non scenderanno ma resteranno nelle loro camere, quando la medicina sarà pronta gliela porterete proprio lì>>, disse Rose tutto d’un fiato. <<Adesso io vado a letto e vi prego risvegliatemi quando anche questo incubo sarà finito!>>, affermò melodrammatica Rose mentre saliva la scalinata di legno di acero del cottage. Certo cara Rose sarà proprio come hai detto! pensai sarcastico.

<<Bene, che ne dici di stenderci un po’ sul divano mentre aspettiamo la mezzanotte?>>, propose Derek mentre ci incamminammo verso il caminetto. Lo seguii silenzioso mentre ripassavo mentalmente tutti i passaggi della preparazione di mio padre. Mi stesi sul divanetto dal lato opposto a quello di Derek e chiusi piano piano gli occhi.

<<Svegliati Bernard! Presto!>>, mi scosse Derek tutto agiato, guardai verso il vecchio orologio a cucù appeso sopra al caminetto e notai che era mezzanotte in punto. <<Sbrighiamoci, la raccolta ha inizio!>>, disse Derek tutto eccitato mentre prendeva delle grosse forbici da giardiniere e un cestino di vimini per la raccolta. Mi alzai e segui Derek fuori dal cottage in direzione del porticciolo. Rimasi senza parole quando vidi il prato letteralmente pieno di stelle. Non erano stelle ma erano i fiori che brillavano nella luce della notte e risplendevano in tutta la loro bellezza con le loro sfumature a volte blu e a volta gialle, pensai e vidi gli occhi di Derek brillare come i fiori stessi e disse: <<Oh se solo Rose fosse qui, lei avrebbe amato tutto questo, lei potrebbe dipingere una tale bellezza invece che sempre e solo i ritratti delle vittime dei Signori con il loro sangue una volta che sono morti per la collezione privata di quadri dell’orrore di quei due abomini, dipingerebbe di nuovo il bello e non la morte!>>. Rimasi perplesso un po’ per ciò che Derek aveva detto e un po’ per quello spettacolo incredibile che mi lasciò senza parole ma andai avanti. Dovevo portare a termine il mio piano e l’avrai fatto ad ogni costo, così iniziai a raccogliere quanti più fiori potevo e anche Derek dal canto suo si mise a fare lo stesso.

Il cestino fu ormai pieno di fiori e anche le mie tasche lo furono così decidemmo di rientrare nel cottage ed iniziare finalmente la preparazione del composto. Presi dell’euforia della situazione e dallo spettacolo che avevamo appena visto iniziammo a schiacciare i fiori un po’ dove capitava, non solo nel mortaio ma anche in bicchieri o vasetti di terra cotta. <<Bene io direi che ci siamo!>>, esclamò Derek , <<Ora ci aggiungo un bel po’ di vino poi mettiamo a macerare>>. Stappò una delle due bottiglie di vino e versò buona parte del contenuto dentro la scodella di ceramica, la tappò con un grosso coperchio di rame e guardò impaziente l’orologio a cucù, mentre io continuai a schiacciare fiori dentro ai vasetti. Eravamo presi totalmente dell’euforia del momento un po’ per lo spettacolo dei fiori e un po’ per l’esalazione dei vini rimasti lì a macerare per anni così non smettevamo più di ridere e per un attimo tutto sembrò davvero possibile e facile.  <<Devo andare a dirlo subito a Rose! Speriamo che brillino sempre come prima i fiori! Li deve vedere assolutamente anche lei!>>, disse Derek e salì le scale di legno entusiasta. <<Certo, certo vai pure, tanto qui finisco io di preparare una seconda ciotola di sicurezza!>>, esclamai con tono sicuro mentre afferravo la bottiglia di vino appena stappata da Derek.  Cominciai a versare il vino nel composto poltiglioso di fiori della notte blu appena schiacciato ma fui preso da un brivido di gioia e urtai il bicchiere che cadde in terra rovesciando tutto il contenuto sul pavimento. Cascai in un oblio mentale in cui non vidi più nessuna possibilità di riuscita al mio piano di vendetta verso mio padre così fui preso dallo sconforto e iniziai ad imprecare rumorosamente.

<<Che succede Bernard?>>, esclamò perplesso Derek mentre scendeva le scale seguito da Rose che non stava più nella pelle all’idea di vedere i fiori della notte. Mostrai loro con rammarico il composto versato sul pavimento e le due bottiglie di vino vuote sul tavolo dietro di me. <<Stavo preparando il composto di scorta ma mi è scivolato dalle mani e ormai è tutto sul pavimento>>, spiegai loro con rammarico. <<Vedrai che il primo andrà benissimo e che non occorrerà un secondo composto ne sono sicura, mi fido di voi!>>, disse Rose e accennando un sorriso. Aveva ragione Rose il primo composta sarebbe bastato sicuramente per far stare bene la Signora e mio padre! Ma non era quello il mio scopo io volevo ucciderli! Volevo fare un composto con i fiori della notte blu quelli letali e ora che ora Rose aveva già iniziato ad asciugare il vino in terra con un grosso panno ogni mio desiderio di vendetta svaniva sempre più… Decisi così di fingere di non stare bene perché per me fu davvero troppo e volli solo restare da solo con il mio rancore. <<Derek vai avanti tu, tanto ormai mi sembra tutto pronto, ora basta solo farglielo bere>>, feci una pausa e poi ripresi, <<Vi dispiace se mi stendo un po’ sul divano? Tutte queste emozioni credo che mi abbiano incasinato la testa!>>, conclusi rammaricato. Derek annui e Rose si prodigò a portarmi una coperta di lana rossa. <<Stai tranquillo Bernard, hai già fatto tantissimo per noi! Ora riposati e ti chiameremo noi quando tutto sarà finito così potrai tornare da tuo padre!>>, mi disse Rose dolcemente. Come ti sbagli cara Rose, pensai mentre mi accasciavo sul divano dove mi avvolsi con la coperta rossa e osservai loro uscire fuori al cospetto della maestosità dei fiori della notte.  

La cura di Derek

Mostrai entusiasta a Rose lo spettacolo dei fiori della notte. Non avevo mai visto un simile incanto e volevo che lei né carpisse il più possibile e che lo facesse suo in modo da poter riiniziare a dipingere la bellezza proprio come le avevo promesso quel maledetto pomeriggio con quella fontana, pensai intristito. Rose fu senza parole, la lasciai li felice, per una volta che la vedevo felice, per una volta in cui gli orrori di quel maledetto posto non scurivano le sue pupille. La lasciai lì e andai a prendere l’intruglio per procedere come da piano.

Presi la grossa ciotola di terracotta piena di uno strano liquido sul rossastro con venature dorate che profumava di frutta rossa e frutti di bosco. Che buoni i lamponi e da quanto non ne mangio un po’…, pensai rammaricato e questo sentimento mi spinse ancora di più a procedere con il mio piano. Né versai un bel bicchiere e riposi con cura il resto sulla credenza nel caso ne avessimo avuto bisogno ancora. Uscii dal cottage e feci cenno a Rose per farle capire a gesti che era il momento di andare e così lei mi corse incontro con ancora quei fiori riflessi negli occhi. Ci incamminammo verso la casa padronale.

Raggiungemmo la camera dei Signori, il fetore di morte ci cinse le narici come non mai e Rose fu costretta a coprirsi la bocca con un lembo della sua camicetta color avorio per non svenire. Mi avvicinai al letto della Signora, immobile come morta al centro del giaciglio con il Signore che le faceva la guardia proprio come un fedele cane al suo padrone. Porsi lui il bicchiere e dissi: <<Il dottore Epissium ritiene che se la Signora berrà questo medicinale il suo livello di insulina nel sangue si stabilizzerà e dopo starà meglio>>. Il vecchio Signore iniziò a sghignazzare come se già avesse capito tutto, come se già sapesse che premura avesse l’Epissium che la Signora si riprendesse in fretta in modo da dare tregua anche alle sue stesse di sofferenze. Prese il bicchiere e ne versò un po’ del contenuto sulle labbra della Signora la quale al sentire il dolce sapore lo bevve tutto voracemente. Con la stessa voracità con cui uccide le sue vittime, pensai sarcastico e un sorrisetto beffardo mi spuntò sul volto.

Pian piano la Signora iniziò a stare sempre meglio, riuscì a tirarsi con le mani seduta sul lugubre letto a baldacchino e anche quel fetore di morte così penetrante piano piano svanì dando finalmente un po’ di tregua alle nostre povere narici. Il Signore mi guardò soddisfatto. <<Bravo ragazzo! Ci sei riuscito!>>, esclamò il Signore. <<Ti sono in debito quindi se troverai dei nuovi custodi per noi io vi lascerò andare via dall’isola>>, concluse il Signore ma non fece in tempo a finire la frase che Rose corse più forte che poté giù per le scale e poi fuori dalla villa. Credo che aspettasse questa notizia almeno da almeno un anno, ed ora era realtà! pensai soddisfatto mentre con un cenno del capo salutai e ringraziai il Signore e mi appropinquai ad uscire. La mia testa fece un veloce feedback di quei terribili anni passati. Finalmente eravamo liberi e potevamo tornare alle nostre vite ormai messe in stand-by da troppo tempo e forse stavolta Rose avrebbe scelto me dopo tutto quello che avevamo passato insieme! Si ne ero certo avrebbe scelto me e d’ora in poi tutto sarebbe andato finalmente bene! Mi crogiolai in questo pensiero.

Raggiunsi Rose dentro al cottage la quale aveva già dato la lieta notizia a Bernard che però invece che essere felice fece una strana espressione sul viso, non capii e quindi provai ad indagare. <<Hey Bernard! Non è una notizia eccezionale?!>>, esclamai soddisfatto. <<Si, certo Derek, ma non credo che sia così facile trovare due nuovi custodi, credo che vi ci vorrà del tempo, io frenerei un po’ tutto questo entusiasmo…Soprattutto quello di Rose! Sai non vorrei che poi ne rimanesse delusa e la sua collera si scaglierà su di noi e questo lo sai!>>, disse Bernard sarcastico cercando così di nascondere al meglio che poteva i suoi reali pensieri. Aveva ragione…Ci sarebbe voluto sicuramente molto tempo per trovare due nuovi custodi e ora conveniva concentrarsi solo su quello e non su fare già i bagagli come già stava facendo Rose, riflettei e così urlai: <<Vero Rose?! Prima di fare le valigie bisogna finire il lavoro qui!>>, verso le scale da dove proveniva un gran trambusto di valige. In tutta risposta lei mi lanciò giù dalle scale il suo beauty-case così scoppiammo a ridere fragorosamente io e Bernard.  

Così mi recai al vecchio computer impolverato sulla scrivania vicino alla porta d’ingresso e iniziai a scrivere quello che per una volta non sarebbe stato un adescamento di vittime ma un vero e proprio annuncio di lavoro. Sono quasi emozionato nel farlo, pensai incredulo e cercai di scriverlo il più accattivante possibile. Omisi ovviamente il termine dell’impiego e promisi la massima flessibilità oraria giornaliera. Non è bello come quelli che scrive Rose però io ci potrei cascare, pensai soddisfatto. Lo inviai ai vari giornali ed evidenziai la massima urgenza nella pubblicazione. <<Ora non resta altro che attendere e nel frattempo godiamoci qualche altro momento su questa splendida isola! Dopo tutto siamo stati qui per anni, qualche periodo in più non potrà cambiare poi tanto?!>>, dissi cercando l’approvazione di Bernard il quale scosse la testa e disse: <<Certo! Hai ragione, è Rose che mi preoccupa e come vivrà ogni singolo giorno in più!>>. Scoppiammo entrambi a ridere mentre dal piano di sopra i rumori di bagagli non sembravano proprio cessare.

Il piano di Bernard

Fu l’ennesima notte che passai insonne… Ormai non riuscivo più a vedere speranza al mio piano e con la loro imminente partenza tutto sembrava sempre più nero. Ma come sempre anche Rose era inquieta dato che per lei ogni singolo giorno in più in quel posto era un’agonia. Così quella sera decisi di raggiungerla sul portico del cottage dove, come tutte le sere, stava disegnando i suoi amati fiori della notte, l’unico ricordo che voleva portare con sé di quel posto orribile. Uscii dal cottage e la raggiunsi.

<<Hey ciao, mi sembra che ti sta venendo davvero bene!>>, esclamai ammirando il suo quadro. Aveva davvero una bella mano e con ogni pennellata sembrava davvero catturare ogni singolo riflesso dei fiori e rinchiuderlo nella tela per tenerlo sempre con lei, mi stupii. <<Grazie Bernard, anche la Signora me lo dice sempre! Ogni volta che termino un quadro è così soddisfatta della somiglianza con la vittima e di come le grosse pennellate abbondanti di colore le rilascino il profumo del sangue così a lungo ancora vivido nei suoi ricordi>>, rispose Rose concentrata mentre dipingeva un petalo con una goccia di rugiada sopra. Non dissi più nulla perché in quel momento il mio cervello elaborò il piano perfetto. Tutto era di nuovo possibile, rividi la luce in fondo al tunnel e rividi la mia amata finalmente vendicata! Ora tutto mi era chiaro, bisognava solo agire prima che i nuovi custodi giungessero sull’isola, pensai convinto. Decisi così di iniziare ad indagare. <<Mi piacerebbe proprio tanto vedere i tuoi quadri almeno una volta, per quanto macabri siano>>, dissi verso di lei sperando in una risposta affermativa. <<Certo, se vuoi domani mattina quando i signori sono nelle loro stanze posso mostrarteli o se vuoi puoi andare anche da solo! La Signora li tiene nella biblioteca al secondo piano. Ritiene che sia la stanza più asciutta e quindi la migliore per conservare il profumo del sangue sulle tele>>, affermò Rose con un sospirone di rammarico. Con una scusa salutai Rose e finsi di recarmi a letto ma in realtà curvai poco prima di raggiungere la porta del cottage. Non posso aspettare domani mattina, la mattina i fiori della notte non ci sono e qui non c’è tempo da perdere! In qualsiasi momento potrebbero arrivare i futuri pretendenti custodi e il premio in gioco è troppo alto per rischiare così tanto! Pensai mentre acceleravo il passo verso il grande portone della villa. Il cuore mi batté a mille non stetti più nella pelle per la gioia. Tutto quel tempo passato a rammaricarmi per quello stupido urto che aveva rovesciato tutto il composto, quando avevo la soluzione proprio sotto il naso e non me ne ero ancora accorto! Pensai incredulo.

Sgattaiolai furtivo all’interno della villa e muovendomi nel buio delle grandi scalinate di marmo raggiunsi il secondo piano della biblioteca. Mentre salii le scale udii i rumori dei Signori intenti in una qualche discussione sulle decisioni del Signore di lasciar andare via Derek e per la quale la Signora sembrava davvero adirata e contrariata. Se solo Rose sentisse queste cose! Le salterebbe al collo e la farebbe fuori lei stessa! Pensai ridendo, ma il mio ragionamento non fu poi così sbagliato sicché decisi di tenerlo come piano B, a questo punto mi sarai fatto andar bene tutto. Raggiunsi finalmente la porta della biblioteca e al suo interno trovai proprio come mi disse Rose i grandi quadri raffiguranti tante coppie, alcune più giovani altre più ansiane. Tutti perfettamente incorniciati in grandi strutture di legno chiaro e sapientemente posizionati inclinati verso il basso così che l’odore del sangue fosse sempre molto presente e questo mi elettrizzò ancora di più. Presi un fazzoletto e con il coltellino svizzero rosso che mi aveva regalato mio padre iniziai a grattare via il sangue dalle tele e lo raccolsi nel piccolo pezzo di stoffa bianca. Mi sembrò una quantità sufficiente e decisi di richiuderlo con cura quando fui interrotto da un colpo brusco alla porta, come di un sasso scagliato con violenza sulla strada. Vidi la Signora che mi osservava dal suo mantello nero lugubre, così un brivido mi corse lungo la schiena e tutto intorno diventò come ghiacciato. <<Buonasera Signora, sono il figlio dell’Epissium, non credo che ci siamo ancora presentati…Sono giunto qui con Derek per preparare la sua cura quando stava male>>, dissi con la voce tremolante. <<Cosa stai facendo ai miei cimeli?!>>, chiese la Signora con aria ferma e arrabbiata. <<Sto prelevando alcuni campioni di sangue per preparare un tonico che se assunto prima di bere dal sangue troppo dolce le farà come da antidoto>>, tirai un sospiro. Quella scusa mi stava uscendo davvero bene così continuai: <<Mio padre come ben saprà è stato anche lui molto male quando lei ha avuto il tracollo, così mi ha chiesto di preparare questo antidoto da darle in modo da non ricadere più in tali problemi ed evitare inutili sofferenze ad entrambi!>>, conclusi con aria soddisfatta a questo punto. Potei credere io stesso alla mia scusa davvero ben costruita e questo mi diede la forza di sembrarne davvero molto convinto. La Signora indietreggiò un attimo e poi si avvicinò di colpo soffermandosi con il suo viso proprio difronte al mio. Sentii tutto il fetore del suo respiro e della sua pelle morta entrare dentro le mie narici e allora come non mai capii e diedi ragione a Rose perché davvero quell’odore mi tolse ogni singola voglia di vita. Tutta la felicità dentro di me si spense e tutto cadde come in un baratro da cui fu impossibile uscirne, così capii perché le vittime non si ribellassero mai. Eri impietrito e alla sua completa mercè, pensai. <<Assomigli a tuo padre, hai gli stessi occhi furbi e ingannevoli, ma voglio crederti dopotutto tuo padre è così legato alla sua vita e a non voler morire che è giunto lui fino a noi! Ci ha risvegliato lui dal nostro lungo sonno per ottenere ciò che alla fine lo ha anche maledetto per sempre!>>, affermò la Signora. Si scansò da me e silenziosa come un serpente se ne andò via, facendo così tornare il sole dentro di me anche se ora più che mai rimasi in mille pezzi. Il mio cervello incominciò a rigirare quelle nuove informazioni non volendoci credere… Mio padre mi aveva raccontato ancora una volta altre bugie, pensai rammaricato. Fu lui a creare il problema dei mostri a cui dopo lui stesso cercò di trovare una soluzione facendosi passare anche come un eroe in tutto questo. Dentro di me si spense tutto quanto. <<Non bisogna più indugiare bisogna scrivere fine una volta per tutte a questo scempio!>>, mi dissi deciso.

Chiusi bene il fazzoletto facendo attenzione che neanche un granello di quel sangue così prezioso cascasse per terra e corsi giù per le scale con tutta la velocità che le mie gambe ancora intorpidite dalla visita della Signora mi permisero di fare. Dovevo solo uscire raccogliere più fiori blu che potevo, pestarli, aggiungerci i granelli di sangue e sciogliere il tutto in acqua! Come un normale preparato di quelli che mi aveva fatto preparare a centinaia mio padre quando volevo ancora seguire le sue orme. Alla fine lo avevo già fatto milioni di volte e stavolta nulla sarebbe andato storto! Mi rincuorai.

Uscii fuori dalla villa e vidi Rose sempre intenta a completare il suo dipinto. Finsi di dovermi allacciare le scarpe così da potermi chinare a raccogliere più fiori blu che potevo. Per fortuna lei nemmeno diede bada al fatto che ero lì fuori chino sui fiori della notte. Tutto mi sembrò quindi filare sempre più liscio e ciò mi accese ancora di più.

Entrai nel cottage dove Derek stava sempre dormendo nonostante fuori le prime luci dell’alba stessero già facendo capolino. <<Cavolo è quasi l’alba mi devo sbrigare!>>, imprecai e corsi a prendere il grosso mortaio sulla credenza di cucina e iniziai così a pestare i fiori della notte blu. Tutto procedette come da manuale, aggiunsi i granelli di sangue e poi poca acqua dal rubinetto, continuai a pestare fino ad attenere un composto simile a quello che Derek diede alla signora. Anche l’odore me lo ricordò molto, fui davvero soddisfatto! Preso dall’estasi alzai lo sguardo e fuori dalla finestra vidi il sole ormai sorto e il portone della villa ormai aperto… Troppo tardi, avrei dovuto attendere fino a quella sera per ultimare il mio piano, i Signori erano già andati nelle loro stanze, pensai rammaricato. Ma non volli rischiare nulla così versai il composto in una bottiglietta di vetro e la chiusi con molta cura con il suo tappo di sughero annerito dal tempo. La riposi al sicuro nella mia tasca interna della giacca in attesa di quella sera stessa.

Mi rannicchiai sul divano davanti al caminetto ormai esausto ma soddisfatto. Le parole della signora riecheggiavano nella mia testa. <<Mio padre era davvero capace di fare tutto questo?>>, mi domandai. Il mio disprezzo verso di lui non fece che crescere. Come si poteva essere tanto egoisti da mettere a rischio un’intera cittadina solo per l’egoistico desiderio di immortalità che aveva?!… Mi sentii soffocare da tanta angoscia nei miei pensieri e mi addormentai piangendo.

La speranza di Rose

Finalmente le mie preghiere erano state ascoltate! Finalmente qualcuno aveva risposto al nostro annuncio di lavoro e ora eccoli erano lì i due nuovi custodi! Ero così felice del loro arrivo! Pensai mentre corsi loro incontro sorridendo. <<Rose non fare così sennò capiranno tutto, capiranno l’inganno se fai vedere che sei troppo felice del loro arrivo e di andartene!>>, esclamò Derek ridendo. Ma aveva ragione, così rallentai la corsa e socchiusi un po’ il sorriso.

Erano due signori di una certa età che sembravano scappati da una qualche situazione rischiosa e dall’aria furtiva e sospetta che avevano sembrava proprio che non volessero essere né trovati né riconosciuti. Perfetto! Proprio come noi due anni fa! Pensai felice. Era il posto giusto per loro perché nessuno li avrebbe mai trovati lì e soprattutto a nessuno sarebbe mai importato chi fossero o cosa avessero fatto prima di giungere lì. <<Piacere mi chiamo Rose, sono la ex custode, noi abbiamo terminato il nostro servizio e abbiamo trovato lavoro altrove. Ma saremo lieti di mostravi e spiegarvi tutto ciò che vorrete prima di lasciarvi il posto!>>, dissi in modo affabile. Derek mi raggiunse. <<Salve, io sono Derek, se volete seguirmi nel cottage mi mostro tutti gli incartamenti del caso>>, disse Derek facendomi l’occhiolino. Oh Derek sono così felice! Finalmente potremmo andarcene via! Finalmente potremmo tornare alla nostra vecchia vita o iniziarne un’altra da un’altra parte ma lasciarci in ogni caso tutto questo schifo alle spalle! Pensai mentre seguivo Derek lungo il viottolo di sassolini non smettendo un attimo di sorridere.

Giunti dentro il cottage Bernard si svegliò di soprassalto dal divano. <<E loro chi sarebbero?!>>, ci chiese Bernard estraniato. <<I nuovi custodi Bernard! Oggi mostreremo loro i lavori e firmeremo gli ultimi documenti, quindi prepara le valigie amico domani partiamo per la terra ferma!>>, esclamò Derek cercando di contenere la sua gioia il più possibile. Bernard fu preso come da uno scossone in tutto il copro e cominciò a tastarsi con ansia le tasche. Il solito ragazzo sbadato, pensai e piegai la coperta che nello slancio che aveva fatto gli era caduta per terra. Lasciai Derek e i nuovi custodi alle carte e corsi al piano di sopra a finire di fare i bagagli, non mi sembrava vero. Domani finalmente avremmo scritto la parola fine, pensai soddisfatta.

Fu tutto pronto, la sera avremmo fatto vedere ai Signori i nuovi custodi e li avremmo fatti così maledire per evitare una loro fuga proprio come fu fatto con noi. Ancora ricordavo il senso di vuoto e di sconforto che mi attanagliò il cuore quella sera e di come Derek cercò di smorzare tutto dicendomi che poteva sempre finire peggio, potevamo sempre diventare brutti e puzzolenti come loro! Mi disse anche che essendo un maleficio poteva sempre essere spezzato! Bisognava solo trovare il modo di farlo! Ma ora c’eravamo riusciti a trovarlo e lo avremmo spezzato! Mi sopresi a ridacchiare da sola mentre questi pensieri mi girarono in testa.

I nuovi custodi, due signori sulla cinquantina dalla corporatura robusta ed entrambi con grossi baffoni fulvi che incorniciavano la bocca che custodiva gelosamente qualche dente d’oro, si cambiarono per l’imminente cena con i Signori. La sera calò e dunque ci incamminammo tutti insieme verso la villa. Volle venire anche Bernard affermando che voleva salutarli anche lui prima della nostra imminente partenza del giorno successivo. <<Non capisco proprio perché lo fai Bernard!? Io se non fossi obbligata ad andarci per farmi togliere la maledizione non ci andrei mai!>>, affermai. Bernard ribatté: <<Io sono il figlio del dottore Epissium come posso non salutare quelli che tengono tutt’ora in vita mio padre?!>>, ancora non lo capii ma non feci ulteriori domande. La felicità dentro di me era davvero troppa per farmi inutili problemi così tutti insieme ci incamminammo verso la villa.

Come sempre l’interno della villa era tetro e spettrale, a contrasto perfetto con gli splendidi fiori della notte che vi erano all’esterno. Il puzzo di morte cominciò ad avvolgere ognuno di noi. Derek sorrise amichevolmente ai due per paura che scappassero prima dell’avvenuta maledizione. Giunsero i Signori. Derek fece cenno ai due malcapitati di mostrare loro i palmi delle mani e così loro fecero. La Signora tirò fuori dal mantello nero un lungo dito grigio ossuto con la lunga unghia nera sfiorò appena la pelle rosea dei loro palmi e inesorabilmente comparve anche a loro proprio come avvenne due anni prima a noi un grosso segno rosso tipo un’ellisse sfuocata sul palmo. La maledizione era così compiuta, Derek avrebbe solo più spiegato loro tutto il vero lavoro e chi erano i veri datori di lavoro e noi finalmente saremmo stati liberi di andare. Presa dall’eccitazione del momento notai a malapena che Bernard diede alla signora da bere un bicchiere con uno strano liquido rosso e che convinse anche il Signore a berlo anche lui.

Non appena ebbero finito di berlo si accasciarono e terra tra urla strazianti e incominciarono a tremare sempre più come con scatti epilettici. La Signora con una forza incredibile di cui non ne immaginavo l’esistenza afferrò il pantalone di Bernard, il quale stava osservando con entusiasmo l’accaduto e con rabbia incominciò a pronunciare parole incomprensibili. Ci nominò uno per volta e li capii che iniziava davvero la nostra fine…Ciò che più temevo…Come un lampo di ghiaccio io e Derek iniziammo piano piano a diventare sempre più bianchi e freddi e la luce nei nostri occhi si spense sempre più e ogni gioia e felicità dentro di noi scomparve lasciando spazio solo ad una grandissima ed infinita sete di sangue…Ciò che più temevo stava diventando realtà! Noi stavamo diventando come loro, anzi loro stavano morendo, quindi ora io e Derek stavamo diventando proprio loro! Tutto ciò che più odiavamo al mondo, pensai piangendo.

Bernard fuggì terrorizzato verso il porticciolo. Provai ad inseguirlo ma mi resi presto conto che le mie gambe una volta forti e veloci ora riuscivano solo a trascinarmi strisciando piano come un predatore notturno. Mi girai verso Derek che con mio grandissimo rammarico non riuscì a resistere e uccise entrambi i nuovi custodi divorandone il sangue avidamente. Non dissi una parola e con gli occhi pieni di lacrime non riuscii nemmeno io a resistere a quella vista e a quell’odore così mi gettai a terra accanto a lui ed iniziai a bere quel sangue che tanto odiavo… Ero diventata come loro…Oramai non c’era più nulla per me, nessun futuro nessuna speranza solo un abisso di buio e notte che ci avrebbe inglobato totalmente…Addio Derek! Pensai e con quel briciolo di umanità e sentimenti che ancora riuscii ad avere mi chinai su di lui e gli diedi quel maledetto bacio che per tanti anni gli negai per orgoglio con un misto di sangue e lacrime mi lasciai andare al bacio più tenero e desiderato che avessi mai dato. <<Si vede Derek che la nostra vita doveva finire così…Per anni ci hanno paragonati a mostri per l’errore fatto nell’indagine della polizia all’inizio e poi per il nostro lavoro qui sull’isola, chissà in quanti hanno maledetto e rinnegato il nostro nome e di averci incontrati…Ora lo siamo davvero però siamo davvero dei mostri!>>, feci una pausa, <<…ma siamo insieme Derek, ancora una volta>>, dissi e Derek alzò la testa dall’orribile scempio che avevamo appena commesso e con tutta la dolcezza che un mostro può avere e con la bocca tutta sporca di sangue mi disse: <<Le tue disgrazie sono anche le mie e le mie gioie sono anche le tue…>>

La fuga di Bernard

Non riuscii a credere a ciò che successe, invece di vendicare migliaia di vittime innocenti ne avevo create altre. Ma stavolta ci sarei riuscito stavolta avrei davvero scritto la parola fine! Sarei andato a casa e avrei cercato tra i libri di mio padre alla ricerca di un antidoto per Derek e Rose! Io gli avrei salvati! Era l’unica cosa da fare a questo punto! Pensai mentre corsi via.

Raggiunsi il molo di Lansbruk e lasciai la barca alla balia delle onde, non c’era tempo, corsi subito a casa. Percorsi il più veloce che potevo il viottolo per raggiungere la mia casa e appena giunsi lì mi recai lesto al piano di sopra nella stanza di mio padre dove custodiva tutti i suoi manoscritti scientifici. Appena aprii la porta logora della sua stanza mi resi subito conto che qualcosa non andava. Mi avvicinai al capezzale del suo letto dove con mio grande sconforto mi resi conto che il vecchio proprio come i Signori non respirava più. Stupido Bernard, certo che è morto! È per questo che hai fatto tutto! Pensai estraniato. La mia vendetta era ormai compiuta il vecchio era morto eppure non mi sentivo meglio anzi dentro di me era pieno più che mai di sconforto…Non era così che doveva andare, ma avrei rimediato ai miei stessi errori stavolta!

Incominciai a sfogliare i grandi volumi scritti a mano di mio padre che custodiva gelosamente sotto al letto. Se fosse vivo mi avrebbe già rimproverato solo per averli presi in mano, pensai, ma ormai il vecchio era morto. Le ore trascorsero e per quanto leggessi non riuscì a trovare niente su una possibile cura o comunque soluzione. Ciò era ovvio a mio padre non era mai interessato di curarli, anzi lui voleva diventare esattamente come loro! Pensai. <<Visto papà alla fine ci sei riuscito! Non solo sei diventato come loro ma sei pure morto come loro!>>, dissi sarcastico. Lo sconforto di non trovare niente lasciò spazio dentro di me al pensiero di Derek e Rose soli, così decisi di prendere con me tutti i libri di mio padre e tornare sull’isola da loro. Raccolsi più libri che potei in un grosso borsone verde da viaggio che mio padre teneva nel suo armadio ormai in disuso da anni. Uscii di casa in direzione del porticciolo, lo raggiunsi e lanciai il grosso borsone sulla barca che con mia grande gioia era rimasta incagliata tra altre due barchette parcheggiate. Accesi i motori e mi diressi spedito verso l’isola.

Navigai svelto lungo le acque del golfo di Lansbruk e le prime luci della notte fecero il loro capolino. Piano piano divenne sempre più nero tutto intorno a me. Mi dovevo sbrigare, non è raccomandabile navigare di notte, mi raccomandai severo. Sentii un dolore lancinante al petto e l’aria iniziò pian piano a mancarmi sempre più… Il porticciolo è ormai vicino, devo resistere! Mi spronai, avrei raggiunto il cottage e mi sarei fatto un bel tè caldo! Tutte quelle emozioni dovevano essere state troppe per il mio cuore. Il dolore si fece sempre più forte e l’aria mi iniziò a mancare sempre più. Per fortuna giunsi al porticciolo e con uno scatto il più agile che potessi scesi dalla barca e mi diressi verso il cottage. Quando tutto mi fu chiaro, il dolore, la mancanza d’aria… Vidi Rose stesa tra i fiori della notte e la sua bocca piena di fiori blu. Il peso di essere diventata come ciò che più disprezzava al mondo doveva essere stato davvero troppo per lei e così decise di farla finita! Pensai rattristato. Continuai a camminare trascinandomi dal dolore verso di loro. Tutto mi fu sempre più chiaro, quando la Signora pronunciò i nostri nomi morendo trasformò Derek e Rose in loro e me in mio padre… Non feci più resistenza e capii totalmente Rose. Pregai dentro di me che tutti e tre avremmo trovato la morte il prima possibile così mi accasciai tra quei bellissimi fiori che risplendevano come non mai aspettando la orma imminente morte insieme a loro…Forse era quello il mio destino…

Il sole fece capolino e i raggi scaldarono piano piano i miei capelli. Quel calore fu troppo anche per me e così apri gli occhi. Con mia grande sorpresa mi accorsi che ero ancora vivo! Mi alzai di scatto e lanciai lo sguardo verso Derek e Rose. Con mio enorme sconcerto vidi solo il corpo di Rose atterra, posizionato con sapiente cura tra il prato e con un grazioso mazzolino di fiori, ormai chiusi, tra le dita delle mani. A vederla così sembra addormentata e non morta! Pensai. Così decisi di avvicinarmi a lei per darle il mio ultimo saluto.

Raggiunsi Rose e mi colpii un piccolo pezzo di carta che la fanciulla aveva vicino ai capelli. Lo raccolsi e vi lessi sopra il mio nome, lo aprii con delicatezza per non romperlo e vi lessi: <<Ti consiglio di scappare>>.

Rimasi colpito da tale frase così mi guardai intorno spaventato. Quando i miei occhi furono colpiti da due lucine rosse che spiccavano come non mai dal buio delle finestre della villa ormai tutta chiusa. Così decisi di avvicinarmi meglio a quelle due lucine e presto capii che in realtà erano gli occhi di Derek. Gli occhi ormai di un predatore, che mi fissavano da dietro la finestra della villa immersi nella totale oscurità di cui aveva ormai bisogno di giorno.

Il cuore mi iniziò a battere a mille. Raggiunsi correndo la barca al porticciolo e senza guardarmi più indietro accesi il vecchio motore e iniziai a navigare lungo le acque del golfo cercando di scappare il più lontano possibile dal quel luogo maledetto, consapevole però del fatto che ovunque fossi andato lui mi avrebbe trovato.

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6 commenti »

  1. Ho dovuto leggere il tuo racconto in più tempi, perché è davvero lungo rispetto alla media di quelli qui presenti – e ci tengo a leggerli tutti! Ammirevole la fantasia vivida, anche se decisamente non è il mio genere. Le immagini sono realistiche e dettagliate, è quasi come guardare un film (anzi, nel mio caso, vista la lettura a episodi, è stato come seguire una serie tv). Ho notato qualche refuso, ma sui testi lunghi è inevitabile.
    Complimenti per la tua scrittura che pare inarrestabile!

  2. Simona ti ringrazio davvero tanto per aver letto il mio racconto ed avermi dedicato del tempo! Le tue parole mi fanno davvero piacere!

  3. Eleonora, hai una fantasia strepitosa anche se il racconto è di un genere che personalmente non gradisco. Comunque, anche per ricambiare il tuo commento sul mio racconto mi sono imposta di leggere il tuo fino alla fine e di commentarlo a mia volta. La storia sta in piedi ed è ben articolata, è piena di particolari che sono utili allo svolgimento del tema
    anche se forse un po’ sovrabbondanti. E’ presente qualche ripetizione e qualche refuso ma il racconto trasuda davvero tanto entusiasmo ed entusiasmo e fantasia sono un binomio fantastico per uno scrittore. In bocca al lupo.

  4. Grazie Antonella per le tue belle parole! Ti ringrazio davvero di avermi dedicato del tempo per leggerlo! Ricambio in bocca al lupo! 😉

  5. Complimenti un racconto originale e inusuale! In bocca al lupo 🙂

  6. Grazie mille Laura per i complimenti e per avermi dedicato del tempo con la lettura! In bocca al lupo anche a te! 🙂

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