Racconti nella Rete®

25° Premio letterario Racconti nella Rete 2025/2026

Premio Racconti nella Rete 2012 ” Il volatore involontario ” di Sergio Sciamanna

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2012

Voglio prima di tutto, chiedere scusa

a tutte le persona affette da nanismo,

alle quali va tutto il mio rispetto.

Sergio Sciamanna

 

Unzi

C’era una volta un paese incantato… nel senso che era fermo, bloccato. Come quando uno si incanta e gli dici “Ahò! Ma che te sei incantato!?” E quello si distoglie e ti dice “ No no, stavo  pensando…” .

Insomma era fermo, così fermo che non si muoveva neanche l’aria. Infatti c’era una certa puzza tipo di morto, di carogna putrescente.  Uno schifo. In mezzo a questo schifo c’era chi si muoveva e si trovava anche a suo estremo agio: bottane, parrucchieri delle bottane, politici, amministratori, difensori dei politici inguaiati, nani, ballerine ecc.ecc. ecc.

Tutto scorreva: i fiumi senza argini esondavano e allagavano  le case costruite nei pressi,  sommergendo gli abitanti che urlavano “Aiuto!!”e  altri rispondevano “Chi cazzo ti ha detto di costruire proprio lì”.  “…? Nessuno!” rispondevano. Appunto.

Importanti uomini d’affari riscuotevano aiuti dello Stato, altri meno importanti uomini  no.

Il santa sanctorum, si legge tivù, del sapere mieteva le sue vittime indisturbato. Anzi, la maggioranza era intimamente convinta di aver compiuto una grande conquista di libertà!

 

In mezzo a questo popò di bellezza c’era un ragazzo, non del tutto compiuto in tal senso e questo  gli generava un certo fastidio. Quando si avvicinava agli altri si sentiva a disagio. Un disagio antico… insomma non si sentiva all’altezza.

Da piccolo gli dicevano tutti: “ Non ti preoccupare… vedrai che crescerai! ”.

Per affacciarsi alle finestre della scuola, quando tutti lo facevano con estrema facilità, lui doveva sempre  trovare un rialzo adeguato che gli permettesse di superare il gap. Allora prendeva una sedia, la più vicina che di solito non era la sua e veniva subito redarguito dal legittimo proprietario, che gli intimava di non toccarla, ci si sedeva e non aveva voglia di farlo sulle sue spiedazzate .

Per questo perdeva tempo e arrivava sempre in ritardo clamoroso al rito dell’ ”Affaccio in massa alla finestra”. A quel punto, tutti i posti disponibili erano già occupati e quando riusciva a procurarsi la sedia, l’evento segnalato era già esaurito.

Fra gli eventi più gettonati che scatenavano le risse per l’ “Affaccio alla finestra” c’erano:

1)      Il passaggio della figona di turno, quella per capirci che affollava i pensieri degli indomiti pipparoli  della scuola!

2)      L’arrivo del solito studente dell’ultimo anno, che nonostante a scuola fosse un asino mortale, aveva già ripetuto dieci volte la terza e per questo, aveva già ricevuto diverse nominations al Grammy dell’Ignoranza e sfoggiava a seconda della stagione, una moto o automobile, nuova di pacca. Appena acquistata per lui dal facoltoso papi, imprenditore e politico di successo.

3)      Varie ed eventuali.

 

Insomma un classico, anche il liceo in questione era un classico.

 

Successe che un giorno, sfortunato o fortunato, dipende dai punti di vista, il nostro si era organizzato al meglio, per riuscire nell’impresa. Cosi ben organizzato che al momento fatidico,  scattò fulmineamente… forse un po’ troppo e per l’eccesso di dinamismo, aveva proditoriamente lasciato una sedia proprio sotto la finestra a lui più vicina, già aperta per via della stagione e spiccò un balzo sorprendente – Tac! Un piede sulla sedia – Stock! Una ginocchiata, altrettanto stupefacente, contro il marmo del davanzale. Quest’ultima provocò la reazione non voluta, di imprimere una rotazione al suo corpicino che volò letteralmente fuori dalla finestra, nel breve lasso di tempo di un battito di ciglia. Tanto che il resto della classe, non capì cosa fosse successo. Anzi, uno si alzò solerte a chiuderla pensando che ad uscire, fosse stato magari un uccello sperduto che aveva ritrovato la via e soprattutto, perché in quel momento stava entrando la professoressa di italiano, notoriamente stronza.

Probabilmente, in quegl’istanti molti pensieri affollarono la sua mente, tipo “ La vita è come la scaletta di un pollaio… corta e piena di merda!” e altre amenità del genere.

Quando si sentiva ormai spacciato, ecco che la provvidenza si materializzò, sotto la forma di una donna. Ci sta… la provvidenza è femmina!

Finì con l’atterrare sul capo imbellettato da un enorme cappello (di quelli composti da una specie di zoo, tanti sono gli animali raffigurati!) della malcapitata. Questo evitò, in collaborazione con i seni enormi della donna, l’impatto col terreno del nostro.

Si fermò sulle sue braccia.

Il terrificante cappello era ridotto ad una poltiglia di stoffe e piume, il suo grande culo era completamente sodale al terreno. Un atterraggio morbido.

Praticamente era finito come un bambino in braccio alla mamma. La donna appena ripresasi dalla sorpresa, guardò il visino spaventato del caduto e non facendo troppo caso al fatto che aveva praticamente la barba di un adulto, pensò che la provvidenza avesse agito e cominciò ad esultare, invece di incazzarsi come una bestia!

La questione era, che la signorina Lapaura non era sposata e tanto per cambiare, frequentasse la chiesa come casa sua e il parroco, un po’ rincoglionito, era convinto che fosse sua moglie e ne abusava allegramente. Certo, la donna non è che non fosse consenziente… è che pensava, essendo ancora giovane, di poter coronare la sua voglia di maternità ma il parroco non ne voleva sapere. Aveva i suoi sani principi!

Quindi, interpretò subito il fatto appena occorsogli, come un segno del destino. Ecco qua!

Le preghiere pronunciate a fil di voce, mentre il parroco la cavalcava nella sagrestia (in genere la sera del giovedì) avevano avuto il loro effetto, erano state esaudite!

Non ci pensò due volte, corse subito verso la propria abitazione non lontana, con in braccio il frutto del miracolo appena accaduto, il quale, ancora non si era ripreso dallo spavento per la caduta ed era praticamente svenuto. Beh! Bisogna dire che ci stava pure marciando un po’… visto che era la prima volta che si sentiva stretto con tanto amore!

Arrivata a casa, lo posò delicatamente sul suo letto adorno di bambole e merletti, stette li a contemplarlo un po’.

“ Certo… ” pensò “ …non è che sia proprio il prototipo del bel bambino… “ sospirando un po’ ” …ma tant’è se questo è quello che ha voluto il Signore… evidentemente non aveva a disposizione di meglio! E poi …” stringendosi nelle spalle “…ogni scarrafone è  bello a’ mamma sua! “

 

Fu così che cominciò una nuova vita per entrambi.

 

Dunzi

La casa non era grande ma sufficiente, a racchiudere la vita di due persone…  pardon una e mezza! La signorina Lapaura, non aveva mai considerato l’opportunità di averne una più grande, semplicemente perché… non aveva mai pensato di doverla condividere.

Invece, da quel fatidico giorno, quella casa cominciò a vedere la nascita di un menage nuovo e inaspettato per i protagonisti. Il “ volatore involontario ” era stato ospite praticamente dalla nascita del collegio della Confraternita dei Frati Sordi, antico ordine monastico fondato nel 1347 da Frate Eustachio, in odore di santità. L’ordine aveva lo scopo di punire i peccatori e di redimerli.

La punizione consisteva nello stare forzatamente a convitto dai frati, per il periodo di tempo necessario alla redenzione. Se ti comportavi bene e non davi problemi, te la potevi cavare in poco tempo, uno o due settimane eri fuori. Altrimenti, la punizione si rivelava per quello che era, i frati ti sodomizzavano per ore e la particolarità risiedeva nel fatto che, essendo questi sordi come campane, quando il malcapitato urlava “Bastaaa!”… loro semplicemente non sentivano. Bisogna dire, per dovere di cronaca, che questa pratica era andata scemando nel corso dei secoli.

Dunque, in un primo momento ci fu una confusione di ruoli . La donna aveva cercato di attaccare al seno il nuovo arrivato per sfamarlo ma la conseguenza di questo, fu che il nostro scambiò la cosa per una profferta d’amore. Ritrovandosi in bocca un seno femminile, grande e sodo come quello, ebbe subitaneamente un’erezione poderosa, questo fece intendere erroneamente alla neo-mamma che forse, c’era bisogno di cambiare il pannolino al presunto bebè. Spogliandolo scoprì che il suddetto, era invece dotato di consistente peluria e di un attributo fenomenale che lei, aveva scambiato per il pannolino pieno. Ci furono attimi di vero sconcerto. Ma poi prevalse il sano istinto e si gettarono uno nella braccia dell’altro. La dote nascosta di lui, compensò ampiamente il divario fisico, regalando a due momenti di estasi amorosa mai provata prima.

Alla fine del 18° amplesso consecutivo, finalmente paghi, i due amanti si rilassarono addormentandosi.

Al risveglio, il sole stava tramontando. Nella penombra del momento la donna guardò la sagoma sul  letto e pensò di aver dimenticato, al solito, una delle sue bambole e gli assestò un bel calcio facendola cadere dal letto. Ma quando sentì che la bambola smadonnava come un turco, si ricordò dei fatti accaduti.

“Oddio! L’uomo-bambino!” esclamò la donna, portandosi una mano alla bocca.

“ Ma quale cazzo di uomo-bambino! ” disse l’altro, alzandosi “ Io sono un nano! ” e qui lui si accorse, di averlo dichiarato per la prima volta in vita sua!

Questo fatto, fu così prorompente per il suo ego che ebbe subito un serio sbandamento e un  furioso rimescolamento interiore. Si senti svenire, ma subito dopo si sentì come se avesse pippato dieci grammi di cocaina tutta insieme! Poi ancora, di sentirsi leggero come una piuma e di volare nella stanza. Alla fine svenne.

Si risvegliò nuovamente, fra le braccia della sua mamma-amante che lo guardava negli occhi e singhiozzava, mentre lo stringeva forte al petto pensando di averlo già perso… inutile dire che, ricominciarono a trombare come forsennati per tutta la notte!

 

Trinzi

Volsi Lucrosi, questo era il nome del nano, ormai non andava più in collegio e a scuola da tre mesi ma nessuno si preoccupò minimamente della sua assenza. Per il collegio dei Frati Sordi la cosa passò quasi inosservata, dal momento che pensavano che fosse l’ora che si togliesse dai coglioni!

Al Liceo lo stesso. Il grado di considerazione per lui era pari a zero. Tanto che quasi ogni giorno, doveva andare dal professore di turno a presentarsi, per fargli capire chi era e che era presente.

Infatti, il giorno in cui era volato fuori nessuno se n’era accorto. Il suo banco era già stato riciclato, volato come lui dalla finestra, in uno di quei momenti goliardo-distruttivi che prendono spesso i giovani alunni. La sua cartella, era finita sui rami alti dell’albero di fronte alla scuola, nel corso di una fitta battaglia a colpi di oggettistica varia, scatenatasi un giorno in cui erano mancati i professori e anche i loro supplenti. I bidelli da parte loro, avevano rinunciato da tempo nell’impresa di tenere a bada quel branco di unni, dal momento che erano regolarmente mandati affanculo e minacciati pesantemente. Nel frattempo la cartella del nostro, era diventata il nido di una coppia di cinciallegre soddisfatte, del comodo e robusto nido.

Anche lui a questo punto, non si prese troppa pena. Stava bene. Per la prima volta nella sua vita si sentiva amato veramente. Un amore tra il filiale e il carnale, a volte le due cose si mischiavano e sinceramente non ci si capiva molto. Comunque, aveva preso i classici… due piccioni con una fava!

Anche per la signorina Lapaura, le cose andavano bene così. La situazione colmava le due grandi mancanze della sua vita. Ora era, una mamma premurosissima e un’amante scatenata, due in uno… come al supermercato!

Al mattino si svegliavano e facevano un’abbondante colazione, Volsi si era rivelato essere un buona forchetta. Nonostante questo, la donna si ostinava a preparare il biberon con il latte artificiale che il nano gli sputò in faccia la prima volta, con molto poco garbo, schifato. Poi si accordarono, lui avrebbe bevuto dal biberon, a patto che la bevanda venisse sostituita da vino Chianti, magari un po’ allungato e al contempo, gli doveva preparare un piatto leggero, tipo fagioli con le cotiche o spaghetti aglio e olio molto piccanti, da trangugiare mentre lei lo imboccava di biscotti Plasmon.

Bisogna dire che la signorina Lapaura era un ottima cuoca, infatti lui era anche un po’ ingrassato. Subito dopo la colazione c’era il bagnetto, che portava via quasi tutta la mattina. Si sa in quelle occasioni le mamme orgogliosamente indugiano, sugli attributi dei loro pargoli, vantandosi con se stesse ed eventuali amiche presenti, della prestanza dei gioielli tipo “ Guarda che palle che gli ho fatto! ” oppure “ Di chi è questo pisellino? ” lavandolo e smanacciandolo. Solo che in questo caso, la cosa finiva diversamente e gli schizzi sui muri del bagno, ne erano la testimonianza.

Ora la questione da regolare, era quella sociale. Con quale veste si sarebbero dovuti presentare in pubblico? Lo avrebbe dovuto presentare come il figlio tanto atteso, oppure, il suo nuovo fidanzato? Ne discussero a lungo fra una trombata, un piatto di spaghetti e un biberon di Chianti. L’idea di mettersi la cuffietta e finire dentro una carrozzina in giro per la città, al nostro non piaceva molto e poi, c’era il problema della crescita… che andava considerato. Allo stesso tempo, lei aveva delle remore, perché lui era effettivamente molto basso, così basso che rischiava di finire schiacciato. Oltretutto lei era una donnona, con un enorme culo e due enormi tette, fra le quali a lui piaceva molto tuffarsi e scomparire.

Pensa che ti ripensa, arrivarono ad un compromesso. Allora, il piano era questo: Volsi avrebbe dovuto sostenere i due ruoli, quello del bambino e quello del compagno della  donna, uno alla volta. Nel ruolo di bambino avrebbe indossato una  cuffietta e si sarebbe infilato nella carrozzina, con la promessa da parte di lei, di farlo per brevi periodi durante il giorno, giusto il tempo di fare un po’ shopping e poi di corsa a casa. Nel ruolo invece di compagno della donna, la cosa si sarebbe potuta ostentare di più, a patto che lui in questo caso, indossasse dei trampoli che lo avrebbero portato ad una altezza decorosa. Il piano poteva sembrare un po’ folle, ma si convinsero che fosse la scelta migliore. Anzi, a lui la cosa cominciò a sembrare molto intrigante, l’idea di sostenere due ruoli così nuovi, lo inebriava.

Quari

   Fino ad allora il suo ruolo nella vita era sempre stato uno, e poco gratificante, quello del rifiuto sociale. Veniva nel migliore dei casi ignorato e se l’attenzione si posava su di lui, era sempre per questioni legate alla convenienza del momento. Tipo, si giocava a palla nel cortile del collegio, lui o era la palla, oppure era quello che la doveva andare a recuperare. Servizio questo molto richiesto, soprattutto quando questa finiva in posti inaccessibili, veniva lanciato al di là della recinzione e una volta recuperata, veniva solitamente dimenticato lì. Era così abituato a questa situazione che si era organizzato, era molto bravo in questo, si portava sempre dietro qualcosa da leggere e del pane raffermo, di inverno anche una coperta. Questa situazione aveva generato in lui un’abitudine alla lettura, di cui beneficiava a livello intellettuale. In effetti era una persona con una cultura generale, bisogna dire, a tratti anche notevole. Questo lo aiutava negli studi scolastici e gli permetteva di affrontarli con un certa disinvoltura. Infatti a scuola non andava male, i professori a volte avevano espressioni del tipo “ Chi l’avrebbe mai detto! ” che era il massimo del complimento elargito, al termine di interrogazioni andate in maniera egregia, per il nostro.

Il tempo che ora aveva a disposizione, praticamente non faceva un cazzo tutto il giorno, a parte mangiare trombare e farsi portare a spasso, cominciò a fargli intravedere nuove prospettive di vita e così, cominciò a pensare a se stesso in una maniera nuova.

Pensava: “Va bene, sono piccolo… ma ce l’ho grosso! L’intelligenza non difetta…mumble mumble… ho finalmente una persona vicino, che mi da quello che finora non ho mai avuto e neanche, lontanamente sperato! Mi considera… tanto che non mi ha mai chiamato “ Nano! ” ma semplicemente “ Amore! ” a seconda del momento, nell’accezione filiale oppure, in quella carnale. A lui andava sempre bene, era musica per le sue orecchie!

La signorina Lapaura era in una stato estatico, anche per via della sua formazione fortemente religiosa.

Le persone che la conoscevano parlavano di lei:

–         “ Da quando ha avuto il figlio, un po’ brutto per la verità, è un’altra è solare, radiosa più bella! ”

–         Una seconda “…è anche dimagrita! ”

–         E ancora  “ Certo il flirt con don Giaccio non funzionava! Non  l’avrebbe portata da nessuna parte! ”  saggiamente.

–         “ E il marito lo avete visto? ”

–         “ Si! Si! Magari non è molto alto… ma le un bell’om! “

–         “ Mmm… ma voi l’avete mai vista insieme tutta la famiglia? ”

–         “ Beh!… a pensarci bene… no! ”

–         “ Nianca mi! Ma le strano…”

–         “ Dice ch’l lavura sempre, torna una volta al mes! ”

–         “ Bravo figliolo! Gran lavoratore! Bisogna mantenere la famiglia! ”

–         “ Ci vediamo… buonasera! ”

–         “ Arrivederci… buonasera! ”

–         “ …buonasera a tüt! ”

 

Quarinzi

 Il tempo passava, il menage funzionava e Volsi, si sentiva cambiare di giorno in giorno… a volte, si sentiva anche più alto! Il suo ego finora maltrattato, cominciava a svegliarsi e si sentiva diverso. Stava realizzando che la vita vissuta finora in quel modo poco esaltante, fatta di privazioni di tutti i generi, era servita a forgiarlo, in una maniera che non aveva ancora compreso ma che, a seguito degli accadimenti sopravvenuti, stava montando…. in tutta la sua potenza!

Aveva cominciato a seguire corsi di aggiornamento di tutti i tipi, soprattutto quelli inerenti la comunicazione. Questi li fagocitava letteralmente, sotto uno via l’altro, tanto che incominciava ad essere contattato dagli organizzatori stessi, perché fosse lui il docente dei corsi, cominciando a riscuotere sempre maggiore consenso. Il successo lo stava portando sempre più in alto.

Ormai era l’ospite, quasi fisso… fisso lo sarebbe divenuto dopo non molto tempo, delle maggiori reti televisive del paese. Tutti lo volevano. Le sue capacità simpatico/empatiche, erano oramai divenute proverbiali. I bambini, a cui lui in qualche maniera si sentiva affratellato, lo amavano in maniera incondizionata. La sua mano, veniva imposta sulle teste a mo’ di benedizione. La di lui ormai moglie, la signora Lapaura in Lucrosi, lo vedeva come una specie di nuovo messia, probabilmente, sempre per via della sua profonda formazione religiosa che si diceva poc’anzi.

Il clero anche se un po’ infastidito da questa preponderanza mediatica, che a volte sconfinava e tendeva a togliere accoliti anche a loro, guardava comunque di buon occhio, un personaggio come lui… poteva portare nuova linfa al culto e anche altro… in futuro chissà?

L’establishment politico/industriale del P.C.P. (Paesechepuzza) a sua volta, si avvantaggiava di questa situazione. Avere un personaggio di spicco, amato in maniera assoluta dal popolo, dava garanzie di continuità allo status quo. La distrazione dai problemi che affliggevano le persone nel quotidiano, era stata operata finora in maniera difficoltosa. A volte, erano costretti a ricorrere a metodi per così dire, poco ortodossi, toccava spargere un po’di paura a suon di terroristi brutti e cattivi… e ancora prima, erano dovuti addirittura arrivare a farsi gli attentati da soli, perpetrando stragi a casaccio, da accollare poi ad altri settori, a loro volta emarginati dalla società. Un classico anche questo!

Si arrivò ad un certo punto, a dover fare una scelta che ormai, i tempi (televisivi) imponevano. La maggioranza dei politici erano bruciati, non si potevano neanche più presentare in televisione. Non parliamo poi, di farsi vedere in giro per le strade! Sfrecciavano nelle loro auto superblindate che somigliavano ormai, più ad un carro armato che ad un’automobile. Vetri scurissimi, un centinaio di uomini con occhiali neri, auricolari e pistolona di ordinanza, chiamati confidenzialmente “ bravi ” a proteggerli dai cittadini (!?!)… che però gli pagavano lo stipendio! Insomma.

A questo punto, la scelta sembrava obbligata. Bisognava che qualcuno, si prendesse l’onore e l’onere di salvare la situazione… e bisogna dire che l’avevano decisamente trovato!

Volsi era l’uomo giusto. La carica c’era. Dietro quel suo sorriso d’ordinanza, ormai plasmato da uno studio quasi maniacale, si celava un livore che anche satana, avrebbe avuto qualche problema a fronteggiare. La motivazione di tale risentimento, era facilmente comprensibile. Ora, si trovava nella posizione giusta per la vendetta, contro quelli che avevano in passato avuto, per così dire, scarso riguardo per la sua persona… cioè tutti!

 Quiri

 Fu così che cominciò la fase più esaltante della sua vita, venne eletto “ Il Presidente Di Tutti ”, carica questa appositamente creata, data la particolarità del momento.

L’elezione venne espletata tramite un sondaggio telefonico, composto dallo 0,1 % delle persone aventi diritto, la motivazione fu “ … Perché così si risparmiano un sacco di soldi! ”. Vabbé!

Cominciò facendo un lungo tour in tutti le maggiori e minori città del paese, che durò qualche anno. Aveva dietro di lui un codazzo di qualche centinaio di accreditati, con regolare pass. Dove andava dispensava sorrisi, conditi da parole piene di saggezza e ottimismo. Le mamme, erano diventante nella maggior parte dei casi, delle fans sfegatate ed erano stati fondati molti fans club, che lui chiamava amabilmente “ I miei piccolini! “.

I bambini gli venivano protesi, perché gli imponesse le mani e infondesse in loro un po’ di sano ottimismo. Le donne in genere, si facevano fotografare con lui e tranquillamente toccare, dal momento che girava voce che una notte con lui sarebbe stata un‘esperienza esaltante e ap-pagante quindi, ci provavano un po’ tutte. Si davano anche le misure: “ Trenta! Trentacinque!!… Ma che dici quaranta!!! “ e i maschi latini del paese ci sformavano niente male… ma poi pensavano “ È lui! Il nostro Presidente! ”. Poronponpon!

Insomma, tutto andava proprio a gonfie vele. Ora Volsi abitava nel Palazzo Presidenziale, chiamato confidenzialmente PP. Questa era stata la reggia della dinastia regnante sul PCP, un casato nobiliare cacciato ormai da decenni anche se ultimamente, i loro discendenti si facevano vedere in giro sempre più spesso. Presenziavano, parlavano, molte volte facevano delle memorabili figure di merda…. ma lo facevano con classe, da veri nobili e alla gente tutto sommato non dispiacevano, erano ben tollerati.

Dopo la prima fase, esaltante, la situazione si cominciò a normalizzare e il nostro cominciò a pensare e ripensare:

“ Però! Chi l’avrebbe mai detto… proprio Io… ”

“ Io… che a volte mi sputavo in faccia da solo… quando non lo facevano gli altri! ”

“ Io… senza null’ altro dalla vita che non fosse un “ Togliti dai coglioni nano! ”

“ Io…schifato anche dai cani che scambiandomi per un paletto, mi pisciavano addosso… all’epoca era molto magro! ”

“ Io… che quando arrivavo alla mensa in collegio affamato, non mi veniva consegnato il vassoio perché non avevo l’altezza regolamentare… ed ero costretto a mangiare gli avanzi insieme ai cani… quegli stessi che prima mi avevano pisciato addosso! Grrrrr! ”

“ Io… che per dormire mi dovevo accoccolare in un cantuccio del corridoio, perché nelle camerate del collegio non mi ci volevano e mi dicevano che così potevo fare la guardia…. Arigrrrr! ”

“ Io… costretto a lavare le stesse camerate dove non dormivo… ma che dovevo pulire e per di più nella parte dello spazzolone… Groarrrrr! ”

“ Iooo!… che durante le proiezione cinematografiche in collegio dovevo girare la manovella del proiettore, perché non avevano i soldi per comprarne uno nuovo e quindi non ho visto mai uno di quei cazzo di film! Gli altri si divertivano e io sudavo e giravo e sudavo ma pensavo… che fosse il mio destino!! Uhaaaaaaa!! ”

Si stava lentamente trasformando.

“ IO…che ora tutti vogliono abbracciare, baciare, ascoltare, toccare… soprattutto fra le gambe per sincerarsi!… Con cui vogliono farsi fotografare, farsi consigliare, farsi giudicare… così tanto che quasi non ne posso più! ”

“ IO!… Che a guardarmi bene… non sono poi così basso! “ sollevandosi sulle punte.

“ IO!!… Che ora le donne fanno la fila fuori dalla porta per conoscermi bene e chiedermi, se il servizio è stato di mIO gradimento, l’intercessione per qualche diciamo… favore?! ”

“ IO!!… “ sempre più deciso “ Che ho sempre dovuto chiedere il permesso per stare vicino agli altri… sperando sempre che non mi cacciassero via subito. Ora sono gli altri a chiederlo a ME! Implorandomi… “ piagnucoloso e poi lascivo “ Siii! ”

“ IOO!!… “ vanitoso “ Che a guardarmi bene… non sono poi così male! Anzi! Stavo pensando di farmi dare una sistematella alle orecchie… “ toccandosele “ …sono sempre state troppo grandi! ”

“ IOOO!!!… Che ora posso decidere anche del destino degli altri!… Non avendolo mai potuto fare neanche con il mio!… Cazzo!… E’proprio esaltante!! ”

“ IO… “ beandosi “… ora posso cominciare! ”

Sul suo viso comparve in quel momento, un’espressione veramente inquietante.

 

Quirinzi

   La signora Lucrosi aveva cominciato ad avvertire un‘aria diversa, come se la persona che aveva conosciuto e poi sposato non fosse più la stessa, ora lui non si fermava più di una notte con lei e i loro rapporti erano perlopiù telefonici. Il Presidente era sempre in giro, un giorno qua per un incontro con gli industriali, un giorno là per presenziare all’inaugurazione di un nuovo inutile grande manufatto che nessuno aveva mai chiesto… le cose che si chiedevano in genere erano altre… ma tant’è! Poi si doveva riposare e per farlo, si fermava in una delle tante residenze che un personaggio del suo calibro, non poteva non avere. Gli venivano messe a disposizione ben volentieri, da tutto un entourage di personalità politiche/industral/mafiose che per l’occasione organizzavano grandi festini, i quali finivano immancabilmente in grandi orge, dove lui poteva dimostrare, se ancora ce ne fosse bisogno, il  suo enorme talento.

E poi c’era l’aspetto speciale, quello della politica. Si, ma non la politica con la “ P ” maiuscola ma quella con la “ p ” minuscola, d’altronde gli si addiceva. Nel senso che il nostro “ Presidente di tutto il paese ” proprio in virtù di questa carica, poteva decidere tutto da solo riguardo ad ogni cosa. Dalla decisione sui pesi e le misure, aveva fatto adottare un nuovo sistema che tenesse conto del suo punto di vista! Al protocollo per l’accoglimento di personalità, con la regola ferrea che chi l’accompagnava, doveva sempre, se fosse stato più alto di lui e non era difficile per niente, piegarsi tutto il tempo sulle gambe, per non infastidirlo esibendo l’altezza.

Il massimo lo raggiunse emanandola Leggedelle Leggi, consisteva nel fatto che qualsiasi atto o fatto criminale, era giudicato dal suo insindacabile giudizio e ovviamente, essendo il giudice unico non c’era più bisogno di avere un sistema giudiziario e quindi ci fu il licenziamento in toto, di tutta la macchina giudiziaria del P.C.P. I vecchi palazzi di giustizia furono trasformati in grandi centri commerciali, le carceri furono ampliate utilizzando vecchi container usati per i terremotati e le vittime di grandi disastri. Vennero montati su grandi gommoni e dislocati in mare aperto, a marcire.

Così, si venne a determinare una situazione che prevedeva la totale mancanza di impegno, da parte di tutti. Pensava a tutto lui. Il canale unico televisivo trasmetteva tutto il giorno e anche la notte, programmi di intrattenimento totale, i quali, prevedevano la sua presenza nella gran parte del palinsesto. Erano interventi registrati e a volte, era sostituito da una delle sue tante controfigure che lo facevano aggratis, tanto era l’onore.

Nella reggia che occupava, ormai da quasi due decenni, aveva fatto rispolverare da tempo il vecchio trono, fu restaurato e aggiornato con tutta la più moderna tecnologia a disposizione, si muoveva direttamente con quello. Era stato motorizzato e dotato di sistemi di sollevamento, aveva anche dei sensori che determinavano automaticamente l’altezza da assumere al momento, una sua fissa e riusciva a superare ogni tipo di ostacolo. Stavano valutando se mettergli anche un paio di razzi, per farlo volare.

 

 Riffe

  Intanto, il Paesechepuzza era completamente fuori controllo. Il puzzo, metafora della situazione, aveva assunto proporzioni inimmaginabili.

Di fatto sulla strada vigeva ormai la legge del più forte e strada non è una metafora! I semafori erano stati aboliti, alcuni abbattuti direttamente. Le auto ormai, non erano più automobili nell’accezione classica: la berlina, la familiare, nooo!…Somigliavano sempre di più a dei veri e propri camion. Le carrozzerie erano divenute  enormi, ottomila chili di metallo e plastiche varie, per portare in giro il culo di un coglione che ne pesava mediamente ottanta! L’assurdo… era la normalità.

Alcuni si erano, come optional, fatti montare direttamente un mitragliatrice… i più esosi un obice da centocinque sul tetto del loro automezzo, con cui spazzavano via gli automezzi più lenti o eventuali ciclisti e pedoni troppo lenti. Anche i marciapiedi erano fuori giurisdizione, si era inizialmente cercato di porre dei limiti alla preponderanza automobilistica. Li si costruiva con gradini molto più alti, tanto che per salirci ti davi le ginocchiate sulle orecchie! Si erano apposti  paletti con catene, le barriere in cemento erano inserite nel terreno in profondità. Niente! Tutto era stato divelto e scavalcato. Chi si avventurava ancora a piedi, non sapeva se sarebbe tornato a casa e in quali condizioni. I mezzi pubblici che non erano mai stati un fiore all’occhiello del PCP, erano stati aboliti definitivamente, con la motivazione ufficiale “ Si è rivelato un servizio troppo costoso!  Non li prende nessuno.. e se li prendono non pagano il biglietto! “

È già!

Così, si assisteva indifferenti a incidenti continui. Lo sbirillamento era uno dei sport più in voga, si trattava di abbattere quante più  persone possibile, ferme per un qualche motivo, ai lati della strada. Delle strisce pedonali ormai non c’era più traccia da tempo, scomparse, cancellate. Delle ultime vestigia rimaste, veniva spiegato ai più piccoli che non ne avevano memoria, che si trattava di piste di atterraggio per astronavi aliene. E che dire del lavoro? I diritti, quei pochi rimasti, erano stati aboliti con referendum votati tramite il telecomando della televisione, il quale era ormai dotato di un unico tasto buono per tutte le funzioni, le quali venivano comandate direttamente dalla Centrale Operativa Democratica, organismo questo, creato con apposita legge emanata ovviamente dal nano, in un momento di particolare benevolenza e sotto la spinta dell’opinione pubblica mondiale. A cui in verità il PCP cominciava a fare un po’ pena.

La coglioneria era d’obbligo. L’imbecillità furoreggiava. Il pensiero comune era “ Quest’anno mi rifaccio il culo o le tette? ” valido anche per i maschi. Ossessionati dalla cura per il corpo, i cittadini di questo strano paese, dovevano solo stare attenti a fare lo slalom, in mezzo alle montagne di merda di cane che fiorivano in ogni angolo delle città. Ovviamente bisognava stare attenti a non gettare un pezzo di carta per terra, venivi subito additato alla pubblica ignominia e a volte, eri mandato in galera oppure messo alla gogna. Quest’ultima reintrodotta da poco.

Sulla cultura stendiamo un pietoso velo, era deceduta da tempo… il grave è che nessuno se ne era accorto!

Altra grandissima genialata fu l’invenzione del senso di colpa. Te lo vendevano direttamente. In effetti non era poi così nuova come idea, ma questa era la versione più recente aggiornata e corretta,   la 2.1. Della serie, compravi un prodotto gravatissimo dalle tasse e sopra ti ci scrivevano “ Guarda che ti fa male stronzo! ” oppure “ Attento! Stai usando un prodotto che farà morire moltitudini di pesci in Abkhazia! ” e ancora “ Questo liquido preziosissimo che ti serve per forza perché non hai alternative, sappi che fa molto male alla salute e alle tue tasche. Stronzo due volte! “ e così via.

Insomma, era proprio un piacere.

 

Raffe

  Il cielo sopra le maggiori città del Paesechepuzza era oramai solo grigio, anche quando c’era il sole ed era un po’ come l’animo delle persone. I loro occhi avevano un sguardo vacuo, non lo si notava solo perché la maggior parte delle volte, erano coperti dagli occhiali da sole, da pesanti trucchi oppure, da lenti a contatto colorate. Gli occhi si sa sono lo specchio dell’anima e infatti, le loro anime erano inaridite. Il bene comune non esisteva, il rispetto dipendeva dalla capacità  unica di farsi valere… a mazzate! Chi menava di più vinceva. Quello che era cominciato come un’idea condivisa dai più, cioè: “ Organizziamoci e presidiamo le strade, ci sentiremo più sicuri! ”. Era oramai trasceso in una situazione in cui, quelli che dovevano difendere erano quelli che importunavano. Se avevi la sfiga di imbatterti in una di queste ronde “ legali ” o riuscivi mimetizzarti in un cassonetto oppure attaccavano:

” Lei dove và a quest’ora? Non ce l’hai una casa? ”

“ Perché sta camminando rasente ai muri? Cosa nasconde nella mano? “

“ La sua faccia è troppo scura! E’ troppo abbronzato o è un negher di merda?! “ e così via.

Intanto “ Il Presidente Di Tutti ” nella sua residenza PP se la spassava. La situazione ricordava un po’ la corte del Re Sole, infatti c’era sempre qualcuno che cagava negli angoli del vecchio palazzo, non perché non ci fossero i bagni ma così, per il gusto di farlo. Le concubine arrivavano a frotte da ogni angolo del paese, le più gettonate erano quelle del sud. La lista d’attesa era lunghissima, molte erano accompagnate dalle loro mamme e anche dai papà, per non sembrare da meno. Quando non si riusciva ad entrare direttamente a corte, si veniva dirottati in una delle tante altre file che si formavano di fronte agli studi di produzione televisiva di tutto il PCP. Li si stavano producendo a flusso continuo, programmi attraverso i quali si sarebbe potuti diventare in breve tempo famosi, senza saper fare un cazzo!

L’emozione era telecomandata, ti dicevano quando piangere come e perché, soprattutto.

Il canuzzo della signora del nano aveva la colite? Bene, c’era un bollettino apposito che veniva promulgato a reti unificate e tutti erano preoccupati. Non parliamo poi se la situazione degenerava e magari ci stirava le zampette. Alè! Funerali di stato e un mese di lutto imposto.

In quello strano paese ogni giorno dell’anno, morivano persone solo perché stavano lavorando.

Lui ormai era irriconoscibile, a chi lo conosceva prima della metamorfosi. Si perché s’era fatto sistemare un po’: le gambe, gli erano state allungate con i più avanzati sistemi chirurgici, utilizzando ossa strappate a bambini del terzo ma anche quarto mondo e le orecchie, non erano più quelle due bistecche che si ritrovava dalla nascita e che gli avevano fatto subire i peggiori momenti di umiliazione, a volte lo alzavano direttamente prendendolo da li. I capelli, erano rimasti quella stoppa che aveva sempre avuto in testa, solo un po’ diradata ma che si tingeva maniacalmente, per sembrare più giovane. Quindi, adesso era completamente diverso. Infatti del suo passato nessuno aveva memoria e quelli che non avevano “ voluto dimenticare ” erano stati annichiliti, con ordine speciale eseguito dalla sua milizia privata. Bisogna dire che dell’essere remissivo che era o poteva sembrare in gioventù, adesso era quello che si può tranquillamente definire un “ Grandissimo figlio di puttana! “ e poi d’altronde sui natali non c’era certezza, dal momento che di fatto era un trovatello e che magari avevano buttato via alla nascita dicendo “ Cazzo! Questo è venuto proprio male! ”.

Di fatto chi l’aveva buttato, a quel punto se lo vedeva tornare indietro con gli interessi. Pagati però da tutti.

 

Dieci

  Con la situazione sotto il suo completo controllo cominciava ad annoiarsi e così, si cominciò ad interessare allo sport. Non praticato ma da tifoso, di pallalpiede. Si era comprato praticamente tutte le squadre, del campionato che si celebrava ogni anno nel paese. Decideva il calendario della partite, quando doveva cominciare e quando finire, dove si sarebbero dovute disputare le partite, quali i giocatori in campo, quali le strategie di gioco e soprattutto gli arbitri… tutti rigorosamente di sua fiducia! Aveva fatto installare megaschermi in tutti gli angoli delle sue residenze, così da poter seguire in ogni momento le sfide di pallalpiede. In verità non si capisce perché, tanto era lui a decidere tutto. Se aveva voglia alle tre di notte, convocava con un telefonata il suo procuratore personale che svegliava le squadre prescelte e quelle dovevano andare subito in campo, a giocare mezzi insonnoliti. E lui si incazzava pure, perché non erano sufficientemente sciolti. I giocatori erano si ben pagati ma facevano anche una vita di merda, costretti a dormire direttamente negli spogliatoi, per poter essere sempre pronti a giocare, come i vigili del fuoco. Comunque, era lui che comandava e gli ordini non si discutevano. Ora poi, sembrava gli fosse venuta a noia ogni cosa.

Non guardava più le donne, magari qualcuna molto giovane, ogni tanto. In giro non ci andava più, quei clamorosi bagni di folla degli inizi, gli facevano venire da vomitare. Non sopportava più la vicinanza delle persone. Aveva due molossi napoletani, incrociati con pitbull e griffoncino di Bruxelles, creati apposta per lui che gli facevano guardia e compagnia. Praticamente erano gli unici esseri viventi che amava un po’ e che considerava.

Quel giorno seduto sul suo trono era particolarmente furioso, per via del fatto che la squadra che lui aveva deciso “ doveva ” vincere il campionato era in difficoltà, stava perdendo 5 a 0 e lui, non aveva “ previsto ” questo! Sembrava che quegli stronzi in campo, non facessero quello che lui aveva ordinato. In effetti, la cosa era un po’ complessa da gestire. La squadra che “ doveva ” perdere, lo doveva fare senza farsene accorgere, perché lui era diventato un grandissimo esperto, oltre a essere un grandissimo stronzo e quindi, non sopportava che la cosa sembrasse preparata. Quindi in quel momento era proprio furente. Certo, erano le 4.25 del mattino, la situazione era per lui fuori controllo, continuava a chiamare il procuratore di fiducia, il quale ormai sudava freddo e si era cacato addosso, sapendo benissimo che stava rischiando molto. Probabilmente la vita.

In quel momento stava guardando il megaschermo, grande quanto una parete del salone e inveendo al telefono contro il povero procuratore, quando all’improvviso la squadra “ favorita ” si lancia in un’azione, di quelle prese pari pari dal suo Manuale di Pallalpiede, utilizzato ormai, da tutti i coach.  Preso dall’azione di gioco, non si accorse di aver mosso la leva che serviva a far muovere a ritroso il trono. Così, si andava posizionando con il suo trono semovente, lentamente e involontariamente, in prossimità dell’ampia vetrata solarium, in fondo al grande salone. In quel momento l’azione si stava concludendo come tutti si aspettavano… soprattutto lui. Pochi minuti prima aveva fatto cambiare le regole del gioco, se avesse segnato quel punto la squadra “ favorita ” avrebbe vinto… perché valeva 10! Così era deciso.

Ecco che il primo giocatore eseguito impeccabilmente il passaggio, imbecca il grande campione favorito del “ Presidente Di Tutti ”. Aggancia la palla e con tempismo perfetto, la scaraventa sul fondo, mancando clamorosamente la porta, ormai indifesa. Volsi sbarrò gli occhi, non poteva credere a quello che aveva visto e gli montò una rabbia terrificante. I cani se la svignarono squittendo come topolini e lui, ecco che sferra un bel pugnazzo contro il bracciolo del trono.

Proprio lì, dove i tecnici avevano appena messo il pulsante per azionare i razzi, installati per farlo volare sopra il PCP, quando aveva voglia di uscire. Fu così che… involontariamente… mise in moto il sistema di lancio che oltretutto era stato potenziato, perché si era lamentato con i tecnici della mancanza di forza dei razzi e per di più, non era stato collaudato.

L’esplosione fu potentissima.

Non fece neanche in tempo a capire cosa stesse succedendo che una prodigiosissima accelerazione, tipo Saturno 5,  lo incollò al trono-razzo e attraversò nell’ordine:

 

  • la vetrata del solarium
  • la troposfera
  • la stratosfera
  • lo strato di ozono
  • la mesosfera, lì cominciò a realizzare che qualcosa non andava per il verso giusto!
  • la termosfera

 

ed eccolo, finalmente in orbita. Il tutto in meno di 45 secondi. Un record!

 

Si dice che nelle notti più buie, si possa vedere anche ad occhio nudo passare una specie di cometa, battezzata dagli astronomi “La Stella Nana”.

 

Epilogo

–         “ Buongiorno signora! Come va? ”

–         “ Bene grazie! E lei? ”

–         “ Tutto bene anch’io…. grazie! “

–         “ Ha sentito cos’è successo? ”

–         “ Oh! Si! Si! Che ho sentito!… Come no! Certo che l’ha fat un bel volo meschino! ”

–         “ Ah! Si! Si! Proprio un bel volo! D’altronde…chi troppo in alto sale, rovinosamente cade! ”

–         “ Oppure… non torna più giù! ”

–         “ È già! ”

–         “ Ma… ha fatto caso anche lei… che l’aria oggi è più buona? ”

–         “ Si! ”

Loading

2 commenti »

  1. Esaltante racconto alla Benigni, dove la megalomania della nano-cultura trionfa nel bel paese affetto da nanismo culturale. Per fortuna che c’è il trono-razzo! Complimenti!

  2. Bravo! un racconto divertente scritto in modo ironico ed efficace. Complimenti!

Lascia un commento

Devi essere registrato per lasciare un commento.