Premio Racconti per Corti 2025 “L’attacchino” di Gianmarco Biemmi
Categoria: Premio Racconti per Corti 2025Fabio ha quasi 33 anni ed è ossessionato dal suo lavoro e dalla sua città. Fabio è l’attacchino delle epigrafi e dei manifesti per le vie di Lucca. Li cerca, li trova e li appiccica. A lui non sfugge nemmeno un morto. Se muore un personaggio famoso è pronto a dedicargli una storia su Instagram. Se invece è qualcuno del paese, corre con la sua Ford Ka prima serie del 1999 con il reggeaton a palla dal becchino Serse a farsi consegnare le epigrafi e poi ad attaccare il nome su tutti i muri della città.
Fabio viene da una famiglia povera, che vive di cibi confezionati e sussidi statali. Non è stato di certo baciato dalla dea della bellezza e nemmeno da quella dell’intelligenza. Si ricorda sempre di quando è stato bocciato alle medie e della professoressa che a sua detta le ha rovinato la vita. La prof. Bulgari.
In città tutti lo conoscono perché, come scrisse già De André, dietro ogni scemo c’è un villaggio. Lui si crede importante, famoso, ma soprattutto crede di poter far colpo su Lucia, la giovane cartolaia da cui ogni mattina compra il quotidiano locale sorridendole, nella speranza un giorno di trovarci un articolo su di lui.
Ma non si limita ad attaccare per lavoro, perché nella sua cameretta, tra Pokémon e Playstation, ha allestito una vera e propria zona collage in cui ritaglia sue foto sotto gli articoli celebrativi dei quotidiani.
Un giorno mentre l’uomo attacca un’epigrafe, si accorge che la foto che lo guarda senz’anima appartiene alla prof. Bulgari, il suo incubo. Fabio si lascia scappare un sorriso. Dal giorno dopo però, accade un fatto strano. In città nessuno muore più. Lui non ha più niente da attaccare e quindi nessun lavoro. Smette di andare in edicola e di girare per la città.
Ma senza attenzioni non può vivere. Ritaglia così un articolo fasullo e lo posta sui social. Secondo quest’ultimo, grazie al suo saluto, le persone a Lucca non muoiono più. Il post attira le attenzioni di un giornalista di provincia che il giorno dopo gliene dedica uno vero: “L’uomo che attacca la vita”.
Fabio può tornare tronfio in edicola da Lucia che le regala una copia del giornale. Lui è al settimo cielo mentre posa di fianco alla sua faccia stampata. Lucia gli sorride divertita e Fabio compra tutte le copie. La ragazza accetta anche di prendersi un caffè con lui.
Ma se Atene non piange, Sparta invece sì. L’impresa funebre di Serse è in caduta libera e l’uomo convoca il presunto miracolato Fabio. La conversazione da celebrativa si fa provocatoria e tra i due scatta un diverbio che degenera fino all’involontaria caduta fatale di Fabio in una bara aperta su cui picchia la testa.
Serse si lascia scappare un sorriso mentre attacca l’epigrafe di Fabio tra lo sconvolgimento generale dei passanti. Sulla prima pagina del quotidiano locale la faccia di Fabio sorridente tra le righe dell’articolo che racconta della sua morte improvvisa. Lucia lo guarda e gli sorride un’ultima volta, mentre una lunga fila di clienti attende la propria copia.