Racconti nella Rete®

23° Premio letterario Racconti nella Rete 2023/2024

Premio Racconti nella Rete 2019 “Archistar” di Andrea Perina

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2019

Aaron Rosenbaum si scostò il ciuffo bianco dagli occhi, mentre sull’ultimo mattone della sua nuova creazione apponeva il suo logo, una rosa circondata dal filo spinato, in onore dei propri parenti morti ad Auschwitz. Era stata una gran fatica, quella mega-villa sulla collina che dominava la pianura del Giordano; lavorare a 40 gradi all’ombra non era stato uno scherzo, e lui non era più un giovanotto da un pezzo. Inoltre, quegli scansafatiche straccioni avevano avanzato pretese, e lui detestava le discussioni: aveva accettato di concedere loro l’aumento richiesto, pur di levarseli di torno. Ciò era contrario alle direttive del governo, ma Aaron aveva il doppio passaporto, e sapeva quando far valere la sua nazionalità a stelle e strisce.

  • Maestro, si può mettere in posa là, per favore? – il fotografo di Vogue lo trattava come un semidio, e questo lo faceva sentire bene.
  • Appoggiato alla colonna, così?
  • Così è perfetto, Maestro – il fotografo annuì in modo esagerato; ad Aaron ricordò di quando aveva assistito ad un servizio di quella che sarebbe diventata la sua terza moglie, e di come se ne fosse innamorato proprio in quell’occasione. Ora però la star era lui.

Finito il servizio fotografico e tornato nella sede di Gerusalemme Ovest, c’era l’intervista; Aaron amava parlare in pubblico, era un insegnante molto apprezzato, tuttavia le interviste lo mettevano a disagio, specialmente quelle che volevano ficcare il naso nella sua vita privata. Come tutti, aveva una pagina facebook, un profilo twitter ed uno instagram nel quale fotografava le proprie opere, ma tutto ciò era a scopo promozionale, e i suoi familiari non comparivano quasi mai.

Per fortuna, sembrava che Betsy Krawitz, del Haaretz, avesse altre curiosità: – Maestro, come ci si sente ad essere il più grande architetto vivente? – chiese senza molta originalità.

  • Bene, così almeno dice il mio medico di fiducia – rispose lui, sardonico.

Dopo una risatina, Betsy proseguì: – Qual è stata l’idea per il progetto del castillo?

Aaron aggrottò la fronte, sentendo quella parola: – Non so chi ha avuto l’idea di battezzare così la mia creazione, che per me è e rimarrà “villa sulla collina”. Il ministro Liebermann mi ha dato l’incarico di costruirgli una casa di 1500 metri quadrati con piscina, e io ho eseguito.

  • Sì, Maestro, però deve convenire che è una villa molto sui generis.

Aaron trasalì a quell’espressione latina (voleva sempre essere lui a impressionare l’interlocutore con citazioni colte, non il contrario): – Bisogna considerare il territorio sul quale sorge la casa, che presenta caratteristiche particolari.

  • Quindi secondo lei le due torrette di avvistamento con nidi di mitragliatrici non stonerebbero, col resto della villa?

Aaron alzò le spalle: – Le notizie sugli ultimi attentati non me le sono inventate. Comunque, oltre alle torrette, ci sono altre novità – e Betsy si fece più attenta – ad esempio, la cupola esposta a sud, accanto al giardino, ospita un piccolo radar per captare missili o droni ad alta quota, mentre quel basamento accanto alla piscina contiene una batteria di lanciarazzi. Ovviamente, lungo tutto il perimetro, vi sono sensori di movimento sempre attivi.

  • E’ fantastico – convenne la giornalista – ma perché mi sta dicendo tutto questo? Non sono forse informazioni riservate?
  • No, affatto; il ministro anzi ci tiene a far sapere che la sua nuova magione è ben difesa ed ogni malintenzionato è quindi avvisato. Ogni tentativo di turbare la tranquillità del ministro sarà punita duramente.
  • Bene, Maestro. Ed ora passiamo alla nuova commissione del governo…
  • Ah, sì, lei intende il nuovo autodromo?
  • Certamente. Mi conferma che avete deciso dove costruirlo?
  • Dopo varie e attente consultazioni, è stato scelto il sito di Gerusalemme Est. Sarà un tracciato molto simile a quello di Monza (in Italia), e ciè non è casuale visto che la FIA ha deciso di alternare il Gran Premio d’Italia con quello di Israele.
  • E gli italiani cos’hanno detto?
  • Si sono detti molto lusingati del fatto che un’archistar come il sottoscritto abbia deciso di copiare proprio il tracciato di un loro circuito. D’altra parte, io ho un debito di riconoscenza con quella nazione. Come forse lei sa, ho insegnato per anni alla facoltà di architettura di Roma e ho progettato l’ampliamento della stazione Termini.
  • Ne ero a conoscenza – convenne Betsy – a questo proposito, ha qualche commento sui recenti disordini di Roma nati proprio nella parte costruita da poco della stazione?

Aaron esitò un attimo, poi proseguì: – Se si riferisce alle leggi speciali approvate con urgenza in seguito alla Sommossa di Roma, sono ovviamente d’accordo che qualcosa andava fatto, per evitare il ripetersi di questi fatti incresciosi.

  • Veramente io mi riferivo all’accusa rivolta verso di lei da alcuni esponenti dell’opposizione, secondo la quale la Nuova Termini avrebbe favorito gli scontri etnici – il tono di Betsy era improvvisamente cambiato, sembrava inquisitorio.

Asciugandosi una goccia di sudore (l’aria condizionata funzionava male, accidenti!), Aaron rispose, molto infastidito: – Speculazioni insensate, io sono un architetto. Punto e basta.

  • Torniamo al nuovo circuito. Vi aspettate qualche voce contraria da parte palestinese per la scelta del sito?
  • Voci contrarie ci sono e ci saranno sempre – fece Aaron con una smorfia – ma il sindaco di Gerusalemme Est si è detto d’accordo con noi che l’autodromo sarà un motivo di orgoglio anche per la popolazione araba.
  • Però nessun palestinese vi potrà accedere, durante le manifestazioni – accennò la giornalista.
  • Ovviamente no, nessuno vuole il rischio di attentati, sarebbe una pessima pubblicità per tutti. Se i palestinesi vorranno, potranno vederlo in tv.

*

L’intervista era stata più faticosa del previsto; anziché rilassarsi, aprì l’agenda del suo smartphone. C’erano cinque messaggi della segreteria del suo studio di Manhattan, e ognuno aveva la stessa richiesta. A quanto pareva, il suo “castillo” (avrebbe dovuto rassegnarsi, ormai tutti lo chiamavano così) aveva avuto un successone presso tutti i super-ricchi del mondo. Cardoso dal Brasile, Zhu dalla Cina, Malenkov dalla Russia; Palos voleva addirittura installare una centrale di droni da sorveglianza e combattimento al posto della sua palestra, nella villa che aveva appena acquistato nel Delaware e che avrebbe voluto ampliare. Il lavoro non sarebbe stato un problema, per l’archistar.

*

Mahmoud accese il telefonino con dita tremanti: sì, il collegamento era attivo! Il semtex, nascosto all’interno dei mattoni nei muri portanti del castillo, era pronto per esplodere. Compose il numero…

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