Premio Racconti per Corti 2011 “L’intolleranza dell’attesa” di Michela Trincia
Categoria: Premio Racconti per Corti 2011È una mattina apparentemente tranquilla, è quasi l’alba. I semafori delle strade lampeggiano. Gli operatori ecologici iniziano la loro giornata di lavoro. Tutto tace. All’improvviso il silenzio viene interrotto da una sirena che non cessa di suonare. Un’ ambulanza sfreccia per le strade fino a raggiungere il pronto soccorso di un ospedale. Velocemente gli addetti al soccorso tirano fuori la barella dall’ambulanza, entrano nell’ospedale e dichiarano l’arresto respiratorio del paziente, è codice rosso. È un giovane di 24 anni che ha appena subito un incidente stradale, è molto grave, è stato trafitto da una lamiera della propria auto, dopo un sabato sera trascorso tra amici, alcol e discoteche, probabilmente ha assunto sostanze stupefacenti. Il medico di turno decide di farlo operare e di estrarre la lamiera che è rimasta all’interno del suo addome. Valerio deve essere operato immediatamente ma il chirurgo che dovrebbe operarlo non è reperibile, perciò viene chiamato Giulio, medico chirurgo da oltre vent’anni. Giulio entra in sala operatoria ma appena si trova davanti Valerio, rimane immobile a guardarlo, mentre tutta l’equipe medica lo chiama per intervenire il prima possibile. Giulio si risveglia e immediatamente interviene eseguendo l’estrazione del corpo estraneo che ha trafitto il giovane. L’operazione sembrava andata a buon fine ma un’ emorragia interna provoca un arresto cardiaco. Giulio inizia la rianimazione cardiopolmonare ma sembra del tutto inutile. Chiede urgentemente all’infermiera un defibrillatore e comincia a dare forti scariche elettriche al povero Valerio che sembra non farcela. Il suo cuore non vuole riprendere a battere, sono trascorsi 20 minuti ma Valerio non da segni di vita. Dall’inizio dell’intervento sono passate 4 ore e tutta l’equipe medica ormai è distrutta e demoralizzata si convince che ormai Valerio è morto e cerca di convincere anche Giulio che non si da per vinto e imperterrito ricomincia la rianimazione cardiopolmonare. È passata un’ora da quando Giulio ha iniziato la rianimazione ed ha ancora le sue mani sul petto di Valerio, è esausto ma non ha nessuna voglia di farlo morire, è troppo giovane ed è una vita troppo importante per lui. Nulla serve a far ribattere quel cuore ormai fermo da troppo tempo, Giulio smette la rianimazione e si rende conto che non c’è più niente da fare, che ha fatto tutto il possibile per salvarlo, ne dichiara dunque la morte. Giulio è sconvolto, non è la prima volta che vede morire un giovane ragazzo ma Valerio è diverso, Valerio è quel figlio che ha vissuto tutta una vita da solo, che ha cercato sempre delle risposte che però non ha mai trovato. Giulio si ritira nel bagno della sala operatoria e scoppia ad urlare, è evidente il dolore che sta provando in quel momento, non accetta la morte di Valerio. Tira fuori dalla tasca dei pantaloni una lettera che ha ricevuto due giorni prima di quel maledetto giorno. Non aveva avuto ancora il tempo e il coraggio di rispondere per questo la portava sempre con sé. Aprendola rilegge quelle parole che lo hanno riportato al passato, a quando a causa del lavoro e della sua giovane età, ha dato suo figlio in adozione. Dalla lettera cade a terra una fototessera, Giulio la prende, la guarda immobile, piange. Si rende conto di aver perso Valerio per la seconda volta.