Premio Racconti nella Rete 2012 “Week end a Londra” di Paola Pinamonte
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2012Era eccitata e impaziente, a Mauro era bastata un’occhiata per capirlo.
Le guance un pò arrossate, gli occhi che le brillavano la rendevano ancora più carina.
“E’ stata Laura a prenotare, un last minute, un’improvvisata”
Sara sarebbe partita l’indomani pomeriggio per Londra con le amiche di sempre, compagne di tanti momenti entusiasmanti.
“Non ti dispiace vero?'”
“Vuoi scherzare Sara? Sarà un bellissimo week end”
Sua moglie non poteva immaginare quanto, invece, gli dispiacessa l’idea in quel momento.
Ma non poteva rinunciare a parlarle quella sera, era troppo tempo che si teneva dentro il senso di colpa per averla tradita, voleva chiederle scusa.
Sapeva quanto Sara ne avrebbe sofferto ma non aveva dubbi che avrebbe capito e perdonato la sua debolezza.
Non era mai riuscito a parlarle di quel nodo che gli prendeva la gola quando si guardava allo specchio e gli pareva di vedere un altro capello bianco, una ruga in più sulla fronte.
Non le aveva detto che non li voleva festeggiare i suoi 55 anni con un viaggio in Messico, non li voleva festeggiare per niente perchè gli dava la nausea l’idea di invecchiare.
Non le aveva confessato che erano sempre più i momenti nei quali si sentiva in gabbia, stretto in un ruolo che non era più il suo.
Che in reparto, in viaggio con lei, a pranzo con la madre avrebbe voluto urlare che basta, aveva bisogno di altro.
Magari di lasciare l’incarico di vice primario alle Molinette, di aprire un bed and breakfast in campagna, di partire in barca a vela in solitario.
Si era detto che Sara non avrebbe potuto capire: Sara, che non aveva malinconie e inquietudini, che si entusiasmava ogni volta che un suo alunno di prima imparava a leggere, che rideva al telefono con la sorella come una bambina, che in primavera voleva imparare andare a cavallo.
Era stato un alibi meschino, Sara invece avrebbe capito.
Era capace di sentimenti così profondi, di una tenerezza e di una comprensione che lui non aveva mai neppure intuito in altri.
Gli sarebbe stata vicina e avrebbe consolato la sua tristezza, ridendone con lui finchè se ne fosse andata.
Ma solo tacendo aveva potuto vivere quella che gli era sembrata un’ultima occasione di libertà che non poteva perdere.
La relazione con Marta era iniziata per gioco, una sfida alla sua resistenza ad un clichè di cui aveva sempre avuto orrore.
Si era sentito lusingato dall’ammirazione di una collega tanto giovane da poter esorcizzare lo spettro dell’età che avanzava, così corteggiata da poterlo far sentire ancora una volta il primo, il vincitore.
Il piacere di vedersi desiderato in occhi nuovi, l’adrenalina del sesso durante il turno di notte, l’ebbrezza delle telefonate rubate quando Sara era fuori gli avevano fatto battere il cuore come a vent’anni.
Si era sentito bene in quei momenti, non poteva nasconderselo.
Credeva non ce l’avrebbe mai fatta a mentire così a Sara, che conosceva tutti i supoi pensieri, a Sara che condivideva con lui ogni più intima emozione.
Le sere in cui lei rientrava troppo tardi dal corso di tango o i pomeriggi nei quali non rispondeva per ore al cellulare Mauro aveva creduto che avesse intuito, che volesse rimproverargli qualcosa.
Ma Sara era rimasta sempre la stessa, senza sospetti e senza ombra di gelosia.
Si sentiva amata senza riserve da lui.
Era questo che adesso faceva così male a Mauro, il pensiero di aver tradito la fiducia di Sara nel suo amore, il sentimento che la rendeva così felice.
Quando Marta aveva deciso improvvisamente di cambiare incarico e non lo aveva più cercato, Mauro si era sentito quasi offeso, messo in dispsrte.
Poi aveva tirato un sospiro di sollievo.
Era sempre Sara la donna che amava, la donna speciale che non avrebbe mai voluto perdere.
Quella sera avrebbe cominciato da lì, per abbracciarla, rassicurarla, dirle che era sempre lo stesso Mauro per lei.
Sara si sarebbe sentita delusa, ferita, avrebbe pianto di amarezza.
Forse gli avrebbe chiesto di andarsene ma poi sarebbero stati abbracciati tutta la notte e la matina seguente sarebbe andata meglio.
“Sara, posso parlarti'”
“Vieni, sto finendo la valigia. Hai deciso finalmente per il viaggio in Messico?”
Mauro aveva raccontato lentamente, senza mai lasciarle le mani.
A lei si era spento il sorriso, ma non aveva pianto e non aveva voluto abbracciarlo.
Sara aveva solo detto “MI dispiace”
Poi aveva chiuso la valigia ed era rimasta in camera a telefonare.
Certo aveva bisogno di sfogarsi con le amiche.
Ma dopo pochi minuti era uscita e si era infilata il cappotto.
“Ti accompagno da Laura?”
Mauro, improvvisamente senza difese, non sapeva come avvicinarsi a lei, voleva stringerla, chiederle di restare.
Sara aveva lasciato che la valigia gli impedisse di avvicinarsi troppo e lo aveva baciato appena su una guancia.
Senza dire niente era uscita chiudendo la porta con le sue chiavi per evitare che la porta sbattesse, come faceva la mattina quando lui era appena rientrato e lei stava andando a scuola.
Mauro si sentiva disorientato.
Avrebbe tentato di chiamrla più tardi per sapere come stava, per ripeterle che l’amava come sempre.
Si era avvicinato alla finestra del soggiorno per vederla salire in auto, forse si sarebbe girata per salutarlo.
Ma quella sotto casa non era la Mini di Laura.
All’arrivo di Sara ne era sceso un giovane uomo che l’aveva abbracciata a lugno e baciata con passione.
Avevano messo insieme la valigia nel bagagliaio e si erano baciati di nuovo, ora Sara sorrideva.
Mauro aveva chiamato Laura, no le amiche non avevano progettato nessun viaggio a Londra.
Pensava di regalare a Sara un week end romantico per il loro anniversario?
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Complimenti per il tuo racconto! Hai reso bene i sentimenti contrastanti che accompagnano un tradimento. Ed è proprio vero: le sorprese sono sempre in agguato!
Giuliana Ricci