Racconti nella Rete®

25° Premio letterario Racconti nella Rete 2025/2026

Premio Racconti nella Rete 2012 “La spiaggia bianca” di G. Paolo Basaglia

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2012

Olga si tolse i sandali di cuoio leggero e camminò sulla sabbia non ancora arroventata dal sole, dopo l’umidità della notte. Si girò verso Roberto che si era fermato accanto all’automobile e gli tese la mano sorridendo; lui la raggiunse ed insieme camminarono fino alla battigia, dove il mare calmo appena lambiva la riva.

– Guarda – disse lei, indicando con un ampio gesto del braccio il mare, la spiaggia e le colline punteggiate di cespugli di mirto e di rosmarino. La vampa del sole mediterraneo cominciava a rendere i contorni tremuli e indefiniti.

– È bellissimo – commentò Roberto, e con lo sguardo percorse le lunghe rette tracciate dal mare all’orizzonte e dalla spiaggia che aderiva ad una piana disseminata di salicornia e di tamerici piegati dal vento dell’inverno.

– Non pensavo che ci fossero luoghi così belli e deserti in questa stagione –

– Siamo gli unici turisti che sono venuti a violare questo eden incantato. Potremmo addirittura essere i primi che mai vi abbiano messo piede – aggiunse Roberto, ridendo; distolse lo sguardo dalla bella testa di lei, con i corti capelli striati dal sole e dall’acqua di mare, e si guardò intorno.

Avevano lasciato l’albergo la mattina presto, dove gli amici avrebbero dormito ancora ore, ed avevano imboccato la strada che conduce alla costa orientale. L’asfalto solcava il paesaggio come una cicatrice grigia che attraversava ora macchie di corbezzolo e ginestre, ora colline brulle di arbusti disseccati. Il verde cupo della macchia contrastava con la luminosità del cielo e il luccichio del sole sul mare, che si intravvedeva a tratti. Poi l’altipiano s’interrompeva bruscamente per trasformarsi in una pianura costiera bassa e salata che terminava nella lunga spiaggia dove ora si trovavano.

Roberto osservò la costa verso nord fin dove curvava in un piccolo golfo confuso all’orizzonte, e a sud, dove un unico picco roccioso si spingeva in mare, interrompendo la spiaggia prima di uno stagno paludoso. La strada costiera era lontana e il silenzio abitava quel posto che sarebbe stato completa- mente deserto se lontano, verso la punta rocciosa, non ci fosse stata la figura di un uomo che pescava dalla riva. – Andiamo a vedere cosa fa – disse, indicando il pescatore.

Mano a mano che si avvicinavano potevano distinguere sempre più nettamente i gesti e la tecnica di pesca: faceva roteare la lenza di fianco e la lanciava protendendo il braccio; poi la ritirava piano, con cautela, lasciando che scorresse sul fondo. Un rapido strappo della mano indicava che il pesce aveva abboccato ed infatti, dopo ogni strappo, il pescatore ritirava veloce la lenza.

Quando furono a pochi metri si fermarono ad osservare: dall’espressione del volto e dai gesti del pescatore si sarebbe potuto capire esattamente cosa stava facendo il pesce il quel momento, laggiù sul fondo. Ma né l’uomo né la sua compagna avevano mai pescato e questo non lo poterono comprendere. Però videro il suo impegno nonostante i pesci fossero pressoché minuscoli, e che era vecchio, vestito di corti calzoncini scoloriti e di una canottiera.

Il vecchio si girò verso di loro, li salutò educatamente e continuò a pescare. Ritrasse la lenza lenta- mente e diede un leggero strappo, ancora lentamente la tirò, un altro strappo e poco dopo due piccoli pesci argentei uscirono dall’acqua vibrando. Il vecchio li staccò dagli ami e li depose in un cesto di vimini; si chinò su un barattolo, ne estrasse due vermi come lombrichi, solo un po’ più tozzi, li infilò negli ami e di nuovo lanciò la lenza.

Olga si avvicinò incuriosita al barattolo: – Sono lombrichi? – chiese.

– Sembrano lombrichi ma vivono nel mare, signora. Si trovano proprio dove l’onda batte sulla riva – rispose il vecchio.

– Non li avevo mai visti – disse Roberto, osservandoli.

– Non si trovano dappertutto, ma in questa spiaggia ce ne sono molti e il pesce li viene a cercare –

disse il vecchio, recuperando la lenza alla quale era attaccato un pesce, piccolo come gli altri.

– Un altro! – esclamò Olga.

– Ci sono molti mungioni in questa stagione, ma sono piccoli. A ottobre e novembre, con le mareg- giate, allora si avvicinano quelli grossi, anche di un chilo –

– Sono mormore, piccole mormore – disse Roberto, osservando il contenuto del cesto mentre il vecchio vi riponeva l’ultimo pesce pescato. Poco dopo altri due mungioni raggiunsero i compagni.

– Lei è proprio bravo! – disse Olga, con convinzione.

– Signora, da quando mi ricordo sono sempre andato a pescare. È la sola cosa che mi piaccia veramente, può chiedere in paese che tipo di pescatore è Agostino –

La donna vide che non c’era ostentazione nel suo sguardo, né il minimo accenno d’orgoglio nella voce. Il vecchio prese altri due pesci, li staccò dalla lenza e li porse alla donna: – Sono per lei, signora  – disse, tendendo la mano con i pesci.

– Grazie – rispose sorpresa Olga, osservando le piccole mormore agitarsi nella vecchia mano: sembravano pezzi di specchio animati.

– Sono per lei, li prenda – la esortò il vecchio, vedendo che esitava.

– Aspetta, mettili qui –. Roberto venne in suo aiuto estraendo di tasca un fazzoletto bianco. Olga vi avvolse i pesci, li sentì muoversi fra le mani e questo le fece un po’ impressione, ma non voleva dispiacere al vecchio e gli sorrise: – Grazie, è un regalo molto bello –

– Vieni, andiamo a fare il bagno – disse Roberto, cingendole la vita. – Qui disturberemmo la pesca  –

Salutarono il vecchio che rispose con un gesto della mano.

 

 

L’acqua era chiara e quasi fredda all’inizio, ma stimolante, mentre rendeva lucida la loro pelle

abbronzata. Nuotarono e giocarono come lontre: allegri per il solo fatto di essere insieme nell’acqua.

Quando tornarono sulla spiaggia, erano ansanti per il lungo bagno e si distesero sulla sabbia calda ad asciugarsi al sole.

– È stato un bagno magnifico. Non mi sono divertita tanto in tutta la vacanza – disse lei con gli occhi chiusi, cercando la mano dell’uomo. – Dobbiamo tornarci, del resto non è poi così lontano e la strada è bellissima –

– Certo che torneremo, adesso che hai un ammiratore anche qui –

– Oh, il pescatore, non è stato gentile? Non avevo mai ricevuto un regalo simile –

– Normalmente la gente non regala pesci vivi – osservò Roberto, ridendo e guardando in direzione del vecchio, che però se ne era andato.

– Non è questo, voglio dire che è stato spontaneo: che altro avrebbe potuto regalarmi se non i suoi pesci? –

– È stato un bel gesto, lo ammetto. Ma ora è andato via e sarebbe meglio che andassimo anche noi –

– Eh, no! – disse lei mettendosi a cavalcioni su di lui con mossa lesta, da lucertola, – Adesso il regalo lo voglio da te! –

– Oh bella, e che sarebbe? –

– Il fatto che tu ed io, un uomo e una donna, siano soli su questa spiaggia senza memoria, con tutto questo azzurro e questo verde e questa luce che hanno fatto una barriera per fermare il tempo, tutto ciò non ti suggerisce niente? – chiese Olga, aderendo al corpo di lui.

– Credi che abbia scampo? – Roberto la strinse fra le braccia.

– Non ora, non qui! –

L’uomo sentì la sua pelle calda di sole e quella fredda, per contrasto, sotto il costume bagnato. E il piacere di lei che vi correva sotto in piccoli brividi che la facevano fremere.

– Che stai facendo? – le chiese all’improvviso, scostandola.

– Tu metti una cosa dentro me, io metto una cosa dentro te – rispose, con qualcosa di selvaggio e di antico negli occhi.

– Sei una vera, piccola peste –

– E dissoluta, anche –

– Sì, ma è per questo che ti amo –

 

Erano quasi arrivati all’automobile quando Olga si accorse di avere dimenticato il fazzoletto con i pesci.

– Non c’è tempo per tornare indietro – disse Roberto, avviando il motore.

– Però mi dispiace, era il mio regalo –

– Va bene, ma da qualche parte li avresti pur dovuti lasciare: piccoli com’erano che ne avremmo potuto fare? –

L’auto partì, sollevando la polvere della strada.

La spiaggia adesso era tornata deserta, bianca e farinosa come un osso di seppia. La si sarebbe potuta pensare così da sempre, come se nessuno vi avesse messo piede mai, se sulla sabbia non vi fossero state alcune orme e un fazzoletto bianco con dentro due piccoli mungioni, ormai seccati dal sole.

Ma laggiù, sul fondo del mare, dove la luce disegnava ombre liquide, inafferrabili come miraggi, piccole mormore circospette appena si muovevano seguendo il ritmo della corrente, intente a giocare un gioco antico come il mondo: quello del pesce grande e del pesce piccolo.

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1 commento »

  1. Mi immagino proprio lo scenario marino, si mi hai fatto venire voglia di andare al mare

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