Premio Racconti nella Rete 2025 “Da Lesbo a Roma” di Luigi Michetti
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2025<<Arturo Di Francesco è pregato di recarsi urgentemente al Gate 5. Ultima chiamata>>.
Torno a casa dopo tre settimane passate a raccogliere poveri corpi trascinati a riva dalla corrente. L’isola di Lesbo è ormai un cimitero a cielo aperto. Quello che doveva essere un normale reportage di un mediocre video-reporter, quale sono, per tornare a Roma, scriverci uno dei tanti articoli inutili, realizzare un breve documentario. Tutto! Tutto questo si è trasformato nella mia più grande e profonda esperienza di uomo, partecipe e complice di un mondo marcio fino al midollo. Non scriverò proprio un cazzo e non ho filmato niente, perché a niente serve. Solo ho potuto fare il becchino, mettere in fila i morti e piangere per appartenere a quell’essenza fatta di essere che non può essere così disumano. Torno a Roma deciso nel fare più fracasso possibile nella mia redazione.
Che senso ha continuare a raccontare quello che neanche ci sforziamo di capire? Che senso ha continuare a fare gli uomini? Invece di risolvere, di sentirle nello stomaco l’annientamento di esistenze ed esseri senza più corpo. Viviamo da morti, perché c’è il bisogno di restare intrappolati dentro la storia con la S maiuscola. Armato di telecamera cosa posso fare in questo mondo putrefatto, ma imbellettato di parole vuote e piene di temporeggiamenti? Anche se sarà proprio il tempo a fare giustizia di tutte le cose, senza pietà e diplomazia. Continuo a muovermi dentro la redazione come la lupa di Campidoglio e nessuno mi da ascolto, anzi, i colleghi sono tutti dalla mia parte, ma paralizzati nell’agire da chi paga gli stipendi. Eppure erano anni, dai primi del ‘2000 che sarei voluto andare in Giordania, a spese mie, per raccontare, per fare delle riprese, provare a montare un breve documentario, sull’impresa unica che aveva preso vita da Sergio Fubini, un fisico teorico italiano di origini ebraiche.
Lui insieme a Herwig Schopper e Rabinovici aveva creato il progetto SESAME (Luce di sincrotrone per scienze e applicazioni sperimentali in Medio Oriente), dove le particelle si scontravano dentro il Ciclosincrotrone e intorno ad esso gli uomini si incontravano costruendo “pace”. Avevano messo insieme uno staff composto principalmente da scienziati del Medio Oriente, fisici delle particelle, Palestinesi ed Ebrei erano il fulcro di questo esperimento, sostenuti da fisici sperimentali di tutto il mondo. L’idea di tutto questo era dello scienziato israeliano Eliezer Rabinovici. Pensò di costruire un sincrotrone nella regione per poter riavvicinare Israele ed Egitto, dopo il 1980 erano rimasti davvero distanti tra loro, due galassie in universi paralleli. Pensando a Fubini e alla sua grande impresa, ho voglia di guardare ancora una volta le dieci vedute in Palestina dei F.lli Lumiere, riprese del 1896. Oltre ai panorami meravigliosi ci sono persone, esseri umani che hanno per unica differenza il modo di vestire, il taglio dei capelli. Sono operai al lavoro, oppure viandanti che attraversano gli archi di Jaffa. Un treno arriva alla stazione di Jaffa, scaricatori di porto, persone guardano curiose nella direzione della macchina da presa. Uomini, donne e bambini che si muovono dentro un mercato aperto, un Bazar. A Bethleem bambini e ragazzi giocano in uno spazio aperto, su sfondo bianco. Jerusalem è uno spazio aperto con gente che va e viene in direzione di un arco a ingresso di una torre merlata. Le immagini sono tante ed emozionano anche dopo 129 anni.
Le razze non esistono, si sa! non c’è bisogno di spiegarlo. Eppure parliamo di razzismo. Bah!!!
Un politico: “metteremo in atto delle azioni per fermare il genocidio a Gaza”, mentre lui continua ad essere uno dei tanti in Italia, continua a vivere florido e professionale, da essere umano privilegiato. La dicotomia pace guerra, bene male, ha smesso di produrre pensiero, è diventata una marmellata di frasi fatte, ripetute allo sfinimento, un’assuefazione quotidiana all’indicibile. Partiamo in massa, decine di migliaia, centinaia di migliaia, inondiamo con i nostri corpi, con la presenza di corpo e anime, in ogni luogo che ne ha bisogno. Ora la Palestina ha bisogno di presenze, di apertura, ha bisogno di coscienza.