Premio Racconti nella Rete 2011 “Un topo di nome Nando” di Lucia Finelli (sezione racconti per bambini)
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2011Questa è la storia di una bella e tenera bambina, la quale, ogni sera, supplicava la mamma di raccontarle lo stesso racconto. La piccola indossava il suo bel pigiamino, cominciava a saltare sul lettone di mamma e papà e poi cominciava: “Ti prego mammina, mi racconti la storia di Nando, dai ti prego, mammina, solo una volta, su ti prego!”, e la mamma, stufa di quel racconto, replicava: “No, basta, basta con questa storia, non ne posso più, amore! “, e la piccola, sicura di sé, metteva in atto il suo consueto ricatto: “E allora io non dormoo! “. Insomma, alla fine di un affettuoso tira e molla la mamma cedeva sempre al dolce ricatto della figlioletta ed iniziava a raccontare:
“C’era una volta un topolino di nome Nando.
Nando apparteneva ad una deliziosa famiglia di topi ballerini, che vivevano tranquilli nelle campagne romane. Un giorno, però, il topolino Nando decise di fare una visitina alle colorate casette vicine.
In realtà, la sua non fu una decisione improvvisa. Aveva, infatti, da molto tempo un’idea fissa: diventare un topo di città.
Guardò ognuna di quelle casette: in una, c’erano troppi gatti; in un’altra, c’erano un cane, due gatti e persino un enorme serpente; in un’altra casa, c’erano troppi bambini; un’altra ancora, invece, era completamente e tristemente vuota, ma, finalmente, in un’altra casetta, di colore azzurro, attraverso le tendine di merletto bianco, Nando intravide un ragazzo alto ed una ragazza bionda, che ballavano splendidamente al suono di una musica, che attirò ancora di più la sua attenzione. La finestra semiaperta, infatti, gli consentì di sentire chiaramente il proprio nome, sì, proprio il suo nome “Nando”. Sentì distintamente queste parole: “An vedi come balla Nando, è proprio la fine der monno, an vedi come balla Nando”.
Era proprio la casa per lui! Decise di entrare …. Esitò, poi ebbe almeno il buon senso di andarlo a dire alla sua famiglia!. Ma sì, sarebbe tornato dai suoi genitori e da tutti gli altri, avrebbe raccontato loro tutto quanto ed avrebbe ballato con i suoi amici al nuovo ritmo, quello di “Nando”, e così fece.
Quella sera ballarono e cantarono tutta la notte sotto le stelle, al chiarore di una luna di mezz’estate, in una campagna intrisa di profumi di fiori. Che meraviglia! Che incanto!
Ma, al risveglio, il topolino Nando ricominciò con quella storia degli umani, della casetta di mattoni: voleva cambiare vita, voleva essere un topolino di città e vivere al calduccio di una casa e non più sulla nuda terra.
A nulla servirono le lacrime della sua povera mamma né le urla del papà e neppure le parole degli amici. “Te ne pentirai!” gli dissero tutti. “ Morirai!” “Vedrai, gli umani ci odiano, non è come si vede nei film. “Povero Nando!” “ Addio”. La grande famiglia dei topi era praticamente a lutto.
Se ne andò, lasciando tutti nella più profonda disperazione! Ma lui, Nando, nonostante tutto, era felice.
Partì verso la sua nuova vita, sicuro di trovare una splendida dimora! Ma, in verità, non sapeva cosa lo aspettava, quale tragico destino lo attendeva!
Nando era sempre stato un topo coraggioso, intrepido e soprattutto molto curioso, desideroso di provare nuove emozioni. Odiava la vita piatta, voleva sempre provare nuove sensazioni (non a caso era un grande ammiratore del mitico Vasco e della sua “Vita Spericolata”!).
E così fu anche questa volta. Senza mai pentirsi, neanche per un istante, in una tremenda mattinata di pioggia, mentre tutti gli altri (o quasi tutti) dormivano ancora, si avviò verso la sua nuova casa. Camminò senza mai voltarsi indietro, e, proprio per questo non si accorse che qualcuno lo stava seguendo!
Ebbene sì, una topolina di nome Terri, segretamente innamorata di Nando, si mise in testa che il suo amore era in pericolo, per cui decise di seguirlo. La topina era molto più furba di quanto si potesse pensare! La furbetta e previdente topolina chiese ai suoi due amici passerotti di accompagnarla nell’inseguimento di Nando (poi capirete quanto furono importanti questi amici con le ali!).
Terri aveva preso a cuore questi due uccellini, che cantavano magnificamente. Li aveva addirittura sottratti alle grinfie del gattaccio del contadino, proprietario della fattoria, nella quale viveva insieme a tutti gli altri topi.
Non camminarono a lungo. In fondo, le casette che piacevano al suo amato Nando erano vicine alla loro campagna. Per fortuna!!! Però, c’erano tante macchine infernali, che facevano un terribile rumore, emanavano un bruttissimo odore, e, soprattutto, erano molto pericolose!
La piccola Terri era indignata ed incredula: come poteva il suo Nando preferire quel posto alla loro campagna sconfinata?! E, poi, tutte quelle casette attaccate in una lunga interminabile fila! Che orrore! Terri non riusciva proprio a capire come avrebbe potuto il suo Nando vivere là dentro!
In campagna, invece, i topi erano liberi, completamente liberi! Cosa c’è di meglio della libertà di correre in un prato pieno di fiori e …..di animaletti da mangiare!? Le sembrava più bello finanche il ricordo del gattaccio, Ugo, che li rincorreva sempre, ma solo per gioco, non certo per fame (con tutto quello che gli dava da mangiare il contadino!).
No, sinceramente, la topina Terri non avrebbe mai rinunciato alla sua libertà, per niente al mondo! Eppure era lì, lontano da casa sua, a causa del suo amore per Nando. Ah, l’amour… l’amour!
Nando, per l’appunto, arrivato alla meta, si fermò davanti al portoncino della palazzina e …. chissà, forse ebbe un attimo di esitazione o addirittura di paura! Noo, neppure per sogno! Aveva solo sentito delle voci umane e, quindi, stava aspettando che passassero quelle persone. Dopodiché, quatto quatto, entrò nel portone, ma poi pensò che non avrebbe voluto entrare in casa come un ladro, passando sotto la porta grazie alla sua eccezionale natura elastica. Scese di nuovo nell’androne, uscì da dove era entrato e aspettò che qualcuno della casa da lui scelta aprisse una finestra.
Finalmente, nel primo pomeriggio, intravide la finestra sul cortiletto ben spalancata. E che odore proveniva da quella finestra! Hmm! Nando cominciò a leccarsi i baffi. Tutto prometteva bene. “Se magna!”, pensò il buon topolino, il quale ormai era molto affamato! (a proposito di fame, la piccola grande Terri, da brava detective, si era piazzata in una posizione strategica, proprio accanto al bidone della spazzatura, collocato in prossimità dell’abitazione scelta da Nando, e, dal quale, senza fare troppo la raffinata, potette cibarsi a sazietà!).
Finalmente, il nostro amico topolino entrò nella casetta, si tuffò nel secchio della spazzatura, nel quale trovò, con suo grande piacere, bucce di patate, di carote, di mele e persino nutrite scorze di formaggio! Hmm! Si leccò ancora una volta i baffi e disse tra sé e sé: “Qui si mangia bene, è veramente il posto adatto a me!”. Fece, quindi, un salto di gioia, come era solito fare quand’era molto felice, ma …. quel salto gli costò caro! Udì, infatti, un urlo terribile: “Pippoo!!” – era una voce di donna, a parer suo molto spaventata. “Che c’è?” rispose una seccatissima voce di uomo (anche se Pippo, in verità, è nome da cane!). E la donna, sempre agitata rispose: “Ho visto qualcosa saltare nel secchio della spazzatura, forse una cavalletta, qualcosa di grigio! Vieni a vedere!”
Nando rimase interdetto (non sapeva che era solo l’inizio dell’incubo!) e avrebbe voluto ribattere a quella signora: “Ma quale cavalletta?! Sono io, il piccolo, tenero Nando, il topo ballerino, incapace di fare del male ad un moscerino (anche se poi gli piacevano i moscerini, gli facevano il solletico al palato!).” Perché aver paura di una bestiolina come lui? “Perché gli umani hanno così tanta paura dei topi?” Non sapeva dare una risposta a queste domande, ma una cosa sapeva con certezza: doveva al più presto nascondersi.
Trovò un nascondiglio perfetto: dietro al frigorifero. Da quel momento, ovviamente, non vide più niente, ma sentì, perfettamente, le voci degli umani. L’uomo, quel Pippo, dubitava che lei avesse visto davvero qualcosa. Probabilmente, svuotarono il secchio della spazzatura senza trovare alcunché (naturalmente!). Infatti, lui, con un po’ di stizza nella voce, disse: “Qui dentro non c’è niente. Sei proprio sicura, caraa, di aver visto qualcosaa?! E lei: “Si certo, amore, ho visto qualcosa di grigio”. Ebbene, era proprio quel “qualcosa di grigio” che lo insospettiva e lo preoccupava, per cui, dopo avere discusso ancora un po’, così concluse: “Va bene (che per Nando voleva dire “va male!”), per sapere se c’è un topo in casa, lasceremo un po’ di formaggio in cucina, così, se domani mattina non ci sarà più, vorrà dire che, ahimé, il topo c’è!”. Lei, probabilmente, annuì. Poi si sentirono rumori di piatti, pentole ed altre diavolerie meccaniche ed, infine, il buio totale.
Per Nando calò la notte, una notte interminabile! In realtà, avrebbe potuto andarsene in qualunque momento, passando sotto la porta, ma qualcosa di irresistibile lo trattenne lì, in quella casa! Era il suo tragico destino a trattenerlo, a renderlo prigioniero di sé stesso. Non si mosse. Sentì l’odore del formaggio (la prova del 9!). Ci girò intorno tante, tante, ma tante volte, senza mai mangiarlo (così gli umani avrebbero pensato che non c’era alcun topo e si sarebbero tranquillizzati). Ma, gira e gira, la fame era tanta, era troppa per resistere! Il suo pancino brontolava. “Basta”, si disse, “questa è una tortura!”. Doveva mangiare il formaggio! In fondo era destinato a lui! Al diavolo gli umani! Certo, avrebbero saputo che in casa c’era lui, Nando, un topo! E allora? Dov’era il problema? Appunto: “Non c’è alcun problema”, si disse tra sé e sé il nostro amico. E …… alla fine, mangiò!!!
D’altra parte, si sa, “tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino”! (vale pure per i topi e …. per tutti, purtroppo!)
Nando mangiò di gusto: il formaggio più buono di tutta la sua vita! Morbido, cremoso, in una parola “divino”! Lo avevano trattato proprio bene! Magari ci fossero stati lì con lui i suoi amici e … la sua famiglia! Non gli era mai piaciuto mangiare da solo e … poi, un po’ gli mancavano tutti. Quasi quasi, forse pensò di ritornare da loro, ma … mentre pensava a queste cose, fu distratto da una musica bellissima proveniente chissà da dove!
Il richiamo della musica e, naturalmente, del ballo era sempre irresistibile per Nando (quasi come un pezzo di formaggio!). Cominciò a ballare com’era solito fare con gli altri topini e, ballando ballando, smise di pensare. Il ballo lo distraeva completamente, lo faceva sentire leggero; gli sembrava quasi di volare, ma, soprattutto, quando ballava, dimenticava persino di essere un topo! Il ballo, che bella invenzione! Avrebbe ballato tutta la notte, ma, purtroppo, dopo un po’ la musica cessò e tutta la casa sprofondò, nuovamente e definitivamente, nel silenzio più assoluto.
I padroni di casa erano andati a dormire, per cui Nando visitò l’abitazione in tranquillità, anche se al buio. Passò sotto la porta della cucina, nella quale si era rifugiato ed entrò in una grande camera, poi passò sotto un’altra porta ed ancora sotto un’altra porta, e qui, finalmente, sentì il rumore chiaro del respiro umano: era la camera da letto dei suoi giovani ospiti. Non si permise certo di salire sul loro comodo letto; se si fossero svegliati, avrebbero sicuramente urlato e …. poi… chissà cos’altro sarebbe successo!
Fece, invece, un altro giro per la casa, sbirciando dalla finestra, dalla quale vide ben poco: solo il buio della notte e qualche luce in lontananza. Così, tristemente rassegnato, si ritirò in cucina dietro al frigorifero.
La solita forza irresistibile, infatti, lo trattenne ancora, inspiegabilmente, in quella casa! Finalmente, si addormentò. La sua prima notte da “topo di città” passò tra mille stranissimi sogni.
L’indomani, lui, Pippo, entrò per primo in cucina. Spalancò la porta e disse: “Mi dispiace, cara, ma il topo c’è”. “C’è?!”, gli fece eco lei, che continuò: “E adesso che si fa?”
Erano talmente sconvolti che sentirono l’esigenza di comunicare la notizia a qualcun altro! Nando sentì, infatti, la voce dell’uomo che raccontava (forse per telefono) tutta la sua storia, da quando era entrato lì da loro. Per un attimo Nando si sentì protagonista, al centro dell’attenzione degli umani! (Chissà perché poi ci teneva così tanto all’amicizia degli umani!) Si sentì importante! Ma … si dovette ricredere quasi subito, quando udì una parola terribile: “T R A P P O L A”. Sentì chiaramente queste parole: “Andrai tu, cara, al negozio di ferramenta del tuo amato rione al centro, a comprare una trappola per topi.” “Si, va bene, andrò io, ma quanto dovrà essere grande questa trappola per uccidere il topo della tua amata zona di campagna?!” (I due ebbero anche il coraggio di litigare sulla pelle del povero Nando: eh, sì, perché lui, Pippo, voleva vivere in campagna, mentre lei, voleva vivere al centro, in pieno centro!).
Di fronte al silenzio del marito (Nando scoprì che i due erano marito e moglie senza figli), lei continuò a parlare da sola ad alta voce – e lo faceva spesso! – “Certo, dipende dalla grandezza del topo! E chi lo sa quant’è grande?! Booh! Va be’”, concluse, “Mi farò consigliare dal negoziante. Adesso prepariamoci e andiamo via da questa casa. Il solo pensiero che qui dentro ci sia un topo mi fa venire i brividi! E speriamo che in nostra assenza non combini guai! Si sa come sono i topi! Rosicchiano tutto, quegli sciagurati! Quasi quasi, gli lasciamo un altro bel pezzo di formaggio, in modo che è sazio e non va rosicchiando in giro!”.
“Ottima idea!”, pensò Nando, contento. Però, proprio non riusciva a capire l’agitazione di quelle persone. Avevano paura di lui, un piccolo innocuo topo di campagna! Mah! Fandonie!
Sdegnato, smise di pensare a quei due esseri umani (cominciava a disamorarsi!) ed iniziò a godersi la casa: la visitò in lungo e in largo – anche se poi, vedendola di giorno, non era così grande -, si rotolò sul comodo divano bianco, poi provò il lettone, anch’esso supercomodo, salì sugli scaffali, sui quali annusò i molteplici libri polverosi, giocò a nascondino con le tende e …… insomma, si divertì un mondo nella sua nuova dimora, ignaro di quello che gli sarebbe ben presto capitato! Gli dispiacque solo che non ci fossero i suoi amici e, naturalmente, i suoi genitori. “Povera mamma mia!”, pensò Nando. Non riusciva a dimenticare il suo sguardo quando aveva comunicato la decisione di andarsene. Il ricordo di quello sguardo, tra l’incredulo ed il disperato, per un istante gli fece balenare, per la prima volta, l’idea di abbandonare quel posto. Per un istante ebbe quasi per istinto il desiderio di scappare, di tornare alla sua famiglia, quando, all’improvviso, un abbaiare di cani lo distolse completamente da quel lungimirante pensiero.
Era la cagna dei vicini, che Nando aveva già incontrato qualche volta nelle campagne della zona: vecchia e trasandata come la sua dolcissima padrona. Nando si ricordò che una volta aveva incontrato quella signora, la quale, non solo non si era spaventata, ma gli aveva addirittura rivolto la parola: “Ciao, bel topolino, fai attenzione ai gattini della zona! E stai lontano dalle nostre case! E’ per il tuo bene, piccolino! (solo adesso capiva quelle parole, purtroppo!).
Pensando a quei giorni lontani Nando cadde in un sonno profondo e si svegliò di soprassalto quando ormai fuori era buio pesto. Fece appena in tempo a rifugiarsi dietro al frigorifero che sentì il rumore delle chiavi nella serratura: doppio, triplo giro di chiavi! Praticamente, era stato chiuso in una cassaforte!
Più passava il tempo e più Nando capiva quanto gli umani fossero esagerati, stressati, pieni di paure e di problemi inutili. Avevano paura dei topi, dei ladri, litigavano per il luogo in cui vivere. Insomma, facevano una vitaccia!
Per il momento, in verità, i problemi li aveva lui! I suoi ospiti, rientrati in casa a tarda sera, erano molto silenziosi (dovevano essere molto stanchi); prepararono la cena insieme, cenarono, scambiandosi qualche parola incomprensibile, quando, ad un certo punto, si sentirono delle risate fragorose. Solo dopo un po’ Nando capì che era tutto merito suo! I due, infatti, ridevano, perché lei, la biondina, aveva comprato due trappole, e dico DUE TRAPPOLE PER TOPII! E, una di queste era gigantesca! Perciò ridevano a crepapelle. Quando, alla fine, smisero di ridere, Nando capì che le cose si mettevano male per lui. Eh già, piccola o grande che fosse, la trappola era per lui sigh!!! Non gli sembrava vero, era incredulo, al punto che, indignato per quanto udito, si girò su sé stesso, sempre nascosto dietro al frigorifero e si addormentò (il sonno porta giudizio!).
Quando si svegliò doveva essere notte fonda, visto che era tutto buio e non si sentiva alcun rumore. Uscì allora dal suo nascondiglio, facendo molta attenzione a dove mettesse le zampine per paura di finire nella trappola. Al contempo, aveva una gran fame, ma non potendo fare salti nel secchio chiuso della spazzatura, avrebbe dovuto assaggiare il formaggio della trrrappolaa!
Per la prima volta nella sua vita Nando ebbe un morso nello stomaco, un buco terribile per la fame, ma la paura era più forte. Povero Nando, che misera fine! Ma perché rimanere ancora lì dentro? Avrebbe potuto andarsene, e invece, no! Si avventò sul formaggio, sia pure con delicatezza, per non essere intrappolato, e …… gli andò bene! Aveva cominciato la sfida con gli esseri umani e doveva vincere!
Il mattino seguente la delusione o meglio lo sgomento degli umani fu enorme, quando videro la trappola senza il formaggio e, soprattutto, senza il topo! Che, quindi, era ancora vivo e vegeto e …… quasi sicuramente ancora in casa loro!
Nando sentì le loro voci e si rattristò molto perché quei due lo volevano proprio morto! Sentì chiaramente queste parole: “Su, cara, non ti preoccupare. La prossima volta andrà meglio” – che per lui, Nando, significava “andrà peggio”!).
La stessa storia si ripetè per svariate mattine e sere: loro, gli umani, mettevano la trappola, lui, Nando, mangiava il formaggio riuscendo a non rimanere imprigionato. “Chi la dura la vince!”, ognuno di loro pensava.
Nando era bravissimo ad evitare il congegno mortale della trappola; forse si sentiva forte e furbo, ma proprio questa sua sicurezza mista alla presunzione di sempre gli fu fatale! Un giorno, infatti, contrariamente al solito, il formaggio – sulla trappola, naturalmente – gli fu offerto di pomeriggio. Lo capì dal discorso dei padroni di casa: “Avanti, pigrone, oggi si va in palestra, non ci sono scuse, siamo in perfetto orario, prendiamo le borse e via, senza esitare!”, e poi si sentì sbattere la porta di casa.
Non sentendo più alcun rumore Nando uscì dal nascondiglio e vide una doppia, tripla dose di formaggio: avanti, sopra e dietro. “Hmm! Che bontà”, pensò il topolino e si tuffò a capo fitto sul cibo, senza esitare e, purtroppo, senza troppo riflettere. Rosicchiava avidamente, desideroso di finire, quando, ad un certo punto, per prendere l’ultimo bocconcino, sopra la trappola, fece un movimento sbagliato e sentì solo un dolore lancinante indescrivibile.
In un momento gli passò davanti agli occhi tutta la sua vita, i suoi affetti, le giornate passate a ballare “Nando, proprio la fine der monno!” Eh già, la fine del mondo, la fine di tutto, per lui era giunta! Che pena! Possibile che fosse davvero arrivato il suo momento?!
Mentre pensava a ciò, soffrendo come un cane (che, poi, perché si dice “come un cane” e non “come un topo intrappolato!?”), arrivarono i due a s s a s s i n i tutti felici e contenti (ridevano come non mai, in un momento così tragico!). Si aprì la porta della cucina e lui disse famelico: “Ah ah, ci sei cascato, topo schifoso!”, e, poi a seguire: “No, cara, non entrare, è una scena troppo brutta per te!”. “No”, disse lei sadicamente, “Voglio vedere anch’io quant’era gra …. nde!”. Entrando, si rese conto che il topo non era poi così grande; era solo un topolino di campagna. “Hai visto?”, disse lui, “E’ piccolo, non è certo come quelli che si vedono nel tuo amato centro (quelli sono un’altra cosa!). E lei: “Non mi sembra questo il momento di discutere sul centro e sulla periferia! Adesso c’è un topo agonizzante in una pozza di sangue nella nostra cucina! Che schifoo!!”.
Ed infatti, non era questo il momento di discutere e di litigare, pensò Nando tra sé e sé, ancora vivo! Ci sarebbe voluto un dottore per lui! Solo allora Nando si rese conto della cattiveria di quelle persone, degli uomini, era come se si fosse svegliato da un lungo sonno! E, veramente, gli sembrava di sognare, ma quello non era un sogno, era un incubo! Era il suo incubo, la sua triste realtà! Il suo desiderio di assomigliare agli umani, di vivere come loro lo aveva rovinato. Avrebbe dovuto accontentarsi della sua splendida vita. Ah se avesse potuto tornare indietro! Era sinceramente pentito di quel suo sciocco, infantile comportamento. Ma come fare per sfuggire a quel destino infame?
Improvvisamente, smise di pensare, in quanto si ritrovò in una bustina di plastica, che, per fortuna, era trasparente, e fu portato fuori dalla casa, dall’uomo, munito, addirittura, di doppi guanti felpati! Che esagerazione! Lei rimase in casa a guardare dalla finestra il suo eroe, Pippoo!
Penzolante nella bustina e sempre vigile, Nando fu gettato nel bidone della spazzatura a lui ben noto: tante volte ci si era tuffato a pesce con i suoi amici, e che goduria, che ricordi! E, invece, ora sembrava che dovesse morire in quel bidone, proprio lì. Quel luogo, che, tante volte, gli aveva procurato piacere, ora sarebbe stato la sua tomba! Che disdetta! Proprio non poteva crederci! Invocò, allora, il suo angelo custode, l’ultima spiaggia: un miracolo! E il miracolo ci fu, il miracolo dell’amore!
Ricordate Terri, la topina innamorata di Nando? Ebbene, Terri era rimasta fedelmente appostata accanto a quel bidone, sempre di vedetta, con l’occhio rivolto verso la casa, cosicché, quando vide il suo povero amore chiuso in una bustina essere gettato nel bidone accanto a lei, le venne una stretta al cuore, la pelle d’oca! Ma subito si riprese, si dette animo, e allertò gli amici uccellini.
Questi volarono verso la fattoria ad avvisare l’intera famiglia dei topi. Era sera e tutti dormivano, per cui dovettero cinguettare a squarciagola: “Presto, svegliatevi tutti, venite ad aiutare Nando. Nando sta morendo. Ha bisogno di voi. Accorrete tutti. Suvvia, dobbiamo aiutarlo. Sveglia! Seguiteci!”-
In un battibaleno la grande famiglia dei topi cominciò a marciare verso il luogo del delitto. Persino il gatto, Ugo, svegliato da quel gran baccano, decise di soccorrere il topo Nando (in fondo gli piaceva assai quando ballava), portando sul dorso i topi dottori.
Così, in breve, il bidone dov’era sepolto Nando fu circondato da una marea di topi, grandi e piccoli! Il gatto si tuffò nel bidone, prelevò Nando e lo consegnò ai topi dottori. Questi, con grande fatica e bravura, lo medicarono fermando il sangue e dandogli ossigeno.
Alla fine, i loro sforzi furono premiati e il miracolo invocato da Nando si avverò. Vinse l’amore! L’amore di Terri gli aveva salvato la vita!
In realtà, i due umani non videro nulla di tutto questo. Quella sera andarono a dormire tranquilli, perché, ormai, si erano liberati della scomoda presenza ed erano convinti che il topo fosse ormai morto.
E, poi, alla fine, naturalmente, Nando e Terri vissero insieme felici e contenti, ballando e cantando per tutta la vita, con una miriade di dolcissimi topolini nati dal loro grande amore!
Non poteva che essere così, poiché la Terri vera, cioé la bambina grande fan di Nando, quella che si addormentava solo ascoltando la storia del topo Nando, non avrebbe mai accettato ed amato una storia senza
L I E T O F I N E !!!
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