Racconti nella Rete®

23° Premio letterario Racconti nella Rete 2023/2024

Premio Racconti nella Rete 2024 “Ahmed Elman” di Lucia Macchiarini

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2024

Un bel giorno degli anni novanta, nella ridente radio privata dove lavoravo, arrivò un sedicente mago, il Dottor Tancredi.

Il Dottor Tancredi si aggirava per i corridoi fermando chiunque e predicendo al malcapitato di turno un futuro non richiesto.

Mai che le previsioni fossero rosee, si trattava quasi sempre di una sciagura annunciata.

Nessuno però aveva il coraggio di pronunciare la fatidica frase:

“Ma chi te l’ha chiesto brutto nano da giardino?” e voglia scusarmi il sindacato di categoria dei nani da giardino.

Toccò anche a me, allora felicemente accoppiata con un giovane bancario dedito alla cannabis venti ore su ventiquattro e di conseguenza strafatto anche durante l’accensione di mutui e la concessione di prestiti.

“Ferma lì” mi intimò il Dottor Tancredi un pomeriggio e così dicendo mi inchiodò al muro del corridoio.

“Avverto una vibrazione negativa”, sibilò, “hai una storia d’amore che finirà presto”.

Già in cuor mio gli avevo augurato tutta l’enciclopedia medica alla sezione “Eczemi purulenti”, purtroppo però non riuscivo ad uscire dalle sue grinfie.

“Non preoccuparti, tanto rimarrai sola e meglio soli che male accompagnati” sentenziò garrulo.

Perfetto, ero sistemata per la vita.

“Fammi sapere com’è andata poi!” gorgheggiò allegramente mentre se ne andava.

Il bancario scappò con tale Teresa tre mesi dopo, ma non volli dare alcuna soddisfazione al Dottor Tancredi. Solo, quando sapevo che doveva fare una trasmissione, giravo alla larga dagli studi.

Durante i suoi interventi, nei quali insisteva nel lanciare amorevoli benedizioni in una lingua sconosciuta, succedeva di tutto: una volta prese fuoco il mixer, l’altra il conduttore radiofonico ricevette la telefonata di una ex fidanzata stalker di cui si era

felicemente liberato da quindici anni.

Il giorno che trovammo un tecnico a fare regia con il casco da motociclista per colpa un’invasione di pipistrelli, capimmo che c’era qualcosa di strano.

Ma il peggio doveva ancora arrivare.

Una mattina la segretaria trovò nella cassetta della posta una busta bianca senza alcun mittente né destinatario, totalmente anonima.  A quel tempo, ignorando le insidie dell’antrace, le buste anonime venivano aperte con fiducia e così la aprimmo, trovando con sgomento tre bucce d’arancia rinsecchite. Il capo tecnico gettò tutto in un bidone della spazzatura sul greto del Mugnone, noto fiumiciattolo puzzolente della zona.

Ad ogni modo l’avvenimento generava in tutti vaghe inquietudini di carattere esoterico e il capufficio dopo un primo momento di riflessione decretò:

“Chiamate il Dottor Tancredi”.

Già al telefono il Dottor Tancredi si disse molto preoccupato dalle tre bucce d’arancia rinsecchite. Intanto il numero tre aveva indubbiamente un significato esoterico e non del tutto positivo. Forse avevamo qualche nemico che ci aveva intenzionalmente gettato il malocchio?

“Arriverò domani, fatemi trovare le bucce e per l’amor del cielo non le toccate” disse poi gravemente e riattaccò.

A tarda sera il capufficio e il capo tecnico furono visti rovistare furtivamente in un cassonetto dell’immondizia sul Mugnone.

“Guarda quei poveracci”, dicevano i passanti, “come si sono ridotti per mettere insieme una cena”.

Il giorno dopo, seduto dietro una scrivania, il Dottor Tancredi fissava tetramente le tre bucce d’arancia senza proferire parola. Capimmo che si stava concentrando e con i suoi poteri cercava di scoprire la verità.

“Ma che cazzo guarda?” chiese il capo tecnico.

“Silenzio, ignorante!”, gli intimò il capufficio tirandogli uno scapaccione, “non lo vedi che si deve concentrare?”.

“E’ come pensavo”, disse il Dottor Tancredi dopo un quarto d’ora di silenzio, “qui qualcuno vi vuole male, ma ora ci penso io, avete fatto bene a chiamarmi”.

Tirammo tutti un sospiro di sollievo, mentre lui, con parole improbabili mutuate da chissà quale idioma, faceva uno scongiuro per annullare il malocchio delle tre ignare bucce d’arancia e poi si allontanava felice della parcella appena riscossa.

Ma, come si sa, non c’è limite al peggio e una mattina trovammo il capufficio bianco come un lenzuolo davanti ad una seconda busta bianca.

La aprimmo e dentro c’erano – orrore! – tre tortellini secchi e crudi.

Ben fatti a dire il vero, forse di provenienza industriale.

Se il Dottor Tancredi la prima volta si era detto preoccupato, la seconda si disse allarmato. La simbologia esoterica dei tre tortellini era lampante.

Intanto se il tre ripetuto una volta era di malaugurio, un secondo tre era di certo foriero di sventure indicibili per tutti noi.

“Mi scusi”, chiese il capo tecnico, “ma il tortellino in sé che minaccia rappresenta?

Io i tortellini li faccio con il ragù, non li spedisco mica anonimi per spaventare la gente…”.

“E infatti sei ignorante”, ribatté piccato il Dottor Tancredi, “fin dall’antichità i tortellini erano considerati oggetti del demonio e di conseguenza esorcizzati, non lo sapevi?”.

“Veramente no…” azzardò il capo tecnico pensando ai tortellini di sua nonna Adelina, oriunda bolognese, che quegli oggetti del demonio li faceva da dio.

         Dopo un’altra litania in lingua simil sanscrita il Dottor Tancredi sibilò:

“Ora è tutto a posto, ho rimandato il malocchio al mittente, quindi non vi succederà più nulla…ah dimenticavo: doppio malocchio, doppia parcella… ovviamente”.

“Ovviamente Dottore”, ribatté il capufficio, “quel che ci va ci vuole” e tirò fuori per l’ennesima volta il portafogli.

         Tutti eravamo rinfrancati e felici di non avere più il malocchio e il capo tecnico si godeva ogni domenica i tortellini della nonna.

         Ma il demonio è il demonio da un sacco di anni e non si lascia fregare così facilmente.

         Una mattina ecco comparire, in barba a chiunque, la terza busta bianca senza mittente né destinatario.

         Dentro c’era un biglietto vergato a mano:

         “Vi sono piaciuti i tortellini? Se volete anche il dolce venite a vedere il nostro concerto. Vi aspettiamo venerdì 18 novembre, presso il Parterre, per il concerto della nostra Band. Firmato Ahmed Elman”.

         Oggi ho cercato la band su “YouTube”trovando la seguente dicitura:

“Ahmed Elman è un gruppo rock schizofrenico culinario nato a Firenze il 18 novembre 1986, da allora si è occupato sempre di buona cucina e di pessima musica…”.

         E tanti saluti al Dottor Tancredi.

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3 commenti »

  1. Bel racconto, divertente e con buon “ritmo”. Qualche errore di battitura da correggere, per non rovinare la bontà di questo testo.

  2. Grazie del commento positivo Alfonso, ho corretto!

  3. Prego, ci mancherebbe.

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