Racconti nella Rete®

25° Premio letterario Racconti nella Rete 2025/2026

Premio Racconti nella Rete 2012 “La prof. coi cani” di Maurizio Carletti

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2012

Quanto ci ho messo a diventare la “prof. coi cani”?

Direi più o meno vent’anni. È che la vita non ha misura e se ne frega di quanto è ripida la china. Uno se ne sta tranquillo, poi arriva la spinta e si perde l’equilibrio. Si scivola giù senza nessuna possibilità di fermare la discesa. È passato tanto tempo, eppure ancora oggi mi capita di ripensare ai tempi dell’università. Uscivo sorridente e in ghingheri alle otto in punto e poco dopo ero in Facoltà, Lettere Antiche, seguivo le lezioni e poi china sui libri fino a sera. Tasso, Dante e Petrarca fino all’amore mio che era Cavalcanti, quello che delle dolci rime… Ma perché ve ne parlo? Ormai sono la prof. coi cani… Mia madre mi organizzava gli appuntamenti con la sarta, la parrucchiera, la pantalonaia e selezionava con cura i miei possibili fidanzati. Sergio, alto e gentile ma senza arte né parte, o Gino, tarchiato e un po’ troppo “ruspante” ma con “le terre al paese”? Il suo vero obiettivo però erano i fratelli Vitale, miei coetanei e rampolli di un’antica famiglia di avvocati. Ottimi partiti e, a suo modo di vedere, ”intercambiabili”. Avevano entrambi dei modi eccessivamente gentili tanto da farli sembrare pessimi attori di un teatrino involontario. Mia madre non fece difficoltà, se non pro-forma, nel farmi partire con loro per un week-end a Ponza, “con i genitori s’intende” , per festeggiare il mio 110 e lode. Ponza allora era un’isola selvaggia, bella e scontrosa, dai silenzi imprevisti e imprevedibili. Fui io a spezzare quel silenzio con le mie grida rimaste inascoltate. Di quella sera ricordo un fuoco sulla spiaggia, la musica, la vodka e la coca nascosta dentro i barattoli blu della crema solare. Poi il riso sguaiato dei due fratelli mentre si passavano alternativamente la polvere e me. Il mattino dopo ero a Roma e per tutti avevo preso solo un brutto colpo di sole. Passò il tempo e non riuscivo né a dimenticare nè a ricordare. Cominciai così a entrare e uscire da “Villa del Rosario” dove mia madre amorosamente mi faceva ricoverare e dove altrettanto amorosamente mi curavano a colpi di elettroshock. Dicono che allora si usasse così. A ogni dimissione somigliavo sempre meno alla “signorina” che ero stata e sempre più a quello che sarei diventata: una vecchia prof. allampanata, con i capelli legati, un maglione sformato per coprirmi e il mazzo delle chiavi di casa appese al collo, quasi fosse una collana. Ormai gli uffici sono deserti e sento il quartiere osservarmi in silenzio mentre esco coi miei cani diretta al “refettorio”, che è un posto che di giorno non c’è. Due cassette di frutta  unite da un tavolato in legno. È lì che mi siedo composta quasi fossi una vera prof. Poi arrivano alla spicciolata i “ragazzi”, più o meno sempre gli stessi, che formano la “mia classe”. C’è Piero il tossico sdentato, Marta “la sciantosa” che ha fatto la vita fino all’altro ieri, don Tommaso che prete non è eppure predica a tutti e poi gli altri, ognuno appoggiato alla sua vita. Scarti in attesa di scarti. Io li organizzo e li metto in fila vicino al muretto, in attesa della mezzanotte quando so che arriveranno i ragazzi del McDonald. Probabilmente non sapete che i cibi posti sulla linea di cottura e rimasti invenduti non possono essere conservati. E’ per questo che dopo la chiusura atterrano, accanto ai secchioni della spazzatura, scatoloni colmi di Cheeseburger o di Big Mac, Royal de Luxe o Filet-O-Fish ancora caldi. Quando va bene, anche qualche gambero come sfiziosità. Dovreste vederli questi scolaretti dalle mani unte che si accapigliano, bisticciano e si spintonano mentre sto per aprire gli scatoloni dai quali si diffonde l’inconfondibile odore dei McDonald. Poi inizio la pesca miracolosa e la distribuzione di quei pani e di quei pesci. “Prima le femminucce e i malmessi” impongo dandomi un tono e passando a ognuno il magico involucro ancora caldo. È bello vederli mangiare di gusto in questa gioiosa confusione silenziosa e sentirsi parte integrante di questa scolaresca squinternata e che tra poco tornerà invisibile! Finisco le munizioni e il cartone rimane vuoto. Uno di loro si avvicina e ci guarda dentro speranzoso, poi lo afferra, lo ripiega e se lo porta via per usarlo come coperta. Vince di nuovo il silenzio. Rare auto sfrecciano sul viale ignorando la prof. coi cani che anche stanotte, lentamente se ne torna a casa.

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8 commenti »

  1. Che bello! Non so come, ma, con poche righe ho rivissuto nella mia mente anni passati….con poche righe ho ripensato alla vita di ieri….
    bè, grazie….

  2. Ottimo. Dolce, educato. Un racconto che mi ha avvolto, già dalle prime righe, in una “coperta” come a ripararmi dolcemente dalla cruda e triste verità che illustra.
    Il “fallimento” di una intera vita, mi sembra meno pesante perchè penso che la prof., comunque alla fine, abbia mantenuto la sua dignità.
    La scrittura è eccezionalmente misurata per esprimere in poche righe una vita intera e riuscendo a coinvolgermi, anche sentimentalmente, da subito.

  3. Poteva essere la solita storia strappa – lacrime e invece è il racconta di una rivincita. Lascia con un sorriso e una lacrima…

  4. Un breve racconto che fa pensare a quante volte durante una giornata o una nottata, si abbia la possibilità di incontrare una o un prof. coi cani e non lo sai.
    Credo che di prof. coi cani ce ne siano molti.
    Mi fa pensare che nonstante gli errori commessi, i pentimenti e il rammarico, ognuno cerchi di fare del proprio meglio per fare qualcosa di buono.

  5. Tratteggiata in poche righe una storia terribile, dove il dolore trova comunque un modo per sopravvivere pensando a chi è ancora più ai margini. Mi piacerebbe come idea per un cortometraggio. Complimenti.

  6. Storia da pugno nello stomaco e malinconica. Carletti riesce, anche in questo racconto di poche righe, a cogliere e a rappresentare i sentimenti più profondi di una persona: l’accettazione della propria condizione umana e la rassegnazione nel “sentirsi parte integrante di questa scolaresca squinternata…”. Bravo Maurizio, ancora una volta.

  7. Veramente molto bello… Mi ha impressionato la capacità dell’autore di ripercorrere il senso di un’esistenza nello spazio temporale di un pensiero….

  8. Una vita spezzata che trova la sua rinascita nell’aiutare gli altri attraverso la composizione di una classe sgangherata. Prosa scorrevole e cinematografica, sono d’accordo con Silvia, ne uscirebbe un bel cortometraggio.Leggero nello stile ma corposo nei contenuti questo racconto mi è proprio piaciuto.

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