Racconti nella Rete®

23° Premio letterario Racconti nella Rete 2023/2024

Premio Racconti per Corti 2015 “Le scarpe nuove” di Nicola Buoso

Categoria: Premio Racconti per Corti 2015

E’ un giorno di giugno, sono le cinque del mattino, il sole è appena sorto, un uomo di circa trentacinque anni, Carlo Della Cenere, arrivista ed egocentrico, si è svegliato sopra un marciapiedi, ignorando chi sia e dove si trovi: è disorientato, si alza in piedi e cammina sperando di recuperare la memoria. 

Passa davanti a una vetrina e vi si specchia: indossa un bell’abito di firma e delle meravigliose scarpe nuove di vernice, colore bordeaux, con tacchi intarsiati e lacci di pelle finemente intrecciata.

Si osserva il volto: è ben curato, rasato di recente.

Si ammira compiaciuto e s’immagina di essere un broker, un esperto di alta finanza.

Carlo si guarda intorno, la città a quest’ora è vuota: non un’auto o una persona.

Egli continua a camminare e, appena girato l’angolo di un marciapiedi, inciampa sul corpo di un uomo steso supino per terra, che quasi lo fa cadere: è un barbone, sta dormendo sopra un materasso di scatoloni e giornali.

Carlo lo osserva con meraviglia: il suo viso sembra il proprio, e, nonostante la barba lunga e incolta, l’aspetto trascurato e i vestiti vecchi, consumati e sporchi, la somiglianza fra i due è evidente tanto che potrebbero essere gemelli, per questo vuole fargli qualche domanda, si china su di lui e, per svegliarlo, lo tocca più volte a una spalla.

Il barbone si volta dall’altra parte senza aprire gli occhi, agitando infastidito per aria una mano come a volersi liberare del disturbo di Carlo, che, però, insiste.

Il rumore di un camion fa girare Carlo verso la strada nel momento in cui passa l’automezzo della raccolta dei rifiuti, che, prendendo in pieno una pozzanghera, alza una nuvola d’acqua sporca di fango, schizzandogliela addosso.

Carlo, completamente bagnato, perde l’equilibrio e scivola per terra, a gambe levate, imprecando, con i piedi verso il marciapiedi: le sue scarpe hanno le suole nuove e non aderiscono all’asfalto.

A Carlo la rabbia dura un minuto, poi si ricompone e si alza in piedi, voltandosi dove c’era il barbone che ora non c’è più, e sono spariti anche i scatoloni e i giornali.

Carlo ha il dubbio di esserselo immaginato quell’uomo, ma non è così, infatti sente freddo ai piedi bagnati e guardandoseli scopre, con sua sorpresa, che non calza più le sue scarpe nuove e, sul marciapiedi, vicino a lui, ne vede un altro paio: vecchie, rotte e senza lacci.

Sono le scarpe del barbone che è scappato con le sue, rubandogliele in chissà quale modo, approfittando della sua caduta, ma Carlo preferisce camminare scalzo piuttosto che mettere quelle orribili scarpe e così passa davanti a un’edicola ancora chiusa. ma stranamente, il cartellone con le notizie del giorno sono già esposte e lui lo legge.

“Finita in tragedia la ricerca del giovane finanziere scomparso da giorni: si ipotizza che sia morto. Sulla riva del fiume sono state trovate le sue scarpe nuove, che aveva il giorno della scomparsa. Il cadavere del broker ancora non si trova e si pensa a un suicidio dopo il tracollo in borsa dei titoli in cui aveva illegalmente investito, truffando decine di risparmiatori; gli inquirenti sospettano pure che possa essere stato ucciso per vendetta.”

Sul cartellone c’è anche la foto dello scomparso, Carlo la guarda e quello che vede è il suo viso, ma pensa ci sia un errore perché lui è vivo, anzi ora ricorda dove abita e s’incammina per andarci: la scena termina così.

Si riprende con Carlo disteso su un letto che dorme e poi si sveglia di soprassalto, ricordando tutto quello che è stato fino ad ora scritto, e la prima cosa che fa è toccarsi, constatando che è vivo, per questo pensa di aver fatto un brutto sogno.

In questo momento si accendono le luci nella sua stanza e anche nelle altre 66 uguali alla sua, tutte di sei metri quadri, compreso wc e lavandino.

Sono le 67 celle del penitenziario in cui è rinchiuso Carlo Della Cenere che ora ritorna nella realtà ricordando la sua situazione: lui era stato arrestato, condannato e recluso in quel carcere.

Si rivede mentre sta scappando, inseguito da chi aveva truffato, e un elicottero lo stava aspettando per portarlo all’estero, ma quando correndo, lo stava raggiungendo, successe l’imprevisto; egli scivolò cadendo per terra a causa delle suole delle sue costosissime scarpe nuove, confezionategli su misura da un artigiano, e difatti, le aveva usate solo un paio di volte, all’interno della sua casa, per adattarle ai suoi piedi.

Era nota la passione, diremo fissazione o anche ossessione, che Carlo aveva per le scarpe: a casa ne aveva più di 50 paia, un patrimonio in valore.

Un giorno di giugno, alle cinque del mattino, mentre Carlo dormiva, i suoi complici gli telefonarono, avvisandolo che, sotto casa sua, si erano riuniti quelli che avevano truffato e non avevano certo delle buone intenzioni, inoltre avevano saputo che nella mattinata la polizia li avrebbe arrestati, quindi dovevano fuggire subito: lui li doveva raggiungere in un posto vicino al fiume, dove ci sarebbe stato un elicottero ad aspettarli.

Carlo si era reso conto che si era addormentato con le scarpe nuove ed erano quattro giorni che non usciva di casa temendo il peggio, si era trascurato, non si cambiava e aveva la barba lunga.

Carlo, per non farsi riconoscere, indossò dei vestiti vecchi che usava il giardiniere, trovati in uno sgabuzzino, ma tenne le scarpe nuove: era talmente innamorato di esse che non poteva abbandonarle.

Carlo uscì dalla sua abitazione da una porta di servizio sul retro, ma lo stesso uno dei manifestanti lo vide e notò le sue scarpe che contrastavano con il resto dell’abbigliamento, ed essendo nota la sua mania per le calzature, capì chi era, e allertò gli altri, iniziò così l’inseguimento che finì con il suo arresto.

Carlo, ora sta ricordando tutta la sua storia disteso sul lettino, dentro la sua cella, e ricorda anche che, ogni notte ha sempre lo stesso incubo, quello dove gli rubano le scarpe, ma poi, ogni mattina, al risveglio, si tranquillizza, perché si alza dal letto, apre l’armadietto, e davanti a lui, appoggiate su una delle mensole, trova le sue meravigliose scarpe nuove ad aspettarlo e lui rimane lì, ad ammirarle, perdendo ogni volta la cognizione del tempo.

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7 commenti »

  1. Buon soggetto e attuale per i tanti imbroglioni in giro. E’ coraggioso il tentativo di introdurre i flashback a scapito di uno sviluppo lineare della vicenda, per renderla più interessata. Credo che il risultato non sia all’altezza delle aspettative.

  2. Mi piace l’espediente di usare le scarpe come mezzo fisico e oggetto di metafora interiore… l’ispirazione da dove ti è venuta?

  3. Risposta a Marta Borroni

    L’ispirazione è stata casuale, ho iniziato a scrivere il racconto partendo da uno “spunto” semplice: un uomo che si sveglia sopra un marciapiedi al mattino presto, il resto è venuto da sé.
    Il protagonista del racconto sono…. le scarpe nuove, che sono anche il “pretesto” per raccontare un incubo ricorrente di un uomo che, per quanto voglia apparire forte e senza scrupoli, anche lui ha una debolezza, l’amore per le scarpe; penso che l’ironia possa considerarsi il collante di tutte queste cose.
    Grazie per il commento.
    Nicola Buoso

  4. Risposta a Ratti Emanuele

    Grazie per il commento.
    Il racconto è per la sezione corti, quindi è un soggetto, e da parte mia non ci sono particolari aspettative, se non quella che sia considerato idoneo per una sceneggiatura, e sarebbe già un risultato e una soddisfazione e ciò indipendentemente dall’esito del concorso per corti.
    Nicola Buoso

  5. Credo Nicola di doverti delle scusa per l’equivoco. Come mia opinione, la cosa non all’altezza delle aspettative è l’uso del flashback. Non era mia intenzione dare un giudizio sul racconto anzi pensavo di fornire dei suggerimenti.
    Emanuele.

  6. Risposta a Ratti Emanuele

    Nessun problema, semplice scambio di opinioni, non hai niente di cui scusarti, magari avremo occasione di scambiarci qualche mail.
    Buona serata.
    Nicola Buoso

  7. Nicola scusa, mi ero completamente persa la tua risposta… chiedo venia.
    Hai ragione, l’ironia incolla perfettamente la tua metafora ed insieme spaccato di vita! Ancora complimenti! E bravo per l’originale spunto di partenza.

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