Racconti nella Rete®

25° Premio letterario Racconti nella Rete 2025/2026

Premio Racconti nella Rete 2012 “Cuore di mamma” di Matteo Pennacchia

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2012

L è bella e ne è un po’ troppo consapevole. Mi ha stregato subito e dopo due anni persi a sbavarle dietro mi sono deciso, le ho parlato. Siamo diventati prima amici e poi ci siamo messi insieme. L è la mia prima fidanzata. Andiamo al liceo insieme, rispetto a me lei è più piccola di un anno ma sembra più grande di cinque. È molto matura, di testa e di corpo. La invito spesso a casa.

A casa, la mamma è premurosa con tutti e due. Quando studiamo insieme, nella mia camera, mamma ci porta sempre la merenda, sorride e chiede se ci serve qualcosa o se sbrigando le faccende di casa fa troppo rumore e ci disturba. Credo che a mamma piaccia molto L. L invece trova mamma un po’ morbosa, anche se simpatica. Ne abbiamo parlato qualche volta e io le ho detto che è normale, sono figlio unico e da quando papà se ne è andato sono l’unica persona a cui mamma può dedicarsi, visto che i nonni sono morti e anche lei è figlia unica.

Papà, mi sembra di ricordare fosse un bell’uomo. Lui e mamma litigavano spesso, papà gridava e batteva i pugni sul tavolo, mamma rispondeva fra le lacrime e a volte spaccava qualche piatto sul pavimento. Non ricordo bene l’oggetto delle loro discussioni. Mi sembra però che fossi io, spessissimo, che papà diceva che mamma mi viziava troppo e che io sembravo l’unica ragione della sua esistenza. Sono anche andato da uno psicologo infantile, perché dopo che papà se ne è andato mi hanno assalito dei terribili sensi di colpa, mi sentivo responsabile. Lo psicologo diceva che era normale e che non dovevo preoccuparmi, non ero io il colpevole, che a volte fra le mamme e i papà le cose vanno male, ma che nonostante tutto ciò che può succedere non smettono di amare i propri figli. Ho finito per crederci.

La sera che papà non è tornato da lavoro, mi ricordo che è stata una bella serata. Io e mamma non sapevamo ancora che papà non si sarebbe più fatto vivo, ma proprio più. Fuori era bel tempo e mamma aveva preparato una cena da leccarsi i baffi, con la carne e le patate e le verdure che a me non piacevano di solito, ma come le faceva mamma ne avrei mangiate a quintali. Mamma aveva detto che papà aveva chiamato dicendo che avrebbe fatto tardi, così abbiamo mangiato da soli, io e mamma, e mamma era di ottimo umore, era felice come non la vedevo da tanto tempo. Abbiamo riso e scherzato, quasi una festa. E il giorno dopo papà non era ancora tornato e non l’avremmo più rivisto. Mamma non sembrò particolarmente turbata o sorpresa, come se si aspettasse da un momento all’altro qualcosa del genere. Mi disse che d’ora in poi saremmo stati solo io e lei e lei mi avrebbe amato di un doppio amore, per sopperire alla mancanza dell’amore di papà. Io, per un certo periodo stetti male-male ma poi l’affetto che mamma riversò su di me fu di tale portata che piano piano la nostalgia di papà cominciò ad essere sempre più evanescente, fino a che non scomparve quasi del tutto. Io e mamma ci bastavamo a vicenda.

L è bella e mi fa stare male perché da un giorno all’altro smette di salutarmi e quando mi incrocia a scuola si volta dall’altra oppure scappa via, piangendo. Non mi da’ spiegazioni. Sembra quasi spaventata da me. Io mi dispero fra le braccia di mamma e lei mi dice che è normale, che le ragazze sono fatte così e che non devo mai fidarmi fino in fondo di loro, che l’unica di cui posso fidarmi fino in fondo è e sarà sempre solo lei.

M è bellissima. Sono passati tre anni dallo shock che L mi ha procurato e finalmente ho superato le mie diffidenze e sono riuscito a fidanzarmi di nuovo. Sono più maturo ora e anche il rapporto con M è più maturo. L’ho conosciuta all’università, lei è più grande di me e fa già il dottorato, io sto per laurearmi. Mamma è molto gentile con M ma sotto sotto non credo che approvi la nostra relazione. Penso che sia convinta che stare con una ragazza più grande di me non possa che portarmi guai. Perché quando io mi lancio in una storia d’amore tendo ad annullarmi, a donarmi troppo, e chissà cosa può succedere in una storia d’amore. Io e mamma persino litighiamo su questo argomento, i primi litigi della nostra vita. Alla fine devo darle ragione, a malincuore, perché succede che un giorno M sparisce nel nulla, lasciandomi solo una lettera in cui mi chiede di perdonarla ma ha bisogno di andarsene via e di stare da sola, di fare nuove esperienze eccetera eccetera. Ho il cuore a pezzi. Mamma è premurosa e comprensiva come sempre, mi consola come faceva quando ero piccolo, dice che l’amore più puro e immortale della mia vita è e sarà sempre e solo lei, che di tutte le donne che conoscerò lei sarà la sola di cui potrò fidarmi veramente.

Mi laureo a pieni voti. Mamma è una maschera di gioia e mi organizza una festa con i fiocchi. Per altri due anni mi faccio bastare la sua sola esclusiva presenza femminile. Poi, conosco R.

R non è bella come M ma è molto matura, intelligente, in gamba. Ha la mia età e lavora come interior designer per una grande compagnia. La nostra storia parte in quarta, ci amiamo alla follia e andiamo a vivere insieme. Facciamo progetti. Credo che mamma questa volta approvi anche se a volte mi spaventa un po’ lo sguardo con cui squadra R, ma è normale. Mi ha visto soffrire già parecchio e non vuole che io soffra più per colpa di una donna. A volte mi mette in guardia, dice va bene, ora vi amate e tutto sembra andare per il meglio ma chissà… in amore può succedere di tutto. Mamma non ha preso molto bene che io me ne sia andato di casa. Il giorno che mi sono trasferito da R lei ha pianto tanto e io l’ho consolata dicendo che mica la stavo abbandonando e che ci saremmo visti spesso. Lei mi ha guardato e mi ha abbracciato senza dire nulla. Penso che sia un po’ gelosa della mia intimità con R ma è normale. Io e R andiamo a trovarla ogni domenica e lei si comporta bene, cucina per noi e ride e scherza anche se sotto sotto… non so, è che quello sguardo che le si posa su R a volte mi dice che dell’astio nei confronti della mia fidanzata un po’ la corrode. Ma è normale.

R ed io decidiamo, infine: ci sposiamo e ci trasferiamo. Lei ha ricevuto un’importante proposta di lavoro in un’altra città. La mia carriera di scrittore sta prendendo piede e comincio a guadagnare un po’ di soldi, finalmente. Tutto va per il verso giusto. Quando lo dico a mamma, lei prima sta in silenzio poi mi abbraccia e mi dice come sei cresciuto, ricordati che la tua mamma ti ama e ti amerà per sempre, non fare pazzie prima di aver valutato bene i rischi. So che le sue parole celano la paura di essere abbandonata così la rincuoro e la abbraccio forte, le dico che il posto dove andrò a vivere dista solo due ore di auto da lei e che io sarò sempre presente. Mamma mi stringe forte.

È tutto pronto. È il giorno delle nozze. Mamma è in fibrillazione, io sono contento perché sta reagendo bene, sembra al settimo cielo ed è affettuosa con me come non lo era da tempo. Sono anche positivamente sorpreso, dopo tutto quel mettermi in guardia mamma mostra di essere davvero coinvolta e felice di questo affare del matrimonio. Che gioia.

Mi sveglio. R è già uscita di casa, è un po’ tradizionalista e non vuole che la sposa e lo sposo si vedano fino al momento della cerimonia. Dio quanto la amo. Trovo una lettera sul tavolo in cucina. Comincio a sudare freddo. È da parte di R. la apro come stessi disinnescando una bomba. Leggendo comincio a piangere. R dice che non ce la fa, che tutto è successo troppo in fretta, che ha bisogno di sparire un po’ e ripensare a certe cose, che il panico l’ha attanagliata e che se anche la prospettiva di passare il resto della sua vita con me le sembra meravigliosa, ora ha bisogno di stare da sola. Il cuore mi si frammenta all’istante. Vado a casa di mamma, le faccio leggere la lettera, lei mi abbraccia forte al suo seno e mi dice te l’avevo detto, te l’avevo detto, solo di me ti puoi fidare, io sono l’unica donna che ti sarà fedele fino alla morte, noi non ci separeremo mai. Non sembra molto turbata, però, come se si aspettasse un cosa del genere.

Passo il pomeriggio a piangere. Mamma si occupa di annullare la cerimonia, disdire la prenotazione al ristorante e via dicendo. La sera, per tirarmi su il morale mi prepara una cena sontuosa. Io sono tornato bambino, provo lo stesso senso di colpa che mi aveva avvolto nei momenti immediatamente dopo la fuga di mio padre, mi chiedo cosa ci sia che non va in me. Mamma è come sempre amorevole. Come la sera della scomparsa di mio padre, ha preparato carne e patate e le verdure che a me continuano a non piacere ma come le fa lei ne mangerei quintali. Mi accarezza il volto ancora striato di lacrime. Ci sediamo a tavola, anche se io non ho molta fame. Mamma continua a ripetermi che lei è l’unica di cui possa fidarmi e che niente e nessuno mi porterà via dal suo amore. Niente e nessuno, al mondo. Addento il primo boccone di arrosto.

– Questa carne ha uno strano sapore – dico.

Mamma sorride.

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2 commenti »

  1. Bel racconto, scritto bene. La follia di una madre e di un figlio, un amore interpretato come esclusivo possesso. Difficile essere madre, difficile essere figli.

  2. grazie Silvia. Pensare che era nato come racconto thrash splatter su un madre che uccide e mangia tutte le persone che si frappongono fra lei ed il figlio… sulla strada si è “metaforizzato”, diciamo.

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