Racconti nella Rete®

23° Premio letterario Racconti nella Rete 2023/2024

Premio Racconti nella Rete 2022 “La nave” di Giuseppe Maria Iacovelli

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2022

                        C’era una volta una nave straordinariamente grande e bella, una delle navi più splendide mai costruite, e dovunque andasse suscitava non solo ammirazione incondizionata ma anche smania di emulazione; però era piuttosto vecchia, bisognosa di manutenzione adeguata che, risultando troppo costosa e impegnativa, nessuno voleva intraprendere, così che ormai lo scafo imbarcava acqua in più punti. Inoltre non era raro sentire rumori anomali provenienti dalla sala macchine, alcuni dei quali davvero spaventevoli, e succedeva anche che la velocità subisse improvvisi mutamenti, che in genere restavano senza spiegazioni.

                        Gli uomini che vivevano sulla nave, pur consapevoli di essere i più fortunati al mondo, intuivano che qualcosa minacciava la loro felicità. Temevano la presenza di falle o malfunzionamenti, ma essendo abituati a vivere sui ponti, non erano mai scesi negli ambienti inferiori a effettuare verifiche, e nemmeno avevano il coraggio di chiedere informazioni precise al capitano, che stava sempre chiuso sul ponte di comando. Così erano combattuti fra volontà di agire e mancanza di obiettivi, e non riuscendo a placare l’impulso si volsero ad attività purchessia, a seconda dell’estro.

                        Gli uni dissero: «Venite, la nave ha bisogno del nostro impegno, è necessario lucidare maniglie e pomelli, ché splendano sempre come specchi e la gente gioisca nel poggiarvi su la mano. In tal modo riusciremo a contrastare i problemi che ci affliggono e ritroveremo la felicità». E molti si riunirono per lucidare maniglie e pomelli, nella convinzione di giovare al bene comune, e nient’altro vollero fare se non attendere al loro compito.

                        Altri invece dissero: «Venite, la nave ha bisogno del nostro impegno, dobbiamo deodorare regolarmente gli ambienti comuni, in modo da renderli più piacevoli e incoraggiare le persone a passarvi molto tempo in compagnia. In tal modo riusciremo certamente a contrastare i problemi che ci affliggono e ritroveremo la felicità». E molti si riunirono per deodorare gli ambienti comuni, nella convinzione di giovare al bene di tutti, e nient’altro vollero fare se non attendere a quell’unico compito.

                        Altri ancora dissero: «Venite, la nave ha bisogno del nostro impegno, è tempo di liberarla finalmente dagli insetti che infastidiscono i passeggeri, al fine di garantir loro una traversata tranquilla. In tal modo riusciremo a contrastare efficacemente i problemi che ci affliggono e ritroveremo tutti la felicità». E in molti accorsero a quel grido, poiché sembrava davvero necessario – oltreché doveroso e nobile – schiacciare fastidiosi insetti: e nient’altro vollero fare se non attendere a quell’unico compito.

                        Un altro gruppo di persone disse: «Venite, la nave ha bisogno del nostro impegno, andiamo a dotare le scialuppe di tutti i comfort, affinché un eventuale salvataggio non risulti scomodo. In tal modo riusciremo a contrastare efficacemente i problemi che ci affliggono e ritroveremo tutti la felicità». E furono molti ad accorrere a quell’esortazione, poiché pensavano che non fosse giusto rinunciare al comfort nemmeno in caso di salvataggio: vennero completamente assorbiti da quell’unico scopo e non pensarono più ad altro.

                        Un ulteriore gruppo di persone disse: «Venite, la nave ha bisogno del nostro impegno: canti ciascuno la canzone del cuore e la ripeta in continuazione, senza badare agli altri cantori o all’occasione, così da assicurare un’atmosfera festosa e gioviale a tutti i passeggeri – quale persona normale rifiuterebbe di vivere in un’atmosfera perennemente allegra e giuliva? In tal modo riusciremo a contrastare efficacemente i problemi che ci affliggono e ritroveremo tutti la felicità». Moltissimi accorsero a quell’invito, poiché è noto che la gente ama la musica e il canto, e ancor più furono coloro che si impegnarono ad ascoltare i cantori, poiché è altrettanto noto che la gente ama assistere alle esibizioni canore; e tutti costoro rimasero completamente assorbiti da queste attività, tanto da non percepire nient’altro.

                        Così tutti i passeggeri della nave si divisero in gruppi e trovarono qualcosa da fare, ciascun gruppo sicuro di svolgere la mansione più utile al bene collettivo, e tanto ne erano presi da non vedere ciò che facevano gli altri, e nemmeno si rendevano conto della situazione complessiva. Quest’ultima tuttavia, a dispetto dell’enorme impegno profuso, non migliorava come sperato, anzi sembrava peggiorare molto rapidamente. Le anomalie della velocità infatti continuavano, ed erano accompagnate da rumori sinistri e prolungati che salivano dai ponti inferiori, dove nessun passeggero si era mai spinto, mentre lo scafo non faceva che abbassarsi rispetto alla superficie del mare; constatata l’assenza di progressi, ciascun gruppo di passeggeri pensò che nessun’altra soluzione restava se non intensificare il proprio operato, e così fecero.

                        Si formarono addirittura gruppi nuovi, decisi a imprese ben più essenziali ed efficaci di quelle già in corso: ecco taluni soffiare insistentemente in aria, nella convinzione di contribuire al suo disinquinamento, ecco altri stendersi sui pavimenti a braccia aperte e sorridendo, sicuri di propiziare così la pace nel mondo, ed ecco ancora molti guardare fissamente il mare dalle balaustre, in attesa di entrare in risonanza spirituale con esso grazie all’acqua contenuta nel corpo umano. La frenesia di cui erano preda sembrava loro la migliore garanzia della bontà di quanto facevano, ragion per cui vi si impegnarono senza risparmio.

                        Ma quando la nave rimase ferma e l’acqua del mare iniziò a invadere i ponti superiori, caddero in preda al panico, senza perciò rinunciare alle proprie convinzioni: si vide allora ciascun gruppo rinfacciare agli altri cecità ed egoismo, ciascuno ribadiva la propria ragione e incolpava qualcun altro della catastrofe incombente, molti si accapigliavano con furia, un caos senza nome dominava sulla nave e impedì a tutti di scorgere il capitano e l’equipaggio che si dirigevano indisturbati alle scialuppe di salvataggio. Costoro furono gli unici a mettersi in salvo, per giunta usufruendo di quel comfort che i passeggeri avevano illusoriamente predisposto per sé.

Loading

Lascia un commento

Devi essere registrato per lasciare un commento.