Premio Racconti nella Rete 2012 “La storia vera di Tabatina Mantellina” (sezione racconti per bambini) di Patrizia Argentino
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2012Quando Mamma Gatta si accorse che tra i cuccioli appena nati c’era una femmina tutta nera, le si strinse il cuore. Chi non sa che i gatti neri vengono perseguitati perché si teme che portino sfortuna?
Per questo motivo decise di chiamarla Tabata, che in una lingua antica vuol dire “gazzella”, con l’augurio che fosse veloce quanto quel quadrupede a fuggire davanti ai pericoli. Tabata è anche il nome della santa protettrice delle sartine e Mamma Gatta, che con l’ago e il filo ci sapeva fare, le cucì una mantella color verde foglia perchè non desse nell’occhio quando scorrazzava sul prato. L’idea gli era stata suggerita dall’Insetto Stecco che era un vero trasformista, capace di imitare se necessario qualsiasi rametto o fuscello.
Non fu facile convincere la piccola a indossare lo strano indumento.
“Mamma perché io devo metterla e i miei fratelli no?” protestava Tabata.
Mamma Gatta fu irremovibile, così la gattina e la sua mantella diventarono inseparabili e venne soprannominata Tabatina Mantellina.
La notizia del suo travestimento bislacco volò di baffo in baffo e quando giunse alle orecchie pelose del Gran Giurì, Mamma Gatta fu invitata a spiegarne la ragione. Fino ad allora nessun gatto si era mai sognato di indossare null’altro che la propria pelliccia. Naturalmente le motivazioni di Mamma Gatta furono talmente convincenti che il collegio dei Gatti Anziani non ebbe più niente da ridire, anzi tutti espressero solidarietà a Tabatina Mantellina che diventò la mascotte della grande comunità di felini situata in Val di Fusa.
Il tempo trascorse senza avvenimenti insoliti fino al giorno in cui Mamma Gatta decise di portare i cuccioli a visitare la vicina città di Stilopoli, capitale della moda, dove si stava svolgendo la presentazione della collezione autunno – inverno. Per l’occasione aveva cucito a Tabata una nuova mantella color grigio topo, perché la piccina potesse confondersi tra i roditori che in quel periodo affollavano le strade della città alla ricerca di qualche bocconcino succulento. Con tutti gli eventi mondani allestiti negli ateliers, infatti, non era raro trovare nei bidoni della spazzatura avanzi di tartine al salmone o al formaggio mordicchiate da indossatrici senza appetito.
Non appena la piccola l’ebbe indossata partirono.
Camminavano in fila indiana e Tabata, in coda, seguiva la famiglia a testa alta come una regina, avvolta dalla sua mantella che faceva pendant con il marciapiede.
La bizzarra processione non passò inosservata.
Al suo avanzare si levarono cori di “Ohhhhhhh!!!” e ben presto tutti gli abitanti di Stilopoli, dove ogni stramberia faceva tendenza, morirono dalla voglia di indossare una cappa come quella della micina che avevano visto sfilare in centro.
I commercianti di stoffe e i sarti fecero affari d’oro. Tutti correvano ad accaparrarsi i modelli migliori e nei negozi non si vedeva una ressa tale dai tempi delle nozze del sindaco. A breve ogni cittadino potè vantare nell’armadio almeno una mantella. Vennero cucite cappe color del cielo, altre di un bel rosso fragola, altre ancora con lunghe frange dorate come i raggi del sole. Qualcuno la volle di seta leggera come una nuvola, qualcun altro la preferì di lana calda come l’abbraccio di un amico.
Mamma Gatta rideva sotto i baffi di quel comportamento umano, più bizzarro di qualsiasi mantellina a pois che fosse mai stata cucita. In cuor suo si augurò che la febbre modaiola durasse il più a lungo possibile perché, in quel tripudio di stoffe e colori, nessuno badasse alla tinta di Tabata. E così avvenne.
La gattina fu finalmente libera di correre per le strade vestita soltanto della sua pelliccia. Non si sentì più alcuna maldicenza sui gatti neri, tanto erano tutti indaffarati a osservare e a commentare le nuove mantelle dei loro simili.
Tabatina Mantellina portò così una ventata di prosperità nel paese, dopo lunghi mesi di crisi nel settore dell’abbigliamento. Il sindaco, in segno di riconoscenza, inserì i gatti neri nell’elenco delle specie protette e diventò reato qualsiasi maltrattamento ai loro danni. Nessun gatto nero avrebbe più avuto bisogno di camuffarsi fatta eccezione per Carnevale.
E vissero … neri, felici e contenti.
Evviva tutti i colori del mondo!
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Gran bel racconto…forti emozioni.
Traspare appieno la grande sensibilità dell’autrice.
Brava!!
Bellissimo messaggio quello che mandi. Tanti complimenti!
Linda
E’ una chicca! Pochi si rendono conto di quanti messaggi importanti possano essere trasmessi con una fiaba.E quante poche fiabe veramente belle si scrivono oggi!
I racconti per bambini, spesso, dovrebbero esser letti dai grandi… proprio come questo! E poi mi piace tanto il nome Tabatina Mantellina 🙂 Brava!!!
E’ un racconto molto carino, fresco, si legge piacevolmente e rapidamente. Mi piace perché riabilita i gatti neri!