Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2018 “Il Bosco” di Roberto Brescello

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2018

Lo stormo di uccelli neri fuggiva verso est inseguito dalla burrasca che da ore strapazzava robinie e vigneti senza tregua. L’acqua saliva rapidamente nei fossi; l’erba medica e il trifoglio fluttuavano leggeri come alghe sotto l’acqua che trionfante sommergeva i campi fin quasi sotto il pollaio. Le galline fradicie e immobili aspettavano accovacciate sotto il l’alloro che la tempesta passasse. Il ticchettio intermittente della pioggia sulle lamiere del granaio teneva compagnia al vecchio che preoccupato osservava il suo terreno scomparire. I chicchi bianchi delle pannocchie scivolavano via veloci dalle sue mani. Macchine e qualsiasi diavoleria tecnologica non gli erano mai piaciute e preferiva raccogliere il mais a mano. La Dègora, il fossato che delimitava il suo piccolo terreno, faceva sempre più fatica a portar via l’acqua che tumultuosa continuava a scendere dal cielo e dai calti.

L’acqua: l’unico valore di quel pezzo di terra che nessuno voleva. Lui l’aveva preso per pochi soldi appena tornato dalla guerra pur di fuggire da quel monte arido in cui era nato così scomodo e ingeneroso. Quanta fatica per un goccio di acqua fresca da portar su ogni giorno. Dicevano che la canapa avrebbe fruttato bene e amava i terreni umidi, e quel piccolo pezzo di terra incastrato tra i colli e la Dègora sembrava fatto a posta per far dimenticare e porre rimedio a tanti anni di sforzi inutili.

Il ticchettio della pioggia accelerò improvvisamente e divenne un frastuono, le nubi sempre più scure sembravano scese fin sopra l’acqua che nascondeva ormai quasi tutto attorno al granaio. I conigli nelle gabbie ebbero un sussulto e la Laika, spaventata, cominciò ad abbaiare al vento.

Ma la terra al di là della Dègora si dimostrò tanto fangosa d’inverno quanto dura e secca d’estate. Neppure i possenti buoi pugliesi riuscivano a tirare il versoio in quell’acquitrino. Solo spaccandosi la schiena con la zappa si riusciva a scalfire il terreno, sempre che il Sole in primavera fosse stato in grado di asciugarlo.

Il frastuono cessò improvvisamente e le nubi esauste smisero di piangere. Il vecchio si alzò facendosi largo tra i tutoli delle pannocchie che si erano ammucchiati attorno alla seggiola malandata. Gettò un’occhiata verso i campi allagati e non poté non sorridere vedendo la fila di anatre che incredule sguazzavano felici in quell’inaspettato paradiso d’acqua. Anche un’oca bianca era li con loro e, come una sorella maggiore che porta i fratellini verso la scuola, rimaneva fiera sempre in testa al gruppo.

Sarebbe meglio che rimanesse sempre sott’acqua questa maledetta terra. Dopo la canapa che non voleva saperne di crescere gli consigliarono le angurie. Dopo le angurie che rimanevano piccole come meloni, provò le bietole. E dopo le bietole che sembravano carote, piantò l’erba medica. Niente, la sua terra, ostile a qualsiasi coltivazione, non gli restituiva niente.

Le salamandre, incoraggiate dal placarsi della tempesta, uscirono dalle loro tane e scesero in perlustrazione dal bosco verso la stradina che delimitava i campi. Da uno squarcio tra le nuvole riapparve il monte che severo si ergeva sopra la pianura circostante. Un colpo di vento gli fece fare un passo indietro. Si accorse che c’erano ancora delle pannocchie da sgranare e si risistemò lentamente sulla seggiola attento a non scivolare sui tutoli sparsi sul pavimento. Le farfalline bianche appoggiate sul mucchio di grano scapparono impaurite.

Perché chiedere inutilmente qualcosa a chi non vuole o non è capace di darti niente. Un pomeriggio, forse più stanco del solito, alzò lo sguardo: il bosco era la che lo stava aspettando, custode silenzioso e ricolmo di tutte le ricchezze di cui aveva bisogno. Bastava solo imparare a riconoscerle e imparare la strada per andare a prenderle. Come le perle più belle sono nascoste nelle conchiglie adagiate sui fondali meno accessibili, dietro i cespugli di rovi spinosi e intricati ci sono le more più gustose.

Un pallido sole cominciò a farsi largo tra le nuvole. Il suono gioioso dell’acqua che saltellava giù dai calti inondava il bosco di allegria. Le chiocciole, nascoste tra le foglie fradice, lentamente allungavano le antennine sopra la testa attirate dall’aria fresca. Le faraone cominciarono a sbattere le ali pronte a riprendere il volo alla prima occasione. Le galline timidamente iniziarono a rialzare la testa.

Era un giorno di Maggio e le robinie in fiore avevano da poco dipinto di bianco i colli quando andò a prendere Tàfari, il mulo che lo accompagnò per tanti anni nel suo lento girovagare tra le pianure e monti sempre più lontani. Il cavallo era un lusso che non poteva permettersi, ma i muli come resistenza e intelligenza sono insuperabili. Tàfari, meglio di un moderno navigatore, non sbagliava mai strada e sapeva sempre come tornare a casa.   Partiva di notte passando le ultime ore di sonno sul carretto trainato dal mulo fedele e instancabile. Alle prime luci dell’alba era già lungo i sentieri che lo portavano ai tesori nascosti nei forzieri del bosco. Felci, erica, pungitopo, ginestre e corbezzoli li raccoglieva per i fioristi di  città che li usavano per adornare le loro composizioni. Olmo, nocciolo e salice gli ingredienti necessari a impagliatori e produttori di cesti. Rovere, castagno e robinia i carburanti di stufe e caminetti. E poi fragoline, raperonzoli, luppolo selvatico e germogli di rusco per raffinati contorni di tavole signorili. E poi ancora violette, funghi, grappoli di sambuco, ghiande, nocciole e chissà che cosa: il bosco generoso metteva a disposizione per ogni stagione tutto il necessario e senza volere niente in cambio. Il buon Dio, come unico e amorevole proprietario, aveva cura dei boschi; lui, come suo inconsapevole servitore, era la Befana che con il suo carretto portava i doni per negozi, case e botteghe.

Il vento da ovest spingeva via le ultime nuvole che dispettose scaricavano gli ultimi deboli scrosci d’acqua. Ramoscelli spezzati di robinia e ricci ancora acerbi di castagno, vittime dei capricci del vento, punteggiavano il fango nel sottobosco.

Il bambino vide il vecchio scendere lentamente dallo scalone appoggiato al granaio. Osservava incuriosito la camicia a quadri e il gilè grigio, come una divisa che non cambiava mai, che il vecchio indossava inverno ed estate. Con le sgalmare ai piedi andava dappertutto. Solo la Domenica e solo per poche ore, il tempo di andare a messa e fare quattro chiacchere con gli amici all’osteria, si permetteva di cambiare d’abito e mettersi delle scarpe ai piedi. Il vecchio, come ai tempi di Tàfari, il cappello di paglia non lo lasciava mai.

Il monte era tornato libero dalle nuvole e l’acqua nei fossi già iniziava a scendere. I campi riaffioravano e le anatre sconsolate battevano in ritirata. Le galline cominciarono a muoversi e a riprendere possesso dei loro prati. Le faraone spiccarono il volo verso i ciliegi lungo la Dègora. Il gallo, con un canto, avvisò tutti della fine della burrasca e dello scampato pericolo.

“Berto, ciapa el sesto col formenton”* gridò verso il bambino che subito gli corse incontro per aiutarlo.

 

*Roberto, prendi il cesto con il mais

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56 commenti »

  1. Belle descrizioni, visive.

  2. Grazie Antonella. Effettivamente il racconto è un piccolo collage di immagini che sono impresse nella mia memoria come delle belle foto a colori non ancora uscite dal tempo.

  3. Questo racconto di autentica vita agreste abbraccia tutto l’ecosistema e l’interdipendenza tra l’uomo e il suo ambiente. L’autore sottolinea come la natura sappia regalare i suoi doni a chi li sa vedere e la sa rispettare. Solo il rispetto del delicato equilibrio che governa il ciclo delle cose potrá far si che le stagioni e la vita si rinnovino all’infinito.

  4. Grazie Gutro.

  5. Molto bello:sembra di sentire il tipico odore del fogliame inzuppato di pioggia! Io che ho la fortuna di averlo dietro casa, leggendo del tuo bosco mi sono rivista passeggiare nel mio!

  6. Grazie Silvia. Effettivamente il bosco fradicio di pioggia emana un profumo che mi è sempre piaciuto molto e che forse pochi conoscono.

  7. Complimenti Roberto. Qui c’è una grande e ricca capacità descrittiva al servizio di un indistruttibile amore per la natura e (ma è solo una supposizione) della volontà di fare un forte e caldo omaggio a persone e luoghi reali e cari. Il sottostante motore affettivo si sente tutto e ne nasce un bel racconto, nostalgico e profondamente suggestivo.

  8. Grazie Marco. È sicuramente un omaggio ad una persona che mi è stata molto cara e a cui devo molto.

  9. Un racconto a primo impatto di stampo verghiamo . Il protagonista del racconto invece affronta la vita oltre il suo campo con la sapienza di chi sa “di non poter chiedere qualcosa a chi non vuole o non è capace di darti niente” . La natura offre altre opportunità a chi le sa guardare! Trovo che questa tua narrazione porti con sé un grande insegnamento soprattutto per le nuove generazioni, mai volgere lo sguardo solo alle cose “possedute” esistono patrimoni collettivi come il bosco che possono essere una ulteriore opportunità. Complimenti

  10. Grazie Anna Rosa per i complimenti. Spero vivamente che anche qualche giovane possa trovare interessante il mio piccolo racconto.

  11. Laudato si’…il tuo racconto è un inno alle meraviglie che ci circondano. Immersi come siamo nelle nostre città, spesso ci sentiamo i “padroni” del mondo, dimenticando
    di essere solo una minima parte di esso, quasi irrilevante se pensiamo all’età della Terra (circa 4570 milioni di anni). Esige rispetto, cura, comprensione.
    E’ una storia del passato, con una tematica del presente che deve guardare necessariamente al futuro.
    Bravo!

  12. Grazie Barbara del tuo commento. Il racconto oltre ad essere un invito a scoprire i tanti tesori che si nascondono nei nostri boschi, è un omaggio ad un uomo che non ha mai voluto arrendersi anche di fronte ad una terra che non gli era per niente amica.

  13. Per me più che un racconto è una poesia. Deliziosa rappresentazione di una natura amica. Nostalgici ricordi di un’infanzia ricca di esperienze appaganti ma a volte anche faticose. Giovinezza gratificata da una persona cara, unica, insostituibile.

  14. Grazie del commento. La poesia credo sia altra cosa, però mi fa piacere che il racconto abbia aspetti che si possono considerare “poetici”.

  15. bellissimo racconto sulla natura

  16. Grazie di aver dedicato del tempo alla lettura del racconto.

  17. Racconto molto interessante ed avvincente dato la descrizione molto dettagliata che mette il risalto tutti gli aspetti dei beni della natura. Complimenti!

  18. Grazie della lettura e dei complimenti. Nel sito troverai altri racconti molto interessanti.

  19. Bel racconto sulla natura, molto dettagliato in ogni sua parte, fa capire quanto sia immensa di vita e armonia, tutto creato in modo perfetto

  20. Grazie della lettura. Se solo ci ricordassimo piú spesso che siamo anche noi parte del creato ci eviteremo tanti guai e sofferenze inutili.

  21. Bel racconto, sulla vita della foresta con tutti i suoi animali, frutti e vegetazione. Si parla anche di madre natura che quando vuole è infermabile

  22. Grazie di aver letto il racconto. Le notizie di tutti i giorni ci ricordano che dominare la natura è solo un’illusione.

  23. Bel racconto, breve e con tutto ciò che serve, mettendo in evidenza la dura vita dell’ agricoltore ed i disagi e bellezze che la natura può creare.

  24. Grazie della lettura. E non perdere l’occasione di leggere altri racconti che troverai nel sito.

  25. Anche se non lo considero come uno dei miei tipi di racconti preferiti, il racconto è bello e significativo.
    Ciò che mi ha affascinato di più di questo racconto sono tutti quei riferimenti “filosofici” che il testo riporta, come anche similitudini riferite alla Natura.

  26. Grazie della lettura. Noi siamo parte della natura e si ci allontaniamo troppo da lei siamo destinati a perderci.

  27. Un gran bel racconto, mi è piaciuto molto. Soprattutto sapere la “potenza” di madre natura che ha sulla terra, per poi scoprire la rinascita della vita dopo la tempesta

  28. Grazie della lettura. Ci dimentichiamo spesso che la natura è molto più forte di noi.

  29. un racconto interessante,ricco di amore e interesse per la natura

  30. Mi fa piacere che hai dedicato un po’ di tempo alla lettura del racconto. Grazie.

  31. Bello! Non c’è niente di più sacro di un bosco.

  32. Grazie per la lettura.

  33. Ritengo, che questo racconto sia molto pieno di emozioni, in quanto offre al lettore vaste sensazioni che offre la tempesta, il signore felice di vedere le anatre sguazzare, e così via. Penso che sia un testo struturato in modo magnifico e pieno di dettagli, che magari vedendo a occhi nudi una semplice tempesta o bosco non ci accorgiamo….

  34. Grazie per il commento. La natura ci proietta un film sempre diverso ogni giorno. Noi dobbiamo solo avere la pazienza di guardarlo.

  35. Questo racconto mi è sembrato bello ,pieno di dettagli e descrizioni. Mentre leggevo il testo mi immaginavo la situazione. Si capisce che l’autore sa quello che scrive ,è bravo a descrivere e gli piace la natura

  36. Grazie per il commento. E ti assicuro che nel sito troverai altri racconti molto interessanti.

  37. Nonostante non sia il genere di letture che preferisco questo racconto mi è piaciuto molto. Mi ha incuriosito molto il modo in cui l’autore ha rivolto particolare importanza alla natura e al suo ruolo prenominante nella vita dell’uomo.
    Mi ha affascinato l’evidente legame tra l’autore e il vecchio che, a parer mio, ha reso il racconto un saggio ai ricordi collegati ad esso e alla vita del protagonista.I luoghi sono descritti in modo davvero preciso e dettagliato tanto da apparire durante la lettura come fotografie.

  38. Nonostante non sia il genere di letture che preferisco questo racconto mi è piaciuto molto.
    Mi ha incuriosito molto il modo in cui l’autore ha rivolto particolare importanza alla natura e al suo ruolo prenominante nella vita dell’uomo.
    Mi ha affascinato l’evidente legame tra l’autore e il vecchio che, a parer mio ha reso il racconto un saggio ai ricordi collegati ad esso e alla vita del protagonista. I luoghi sono descritti in modo davvero preciso e dettagliato tanto da apparire durante la lettura come fotografie.

  39. Complimenti Beatrice. Hai colto perfettamente lo spirito con cui ho scritto il racconto. Grazie per la lettura.

  40. Del racconto mi ha colpito soprattutto la descrizione del bosco colmo di ricchezze che il protagonista raccoglie in ogni stagione. Mi ricorda le mie passeggiate d’estate nei boschi di Asiago.

  41. Grazie per il commento

  42. Mi è piaciuto molto il racconto nonostante il fatto che non mi piace leggere ,e che questi erano compiti per casa, leggendo attentamente il brano si può immaginare perfettamente ogni scena descritta e complimenti all’autore per aver specificato in questo modo ogni momento del racconto.

  43. Grazie per la lettura. Ti auguro di appassionarti presto alla lettura.

  44. Secondo me questo racconto è ricco di emozioni,nonostante non sia il mio genere di lettura l’ho trovato molto interessante,penso anche che questo testo sia fatto molto bene,a me è piaciuto abbastanza.

  45. Grazie per aver dedicato un po’ del tuo tempo alla lettura del mio breve racconto.

  46. Ciao Roberto, ti prego dimmi che mi sbaglio,non è che stai dando come compito ai tuoi alunni di commentare il tuo racconto?

  47. Ti sbagli. Faccio tutt’altro. Cercare di appassionare i nostri ragazzi alla lettura sia comunque nello spirito del sito che accoglie i nostri piccoli racconti.

  48. Un bel racconto, anche emozionante, con descrizioni dettagliate che ti fanno vivere il racconto in prima persona.
    La natura è una gran protagonista del racconto ed è descritta veramente bene, secondo me, con il messaggio di far capire a tutti che non dobbiamo rovinarla e anzi dobbiamo prendercene cura perché senza di essa noi umani non avremmo moltissime cose.
    L’insermento della figura dell’anziano è ottimo con la storia e l’ambientazione.
    Complimenti all’autore

  49. Grazie Cris della lettura e del tuo commento molto interessante.

  50. Questo testo è molto ricco di informazioni mi ha particolarmente colpito l importanza che da alla natura e che e l autore sia molto legato al protagonista. I luoghi sono descritti molto bene ma nonostante non sia il genere che preferisco mi è piaciuto molto

  51. Grazie della lettura

  52. Anche se non è il mio tipo di racconto preferito mi è piaciuto. Molto dettagliato, descriveva il bosco in uno dei momenti migliori, quello dopo la tempesta quando tutto sembra rinascere.

  53. Grazie della lettura e della tua interpretazione del racconto

  54. Mi ha colpito la padronanza della parola dell’autore nella descrizione così dettagliata di una scena che si svolge in un arco di tempo limitato. Quando l’ho letto mi sono sentita catapultata sotto quella forte pioggia,ad osservare tutti quei particolari della natura,facendomi guidare dall’occhio attento dell’autore. Complimenti all’autore.

  55. Racconto ben scritto in grado di far
    percepire al lettore le emozioni dei due protagonisti. Il vecchio contadino che tanto ha dato e, nonostante le fatiche,
    tanto ha umanamente ricevuto dalla sua terra e dalla natura in cui ha vissuto e vive immerso appare sereno e appagato. Le poche righe che riguardano il bimbo sono sufficienti
    a far capire l’importanza del legame tra i due e il passaggio di insegnamenti, esperienze ed emozioni che sicuramente c’è stato tra loro.
    Trapela anche la nostalgia/malinconia per il contatto quotidiano con la natura e per un mondo contadino e famigliare che non esiste più. L

  56. Racconto ben scritto in grado di far
    percepire al lettore le emozioni dei due protagonisti. Il vecchio contadino che tanto ha dato e, nonostante le fatiche,
    tanto ha umanamente ricevuto dalla sua terra e dalla natura in cui ha vissuto e vive immerso appare sereno e appagato. Le poche righe che riguardano il bimbo sono sufficienti
    a far capire l’importanza del legame tra i due e il passaggio di insegnamenti, esperienze ed emozioni che sicuramente c’è stato tra loro.
    Trapela anche la nostalgia/malinconia per il contatto quotidiano con la natura e per un mondo contadino e famigliare che non esiste più. La ricchezza di particolari sicuramente fa conoscere al lettore più giovane un modo di essere e di vivere scomparsi e catapulta il lettore più “grande” indietro nel tempo e nelle emozioni dei ricordi.
    Bravo

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