Premio Racconti per Corti 2011 “Prove tecniche di fine del mondo” di Luca Satta
Categoria: Premio Racconti per Corti 2011Un motociclista percorre strade attraverso crinali verdeggianti in una calda giornata di primavera. In un casale, un tizio prepara un fucile di precisione. Quando il motociclista compare nel mirino graduato il tizio esplode un colpo e poi un secondo, ma è il terzo ad andare a segno e a disarcionarlo dalla moto.
Il tizio raggiunge a piedi il cadavere e lo ispeziona, e così pure fa con la moto. Trova dell’oro in un sacchetto, travasa la benzina in una tanica e si tiene anche gli stivali. E’ una bella giornata di sole.
Quando il tizio rientra al casale trova la porta aperta. Entra con circospezione, imbracciando il fucile. Guarda in ogni stanza, in ogni ripostiglio senza trovare nessuno. Forse ricorda male, forse la porta l’ha dimenticata aperta uscendo.
Ripone l’oro in una cassaforte a muro assieme ad altri preziosi. Poi porta la tanica in cantina, accanto al generatore di corrente.
L’imbrunire lo vede seduto su una sedia appena fuori dalla porta a osservare l’orizzonte ondoso delle colline. In braccio tiene il suo fucile.
Spranga porte e finestre e va a dormire.
L’indomani mattina si sveglia a letto legato mani e piedi. Una donna e un bambino di circa dieci anni lo guardano, “abbiamo bisogno di un riparo per un po’” dice la donna. “Non ce la farete quando arriveranno gli altri” risponde il tizio. “Non mi pare che tu possa fare la differenza” aggiunge lei.
Due giorni più tardi dal lucernaio della mansarda la donna scruta il panorama con un binocolo. Un pick-up sopraggiunge sul luogo in cui giace ancora il cadavere del motociclista. Due uomini scendono a dare un’occhiata.
La donna si precipita al piano di sotto per recuperare il bambino e andare a nascondersi nell’intercapedine sotto l’assito che già aveva dato loro rifugio la prima volta. Passa prima dal tizio “ti consiglio di non fiatare, stanno arrivando”. L’uomo si dimena per cercare di liberarsi “non puoi lasciarmi qui, puttana”. La donna è già fuori dalla stanza. “Mi ammazzeranno” grida l’uomo e la voce gli si rompe in un singhiozzo.
La donna si chiude nel nascondiglio con il bambino qualche attimo prima che i due del pick-up sopraggiungano.
Sembrano sapere bene come muoversi, l’uno copre le spalle all’altro mentre perlustrano l’area intorno alla casa e si infilano dentro come serpenti.
In pochi minuti si affacciano alla camera del tizio legato. Sono in piedi di fronte al letto “che bel regalino” esclama uno mentre l’altro carica il fucile a pompa. Il tizio se la fa addosso dalla paura.
In quel momento un proiettore di scena cade rumorosamente a terra irrompendo sulla scena. I due ceffi e il tizio legato si girano di scatto e guardano dritto in camera da presa.
[si odono rumori della troupe cinematografica che ha ormai interrotto le riprese, mentre l’inquadratura rimane fissa sui tre nella camera]
[voci fuori scena]
AIUTO REGISTA Stooop! Stavamo andando bene, cazzo! Ma l’hai fatto apposta?
R. E’ che questa storia mi angoscia veramente, forse è meglio che mi fermo qui
A.R. E’ uno scherzo, vero?
R. Mi sono accorto che questa cosa della fine del mondo, rappresentata così, senza catastrofi, senza stragi, solo con la totale disintegrazione dei rapporti umani, in un mondo apparentemente tranquillo e normale mi fa un’angoscia tremenda
A.R. Ne hai già discusso con gli sceneggiatori e la produzione, non vi eravate messi d’accordo su tutto?
R. Si, ma un conto è far quadrare le cose a tavolino, un conto è ricrearle sulla scena. Pensare a un mondo così mi fa mancare l’aria
A.R. Va be’, ma un po’ di professionalità, mi sembri un bambino che si è fatto la bua
R. Forse dovevo arrivare fino a qui, a vedere questo
A.R. Vuoi dirmi che dopo tutto il culo che ci siamo fatti per agganciare una produzione vera, di un vero lungometraggio, che avrà una vera distribuzione nelle sale, cosa che in Italia ha la stessa probabilità di accadere di un’inondazione nella Death Valley, dopo tutto questo tu mi dici candidamente che vuoi mollare?
R. Si
A.R. Ma allora…
R. Un altro lo trovate che finisce il film
A.R. Questo è poco ma sicuro
R. Lo vedi
A.R. Dimmi che è tutto uno scherzo
R. Ciao Diego
A.R. Cosa farai?
[silenzio]
“Non potete lasciarmi qui così”, dice il tizio legato, con una vistosa macchia di bagnato sui pantaloni.
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