Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2012 “Il più lontano possibile” di Paola Ternavasio

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2012

Anche quella notte Mirco non era riuscito a dormire tormentato dai soliti assilli e dal rumore dei vicini al rientro. Li aveva stramaledetti e per la rabbia si era completamente svegliato, mentre sua moglie Camilla aveva continuato a russargli placidamente accanto. L’indomani doveva andare in ufficio – si giustificava sempre lei – ed era forse per quello che riusciva a fare sonni tranquilli. Lui invece si era alzato e aveva iniziato a navigare tra un sito e l’altro, incappando poi in un banner che proponeva scambi di casa in Paesi lontani: una soluzione insperata, una provvidenziale sferzata di adrenalina per tirare avanti. Ormai del tutto sveglio, aveva sgranato gli occhi davanti a una sequela di salotti affacciati sulla spiaggia, loft luminosi con annesse piante tropicali e villette monofamiliari con giardino. Un anticipo di paradiso a cui seguirono in automatico immagini emblematiche di surfisti, koala malinconici e bionde signore, sorprendentemente ignare del proprio fascino.

– Che fosse davvero quella l’anima del Paese? Paradossale che volessero barattare il loro mondo, laggiù nella remota Sydney, con quel suo buco fetido a Scandicci – aveva pensato Mirco, suggestionato dalla puzza dei cassonetti colmi giù in strada, e riflettendo in tal modo si era addormentato sul divano.

– Così anche stavolta sei rimasto incollato al pc e magari ti sei pure sparato una porno chat – esordì Camilla all’alba – tanto poi non devi fare un tubo tutto il giorno.

– Guarda che io mi sbatto ogni mattina a scrivere CV ad hoc e a spedirli in giro e poi sei tu che russi come un orso; sfido chiunque a riuscire a dormire.

– Russo perché mi stanco a portare a casa ogni giorno la pagnotta!

– E brava la maestrina!Oggi ho un colloquio importante e lei, invece di dirmi una parola d’incoraggiamento, non fa altro che sbraitare.

I soliti bisticci quotidiani, più una seccatura che un dramma, se non fosse stato per Chicca che dava sempre il suo buon contributo a far tracimare il vaso e, sentendo il cigolio dell’uscio che annunciava il rientro della stronzetta dai suoi festini, Mirco corse a chiudersi in bagno.

– Ma papà è sempre al cesso? Che è, una sua proprietà esclusiva? – sentì dire dal corridoio – Va beh… Tanto il grano devo chiederlo a te che sei ricca: in discoteca mi han ripulita e non mi restano neppure più i soldi per un caffè. Spicciati ‘ma, che mi aspettan giù al bar!

Camilla sarebbe sicuramente venuta di nuovo a patti. Proprio lei, che gli rimproverava di non farsi mai sentire con la figlia, era la prima a cedere, ‘ché la poveretta ne aveva già passate fin troppe. Erano trascorsi gli anni, ma entrambi sentivano ancora nelle orecchie i suoi strilli – che no, lei non voleva più, ormai voleva tenerlo – mentre loro, corresponsabili e carnefici,  rimanevano annichiliti ad aspettare nel corridoio dell’ospedale. Ecco quel che ci voleva ora: un taglio netto, una svolta su tutto.

Quel pomeriggio Mirco rientrò con la certezza di aver fatto fiasco al colloquio, perché non aveva saputo proporre al suo interlocutore un portfolio convincente di clienti; del resto, se le public relations fossero state il suo pane, non si sarebbe certo trovato a quel punto – una sensazione confermatagli poi da quella stretta di mano tanto cordiale, che preannunciava sempre i commiati definitivi. Fortunatamente però aveva trovato la casa vuota: Camilla doveva essere ancora in ufficio e Chicca a fingere di studiare da un’amica. Così si buttò sul pc, affrontò l’iscrizione al sito House Swap -100 $ dai suoi risparmi segreti – e rispose entusiasticamente agli annunci per gli scambi di casa, decantando le virtù del proprio appartamento: un trilocale che “respirava il Rinascimento”, a due passi da Piazza della Signoria, con l’auto di Camilla beninteso, di cui pubblicò diligentemente una foto. Come venditore era bravo, semplicemente gli mancavano i contatti per emergere ma là, in una società meno ipocrita, non ne avrebbe avuto granché bisogno.

 

In quel mese, a seguito dei suoi sforzi, da House Swap risposero in due, ma i Bartlett si dimostrarono di gran lunga i candidati migliori e le mail cominciarono a rincorrersi con dettagli per lo più rassicuranti: no, niente animali; iniziamo con un soggiorno di qualche mese, poi chissà –Who knows! Molto bella casa in downtown Sydney; no, la spiaggia non è vicina, never mind, ma il mercato sì. Mirco però era partito in picchiata a comprare l’attrezzatura subacquea, facendosi accompagnare dal fido Ferruccio, suo compagno di fanfaluche. Così almeno, quando aveva la luna di traverso, poteva scendere in cantina a controllare il fucile, rimirarsi la muta, le bombole, gli annessi e connessi e poi – fantasticava – se anche laggiù il mondo di sopra non gli fosse piaciuto, sott’acqua sarebbe andata decisamente meglio. In effetti non sapeva esattamente cosa avrebbe trovato, ma gli sarebbe presto toccato di affrontare il discorso con le belvette. Nel frattempo però il suo piano avrebbe preso la giusta forma, senza intromissioni e forse sarebbe anche riuscito a spacciarlo come una generosa vacanza premio.

– Non così carogna il papà a farci questa sorpresa e a trovarsi pure un lavoretto downunder – sperava di sentirsi dire. Boh! Che la prendessero come volevano, la casa tanto era sua e, se proprio non volevano venire, peggio per loro…

Forse invece poteva essere un modo per rimettere le cose a posto: tirar fuori finalmente la sua bimba da quel giro di sbandati; una vita più semplice, più pura, e poi Camilla abbronzata e sorridente, la sua pelle setosa dopo i bagni di sole e mare, come ormai non la conosceva da tempo, e lui di nuovo capofamiglia, il miglior agente commerciale dell’Italian community nel New South Wales. Camilla, approfittando delle ferie e poi magari di un’aspettativa, si sarebbe trovata sicuramente un lavoretto e Chicca avrebbe potuto iniziare un master…

-A proposito, Chicca dov’è? – aveva chiesto quel giorno a sua moglie, che si stava affaccendando ai fornelli.

– Giù in cantina a prendere i libri.

– In cantina?

– Sì, perché quell’aria stranita? Domani c’è il mercatino dell’usato. E’ ora che incominci a guadagnarsi un po’ di soldi!

Perché adesso salta il tappo, pensò Mirco e mi tocca dirglielo proprio ora, nel momento meno adatto. Già la vedo tirar piatti a terra e gridare: che grulla son stata a rimanere qui a Scandicci per te! So io a quest’ora dove sarei!

Bidin e bidan. E quell’altra pianterà una scena perché, ora che ha trovato gli amici, le chiedo di andarsene. Mi va in coma etilitico, mi va, e questa volta chissà se ne veniam fuori.

– Meno  male, babbino, che siam in austerity! – fece Chicca, di ritorno – E tutto quell’armamentario da sub sarebbe per andare a Rimini?

– E che è? C’hai sempre le mani bucate tu? – intervenne quell’altra già ingrugnata.

– Macché, nulla! E’ roba di Ferruccio. Gliela tengo io, perché se Cristina lo sa, gli spezza il collo. Gran rompicoglioni, su’ moglie!

– Sai che è ansiosa – la giustificò Camilla – e poi, se lo fa è perché gli vuol bene. Anch’io non ti lascerei andare in giro a cercar guai.

Invece ci sarebbero andati tutti insieme a cercar guai, perché i Bartlett dovevano arrivare a fine mese e là loro avrebbero anche potuto trovare alluvioni monsoniche o coccodrilli smisurati, uno scotto inevitabile per quel salto di qualità. Ormai i visti online erano arrivati, doveva accelerare i tempi, improvvisare una spiegazione.

– Rimini ci ha stufato. Quest’anno si potrebbe fare qualcosa di un tantino più esotico –tentò allora.

Non siam nababbi – troncò rapida Chicca, già sull’uscio – e poi noi a Rimini si va a ballare.

Nessuno spiraglio; come sempre Camilla restò ad ascoltare imperturbata: né un sì, né un no, senza prender posizione, bella dritta per la sua strada, puntuale, precisa, da vera contabile qual era. Pareva incapace di sogni, di devianze. Lui invece era il giullare di casa, forse solo un buono a nulla, tutto parole e niente fatti, ma senza desideri non voleva più vivere e aveva giurato a se stesso che quella volta avrebbe finalmente concluso. Nella sua vita ci sarebbe stato spazio anche per le stravaganze: tanto per cominciare avrebbe mangiato carne di canguro, con buona pace degli ambientalisti che –aveva letto – la preferivano a quella bovina, per il minore impatto sulla deforestazione. Un desiderio di straniamento certo non condiviso dai Bartlett: quelli si aspettavano di trovare a Scandicci  i medesimi canali australiani e l’avevan pure supplicato di aiutarli a rintracciare la famiglia del nonno; però anche loro avevano  una figlia rompi che l’aveva messo in croce per sapere tutto sullo spaccio di Prada. Era dura accontentarli e per giunta con la storia dell’antenna satellitare, ma presto ne sarebbe venuto a capo.

Quella sera a cena si festeggiava il suo compleanno, eran quarantacinque, l’ occasione buona per un discorso sulle scelte esistenziali. Camilla gli aveva persino sussurrato delle paroline affettuose all’orecchio e lui si era fatto coraggio, tanto da riuscire a esordire a fine pasto con una frasetta di rito:

– A un certo punto della vita bisogna fare dei bilanci e se necessario impartire un nuovo corso…

Fu allora che un richiamo acustico lo dirottò nella stanza vicina. Proveniva dal suo account: una mail urgente dei Bartlett.

– Viaggio cancellato. Scandicci non è Firenze downtown. Niente vacanza senza Rugby Championship.

Mirco avvertì un gran prurito ai piedi, rimase in silenzio a contare fino a dieci e poi si trascinò in sala, bianco come un cencio. Lo accolse un Hip Hip Hurrah e subito dopo un botto, il tappo dello spumante. Era saltato solo quello. Il varco si era chiuso; niente di perso, né di guadagnato e di nuovo ogni giorno sarebbe stato uguale. Camilla brontolando avrebbe continuato a occuparsi di lui e sarebbero diventati vecchi insieme. Nulla sarebbe trapelato. O forse no, magari il dentro sarebbe riuscito pian piano a corrodere il fuori. Da sotto il piatto sbucavano due biglietti per Parigi “per un esotico weekend d’amore”.

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4 commenti »

  1. Bella riflessione sul conflitto aspirazioni/realtà, vita vissuta e vita immaginata. Mi è piaciuto molto il finale che apre una possibilità di cambiamento reale, che viene dall’interno del protagonista e non da un fatto esterno. In bocca al lupo!

  2. Bel racconto. Incomprensioni, disagio familiare, però sotto sotto qualcosa di buono in famiglia c’è….. Brava.

  3. Grazie, mi fa piacere scoprire che il messaggio è pervenuto a destinazione

  4. ma sarà vero che c’è qualcosa di buono ?
    figli che non rispettano i genitori, ma soprattutto, genitori che non meritano il rispetto dei figli: anche se uno non va a rubare, cosa trasmette ai propri pargoli ?
    Il racconto evidenzia la mancanza di voglia di migliorare se stessi e di lasciare una traccia positiva di se, che è una grossa piaga della società.
    E della mamma/ moglie ?
    è una persona positiva, con la intelligenza pratica che caratterizza le madri/ mogli/ cape di casa / donne (italiane?): niente voli pindarici: lavorare, portare a casa, e poi andare a Rimini.
    Però un week-end a Parigi ?
    Si lo faremo presto, tutti lo devono fare presto, perché anche le mogli/ madri/ ecc. (italiane?) hanno bisogno di sognare e non solo e di pratica intelligenza.

    Mi pace e spero che anche altri lo leggano.

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