Premio Racconti nella Rete 2012 “La neve nera” di Salvo Zappulla
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2012All’inizio la caduta della neve nera nella piccola stazione sciistica di monte Candido aveva gettato nella costernazione gli addetti ai lavori. Gli albergatori già vedevano andare in fumo la stagione turistica, i dipendenti temevano licenziamenti, i gestori della funivia, allarmati, avevano convocato d’urgenza una riunione. Si era scatenato il panico. Che cos’era quella massa gelatinosa, viscida e lucida come la vernice delle scarpe? Sant’iddio, il vomito di un vulcano in eruzione? L’annuncio dell’Apocalisse?
Poi, come succede spesso in questi casi, tutto si era appianato e, superato lo sconforto iniziale, si era cercato di correre ai ripari, di trovare una soluzione che limitasse i danni. Esperti del settore avevano rilevato soltanto una concentrazione di smog più intensa del solito, un misto di polvere e pioggia acida, le quali per un inspiegabile gioco di correnti e improvvisi sbalzi di temperatura si erano addensati sul monte, causando l’insolita precipitazione. Niente di eccessivamente preoccupante in fondo. Si era alle soglie del terzo millennio e l’inquinamento atmosferico, così come quello marittimo, non era certo una novità.
Le prime avvisaglie, anche se in forme più lievi, erano state segnalate in altri punti della terra.
Qualcuno aveva anche trovato la maniera di scherzarci sopra: “Abbiamo rilevato un tale livello di acidità, che una buona sorsata di questa poltiglia può servire a far abbassare il tasso di glicemia nel sangue”. Sì, ma intanto gli operatori del luogo rimanevano preoccupati per i loro affari. Infine, una settimana dopo lo strano fenomeno, grazie ai giornali che avevano dato risalto alla faccenda e si cominciava a temere il peggio, la cosa più sorprendente: la gente si era precipitata in massa a vedere da vicino la neve nera, desiderosa di toccarla con mano, di portarsene a casa una boccettina come souvenir. Vuoi mettere l’ebbrezza di una salutare sciata sul morbido manto nero? La solita vecchia neve bianca e slavata non suscitava più alcuna emozione.
Gli alberghi della stazione di monte Candido quell’anno registrarono il tutto esaurito. “Una grazia del cielo! Un’autentica manna!”.
Arrivarono prenotazioni da ogni parte, anche dall’estero. I prezzi furono raddoppiati, triplicati in alcuni casi; il posto divenne uno dei più esclusivi ritrovi per Vip. Gente senza problemi di denaro era disposta a pagare qualunque cifra per accedervi, alcuni si raccomandavano ai politici per scavalcare altri che si erano prenotati in anticipo. Riuscire a trascorrere una settimana a monte Candido diveniva motivo di grande prestigio nell’Alta Società.
La presenza del cavalier Berluschetti fu registrata più di una volta, e la famiglia Pecorelli, in tutti i suoi componenti, venne sorpresa dai soliti giornalisti in cerca dello scoop, a rotolarsi nel lucido manto e a tirarsi palle di neve. Che gran goduria, che gran sollazzo sguazzare con la faccia impiastricciata! Le signore non la smettevano più di ridere. Naturalmente i gestori dell’impianto si erano premurati di installare docce e sistemi di pulizia speciali con disinfettanti e deodoranti, onde prevenire spiacevoli conseguenze. I solerti impiegati con le spazzole grattavano dalla pelle i residui di neve più resistenti.
L’abbronzatura veniva una meraviglia. Al ritorno dalle vacanze era la cosa che più dava all’occhio. “Che magnifica abbronzatura! Sei stata in montagna?”.
“Sì. A monte Candido, sulla neve nera”.
“E quelle deliziose macchioline sul collo, le hai prese là?”.
“Certo, sono autentiche!”.
L’organismo umano fa presto ad adattarsi alle esigenze della moda. Anni addietro i giornali avevano riportato la notizia di un pastore sardo, abituato a respirare l’aria delle sue montagne, il quale dovutosi recare a Milano in visita alla sorella, era stato colto da malore non appena messo piede alla Stazione Centrale. La causa era stata attribuita all’improvviso impatto con lo smog. Da allora i medici raccomandavano ai contadini che desideravano recarsi in città, di fumare un pacchetto di sigarette durante il viaggio, per predisporre l’organismo gradatamente ed evitare il brusco impatto.
A monte Candido i più, non trovando posto, dovettero accontentasi di ammirare dal fondovalle la scia nera che risaltava tra le montagne come una cancellatura data col pennello. Le proteste erano veementi. Tutti volevano andare a monte Candido, le prenotazioni negli altri centri turistici venivano annullate, sciare sulla neve nera era una sensazione che si doveva provare a tutti i costi, almeno una volta nella vita. Lo Stato per evitare disordini si premurò di finanziare i viaggi a quanti si fossero accontentati di andare in vacanza in qualche isola tropicale. Ma niente da fare, volevano andare tutti a monte Candido. Poi una notte, gli imprenditori dei centri limitrofi, rosi dall’invidia, trovarono l’idea geniale. Per rimediare all’ingiustizia della natura pensarono bene di arrangiarsi a modo loro. Con bombolette spray a presa rapida dipinsero le loro piste. Il giorno dopo spuntarono come funghi creste gialle, rosse, viola, arancione. Fu l’apoteosi dei colori.
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Delizioso!!!Due grandi doti su tutte: la capacità di essere breve senza mancare il bersaglio e la sottile ironia che lascia pensosi perché tocca temi veri. Bravo e in bocca al lupo!