Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2012 “Una scala per il cielo” di Alessandra Ponticelli

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2012

Il tocco delle campane si rincorre a stormo sulla campagna deserta. Il portone si chiude. Il vecchio sente il tonfo sordo rimbalzargli nelle orecchie. Si passa una mano sulla fronte, afferra con rabbia il borsone e decide che è giunto il momento di andarsene. I riflessi di un sole pallido scivolano sugli umidi fili d’erba come timidi sorrisi. Di qua dalla palizzata le gabbie metalliche, dove un tempo zigavano i conigli, le volte a tutto tondo che sormontano le stalle sembrano domandargli il perché di una decisione tanto assurda. Si sistema con cura il cappello sul capo, controlla di avere preso tutto e, con passo sicuro, s’incammina lungo il viottolo che porta alla strada comunale. Trecento metri lo separano dal paese. Dalla fermata della corriera che lo porterà via da lì, per sempre. Dai boschi di betulle e di querce, dai vigneti, dall’odore buono della terra e, soprattutto, dal suo passato.

Da quando Elena se n’è andata, niente ha più senso. L’ha accudita fino alla fine, mantenendo la promessa che si erano fatti. Nessuno dei due avrebbe mai consentito che l’altro finisse i suoi giorni in una squallida corsìa d’ospedale. Cinquant’anni vissuti insieme, tre figli e un amore assoluto che li legava dai tempi delle scuole elementari. Ora è rimasto solo e, a malincuore, ha deciso di accontentare sua figlia che insiste perché vada a vivere da lei, giù in città. E poi la testa non è più quella di una volta. Si dimentica di tutto e, specie negli ultimi tempi, le amnesie si sono fatte più frequenti.

Erano molto diversi, lui e Elena. Sia fisicamente, sia nel carattere, ma questo non era mai stato un problema. Anzi. Le differenze erano servite a rendere più salda la loro unione, a tenere viva la passione che nutrivano l’uno per l’altra. Graziosa, minuta, occhi azzurri che nei momenti di felicità s’imperlavano di grigio, lunghi capelli castani, aperta e gioviale, lei lo aveva fatto impazzire dal primo istante. Gli era apparsa in una limpida mattina di settembre del Trentotto, quando con suo padre era sceso nei campi per la vendemmia e ne era rimasto folgorato: “Giovanni, vieni un po’ a vedere che bella bambina c’è qui”, gli aveva detto il babbo, indicandogliela. “E’ la figlia del fattore; sì, di Paolino. Bellina vero? Suvvia, giocate un po’ insieme se vi va!”.

Fu amore a prima vista. Di quelli che non muoiono più. Di lui, a Elena erano piaciuti subito l’aria da bravo bambino, le guance paffute che suscitano simpatia, il tratto vivace e malinconico degli occhi scuri e incavati, ma soprattutto la timidezza. Non si erano rivisti per un mese, benché Giovanni avesse tentato più volte di raggiungere, in sella alla sua Legnano, la casa di Paolino, nella speranza di incontrarla. A ottobre si ritrovarono nella stessa classe. Una prima elementare di otto bambini, tutti di famiglia borghese, ad eccezione di Elena. Paolino si era raccomandato a suo padre e lui, da brav’uomo qual era, aveva convinto la maestra a inserirla nel gruppo. Unica femmina tra sette maschi, Elena non piaceva solo a Giovanni. Ma lei non aveva occhi che per lui. Una sola cosa avevano in comune: la passione ossessiva per il cielo. Seduti sull’erba, su un dirupo a solatìo, finiti i compiti, passavano interi pomeriggi a scrutarlo, a leggerlo, cercando di carpirne i grandi misteri. Tra le promesse c’era anche quella di riuscire, un giorno o l’altro, a scalarlo. Sapevano bene che era impossibile, ma preferivano continuare a sperare che quel desiderio, prima o poi, si avverasse.  “Sarebbe bello”, diceva lei, sconsolata, con gli occhi puntati verso la volta celeste. “Ce la faremo”, rispondeva lui, per non deluderla. Adesso Elena era davvero lassù e, paradossalmente, aveva realizzato la sua aspirazione. Ma lui? No, lui era rimasto lì, con un pugno di mosche in mano, lacerato da un’idea che sentiva più viva che mai.

Il vecchio prosegue nel suo cammino, assorto, sopraffatto da quel pensiero, finché non giunge alla strada comunale. Guarda la lunga fila di case a schiera, gli abeti illuminati che scintillano nei giardini e si ricorda che oggi è Natale. La fermata è lì, a due passi. No, non prenderà nessuna corriera e sua figlia si arrangerà. Arretra, lascia scivolare a terra il borsone e torna verso casa. Un pensiero si accende nella sua mente. C’è una grande quercia laggiù, oltre il vigneto. L’aveva piantata il bisnonno; è la più alta di tutta la proprietà e oggi, sulla soglia degli ottant’anni, si darà il coraggio per fare ciò che desidera da sempre. Raggiunge rapidamente il capanno degli attrezzi, lo apre e trova con lo sguardo quello che cerca. La lunghissima scala a pioli, con la quale per tanti anni nella fattoria si erano potate le piante, è ancora lì. Con agilità la solleva, la tiene ben stretta tra le mani e si dirige verso la vigna.

La giornata è magnifica. La nebbia mattutina si è completamente dissolta e il sole non è mai stato tanto bello. Sente le sue gambe farsi leggere, scattanti come quelle di un atleta in procinto di iniziare una gara. Corre verso la grande quercia, il suo respiro si fa corto per l’emozione, sistema la scala e, felice, inizia a salire.

Guarda in alto. Lassù, il suo cielo l’aspetta. E anche Elena.

Giovanni precipita a terra e non si accorge di niente. Volteggia già oltre l’infinito, soddisfatto di avere, finalmente, coronato il suo sogno.

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11 commenti »

  1. Bel racconto davvero, commovente. Nitide e mai appesantite da inutili orpelli le descrizioni. Una cronaca essenziale degli ultimi momenti della vita di un uomo che non vede più alcun senso nell’esistenza, che non vede futuro nella solitudine.

  2. Complimenti Alessandra, racconto davvero bellissimo e ben scritto! Molto emozionante…
    Ho apprezzato molto, grazie

  3. Raffaele e Claudio, grazie per le belle parole.

  4. Sfumature nostalgiche ricolme di Pathos. La solitudine di un Uomo mette in luce la solitudine di una società povera di sentimenti.

  5. Un racconto romantico dove la morte sembra l’unica soluzione per non vivere solo del ricordo di un grande amore. Commovente, mi è piaciuto.

  6. Grazie Sivia per il bel commento!

  7. E’ il bello di questo concorso leggere e commentare i racconti. Se ne hai il tempo, mi farebbe piacere tu leggessi il mio. CIAO

  8. un brano intriso di nostalgia che dice mmolto di più di quello che appare… complimenti

  9. Un amore totale, per certi versi estremista, comunque una complicità da ammirare!

  10. Bel racconto, anche se velato di tristezza e nostalgia. Si percepisce la potenza dell’amore che porta a sfidare anche l’mpossibile.

  11. Grazie, Giorgio, per il commento favorevole!

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