Racconti nella Rete®

25° Premio letterario Racconti nella Rete 2025/2026

Premio Racconti nella Rete 2012 “Il pollo con i peperoni” di Maurizio Carletti

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2012

“E così hai deciso?” le chiesi strizzando gli occhi per impedire a quella porca lacrima di guadagnare l’uscita.

“Sì. È meglio che tu non venga. Ci saranno gli Ottolenghi, i Bartoletti e i… come si chiamano. Poi lo sai com’è mio padre e tu… ti sentiresti fuori posto”.

“E tu? Ti sentiresti in imbarazzo se ci fossi anch’io?”.

Betta non rispose e distolse lo sguardo, fissando la piazzetta dove automobili di grossa cilindrata, condotte da eleganti signore di altrettanta cilindrata, danzavano la quadriglia del posto libero. Ormai il freddo si stava facendo sentire, quello che avevo dentro, più di quello atmosferico. Poggiai il capo sul ceppo e grazie a Dio non ne ebbi per molto: finalmente si abbatté la scure. “Marco, è da un po’ che volevo dirtelo, ma non me ne hai data l’occasione. Vedi, da quando studio alla LUISS… Insomma, forse è meglio se per un po’ non ci vediamo”.

Aveva parlato senza prendere fiato e ora sembrava quasi sollevata. Decisi istintivamente di tirarle la volata e sparai: “Se è quello che vuoi. Non credi che sarebbe meglio finirla qui, oggi?” Betta non rispose ma sottoscrisse il mio invito, aspettando di vedermi scomparire all’orizzonte. Invece rimasi lì in silenzio, ingombrante come un ricordo difficile da dimenticare, poi, sempre con gli occhi fissi sulla quadriglia, concluse: “È che le cose cambiano. La vita ci cambia e noi non siamo più quei ragazzi tutti moto e muretto”. Si avvicinò senza darmi modo di impedirlo e mi sfiorò le labbra sussurrando: “Non sono quella carogna che pensi. Presto capirai”.

“Cos’è che dovrei capire?”

L’“Addio, Marco” mi arrivò in dissolvenza. Teatralmente voltai le spalle e raggiunsi la mia auto. Individuai dal retrovisore la sagoma di Betta rallentare davanti a un negozio di scarpe e certamente memorizzarne un paio per poi acquistarlo durante i saldi. Poi quella stessa sagoma sparì in direzione della Camilluccia. Partii, sgommando con l’ansia di chi vuole gettarsi alle spalle un luogo e in breve superai Piazza Pio XI e le invisibili colonne d’Ercole che separano i quartieri borghesi di Roma Nord da casa mia. Che cosa fare mi fu subito chiaro: suicidarmi! Cosa poteva scuotere la fedifraga più di un suicidio, per giunta, il giorno di Natale? Arrivai a casa, dietro Viale Marconi e miracolosamente parcheggiai. Salii le scale dribblando portiere e auguri di rito, aprii la porta e, con in mente l’insano proposito, mi sedetti sul letto. Suicidarmi. Ma come? L’ideale sarebbe stato farlo a Venezia indossando un frac e colonna sonora di Albinoni. Per motivi pratico-economici scartai il “suicidio ideale” e passai in rassegna quelli realizzabili. Lanciarmi dalla finestra? Impossibile, abito al primo piano e non ho la chiave della terrazza condominiale. Gettarmi nel Tevere? Troppo freddo e troppo sporco. Con il gas? Pericoloso. Col metano rischiavo di provocare un’esplosione che magari avrebbe abbattuto il palazzo ed io, unico sopravvissuto, alle prese col rimorso e i danni da pagare. Overdose? Ecco, ci avviciniamo. Scartata l’eroina per la mia idiosincrasia verso le siringhe, passai ai medicinali. Svuotai l’armadietto e cominciai a esaminarli uno per uno: Aspirina, direi di no, Uniplus, oddio sono supposte… Guttalax, peggio ancora, Barbixen…è lui! Il flacone era metà, ma poteva bastare. Scrissi in fretta il messaggio di addio sul retro di una pubblicità di avvolgibili. “X Betta. Non te lo aspettavi, eh? Marco”. Mi distesi sul letto con la boccetta in mano e chiusi gli occhi. Ero pronto. Improvvisamente sentii un raspare disperato alla porta-finestra del soggiorno. Non poteva che essere quel gattaccio rompiscatole che infreddolito esigeva rientrare. Derogai alla regola aurea dell’aspirante suicida e mi rialzai. Spalancai la finestra e uscii sul balcone e fui travolto, oltre che da un razzo a quattro zampe, da un profumo di pollo con peperoni. Sublime. Quello col sugo tanto denso da poterci disegnare riquadri al momento della scarpetta. Con i peperoni gialli facili da spellare che, adagiati sulla crosta di un pane croccante, possono risvegliare i morti o, come nel mio caso, gli aspiranti tali.  “Allora ci sei” proclamò una voce dal balcone confinante. “È tutto il giorno che suono il tuo campanello. Oggi ho fatto il pollo con i peperoni e, mentre lo cucinavo, pensavo a te. Lo so quanto ti piace il mio pollo, quindi… ti aspettiamo all’una”. Il profilo tondeggiante della sora Giulia aveva deliberato.

“Ma io..”.

“Niente ma. Ci vediamo all’una. Oggi c’è anche mia nipote Linda”.

Feci appena in tempo a percepire un ben altro profilo affacciarsi al balcone e subito rientrare.

“Ma, è lei? Quella moretta carina che studia a Bologna e sorride nella fotografia in soggiorno?”

“Proprio lei. Perché?”

“Ci vediamo all’una. Porto il panettone?”

Loading

11 commenti »

  1. Molto divertente ed ironico e soprattutto realista….mi sono divertita…

  2. bellissimo e divertente. Alla faccia di Betta….!

  3. Bene, ci vuole un po’ di ironia nella vita! Evviva il pollo che risucita i morti – anzi gli aspiranti tali…

  4. Mi piace, uno di quei racconti che ti risveglia la voglia di credere nei miracoli. VIVA LA VITA.

  5. ACCIDENTI QUANTO è DIFFICILE SUICIDARSI (MENO MALE) SPECIALMENTE SE CI SONO DI MEZZO QUATTRO ZAMPE E IL PROFUMO DEI PEPERONI. rACCONTO BELLISSIMO UN INNO ALLA VITA CON LA SCARPETTA NEL SUGO!

  6. Conosco Carletti abbastanza bene da poter affermare che riesce ad essere ironico, chiaro e conciso senza temere di trascurare il messaggio che vuole dare. La capacità di sintesi è il dono che sfrutta anche in queste poche righe. Riesce a farci riflettere, col sorriso sulla bocca, su quanto sia sottile il confine tra la disperazione e la consolazione quando, probabilmente, i rapporti umani sono superficiali. Bravo Maurizio!!!

  7. Leggero, divertente, ironico, ben scritto. Bravo!

  8. Maurizio ha la capacità di decrivere situazioni e stati d’animo in modo così realista che riesce a farmi entrare immediatamente nel contesto.
    E’ una modalità che non riscontro facilmente negli altri autori e che ogni volta mi fà pensare: che bella dote ho scoperto in lui oltre tutte quelle che conoscevo già! Ed ogni volta è una sorpresa bellissima.

  9. In poche righe Maurizio rappresenta i suoi personaggi. Ce li descrive nei loro vizi e virtù. Sono spassosi e svelati con ironia. Spesso ci si rispecchia e ci si diverte in poche pagine. Certi dettagli poi arrivano nel profondo dei ricordi.
    Questa volta il nostro personaggio, Marco, ha una via d’uscita, si salva… Inaspettatamente un amica, gratuitamente, lo libera dalla solitudine e dalla disperazione.
    Grazie Maurizio!

  10. complimenti, mi è piaciuto molto.

  11. “e la vita è un po’ più forte del tuo dirle “grazie no” / quando sembra tutto fermo la tua ruota girerà”.
    Questo bellissimo racconto mi ha colpito al cuore ricordandomi il brano di Liga. La vita va sempre avanti! Mi è simpatico questo Marco aspirante suicida, gustoso bozzetto che non diventa mai macchietta. Bravo Maurizio!

Lascia un commento

Devi essere registrato per lasciare un commento.