Premio Racconti nella Rete 2012 “Nebbia” di Andrea De Conno
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2012“Te l’ho detto tante volte, non ne posso più di dirtelo” sbottò alla fine lasciando cadere le braccia con il tipico fruscio malevolo. “Non ti vedo quando la nebbia è così fitta ed è inutile che tu mi chieda come ti stanno i capelli”
– Non devo, non devo, non improvvisare, non cambiare: Strutturalismo delle evidenze: la mia materia, delle evidenze, delle evidenze, delle evidenze; trattengo il calore.
La nebbia aveva avvolto tutte le cose entrando persino nelle case, negli interstizi, nei corridoi, sui ballatoi, nei sottoscala, nelle bottiglie vuote, negli stanzini bui dove sebbene non ci si vedesse aveva creato quello che ormai tutti chiamavamo il buio di nebbia. Era stato sempre così, così finché potevamo ricordare e tuttavia si mormorava, mai apertamente, di questo o quell’altro che ricordava il cielo, il sole, i “colori”, – con le virgolette sempre – il buio diverso dal buio di nebbia, – attenzione quasi pericolo – rara tonalità che ormai nessuno più distingueva, perché non esisteva, non esiste, non è esistita.
Non esiste il buio, non esiste il buio , non esiste il buio: come mi hanno insegnato, non voglio più, non più……
E’ vero tutti abbiamo un udito finissimo e abbiamo entusiasticamente imparato a dire anche un semplice ciao in molti modi diversi: allegro per le occasioni migliori, stridulo per far finta che si tratti di una occasione migliore, grave con tono sommesso quando qualcuno esce dalla nebbia (per andare dove?) e viene consegnato alle grandi acque del mare.
E così se nel passato veniva considerato sapiente chi conosceva molte parole, ora i saggi sono quelli che usano e riconoscono più tonalità nelle stesse parole: così mentre normalmente si usa declinare, ad esempio, il suono ciao in 4 o 5 modi di cui 2 per il gioioso presente (veridico e falsato) 1 per il passato doloroso e 1 per il futuro immanente , gli accademici della “sfumatura indotta”, come me, ordinario in strutturalismo delle evidenze, ne conteggiavano ben 12 tra cui alcune chicche: il presente imposto, il presente interessato, il condizionale gerarchico e, il più difficile di tutti, il futuro radioso – attento pericolo, non devi, basta insomma!
La percezione della mia cultura mi riempì di orgoglio e questo sprigionò dal mio corpo una piccola onda di calore prodromico, come lo chiamiamo. – giusto, bene, così va bene.
“A che pensi”, interruppe il flusso dei suoi pensieri accademicamente complessi la bella voce alla quale prima aveva negato persino un così evidente scambio strutturato. “A che pensi”, sollecita e amante come doveva, avendo percepito nella nebbia quell’infinitesimale equivoca variazione calorica: prodromica, buona, come la chiamano.
La mia migliore allieva, ora mia collega, compagna di calore e di luogo.
“ A te, al tuo profumo, al tono della tua voce, alle tue mani morbide” mentì, ma aveva imparato – lo credi tu – a farlo, conoscendo bene quanto la nebbia fosse utilizzabile per attutire i toni pericolosi: strutturalismo delle evidenze, la sua materia !
La nebbia, si la nebbia. All’inizio quando accadde fu angosciante: i nostri avi erano passati in poco tempo dal vedere “i colori” – mai senza virgolette e mai nomi, lo so ! – a doversi accontentare dei rumori, dei contatti, delle onde di calore.
“ A che pensi”, di nuovo la sua voce allarmata, arrabbiata, sapeva che nel mio cuore coltivavo ancora questa mania dei colori, senza virgolette e con i nomi ! – Da giovane mi avevano imprigionato per questo, mi avevano torturato per questo, mi avevano cambiato per questo… ma io lo ritenevo giusto, anzi – ecco sto per pensarlo! L’ho pensato un’altra volta ! – rosso, come avrei detto allora… non so perchè. “Stai pensando a quella cosa”, “No, non ci penso” , ma emisi un’onda gelida e mi scoprii. “Ho capito”, il suo tono era… era… verde. Nella mente mi scoppiò il colore
verde che non avevo mai visto e mi sentii rosso arancione. Ondate di calore non prodromico uscirono dal mio corpo, incontrollate, irrefrenabili, irrinunciabili. “sussurro, ondata di freddo, tono ruvido, tosse” – lei sta chiamando, lei sta chiamando, nel panico e senza più virgolette. Usai la mia capacità di dissimulare, ma mi sentii terrorizzato ed esplose il blu, il tenebra, l’indaco. Viola, Ombra , buio con la nebbia…. buio diverso dal buio con la nebbia, buio senza nebbia, buio, buio, buio, finalmente. “Fermo”, la voce dei guardiani, il ruvido delle mani, ondate di toni baritonali, gelo. “i colori esistono” dissi e fui perso in un brivido di calore… rosso.
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