Premio Racconti per Corti 2011 “Come una farfalla” di Mario Mottola
Categoria: Premio Racconti per Corti 2011E’ l’alba e Lucia, 19 anni e un corpo esile, si trova sul terrazzo di casa. Sale sul parapetto e allarga le braccia come fossero ali, è in bilico e urla che vorrebbe essere leggera come una farfalla e poi volare. La voce del fratellino che la cerca la desta da questa sua mania, rientra in casa, si veste, deve accompagnare il piccolo Fabio a scuola e andarci anche lei, i genitori sono già fuori per lavoro. Il suo sogno segreto è quello di fare la modella, e tutte le volte si guarda allo specchio, si cambia d’abito, immagina di sfilare sulle passerelle della moda, ma quando torna in sé riesce solo a vedersi non adatta, con qualche chilo in più, anche se non è affatto così. Su una pagina del suo diario, all’interno di un cuore disegnato col pennarello, c’è la foto di un ragazzo, Piero, un suo compagno di scuola. Non lo vorrebbe ma ne é innamorata, anche se il ragazzo in questione sembra attratto più dagli spinelli e dalle cazzate adolescenziali con gli amici, oltre che da tutte le altre ragazzine della scuola, che da lei. E quando Lucia si fa coraggio e gli svela il suo sentimento, non fa altro che stimolare in lui la sua spiritosaggine. Inoltre in famiglia l’atmosfera non è proprio perfetta, i genitori non ci sono quasi mai, e lei deve, per forza, badare: a se stessa, al fratellino e alla casa, perdendosi gli attimi più belli della sua età. E allora si ritrova spesso sul terrazzo di casa, in bilico sul parapetto, indecisa se provare a spiccare il volo come una farfalla o se farla finita per sempre. Lucia, senza quasi accorgersene, presa da tutte queste ansie, comincia a mangiare sempre meno, butta nel bagno interi piatti di cibo, stimola il vomito per buttare via quel poco che ha ingerito, e lentamente diventa anoressica. Del suo dimagrimento, però, non si accorge nessuno, né in famiglia, né in classe; tranne il suo professore di italiano, Giancarlo, un quarantacinquenne serio e interessante, anch’egli preso da problemi relazionali con la moglie. Giancarlo, spinto da chissà quali sensi di colpa, decide di volerla aiutare, le parla spesso e ogni tanto si vede con la sua alunna anche fuori dal contesto scolastico, e così, lentamente, entrambi riescono ad accorgersi dei loro problemi interiori. Questa spontanea terapia riesce alla fine a salvare Lucia dal tunnel in cui si stava perdendo, adesso mangia un bel panino e col sorriso sul volto, anche perché si è presa un’altra cotta, sul suo diario, adesso, nel cuore disegnato col pennarello c’è un’altra foto, quella di Giancarlo, il suo professore, proprio quando questi è appena riuscito a riconciliarsi con la moglie.
Un emozionante ritratto a tinte fosche di una Lucia che sta attraversando un fiume in piena ricco di sensazioni contrastanti. Il professore Giancarlo diventa una
sorta di scialuppa di salvataggio, ma Lucia dovrà soprattutto imparare a fare affidamento su se stessa.