Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti per Corti 2025 “Supereroi” di Roberto Contini

Categoria: Premio Racconti per Corti 2025

Lucca, esterno, giorno.

Davanti a una agenzia Bancoposta, un sabato mattina poco dopo l’orario di apertura, si incrociano due ragazzi.

Lui, in abiti dozzinali, è solo; lei, elegantissima, è accompagnata da un uomo in giacca e cravatta.

“Ciao Maria, è bello incontrarti anche il sabato, quando non c’è scuola. Buongiorno dott. Razzini”.

“Ciao Ricky”.

“Ciao Riccardo. Maria, ti spiace restare qui con il tuo amico mente io faccio un salto in Posta, per un prelievo?”

“Tranquillo, papà”.

Rimasto solo con la ragazza, Riccardo si fa più ardito. “Maria, oggi sei bellissima, come sempre d’altronde”.

“Ricky, anche i tuoi sono lì dentro? Servizi bancari o postali?”

“I miei qui ci lavorano”.

“Ma dai. Non mi avevi mai parlato delle loro professioni, dunque sono dipendenti della Posta”.

“Non proprio, collaborano con una cooperativa; aiutano a mantenere puliti gli uffici”.

Maria non riesce a reprimere un sonoro e prolungato “Ahhh!”, che tradisce un misto di sorpresa e di scherno.

Riccardo arrossisce, suda e ha lievi tremori. Gli si legge in volto l’urgenza di aggiungere subito qualcosa, qualunque cosa. “Maria, non dovrei parlarne, ma mi sembra che tra noi ci sia una certa simpatia e quindi che debba esserci confidenza: devi sapere che la mia famiglia ha particolari poteri”.

“Beh, anche mio padre ha molti poteri, dice sempre che sono elencati nelle visure camerali”.

“Io sto parlando di superpoteri, la mia è una famiglia di supereroi!”

In quell’istante, un giovinastro, con una maschera chirurgica su naso e bocca, giunge a tutta velocità a bordo di una bicicletta mezza scassata, appoggia il bolide al muro della Posta e, reggendo in mano un sacchettino rosso accartocciato, entra nell’ufficio postale, non prima di aver sibilato “Mocciosi, tenetemi d’occhio il catorcio”.

I due ragazzi si lanciano sguardi perplessi, poi lei torna al punto: “L’hai detta grossa, puoi essere più preciso?”

In sottofondo, brevemente, si odono sfumate le note dell’eroica di Beethoven.

“Ti basti sapere che, fin da bambino, non ho mai perso a braccio di ferro, neppure contro zii che pesano più di cento chili. È una cosa importante, anche se so bene che non sarà facile indurre i cattivi ad affrontarmi proprio in quella sfida. Ci devo ancora lavorare”.

“Capisco, e tua madre? Immagino sappia deformare le parti del proprio corpo per raggiungere lo sporco nascosto”.

Il tema della terza sinfonia si avverte ancora per alcuni secondi.

“La mamma ha sempre detto che, dopo avere avuto me, è diventata letteralmente invisibile, agli occhi degli uomini. D’accordo, le donne criminali sono immuni dal suo potere, ma si sa che i delinquenti sono prevalentemente maschi”.

“Ricky, sei davvero un bel tipo. A questo punto, presumo che tuo padre sia l’uomo volante o qualcosa del genere”.

“Caspita, hai proprio indovinato. Ma ecco i miei che escono dalla filiale, chiamo il babbo per una dimostrazione. Papà, puoi venire un attimo a fare l’uomo volante?”

La madre saluta con un cauto cenno il figlio e Maria, poi resta immobile tra l’ingresso della banca e la bicicletta “parcheggiata”. Appare dimessa, il suo grembiule cenerino e i capelli ingrigiti, la carnagione perlacea non contrastano con il bigio del marciapiede, in quella plumbea mattinata.

Il padre si avvicina, precisando: “Come quando eri piccino Ricky, certo; considera però che io sono sempre più vecchio e tu più pesante. Ciao Maria”.

La melodia di Beethoven torna a pervadere la scena, con discrezione, fino alla fine del corto.

Ricky salta in groppa al padre, gli afferra le orecchie e, usando la testa del genitore come un volante, dirige quel mezzo di trasporto, a trazione umana, verso destra e verso sinistra, intimando “Gira, uomo volante”. Il genitore precisa “Scusa la rigidità figliolo, ma complice la mia artrite, questo volante non ha il servosterzo”.

All’improvviso, dalla Posta esce di corsa il ragazzaccio mascherato, reggendo in mano un sacchettino rosso e gonfio. Alle sue spalle si odono grida concitate: “Al ladro, al ladro”. Poco dopo, compare sulla soglia il padre di Maria che urla: “Scippatore bastardo, ridammi i miei soldi”.

Nelle sue manovre spericolate a bordo dell’uomo volante, Riccardo non riesce a evitare l’impatto contro il fuggitivo. Questi rimane disorientato, barcolla, ma inspiegabilmente mantiene l’equilibro, finché non si scontra con la madre di Maria. “E tu, da dove diavolo spunti?” è il sorpreso commento che il malfattore rivolge alla donna. Cadono entrambi, al ladro scivola il bottino.

Il papà di Riccardo soccorre la moglie, il padre di Maria recupera il maltolto, il delinquentello raggiunge la bici, la inforca e si lascia inghiottire dai viottoli.

Maria domanda: “Papà, andiamo alla polizia, quel tizio ha cercato di derubarti?”

“Certo che presenteremo una denuncia, è un dovere civico, anche se non credo serva a molto: il farabutto non era riconoscibile, inoltre tutto è finito per il meglio, grazie a questi nostri amici, veri eroi”.

“Supereroi” chiosa Ricky, incassando il sorriso radioso della sua prediletta.

“Sei forte!” esclama Maria; Riccardo mostra i bicipiti mentre il volume della terza sinfonia va in crescendo.

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3 commenti »

  1. Mi è piaciuto molto il racconto e la scelta di utilizzare il presente che, insieme alla trama comica, ti fa sentire dentro l’azione. Complimenti!

  2. Mi sono resa conto di essere nella sezione corti quindi il commento può sembrare strano, in ogni caso mi è piaciuto molto!

  3. Grazie Alessandra per la visita e per l’apprezzamento che hai espresso.
    Sono felice che il mio testo ti abbia divertito, sia nel suo scheletro di racconto sia nell’assetto di corto.

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