Premio Racconti nella Rete 2012 “Luca” di Stefano Bacchelli
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2012
Luca era un bel ragazzo di ventidue anni che viveva a Molino del Pallone, una frazione di cento abitanti immersa nel verde dei castagneti definita la “più verde d’Europa”. Il luogo ideale per viverci d’estate per via della temperatura fresca e del fiume Reno che vi scorre accanto e forma delle piccole piscine d’acqua limpida dove i ragazzi s’immergono gioiosi nei mesi di luglio e agosto.
Luogo invece tremendamente isolato dal mondo durante l’autunno e soprattutto l’inverno, quando la neve vi cade copiosa trovandosi a cinquecento metri di altezza e circondato dagli Appennini.
Come quasi tutti i ragazzi del posto, Luca aveva frequentato le scuole medie inferiori e poi era stato assunto come meccanico da suo zio che aveva un’officina di riparazioni per automobili e autocarri.
Il lavoro era sempre tanto perché le strade tutt’intorno tra salite, discese e curve mettevano a dura prova sia gli autisti che i loro mezzi.
Spesso gli automobilisti si dovevano riposare nella “Locanda La Contea”, cucina casalinga un po’ alla bolognese e un po’ alla toscana, mentre i mezzi dovevano ricorrere ai meccanici per rifare i freni o la frizione.
Quindi Luca doveva lavorare duramente molte ore al giorno, ma era stato anche il primo dei suoi amici a potersi permettere una Golf nera, quasi nuova, che curava come un bambino sia nel motore che nella carrozzeria.
Quando parcheggiava davanti al bar e scendeva per un aperitivo con gli amici, il giovane si sentiva veramente soddisfatto e realizzato rispetto a quelli che erano andati all’Università a Bologna ed erano ancora tutti disoccupati.
– Sei stato proprio fortunato ad avere uno zio che ti ha assunto e ti paga bene – gli diceva sempre Giovanni, il suo migliore amico, disoccupato di lungo corso.
– Fai presto a dire tu, ma quello che debbo sopportare lo so solo io. Debbo lavorare sempre di corsa e, se faccio qualcosa che non va bene, prima mi sgrida mio zio e poi a casa mi sgrida mio padre, opportunamente istruito da suo fratello per telefono –
– Però hai la macchina più bella della zona – aggiungeva Marzio.
– La più bella ce l’ha il medico condotto, a dir la verità – ribadiva Mauro.
– Quello non conta, è fuori gara con tutti: è un dottore –
Erano questi i pochi discorsi seri che riuscivano a fare tra loro, oltre a quelli sulle squadre di calcio, sui risultati delle partite e sui calci di rigore negati, durante tutta la settimana. Al venerdì sera però arrivava il momento della domanda più importante.
Tutto il gruppo dei giovani riunito attorno a un tavolo doveva decidere:
– E sabato sera dove andiamo? –
– Questo sabato a Pistoia c’è un concerto jazz, suonano i Clarins – suggerì Duccio.
– A me il jazz non piace – stroncò subito Mario.
– E poi non ci sono mai ragazze ad ascoltare – aggiunse Roberto.
– E allora dove andiamo? – chiese Marzio.
– Suggerirei il pub “La bussola”, vicino allo stadio – intervenne Claudio.
– Sì, così ti vedi con la solita Samantha – insinuò Leonardo seccato.
– Certo, ma lei ha tante amiche e ne può portare anche sei o sette –
– Allora andiamo tutti alla “Bussola”, ci divertiremo di più – concluse Luca soddisfatto.
Erano i primi giorni d’ottobre, l’inverno tra quei monti si stava avvicinando e aveva iniziato a piovere con insistenza. Quel sabato sera la madre di Luca era un po’ preoccupata:
– Allora andate ancora al pub di Pistoia anche con questo tempo? –
– Certo mamma, vuoi che restiamo a Molino di sabato sera a giocare a briscola? –
– Sta calando la nebbia e con questa pioggia la strada è scivolosa, non potreste rinunciare e andarci sabato prossimo? –
– Sta tranquilla mamma, siamo solo in ottobre, pensa a quando andrò in dicembre con la neve per terra –
Per il giovane stava per iniziare una serata in allegra compagnia, per sua madre una lunga notte d’attesa e di angoscia, perché fintanto che non era tornato a casa non si sarebbe certo addormentata.
La fascinosa Samantha aveva portato con sé ben sei amiche, abbastanza carine, Luca e gli altri erano appunto in sei e quindi la serata fu veramente divertente per tutti, con possibili successivi sviluppi.
Dopo avere alternato un moijto ai gin fizz e alle solite chiacchiere per creare l’atmosfera giusta, i giovani si accorsero che era già passata mezzanotte.
Purtroppo era calata una fittissima nebbia, la pioggia scendeva a dirotto e rendeva la strada simile a un fiume in piena.
Il ritorno sarebbe stato veramente pericoloso con tutte quelle curve e quelle salite da superare. Samantha lanciò l’idea suggeritale da Claudio che con la ragazza aveva un rapporto ormai consolidato:
– Ragazzi non vi conviene tornare a casa con questo tempo. Io e Claudio prendiamo una camera all’Albergo Miramonti, costa solo trenta euro fuori stagione, perché non la prendete anche voi? –
I ragazzi lanciarono sorrisini furbi, ma le ragazze non si tirarono indietro e accettarono la proposta.
Tranne Giulia, ragazza all’antica, che nell’organizzazione generale della serata era stata “assegnata” proprio a Luca.
Così, mentre tutti si apprestavano a una notte di coccole, lui fu l’unico che riprese la statale piena di curve con la sua auto e sparì nel buio della notte.
Effettivamente andare avanti con tutta quella nebbia e quell’acqua era veramente un’impresa. Mentre guidava cercando d’intravedere la strada, il giovane si andava pentendo della sua decisione di ripartire.
Trascorsero molte ore.
A casa, suo padre stava dormendo, quando lo svegliò la moglie con gli occhi pieni di pianto:
– Luca non è tornato –
– Che ore sono? – chiese l’uomo.
– Le sei, sono stata sveglia tutta la notte, ma adesso, scusa, non potevo più resistere e ti ho svegliato –
– Il tempo fuori com’è? –
– Orrendo, piove e c’è la nebbia. Temo sia successa una disgrazia –
– Aspettiamo le otto e poi andrò dai carabinieri a denunciarne la scomparsa perché Luca non è mai rimasto fuori casa a dormire –
Il brigadiere Lo Munno per prima cosa telefonò al proprietario del pub, che stava dormendo, ma comunque rispose gentilmente che i ragazzi erano alloggiati nell’albergo. Il militare, vedendo la faccia distrutta di un padre che lo fissava, telefonò all’albergo.
Effettivamente cinque coppie di giovani si erano rifugiati lì, ma Luca Mastri non risultava tra loro.
Verso le dieci del mattino la camionetta dei carabinieri percorse lentamente la strada tortuosa per verificare la presenza di qualche auto fuori strada o di qualche frenata che indicasse la presenza di un incidente. Il giorno dopo il giornale locale titolava: “SCOMPARSO UN GIOVANE lungo la strada statale”.
Per alcuni giorni tutti gli abitanti della zona, in auto o a piedi, si misero a osservare con attenzione il ciglio della strada per scoprire qualche traccia della Golf. Invano. Dopo una settimana si cominciò a pensare a una fuga e il giornale titolò: “MISTERIOSA SCOMPARSA DI UN GIOVANE”.
A quel punto se ne occupò anche la trasmissione “Chi l’ha visto?”, ma senza alcun esito. Dopo un mese nessuno parlò più ufficialmente della vicenda, mentre nei negozi del paese si ventilavano le ipotesi più stravaganti: droga, rapimento, traffico di schiavi. Solo la famiglia Mastri portava nelle carni una ferita lacerante che non si sarebbe mai più rimarginata.
Ma cos’era successo veramente?
Era passata l’una di notte, quando Luca non vide una curva e, pertanto non frenò né rallentò, e volò in un burrone profondo circa quaranta metri senza incontrare ostacoli. L’auto planò sugli enormi castagni ormai senza foglie, ma con rami robusti che ne rallentarono la caduta. Il rumore fu enorme, scoppiò l’air-bag, ma poiché la zona era completamente disabitata, nessuno lo vide o lo sentì cadere. Una montagna di foglie gialle cadute per terra attutirono l’atterraggio e l’auto si adagiò accanto a un vecchio macero per la canapa.
La mattina dopo, una vecchia che viveva di funghi e di castagne in una grotta lì vicino e che tutti chiamavano “la strega”, uscì per fare legna. Poco lontano dalla sua casa vide un’auto nera con all’interno un giovane svenuto.
Guardò verso l’alto ringraziando:
– Dopo tante preghiere il cielo si è finalmente ricordato anche di me –
Aprì la portiera e ne estrasse il giovane, che doveva avere sbattuto la testa perché in fronte aveva del sangue rappreso.
La vecchia lo trascinò con grandissima fatica fino all’interno della sua grotta e lo posò su di un tappeto vicino al fuoco acceso. Poi ritornò fuori verso l’automobile. Le ruote di dietro erano a soli un centimetro dall’acqua del macero. La vecchia con tutte le sue forze, impuntando i piedi e spingendo con la schiena la vettura la riuscì a spingere in acqua.
L’auto nera sprofondò nella melma e scomparve per sempre sul fondo.
La vecchia tornò nella grotta affaticatissima e si mise a sedere.
Proprio in quel momento il giovane si svegliò:
– Dove mi trovo? – chiese ancora intontito.
– Sei a casa tua con la tua nonna Imelde –
– Io abito qui? – chiese stupito.
– Certo, vivi con me –
– E come mi chiamo? –
– Angelo, come tuo nonno, il mio povero marito, ma non ricordi proprio nulla? –
– Niente –
– Sei salito sull’albero per prendere dei marroni rimasti ancora attaccati ai rami, il legno era ancora molto bagnato per la pioggia di stanotte e sei caduto all’indietro, sbattendo la testa e la fronte –
– Debbo aver perso la memoria –
– Non importa, adesso ti preparo una bella tazza di castagne cotte che ti piacciono tanto –
Il giovane si alzò dal tappeto e si guardò attorno: nella grotta c’erano un focolare, due letti con sopra un materasso e delle coperte, un tavolo di legno e due sedie impagliate. Alla parete c’era un grande armadio.
La luce era scarsa. In un angolo c’erano dei pezzi di rami tagliati pronti da bruciare.
Si sedette stancamente sulla sedia più vicina.
– Perché viviamo qui? – chiese incredulo –
– Perché tu devi stare nascosto? –
– Come mai? –
– Anche questo non lo ricordi? –
– No –
– Vivi con me da due anni perché hai ucciso un uomo –
– Ho ucciso un uomo? – ribadì meravigliato.
– Esattamente. Eri all’osteria e avevi bevuto parecchio, attorno a te c’erano degli altri bevitori ormai ubriachi. Hai cominciato a litigare con uno sconosciuto, lui ti ha dato uno spintone e allora tu hai preso una bottiglia piena di vino gliel’hai sbattuta sulla testa. Il malcapitato é crollato di colpo. Allora tu sei fuggito e, per nasconderti, ti sei ricordato di questo che è un nascondiglio perfetto. Da allora vivi qua in questa grotta. Tu mi aiuti a spaccare la legna, a raccogliere le castagne, i funghi, i mirtilli, le more, le fragoline di bosco e viviamo benissimo senza nessuna paura, tanto nessuno sa che esistiamo –
– Tu pensi che mi stiano ancora cercando? –
– Certamente. I carabinieri non archiviano mai gli omicidi –
– Potrei andare a vivere all’estero, tu che ne dici? –
– Ascolta, adesso sei stanco, mettiti a riposare. Domani, con calma ci potrai pensare meglio –
– Hai ragione, nonna, sono proprio stanco – e il giovane si alzò dalla sedia e si sdraiò sul letto, poi si coprì con due coperte perché aveva freddo:
– Buona notte, nonna.
– Buona notte, Angelo.
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Si ama di più un proprio caro nascondendolo dalle forze dell’ordine o si ama di più un proprio caro consegnandolo alla giustizia?
Nel racconto c’è un gravissimo errore. Inizialmente avevo chiamato il personaggio principale Mauro Mastri poi modificato in LUCA Mastri, ma in un punto verso la fine è rimasto il nome MAURO prego cortesemente di correggere, se possibile. Anche perché, a un’attenta lettura, non si capisce più di chi si stia parlando. Scusate.
Corretto
un finale particolare…
Racconto davvero originale, che si scosta dai soliti schemi. E riesce a coinvolgere il lettore con un finale aperto a varie possibilità, e che nesuno si aspttava.