Premio Racconti nella Rete 2012 “Mio” di Ivana Vi
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2012Ho imparato a cucire le mie ferite, quelle che fanno male.
Ho poi imparato a incollare i cocci dei miei fallimenti, sono tanti.
Ora ho curato le ferite e raccolto anche i cocci.
Ora ci sei tu. Non hai ancora un nome, ma hai la vita. Hai il mio sangue, lo stesso mio che è diventato nostro. Ti muovi nel mio corpo dopo esserti preso tutto lo spazio che potevo darti. Sei già padrone della mia vita, come potrò regnare nella tua?
Sei nato da una violenza, ma la violenza di questa emozione cancella le ferite, e spazza via i cocci. Sei nato in un giorno in cui andavo lontano, oscillavo nel vento. Avevo un appuntamento con la vita e nemmeno lo sapevo. Avevo una strada davanti e poi subito dopo un burrone, la bussola della mia vita è così impazzita.
Ho odiato la vita, per un attimo lungo e poi intenso.
Quel giorno pioveva paura. Lacrime sudate e fremiti algidi.
Ho perdonato solo dopo il tuo primo calcio. Il male porta dolore, ma la vita porta gioie. Adesso io e noi siamo forti, ora abbiamo le armi giuste per abitare in questo silenzio.
Io parlo con te. Tu non rispondi, ma io attenderò le tue parole. Io canto, nella vita e dentro casa. E tu ti agiti, nel mio ventre, nella nostra casa. La nostra casa è piccola, un asilo, fuori la tempesta, ma qui ho trovato la mia pace, accanto a noi. Ora viaggiamo insieme nella marcia della vita. Giriamo insieme, accanto a noi solo il vuoto, siamo in attesa di noi stessi.
Oggi ti porto al mare per farti avvertire il movimento dell’anima. Poi ti porterò in montagna per farti sfiorare la magia del vento. E poi andremo in campagna per farti scoprire l’amore per la terra. Ti porto a spasso nella mia vita, è pulita ora senza ferite, senza cocci. Il mio futuro sei tu, non ho bisogno di ricordi. Non abbiamo memorie, è tutto da scrivere. Le nostre parole sono posate, giorno dopo giorno, su un diario che non chiuderò mai.
Non hai un nome, hai me. E spero di bastarti.
Ti accompagnerò per mano dove questo lo deciderai tu. Io dietro alle tue speranze per darti la spinta nella vita. E impazzirò senza di te quando entrerai nei sogni di una donna. E piangerò quando riderai perché la tua vita è la luce dell’anima, la mia. Ora è tua.
Sei piccolo, un pugno nello stomaco, eppure sei grande. Grande una gioia che impugna l’anima. Bella questa gioia che mi afferra e apre le mani.
I miei pugni ora sono schiusi, ti sto aspettando nel silenzio.
E quel bastardo che ha preso la mia vita ora dov’è?
E su di me ancora il suo fiato.
E su di me ancora le mani della violenza. Ora le mie mani hanno imparato ad accarezzare. Ora accarezzo il mio ventre, questa pancia rotonda come il mondo. Giriamo in tondo alla vita. Saltiamo sopra i banchi del dolore e via, prendiamoci la libertà ora insieme, tu e noi.
Sento il tuo cuore nel mio battito, e ringrazio Dio. Sento il tuo gioco nella mia tristezza, e ringrazio la vita. Sento i tuoi calci nella mia pace, e ringrazio il bastardo che ha sporcato la mia vita.
Ero sul ciglio del dolore, quel giorno il cielo era in guerra con il mare. Sarebbe bastato un passo, l’ultimo prima della fine. E mentre il vento spingeva le mie intenzioni, il cielo abbracciava il mio corpo.
Mettetevi d’accordo e lasciatemi andare.
Lo sguardo era vicino all’infinito. Non metto a fuoco la linea sottile che spacca in due la terra. Ero sul ciglio della fine, meno di un passo. Il coraggio lo avevo già ingoiato. Era sceso nel vuoto.
Poi arrivi tu, una rondine sfiora il mio pianto che asciuga le lacrime e distoglie il mio sguardo dal nulla. Lo poso su di te che stringi nel mio vuoto. Poi arrivi tu, sento l’eco nel solco del mio dolore.
Mi sono allontanata dal ciglio chiedendo al cielo una spiegazione, mi sono allontanata dalla fine chiedendo al vento se era questo il principio. Tu sei stato veloce e, mentre la rondine volava altrove, mi hai chiesto di proteggerti la vita.
Con le mani nascoste nelle tasche del tormento sono tornata a casa. Alle spalle le ombre distese sul passato. Voltavano lo sguardo e lasciavano libero il mio passo.
Ora non sono sola. Hai scalciato le mie paure, hai afferrato il mio volo stanco. Ora voliamo, alto e poi piano, veloci e poi forti. Fendiamo le nuvole, ci nuotiamo dentro e viaggiamo alto, sopra oltre i confini. Oltre il volo stanco della vita, nasci tu nel giorno che accompagna il mio futuro.
Vivo veloce questo manto che cresce dentro di me. Questa coperta è calda, soffice come lana di fata. La tua fata sono io. Verde, turchese e poi rossa come una mela che mordo per darti la vita. Mangio tutto e nutro il nostro presente. Bevo per mondare il mio corpo e darti acqua cristallina.
Ho spaccato il dolore, l’ho fatto in mille pezzi che ho venduto al vento. Li avevo chiusi in un pugno. Ora quel colpo è aperto. E la mia mano suda perché l’emozione è sana. Arriva poi naviga nelle onde dell’amore. Mi solleva da terra e ho imparato così a planare. Libera nel mare con te nel cielo. Cresci nel mio ventre, io ti sento, io ti proteggo.
Non conosco il tuo nome, e ancora non lo cerco. Mi rispondi anche senza.
Ti chiamerò uomo, l’uomo della mia vita. Ti chiamerò angelo, l’angelo dei miei sogni. Ti chiamerò santo perché hai benedetto la mia aria. L’avevo ingoiata quando ho pianto dinnanzi al male. Non conoscevo la faccia, non conoscevo il nome, ho conosciuto la sua violenza. Dolori sordi, dolori animali, e poi squarciati dal pianto. Sotto il cielo terso della rabbia, una iena rubava la mia vita. E il mio orgoglio.
Nascerai a marzo sotto il peso della pioggia che spazza il buio dell’inverno, sopra le corde dei colori che dipingono la primavera.
E torno al tuo nome.
Ti chiamerò Mio come questo figlio che nasce tra le pieghe di una donna che non ha perso il coraggio. Mio come il desiderio di madre che arriva dal male per vincere insieme al bene. E ti vorrò bene. Ogni giorno che respirerai. Te ne voglio già adesso in questo istante in cui sento il tuo corpo oscillare nella melodia di questa notte che mette a tacere le note della paura. Questa notte in cui scrivo di te per lasciare un ricordo in una pagina che piange la solitudine.
Crescerò tra le tue mani, mentre le mie proteggeranno il tuo urlo quando ti farai sentire, quando la luce chiuderà i tuoi occhi. E sorriderò perché le lacrime bagnano i ricordi e lavano via le paure.
Mio perché vivi nel mio presente, perché cresci nel mio futuro che disegna di te. Mio perché ti proteggerò anche da noi. Dalle mie paure, dalle mie lacrime che regalerò solo a chi amerà il mio desiderio di te.
Mio, come questo amore senza confini, senza anime sul ciglio delle mie paure. Soli, tu e noi dentro la vita che cresce. Rallenta e poi corre, mi prende e mi sfiora, mi scalda e mi vive. Dentro, in questa intimità che conosce i miei limiti. Soli, io e noi dentro questa vita che viaggia in volo.
Dio se ti amo. E ti proteggo, e ti sento, e ti lascio respirare nel mio spazio. Prendi le mie paure e fatti sentire quando la notte porta i brividi. Fatti sentire quando sotto le coperte cerco una ragione a questo silenzio fatto solo di noi.
Manca poco alla primavera.
Ho organizzato il tuo arrivo anche se sei già arrivato. Nel mio animo.
Ho acquistato il necessario perché noi ci basteremo. Nella nostra vita.
Io non ho paura, la mia vita ora si chiama Mio. Unico e mio. Mio come questo amore per il tempo che passa in attesa di te.
Mi hai insegnato a cantare e a parlare con la voce che riempie la stanza senza paura della sua eco. Mi hai insegnato a guardare avanti e le ombre ora si confondono con i ricordi. I ricordi sono rimasti oltre il tempo che ora è finito e indefinito. È ampio, abbraccia insieme.
Ti sento e ti vedo, ti disegno e poi spero che questa primavera non arrivi con comodo. Ma sento già il mio ventre salutare la vita.
Oggi sei arrivato.
Non abbiamo sofferto. Non abbiamo pianto.
Ti sei stretto a me, sul mio copro sudato e stanco. I tuoi occhi sono ancora chiusi, ma avremo tempo di guardare il nostro futuro insieme. I tuoi pugni sono stretti, hai lottato con me. E la tua pelle profuma di noi.
Non ci sarà un giorno e poi una notte capace di separarci. Non ci saranno diritti e doveri che cancelleranno il mio amore per te. Non ci sarà vento e pioggia capaci di cancellare questo alito di amore. Non ci sarà sole e poi luna capaci di distrarmi da te. Sei il mio disegno nella vita, sei le travi del futuro, sei la geometria della passione.
Ho costruito la nostra attesa, ho disegnato percorsi e poi strade, ho preparato le valigie che ci porteranno nella vita. Dentro, tutto di noi.
Ora ti addormenti sul mio petto. Io nel tuo calore.
Mio, questo corpo che profuma di me.
Ora ti addormenti nella mia notte. Io nel tuo domani.
Mio, questo corpo che parla di noi.
Mio, io e noi insieme in questo silenzio ora senza paura.
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