Premio Racconti per Corti 2011 “Formaldeide” di Pier Francesco Borgatti
Categoria: Premio Racconti per Corti 2011Un portone si apre ed esce frettolosa sul marciapiede una ragazza seguita subito dopo da un ragazzo; i due si fermano, litigano; lei è stanca della gelosia di lui; discutono camminando speditamente verso il loro posto di lavoro.
Entrambi, sono adesso in divisa da cameriere, in attesa dei primi clienti; hanno fatto pace e si scambiano piccole effusioni facendo attenzione che il titolare non li veda.
Una coppia entra e prende posto ad un tavolo; la cameriera si distacca dal suo ragazzo e si dirige al tavolo dei nuovi arrivati. Un bel sorriso due battute e l’ordinazione è presto presa.
Durante il servizio però, la ragazza sembra sempre avere un occhio di riguardo per “quel tavolo”; sorrisi e gentilezze abbondano e in particolar modo per l’uomo. Dopo il caffè, i due si alzano, ringraziano e si dirigono verso l’uscita; la donna è già fuori ed aspetta lui che sta pagando alla cassa; l’uomo saluta, si dirige verso l’uscita ma la cameriera lo chiama, gli si avvicina e gli sussurra discretamente qualcosa; lui, con fare sempre elegante estrae una penna dalla giacca e le scrive qualcosa sul retro del biglietto del conto appena ritirato; lo consegna a lei che furtivamente lo infila nella tasca del grembiule; si salutano.
Da lontano gli occhi del ragazzo hanno visto tutto; Tutto. Il nervoso lo assale, quasi trema, spacca un bicchiere, risponde male a colleghi e anche ai clienti.
Il locale è adesso affollato. Mentre lui sta prende le ordinazioni ad una grande tavolata, in fondo alla sala vede apparire la sua lei con indosso il giubbotto sopra la divisa e con la mano destra all’orecchio gli fa il segno del telefono mentre con la sinistra si massaggia la pancia mimando dolore con l’espressione del volto. Quindi esce.
I clienti ordinano ma lui è “scollegato”. Il nervoso si tramuta in follia, molla tutto, corre verso l’uscita tra lo stupore della gente e dei colleghi. La segue. Lei passa davanti al portone di casa, ma prosegue, svolta l’angolo e poco dopo si ferma innanzi ad un altro portone; guarda dal basso all’alto il palazzo, suona un campanello. Entra.
Lui nascosto dietro ad una macchina osserva incredulo, traccheggia un po’ e decide di andare fino in fondo.
Con rabbia, pesta con le mani sui campanelli a casaccio per farsi aprire. Gli aprono. Entra.
Vede sul pianerottolo del primo piano ciò che si immaginava. L’uomo del ristorante. Accecato dalla rabbia, sale in un baleno la breve rampa di scale e gli si scaglia contro; l’uomo, colto di sorpresa cade a terra e subito dopo riceve una pedata e un cazzotto in pieno volto; il giovane alza lo sguardo, vede la porta rimasta aperta dell’appartamento, si fionda dentro, urla il nome di lei, entra in una stanza stanza e si trova di fronte la donna del ristorante dentro un camice bianco. Dietro, seduta su di un lettino medico, la fidanzata. Egli è ora senza parole, indietreggia e nota una targhetta sulla porta; “Dr. Tibor Gattili – ginecologo”; si guarda attorno sconvolto e scopre di trovarsi in una sala d’attesa con tanto di pazienti impaurite e incredule.
La ragazza, scioccata prende coraggio e con un filo di voce gli chiede spiegazioni; lui non risponde si butta sul grembiule della divisa di lei ed estrae dalla tasca il biglietto, lo gira e legge “14,30 via del Moro 15”; Adesso è lui che con il solo sguardo aspetta spiegazioni. Lei gli dice che il suo ginecologo, ha da ieri un secondo studio medico vicino al ristorante e avvertendo dolori,si era fatta lasciare il nuovo indirizzo per una visita urgente prima dell’orario di apertura dello studio.
Il test di gravidanza eseguito qualche giorno fa è risultato positivo e finalmente avrebbero avuto un figlio. Dopo il controllo gli avrebbe fatto una bella sorpresa. Ma la gelosia di lui ha vinto ancora. Egli ora piange, stremato, si inginocchia, si scusa con lei, con il dottore che si è appena rialzato dolorante con le pazienti e qualche inquilino che era accorso attirato dal chiasso.
Qualche minuto dopo il portone del palazzo del medico si apre; lei ancora una volta esce per prima, è esausta, non parla, ha giganteschi dubbi sulla loro relazione e soprattutto sull’equilibrio mentale di lui.
Esce anche lui; a testa bassa la raggiunge, prova a confortarla buttandogli il braccio attorno al collo mentre con la mano destra nella tasca del grembiule, estrae e getta via ciò che aveva preso dal ristorante.
Un coltello.
Un racconto diretto, anche crudele nella sua capacità di mostrarci come il sentimento della gelosia può mettere a repentaglio una bella storia d’amore.
Una storia emozionante che ci ricorda quanto alcune persone sono mai sazie della voglia di comandare a fondo sulla vita della persona “amata”
La gelosia è una brutta bestia non facile da domare e talvolta sfocia in cattive azioni che troppo spesso riempono le pagine di cronaca nera dei quotidiani.
Volevo ringraziare, Roberto Giorni per aver lasciato il suo personale commento; mi ha fatto tanto piacere.
Grazie.