Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti per Corti 2025 “Il destino di una leggenda” di Anna Rita Bevacqua

Categoria: Premio Racconti per Corti 2025

Schizzo e Lia escono dal Duomo e, sotto il sole di un pomeriggio di fine estate, si avviano alla fontana.

«Suvvia, è solo una stupida leggenda». Schizzo carezza la chioma dell’amica.

 «Perché te non ci credi all’amore e non ti sei mai innamorata».

Schizzo sbuffa. «Vero. E non credo neppure ai monumenti magici».

«È risaputo che visitare quello di Ilaria del Carretto aiuta le giovani innamorate».

«Com’è risaputo che il bellissimo fratello di Sara dia buca a tutte quelle sotto il metro e settanta».

 Gesticolando, Schizzo arriva a toccarsi i fianchi. «Oh! Ho dimenticato la borsetta in chiesa. Se mi aspetti, poi ti porto a prendere qualcosa al bar, così ti puoi lamentare fino a notte».

«No, grazie, torno a casa. Te c’hai l’abilità di farmi stare peggio». Lia si allontana a passi svelti.

—–

Schizzo allunga la mano per prendere la borsetta dalla panca di fronte al monumento funebre; il plin del cellulare al suo interno la obbliga ad estrarlo in fretta per spegnerlo. La borsetta cade a terra e si inchina con deferenza verso il volto marmoreo di Ilaria. «Mi perdoni la confusione, Vostra Eccellenza».

Un ragazzo raccoglie la borsa e gliela porge.

Lo sguardo di Schizzo si sposta su di lui fino a raggiungere i suoi occhi.

«Tu sei Luca? Sei in ritardo».

Lui sorride. «Nobile damigella che sussurra al marmo, mi dai appuntamento senza avermi mai visto?»

Le porge la borsetta che Schizzo afferra in modo brusco. «Ti aspettava Lia.»

«Mi spiace, devo aver capito male l’ora. Comunque, avevo solo intenzione di chiederle scusa per mia sorella. Continua a fissarmi appuntamenti al buio, ma…»

Uno Sccttt proveniente da dietro un pilastro li esorta a uscire.

Raggiunta la piazza, lei si ferma di fronte a lui a braccia conserte. «Come mai il fratello bello di Sara ha bisogno di appuntamenti al buio?»

«Perché io sono l’altro fratello, quello strano: Marco». La malizia con cui le sorride le fa abbassare lo sguardo.

Schizzo si schiarisce la voce.«E in cosa saresti strano?»

«Non so nemmeno il tuo nome, perché dovrei dirtelo?»

Lei rimane per un attimo a bocca aperta. «Schizzo, piacere». Allunga la mano. «Grazie per avermi raccolto la borsetta».

«Schizzo». Lui le trattiene la mano. «Questo soprannome mi dice qualcosa».

Lei ritrae la mano e lui le punta l’indice contro. «Schizzo! Certo! Il tuo podcast su Ilaria del Carretto è stato illuminante. Mancava solo che alla fine urlassi Abbasso il patriarcato».

Lei aggrotta la fronte. «Magari non ho usato le parole giuste, ma ho detto come stavano le cose. Non lo hanno voluto pubblicare sul sito della scuola. Come lo conosci?»

Marco con i pollici si indica il petto. «Il Fratello di Sara, ricordi? Lei era il tuo fonico. Quando si dice che il mondo è piccolo…»

Schizzo scuote la testa e borbotta. «È stato il mio ultimo lavoro scolastico, avevo bisogno di crediti».

«E non potevi fare un dipinto o partecipare a un concorso?»

Lei alza gli occhi al campanile. “Be’, tanto non ci vedremo più”. Sospira. «Non so se ti è mai capitato. Vinci un concorso troppo giovane e poi tutti si aspettano che tu vinca di nuovo o che faccia ancora qualcosa di stupendo. E allora… allora cominci a pensare a cosa fare di stupendo». Abbassa lo sguardo sul palmo delle mani. «Ma di stupendo non esce fuori più nulla e ti senti una fallita. Così smetti di dipingere e fai solo… schizzi».

«Schizzi… ah, ora mi spiego il tuo soprannome. Quindi: dipingevi per te o per gli altri?»

«Per me». Fissa i suoi occhi. «Per me!»

«E allora continua. Magari il tuo futuro è negli schizzi. Costruisci il tuo destino!»

«Facile, per te, dirlo. Tu… cosa fai esattamente per costruire il tuo destino?»

«Studio filosofia».

Schizzo sogghigna.

«Hai ragione. Un’artista e un filosofo: cosa mai potremo mettere in tavola per sfamare i nostri figli?»

Ride di gusto e lei gli schiaffeggia un braccio che lo fa ridere di più, incantandola.

«Hai bisogno di un passaggio per tornare a casa? Ho la macchina appena fuori le mura».

«Se sei il fratello strano di Sara, soffri di narcolessia. Io con te in macchina non ci salgo».

«Allora sapevi perché mi chiamano strano».

«Già».

«Se ne sai di narcolessia quanto di Ilaria del Carretto, siamo messi male».

Ride di nuovo e s’incammina verso le mura, seguito da Schizzo che brontola e gesticola.

—–

Sara aveva aspettato Lia poco distante dal Duomo, così adesso osservano Marco e Schizzo allontanarsi.

Lia sventola le mani sotto il volto dell’amica. «Cioè, io l’attrice dovrei fare! Neanche s’è accorta che le ho preso la borsetta e gliel’ho messa sulla panca!»

Sara si punta l’indice al petto. «Eh, sapessi io quanto ho dovuto insistere perché lui venisse!»

«Ilaria del Carretto ha colpito ancora, eh?» Lia le dà una gomitata.

«Ma smettila! Ci abbiamo pensato noi».

Le due ragazze si guardano e poi rivolgono lo sguardo al Duomo.

Sara sussurra: «Ci abbiamo pensato noi?»

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