Premio Racconti per Corti 2011 “Lei è in buone mani” di Costantino Quarta
Categoria: Premio Racconti per Corti 2011Una donna è in sottoveste in bagno davanti allo specchio. È sui quarantacinque. Forse ha qualche chilo di troppo, ma il corpo è armonioso e i capelli ancora naturalmente castani. La vediamo di spalle e sappiamo cosa fa dal suo viso riflesso. Si controlla le rughe, si stira lateralmente gli occhi, gira lievemente la testa a destra e a sinistra. “No” dice “sembrerei solo una cinese”.
Si fa una rapida doccia, poi va in camera da letto.
Delle mutande da uomo e una camicia appallottolata sul letto ci dicono che lui è già uscito. Lei guarda quegli indumenti, poi la foto di un uomo sorridente sul suo comodino. Il viso le si indurisce, poi si veste e si siede alla toeletta per truccarsi. Un trucco leggero ma visibile.
Una volta pronta, prende il cellulare e compone un numero “Pronto, Cecilia…”
“Buongiorno, mi dica avvocato”
“Oggi verrò un po’ più tardi. C’è solo il rimborso Baldini da trattare, imposta la pratica, poi però lo voglio curare personalmente io. Fammela trovare sul tavolo ok? Va bene, sì, a più tardi ciao”. Guarda l’orologio. Si è fatto tardi.
Agguanta borsa e soprabito ed esce. In ascensore, un’ultima occhiata al viso, poi indossa degli occhiali scuri ed è fuori.
In strada cammina con passo veloce, sul viso c’è tensione. Si ferma a una fermata del bus che sta arrivando e lo prende.
Quando scende è guardinga, si alza anche il bavero del soprabito, poi, improvvisamente si ferma e fissa una vetrina di un bar dall’altra parte della strada.
Nel bar seduti a un tavolo vediamo l’uomo della foto, un uomo sui cinquanta ben portati e una giovane… molto più giovane.
Si sorridono e si tengono la mano, lei accenna una carezza sul suo viso e lui le tiene la mano come a prolungare quel momento.
La donna in strada accenna un sorriso, ma è un sorriso che non promette niente di buono. “Bastardo” dice solo, e si allontana chiamando un taxi al volo per raggiungere il suo studio.
“Ciao Cecilia” “Buongiorno avvocato” “Novità?” “Niente di particolare, la pratica di cui mi ha parlato è sulla sua scrivania” “grazie Cecilia”.
La donna entra nell’ufficio, si toglie le scarpe e si siede al suo tavolo.
Dopo poco entra Cecilia “Avvocato, c’è la signorina Baldini” “Falla entrare” risponde con un aria misteriosa rinfilandosi le scarpe.
Cecilia si fa da parte “Venga pure signorina”. Entra di gran carriera una giovane donna, in cui riconosciamo la ragazza del bar. Inizia a parlare concitatamente già dalla soglia della stanza “Avvocato, solo lei mi può salvare. Per me questa causa è vitale, se la perdo sono rovinata… Quando il mio direttore, il dottor Bonfanti, mi ha consigliato un avvocato donna, mi sono sentita rincuorata. Ce la faremo, non è vero?” “Non si preoccupi signorina Baldini lei non potrebbe essere in mani migliori” risponde la donna aprendo lentamente la cartellina.
“Nubile, vero?”
“Sì avvocato, per ora, ma forse… beh, non voglio dire niente per scaramanzia”.
“Qualcosa in vista?”
“Sì, ma non voglio precorrere i tempi, sa, avvocato, beh, lui è sposato…”
“Non mi dica. Comunque le auguro di poter risolvere positivamente le sue questioni di cuore cara”.
“Grazie avvocato”.
“Mi scusi un attimo” dice poi premendo il bottone del dittafono “Cecilia mi chiama il signor Bonfanti, sì, Michele”
Poi si volta verso la ragazza sorridendo “Devo dire solo una cosa a mio marito e torno da lei”.
La fine del racconto mi rimanda ai telefilm di Alfred Hitchcock che spesso terminavano con un colpo di scena che, ad uno dei personaggi, non riservava niente di buono; il risultato era atteso anche perché il telespettatore si schierava di norma dalla parte della vittima dell’inganno. Io personalmente nel racconto, memore del passato, ho fatto il tifo per la nostra avvocatessa. La immagino vendicativa nella giusta misura.