Racconti nella Rete®

25° Premio letterario Racconti nella Rete 2025/2026

Premio Racconti nella Rete 2012 “L’abbraccio” di Paolo Clarà

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2012

Sarò solo, quando mi avrà il tuo abbraccio.
Guardo una vecchia foto di Shell Beach. In tempi come questi, l’unico appiglio alla realtà che mi rimane.
Sono seduto sulla sabbia con il golfo alle spalle. Ho i capelli spettinati e il viso molto giovane dei miei primi vent’anni.
Dicevi che in Louisiana siamo tutti un po’ simili. Imparentati da mescolanze di progenitori afro. Il fatto è che, se penso alla nostra somiglianza millimetrica, provo meraviglia.
Guardo i dettagli che nella foto sono più evidenti: il taglio degli occhi, la folle apertura della bocca. Le ombreggiature del mio ovale squilibrato. Potrei sovrapporle alle tue, senza difficoltà, se avessi un’immagine di te. Ma non ho altre foto.
La reclusione inizia dagli oggetti, in quello che resta è concentrata tutta la tua vita.
Vieni da me in sogno, come consolazione.
L’ultima volta mi hai raccontato della tua casa nuova. Hai avuto fortuna. Hai detto che è grande, accogliente, e domani verrò a vederla.
Ti troverò indaffarato in qualche piccolo lavoro. Il viso riposato, i capelli in ordine. Il sorriso di chi ha messo in pratica il detto “abbi cura di te”. Christine, la tua donna bellissima, baderà ai bambini e forse sarà un po’ gelosa di noi due.
Invece io sono rimasto fermo. Inchiodato a questa cella gelida che cerco di mantenere viva come posso. Ho messo in fila sul tavolino i soprammobili di legno che scolpivi al laboratorio. Ho colorato la parte di muro che fa da sfondo. Adesso anche loro hanno un mondo in cui stare. Un prato di fiori, un cielo azzurro. Più defilata, una casa con le finestre aperte. I nostri spettri, li ho punteggiati di bianco nell’aria.
Il muro dove appoggia il letto, invece, non riesco più a guardarlo.
Sembrava trasparente, quando occupavi il tuo posto nella stanza di là e potevamo comunicare. Un colpo per dirmi che stavi bene. Con due ti passavo un piccolo dolore.
Ora il mio letto prosegue speculare nella tua cella vuota.
Mi devo sdraiare, ho male alle gambe.
Ho abbondato con le pillole in modo da non sbagliare.
L’ultimo arrivato nel braccio è un tale di New Orleans. Un uomo furbo e solidale.
E’ stato abile a farmi avere la sua riserva buona, in cambio delle sigarette.
Le sigarette… ricordi? La nostra ora d’aria. Continuavamo i discorsi solo evocati nel buio della galera.
Tre colpi per il dolore fisico che ancora mi porto in testa.
Quattro, i tuoi ultimi segnali per dirmi che bruciavi dentro. Per farmi capire che, ormai, non c’eri più. Eri già oltre la grata, con il vestito buono addosso, tua moglie per mano.
Così elegante, ti rivedrò.
Picchio ancora tre colpi sul muro, senza alcuna risposta possibile. Le mie gambe tremano, i nervi sono corde di metallo. Tutto il mio corpo risponde alle quattro pastiglie che ha preso per venire da te.
Stringo la foto e comincio a piangere senza controllo. Mischio mugugni a risate che strozzano la gola come un laccio e compari tu. Abbracciato alle guardie nel corridoio che porta alla gogna.
Piango con i tuoi stessi occhi, la reclusione trasforma. Rende le facce uguali, identiche le rughe. Omologhi gli sguardi di chi entra in galera la prima volta e di chi presto se ne andrà in un posto migliore.
Continui a guardarmi attraverso la foto e, di riflesso, stringo le palpebre. Ma non è buio. Non è silenzio, la musica è rimasta nell’immagine che ho in mano. Il suono delle onde, le tue urla liberate dalle mie stesse labbra.
Faccio un passo immaginario, deciso. Entro nel tuo mondo prendendo il respiro dell’apnea eterna. Spalanco questi occhi fragili da detenuto, invasi dal bianco. Nulla li muoverà più. La smorfia innaturale della bocca sembra chiamare il tuo nome, mentre mi vieni incontro. Finalmente ti abbraccio.
Christine è bellissima, ci sorride in disparte. Ha voluto lasciarci da soli.
E noi abbiamo avuto fortuna.

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5 commenti »

  1. Poetico, triste, lascia immaginare il dolore di una vita sbagliata. Complimenti.

  2. Scricchiola nella gola, indecisa se andare su o giù, questa lacrima. Umano, Paolo, crudele. E bravo, anche.

  3. Bello e scritto molto bene! Complimenti.

  4. E’ bello questo racconto, tangibile l’ambiente e l’atmosfera dura della solitudine.Si respira tutto, unico rammarico: non sapere il destino del protagonista. Magari potresti continuarlo ancora a prescindere dal concorso. Auguri e complimenti!
    Se vuoi leggermi: http://www.raccontinellarete.it/?p=8948
    E qui il corto:http://www.raccontinellarete.it/?p=8951

  5. Grazie a tutti per i commenti. Francesca, la voce del protagonista ce l’ho in mente quindi non è detto che prima o poi mi decida ad ascoltare cosa avrà da raccontarmi 🙂 Per quanto riguarda il suo destino, speravo fosse chiaro 🙁

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