Racconti nella Rete®

23° Premio letterario Racconti nella Rete 2023/2024

Premio Racconti per Corti 2020 “La fede persa” di Sabina Rizzo

Categoria: Premio Racconti per Corti 2020

Lara era stata accusata di idolatria e rinchiusa nelle secrete di una rocca fortificata, aveva più volte inveito contro Dio per svariati motivi, le disavventure accadutele nel tempo avevano lasciato in lei ricordi indelebili. Aveva perso delle persone care a cui era legata fortemente, perso amici e girato vagabonda per i confini al di fuori della sua regione, aveva smarrito il senso della bellezza verso il mondo circostante. In diverse occasioni nel suo peregrinare senza una meta, si era trovata a difendere poveri, anziani, giovani donne, persone innocenti, secondo lei ingiustamente accusate. Vedeva uomini prendersela con della gente, in nome di quel Dio loro tanto invocato, quel Dio che secondo Lara non hanno ben compreso, di cui non hanno capito il senso, o hanno manipolato a loro piacere per i loro loschi piani. “Un Dio che da la vita, da anche la dignità all’essere umano, non si può se ci si ritiene un umile servo di Dio anteporsi a lui, alla sua volontà, o porsi come messaggero di pace quando si tratta un essere umano come un animale, non sono questi gli insegnamenti dati loro dalla religione e non possono porsi come fedeli degni di lode, quando non osservano le norme che regolano quei precetti. Dio ha dato la vita e la dignità all’essere umano, nella terra e nelle relazioni umane, ed è inconcepibile che qualche falso profeta si anteponga alla volontà di Dio, facendo sfoggio di una fede che non gli appartiene neanche lontanamente, mistificando il suo volere e denigrando e maltrattando la gente”. Molti anni aveva trascorso rinchiusa in questo luogo buio e pieno di topi, riflettendo sui suoi valori e sulla propria fede, cercando di ritrovare nei ricordi più belli del suo passato, qualcosa che la tenesse in vita e cercando con la fantasia qualcosa che le desse una speranza di vita. Per molto tempo aveva dato la colpa a Dio per la sua condizione, poi dopo un po’ di tempo aveva compreso. “La corruzione intacca anche gli angoli più segreti della religione, il denaro, il potere, il senso di onnipotenza prevaricano sulla capacità di giudizio e sul discernimento fra bene e male, intaccando e corrodendo gli animi più puri”. E questo Lara lo aveva vissuto quando aveva perso le persone a lei care, accecata dall’ira e dalla rabbia verso quello stesso Dio che le aveva donato una famiglia e che le aveva tolto in un momento tutto ciò a cui lei teneva, lasciandola sola ed inerme a vivere in quel mondo ostile che ormai non le apparteneva più. Aveva avuto molto tempo per riflettere sulla sua fede, rinchiusa in quel luogo alquanto macabro, senza poter interloquire con persona alcuna, era maturata molto, aveva compreso che quello che ci succede ha una sua precisa ragione. Un giorno nella sua cella, venne portato un prigioniero accusato di avere derubato un ricco nobile uomo, era destinato alla forca, non aveva nessuna speranza di uscire da quel luogo incolume, raccontò a Lara di avere fatto quelle azioni solo perché, aveva una famiglia da sfamare, due bambini che lo aspettano a casa, diceva di aver fatto questa scelta perché costretto dalla fame, non riusciva a trovare un lavoro, non pensava alle conseguenze, a cui quegli atti commessi per bisogno potevano portare, era stato spinto dalla necessità, aveva cercato di spiegare il motivo del suo gesto, ma nessuno lo aveva ascoltato, interessati solo a trovare il colpevole e a imprigionarlo. Abitava in una casa malandata, il tetto era ricoperto di crepe che lasciavano fuoriuscire lunghe colate di acqua, soprattutto durante l’inverno, spesso le stanze si riempivano d’acqua e difficilmente si riusciva ad asciugare il pavimento che spesso si impregnava di umidità, le mura erano coperte di muffa, diverse volte aveva tentato di riparare il tetto, ma durante i periodi di grande pioggia, nel tetto si riformavano quelle profonde le crepe, aveva cercato per molto tempo un lavoro che gli permettesse di poter sfamare la famiglia ma non era riuscito a trovarlo. Adesso il suo pensiero andava alla sua famiglia, un bambino era ammalato di broncopolmonite e ci sarebbero voluti molti soldi per curarlo e le medicine per guarirlo, ma non poteva permetterselo, come avrebbe fatto ora la sua famiglia senza di lui. Mi chiese nel caso un giorno fossi uscita da quel luogo maledetto, “se sarei potuta andare dalla sua famiglia a chiedere perdono per la sua anima”. “Gli dissi che sicuramente lo avrei fatto e la sua anima si quietò, poi mi chiese cosa avessi fatto per essere lì, rinchiusa nei bassifondi di quella fortezza, gli risposi che avevo difeso delle persone, dalla cattiveria e dall’arroganza di certi falsi profeti , avevo espresso il mio pensiero più volte e fortemente, scagliandomi e inveendo contro di loro e contro il loro Dio, fui accusata di aver izzato la popolazione contro di loro, fui accusata dai sommi sacerdoti di idolatria, di essere una strega, che diffondeva oscuri presagi”. In realtà, la mia vita era costellata da sfortunati eventi e svariate disgrazie, “se fossi stata realmente una strega certamente non avrei avuto un passato funesto, ma agli occhi di coloro che credevano di avere la verità assoluta, io ero una peccatrice e una miscredente”.

Se realmente queste persone erano credenti e avevano una forte vocazione in Dio, perché occuparsi di accusare di stregoneria una povera donna, già provata duramente dalla vita, che aveva perso le persone care e non aveva nessuno a cui rivolgersi e nessuna prospettiva futura? Perché tanto accanimento nei suoi confronti? Era troppo facile attribuire colpe a vittime innocenti e non guardare i propri misfatti, d’altronde spesso chi cerca vantaggi e benefici facilmente raggiungibili, spesso cela un finto credo per elevarsi a persona di fede, poi nella realtà non aiutano nemmeno chi è in difficoltà, intenti a prevaricare il prossimo e ad accaparrarsi benefici personali, tra l’altro sono i primi accusatori e i primi manipolatori che orientano la religione a loro vantaggio nella ricerca del profitto. “Sono stata accusata senza nemmeno una prova tangibile, ma solo sulla base di alcune false voci che circolavano su di me e non ho nessuno che mi difenda e nessun tribunale a cui io possa rivolgermi per poter esprimere la mia opinione, non so fino a quanto mi terranno rinchiusa in questo posto buio e non so nemmeno che pena mi infliggeranno, spero che la mia anima al di là di quello che pensano questi finti sacerdoti, rimanga pura davanti agli occhi di Dio”.

“Un giorno le loro anime dovranno rendere conto a Dio dei tanti torti subiti e del loro falso credo che non ha niente di cristiano ma sa di diavoleria, quando il loro Dio vedrà le efferatezze commesse, le cattiverie fatte, le torture e le ingiustizie fatte non avrà certo pena delle loro anime”. “Se riuscirò ad uscire da questa prigionia alzerò una stele in onore del mio Dio e invocherò la grazia divina sul mondo e sulle anime in pena, allontanando il male e la corruzione che affligge la civiltà e ammala la società, pregando per una vita degna di lode e di grazia”. “Quante volte ho gridato nella speranza che qualcuno mi sentisse, quante volte ho pianto disperandomi, sapendo che fuori da queste mura non ho nessuno che mi aspetti, il tempo non è stato clemente con me, quasi aspettasse il momento propizio per tenermi prigioniera dello scorrere del suo tempo, eppure sono riuscita a ritrovare la fede persa, a dialogare con la mia interiorità, a capire gli aspetti profondi dell’esistenza umana, a sentire il mio animo perso nel buio, ho imparato a convivere con le mie debolezze e ad accettarle”.

“Quante volte mi sono dimenata all’interno di queste quattro mura, cercando di arrampicarmi su quella finestra alta, cercando di rosicchiare come un topo le sbarre in modo da poter uscire da questa gabbia, o cercando di grattare con le unghie il cemento per poter riuscire a trovare uno spiraglio, che mi permettesse di aprire un piccolo varco verso l’esterno, o battere con la scarpa gli enormi lastroni che compongono questa stanza, cercando di capire se ci fosse un masso vuoto che conducesse verso un apertura esterna”. “Quante volte vedendo un uccello entrare attraverso la finestra mi sono immaginata di assumere le sue sembianze per poter essere libera di librarmi in alto nel cielo ed oltrepassare quelle dure sbarre di ferro, o che il metallo della cella si corrodesse e mi permettesse di piegarle e crearmi un apertura dalla quale poter uscire”. “Dopo una lunga permanenza dal quale non sai se ne uscirai viva, capisci che quegli istanti di vita che hai vissuto, sono profondamente intensi e ti bastano per continuare a vivere la tua breve vita. I ricordi di un tramonto, di una giornata piena di sole, di un paesaggio pieno di verde, il profumo dei fiori ti lasciano delle sensazioni vere, che con l’immaginazione riesci a riviverle nitidamente. I sentimenti, quelli più veri, li capisci quando te li spezzano, i valori, quando te li negano, la libertà, quando l’hai persa. Cosa darei per vedere splendere il sole ancora una volta, per respirare l’aria di un prato verde fiorito, per vedere le farfalle che volano sugli alberi. Mi rammarica il ricordo di non poter vivere queste sensazioni. Rivivrei in questa sola vita tutte le vite che non ho mai vissuto, peregrinerei osservando il mondo, le culture e le tradizioni di ciascun popolo cogliendo le parti più belle da ciascuno di loro, approfondirei i culti ed i riti profondi che li legano a quelle culture cercando di carpirne il senso, acquisirei maggiore conoscenza dei culti della mia religione e cercherei di convertire quei finti santoni, custodi di quelle verità inaccessibili all’essere umano e capire il motivo del loro accanimento verso quei poveri animi indifesi, che dovrebbero essere da loro protetti, invece sono disprezzati e diseredati, vittime innocenti di una società corrotta”. Non sapeva quale sarebbe stato il suo destino, mentre la imprigionavano aveva sentito dire che le streghe venivano arse vive, che si organizzava un corteo e la gente che presiedeva le piazze, gente senza scrupoli che si eccitava solo alla vista del sangue, si presentava alla manifestazione incitando al linciaggio, la caccia alle streghe era una delle manifestazioni più importanti, non c’era un modo per evitare quella barbarie. Lara sapeva che sicuramente avrebbe fatto la stessa fine di tante altre donne innocenti, accusate senza una colpa, ma additate come colpevoli di atroci reati. Avrebbe voluto un destino diverso da quello che si prospettava, ma ormai era senza via di scampo, doveva rassegnarsi, ma se quel giorno fosse arrivato, avrebbe gridato con tutte le sue forze la sua innocenza e la ingiusta punizione, anche se non sarebbe stata ascoltata, nessuno l’avrebbe ricordata e sarebbe stata una delle tante streghe da eliminare dalla faccia della terra.

Forse se sarebbe stata davvero una strega avrebbe dato una giusta punizione a chi l’accusava di efferati reati, quegli stessi che lei non aveva commesso. Adesso che aveva capito il senso della vita, aveva la consapevolezza che la sua vita sarebbe stata breve ed il rammarico di non poterla vivere pienamente e condividerla con qualcuno che amava, di avere una prole a cui lasciare testimonianza della sua vita e i suoi ricordi più veri. Non le rimaneva altro che continuare a pregare quel Dio in cui credeva fermamente, che l’aveva portato a difendere e a gridare pe l’ingiustizia e per i torti subiti dalla povera gente, contro coloro che si proclamavano fedeli ma che erano guidati dall’avidità, dal potere, dal denaro e dall’arroganza, burattini degni di una società corrotta e senza valori, assetata di sangue e di ozio.                                                                                                                                                                                                                         

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