Racconti nella Rete®

23° Premio letterario Racconti nella Rete 2023/2024

Premio Racconti nella Rete 2017 “Una bella giornata” di Francesco Bove

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2017

Ore 7 del mattino. Freddo nelle ossa e nessuna voglia di alzarsi. Il giorno è ancora notte nelle sue tenebre mattinate invernali. Ma la quotidianità chiama, e la gente deve fare capolino dal breve letargo. Jorge è un uomo di 33 anni, impiegato presso le poste, single per scelta (non sua), sognatore da quando era bambino. Si immaginava di poter diventare un esploratore di mondi alterei, di galassie sconfinate ai confini del cosmo. Un viaggiatore capace di comprendere tutte le lingue esistenti, terrestri ed aliene, dal greco antico fino al neo kroakiano. Aveva immaginato una vita ricca di avventure, accompagnato da tanti amici e da ragazze bellissime provenienti da ogni angolo del cosmo, dalle Protoplasmatiche del pianeta Nexfon, alle formose Bootygirls di Planet Round III. Insomma una vita non comune.
Finita la scuola però, il ragazzo fu obbligato dai genitori a trovarsi un lavoro: poco fuori dalla città di Uppola, cittadina svefinorgese con abbastanza abitanti per sopperire alla noia, Jorge iniziò lo stage da postino. Un lavoro semplice, ma allo stesso tempo rischioso, in quanto avrebbe potuto affrontare ogni sorta di pericoloso animale domestico terrestre e non, dallo Snackolo al Bortolo, dal Grattopo al Chihuaua schizofrenico. Sarebbe diventato un messaggero del cosmo insomma. Ma la dura realtà fu che nessuna di queste creature fu mai incontrata dal nostro eroe, nemmeno i chihuaua, che per il freddo avevano deciso di emigrare in posti ben più caldi. Jorge iniziò quindi il suo percorso di sopravvivenza nella monotonia, in un mondo scolorito dalla noia e dallo smog. Solo l’intaglio nel legno ed il collezionare francobolli gli dava qualche soddisfazione.
Era, come detto prima, single. Non era un uomo brutto; era, diciamo, un uomo con una bellezza distribuita male: slanciato ma con vita alta e gambe chilometriche, naso aquilino che potevi rischiare di rimanerci agganciato con la maglietta, mani grandi e dita così piccole da poter essere usate per le operazioni di micro, nano e picochirurgia. Aveva poi due occhi piccoli di color azzurro con delle sopracciglia spesse, ed un sorriso invidiato persino dalla Mentadent. Ma era un uomo buono. Faceva della bontà il suo punto di forza: ogni anno devolveva parte dello stipendio ai poveri ragazzini africani che vedeva nelle strazianti pubblicità televisive dell’ora di pranzo, mentre ogni weekend, inoltre, si offriva volontario per la mensa dei poveri della città. Ma la sua bontà non si limitava certo a questo; infatti non aveva mai litigato con qualcuno, anzi evitava ogni sorta di conflitto. A scuola veniva spesso deriso per questa sua debolezza, una debolezza che gli evitava però qualsiasi scontro con quei compagni che tanto si volevano dimostrare grandi. La sua bontà si rifletteva anche nel quotidiano: non calpestava l’erba quando vi fosse divieto, aveva timore di ferire ogni sorta di essere vivente, dal nexokriano al trepidus, dalla più piccola coccinella al più grande dei griddels. Era vegano, di quarto livello per l’esattezza. Per rispetto di alcune piante aveva evitato di mangiarle, in quanto barbaramente falcidiate in una sofferenza da lui non sopportabile. Odiava ogni sorta di violenza. Ma il suo modo di vedere le cose cambiò grazie a lei. Lei. Kristine. Era una ragazza mora, alta un metro e settanta circa. Le sue rotondità lo avevano subito conquistato. Aveva degli occhi così penetranti da poterci bucare i diamanti, ed un viso di eterea bellezza. L’incontro avvenne nella pausa pranzo di un giorno del mese di Smarzile. Erano nel miglior Junk Fast Food della città. “Cibo rapido da buttare nel cestino” il suo motto. Lui ordina una co-caccola media con filetti di alga essiccata e dolcemente terminata tramite iniezione letale. Lei ordina un mega cinghialuflone burger, patatine maxi siliconate e un thè antidetox che tutte quelle calorie dovranno esser ben smaltite. Si scambiano un rapido sguardo: è subito amore.
“Scusa, ma quello schifo che stai mangiando è commestibile?”
“Mi scusi signorina?”
“Sì, quello schifo che non prende mai nessuno. Ma lo sai che quelle non sono alghe vere ma in realtà varie miscele di materiali plastici, quali collagene, petrolene, nexocilli, mastroblasti, vernici a piombo e a rame, e solamente il 2% di alghe vere? Che poi non le terminano nemmeno con iniezioni letali, ma le strappano barbaramente dal suolo marino per risparmiare tempo. Dai retta a me: meglio mangiarsi la confezione.”
Conquistato. Quella personalità così travolgente fu qualcosa di così inaspettato da levargli le parole di bocca.
“Beh, guardi non ci giurerei eh, ma credo che questo sia uno dei pochi prodotti genuini che vengono cucinati, pardon, serviti qui. Piuttosto cosa ne pensa invece del suo panino, non crede che la barbaria verso una specie in estinzione come il cinghialuflone sia qualcosa invece di non riprovevole?”
“Non sarai vegano eh? Prima di tutto questo è un JFF non il ristorante dell’erbolaio. Secondo, il panino si chiama così ma non contiene carne di quell’animale: è tutto composto sintetico, formato dall’impasto di carne bovina, ovina, suina, caffeina e altre venti cose con ina. E poi cosa ci fai tu qui se non ti piace mangiare la carne scusa? Non ti fai venire il sangue amaro per nulla?”
“Beh no, in realtà non è che mi dia troppo fastidio. Sì odio la violenza verso gli animali, ma la mia bontà mi impone di non scontrarmi contro chi la pensa diversamente.”
“Bella filosofia contorta. Quindi tu saresti un vegano che non si ribella verso questa violenza? Che storia.”
“Beh in un certo senso sì. Ma le ripeto che la violenza sugli animali si ripercuote anche su tanti aspetti del quotidiano. Lo sa che potremmo vivere facilmente anche con una dieta senza alcun tipo di carne o derivati?”
“Ah bello mio, non mi intortare con i tuoi discorsi salutisti che l’ultima volta che una persona mi ha proposto di sostituire un pollo arrosto con una carota lessa, la carota gliel’ho fatta sparire. E non era ancora lessa. E la persona non era contenta alla fine. Capiscimi.”
Lo aveva chiamato bello. Il suo cuore palpitava all’impazzata.
“Sì capisco. Ma mettiamo caso che nel mondo un giorno le foreste vengano sempre meno, scioperino e non ritornino a radicarsi nel suolo. Il nostro ecosistema, capisce, collasserebbe. Limitando gli allevamenti di questi poveri animali potremmo tranquillamente evitare questi problemi.”
“Sentimi bene: il mondo già fa schifo di suo, se poi devo pure stare dietro ai problemi che mi portano a mangiare sto panino, allora stai pur certo che non mangerei nulla. Sai qual è il vero problema? Fa ingrassare. Perché voi cervelloni non inventate qualcosa di buono che fa smagrire? Sarebbe un figata, non ti pare?”
Gli aveva dato del cervellone. Battiti a 100 e tachicardia.
“Comunque non so se mi sono presentato: piacere Jorge.”
“Piacere, Kristine. Vedo che sei pieno di buste e pacchi postali. Scommetto che lavori come Babbo Natale, vero? E le renne dove sono finite?”
“Sono a rennisionarsi.”
Calò il silenzio. Jorge nella sua mitezza aveva imparato con il tempo ad avere tuttavia una lingua tagliente come un rasoio. E spesso gli scappavano frecciatine o battute dal dubbio gusto.
Ma lei rise. Lei rise molto.
“Bella questa, spilungone. Senti io devo tornare al lavoro, sono una hostess molto impegnata. Devo scappare. Allora buona giornata.”
Avrebbe voluto dirle di fermarsi, di parlare ancora un po’, magari di disquisire sul come mai la frittata che servivano nel locale sembrasse una spugna da sanitari. Avrebbe voluto esternare il suo colpo di fulmine, mostrando i suoi desideri di una vita con questa magnifica creatura. Tutto quello che uscì fu:
“Va bene, grazie. Buona giornata anche a te.”
E la vide uscire. Doveva fare di tutto per poterla rivedere.
Ritornò ogni giorno, sempre alla stessa ora nel fast food. Ma lei non c’era. L’idea di averla perduta lo lacerava. Insomma avevano parlato più di 10 minuti, doveva essere la donna giusta per lui.
Ed arrivò il giorno. Passato un mese dall’incontro la rivide allo stesso tavolo. Ma non era sola. Con lei vi era un ragazzo palestrato ricoperto da vestiti di cuoio con cui ci avrebbero tranquillamente ricostruito una mucca. Entrambi stavano mangiando allegramente un sudicio panino dalle componenti igienico sanitarie al limite della norma. Dopo due morsi passionali ai rispettivi panini, si baciarono. Fu troppo per la sua vista. La donna che aveva amato e con cui sognato di vivere assieme non poteva avere un ragazzo. In lui sentì accumularsi per la prima volta una rabbia mai espressa, unita ad un senso di inadeguatezza che lo faceva star male. Oramai era un vulcano pronto ad esplodere.
“Domani ritornerò alla stessa ora e se la rivedrò metterò fine alle mie sofferenze. Sarà una bella giornata.”
Ore 7 del mattino. Freddo nelle ossa e nessuna voglia di alzarsi. Il giorno è ancora notte nelle sue tenebre mattinate invernali. Ma la quotidianità chiama, e la gente deve fare capolino dal breve letargo. Jorge è pronto. Ha preparato tutto la sera prima.
“Durerà un attimo e poi sarà tutto finito.”
Alle 10 è già dentro, non vuole essere in ritardo proprio oggi. Tiene tra le braccia un pacco. Due ore dopo, alle 12, entra Kristine.
La vede. Sorride.
Poi un’esplosione.
Del fast food e dei suoi clienti rimangono solo le macerie.
Tra di esse, i soccorritori trovano increduli ancora il pacco, miracolosamente integro. Dentro, una renna in legno intagliato su cui scritto: “Mi hanno finalmente rennisionato”.
L’esplosione fu causata da una fuga di gas.

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2 commenti »

  1. Francesco,

    la costruzione del tuo personaggio, Jorge, è veramente studiata nel dettaglio: paranoico, sognatore, timido, che riesce a farsi travolgere da un amore improbabile grazie a pochi cenni di una sconosciuta.

    Molto bello anche il background scandinavo,da cui il protagonista, lavorando di fantasia, cerca di sfuggire (“si immaginava di poter diventare un esploratore di mondi alterei, di galassie sconfinate ai confini del cosmo”) ma nel quale si ritrova forzosamente inglobato e fagocitato.

    Finale imprevediile e prezioso.

    Bravissimo.

  2. Un umorismo davvero particolare, ed una trama curiosa. Mi sorprende la scelta dell’ambientazione fantascientifica: tutto sommato la vicenda avrebbe potuto svolgersi anche al giorno d’oggi. Mi ci è voluto un po’ a capire la battuta del “rennisionare”!

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